Archeologia della Sardegna. Il Nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca
Articolo di Pierluigi Montalbano.
Il Nuraghe Su Mulinu sorge alla periferia di Villanovafranca sulla collina che domina la valle del Fiume Mannu, antica via che collega la fertile pianura del Campidano al giacimento di rame di Funtana Raminosa (Gadoni). Il monumento, attorno ai primi anni sessanta, fu indagato da Giovanni Lilliu che rilevò la contemporanea presenza di strutture architettoniche attribuibili a fasi del bronzo medio, definite da corridoi con soffitti a piattabanda, e del Bronzo Recente, con torri coperte con soffitto a tholos. Successivamente, tre campagne di scavo condotte negli anni Ottanta dall' archeologo Giovanni Ugas, ampliarono le conoscenze dell’intera struttura e rivelarono la presenza di un altare con vasca che
testimoniava la trasformazione del nuraghe in tempio. La frequentazione del villaggio che circonda il nuraghe iniziò intorno al 1500 a.C. e proseguì sino al VI-VII secolo d.C. L’assenza di manufatti punici arcaici evidenzierebbe come l’insediamento sia stato frequentato solo occasionalmente nel VII-VI secolo a.C., per poi essere abbandonato tra il V ed il IV secolo. a.C. Un consistente rinvenimento di monete e ceramica punica testimonia una nuova occupazione intorno al 300 a.C. Tratti murari ortogonali e notevoli quantità di reperti di cultura materiale documentano fasi romane ed alto medioevali, sino al Vi secolo d.C. quando l’isola diventò Bizantina. Ugas distingue tre fasi architettoniche: la prima inizia nel 1600 a.C. con la costruzione di un bastione dotato di antemurale a sviluppo radiale che evidenzia corridoi e celle con sezione tronco-ogivale; durante la seconda fase, intorno al 1350 a.C., sull’edificio si sovrapponeva un secondo bastione, trilobato e con profilo concavo-convesso, provvisto di ambienti a pianta ellittica. Nel bastione fu realizzata una nuova cinta antemurale munita di quattro torri raccordate da poderose mura ad andamento ondulato che racchiudevano un ampio cortile di circa 600 metri quadrati.La terza fase, intorno al 1100 a.C., vede un nuovo bastione e di una torre circolare (E), mentre la cinta antemurale esterna fu rinforzata con cortine rettilinee e con una nuova grande torre circolare provvista di finestre (F). E’ proprio in questa fase che compare una nuova tecnica costruttiva che, basata sull’utilizzo della fune, del compasso e di un sistema metrico lineare, permise di realizzare cortine murarie rettilinee e vani circolari. Nel 1988, lo scavo del vano E, localizzato nel livello inferiore del bastione, ha documentato un luogo di culto all’interno del nuraghe. Intorno al 900 a.C., in corrispondenza di un forte cambio sociale, politico e organizzativo della civiltà nuragica, che portò all’abbandono dei nuraghi a favore di nuove forme architettoniche, più funzionali alle nuove esigenze delle comunità, ad esempio gli edifici per le assemblee, e il passaggio dai rituali funerari nelle tombe di giganti a favore di sepolture singole in fosse terragne, il nuraghe Su Mulinu diventa un tempio, un luogo di culto.
Straordinaria è la scoperta, all’interno del vano E, di un grande altare
in arenaria provvisto di vasca che ripropone lo schema planimetrico e lo
sviluppo in elevato del bastione del nuraghe. Evidenti tracce mostrano che le
due facce a vista dell’altare erano coronate da oggetti in bronzo. L’altare
vasca, posizionato all’interno del vano, nel VII a.C. testimonia la solennità
dei riti sacri, celebrati con un’articolata liturgia che vedeva sacrifici
animali, vegetali e l’offerta di oggetti votivi dedicati alla fertilità,
nell’ambito delle attività agricolo-pastorali. Verosimilmente si svolgevano
anche rituali iniziatici con la partecipazione di personaggi che passavano a
nuovi ruoli all’interno della comunità.
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