Agatocle, tiranno di Siracusa, nemico giurato di Cartagine.
Articolo di Lydia Schropp
Agatocle, tiranno siracusano di umili origini, fautore del partito democratico “radicale,” in seguito, durante la guerra in Africa ,autoproclamatosi re ad imitazione dei diadochi di Alessandro Magno e fondatore di un vasto regno ( nato nel 361 a.C. a Termini Imerese, morto nel 289 a.C. a Siracusa )
Agatocle nacque a Termini Imerese (PA) nel 361 a.C., quando il territorio rientrava ancora nella sfera d’influenza cartaginese, da un vasaio profugo di Reggio, che nel 342 a.C. si trasferì a Siracusa. Lì padre e figlio ottennero la cittadinanza siracusana concessa da Timoleonte ai profughi. Agatocle e suo fratello Antandro si dedicarono con successo alla carriera militare; e ben presto Agatocle si distinse nelle campagne militari condotte da Timoleonte contro gli Etnei ed i mercenari campani, contro Agrigento e nelle guerre contro i Bruzi. Antandro ottenne verso il 330 a.C. la carica di stratega. Ambedue parteciparono attivamente alle varie lotte partitiche che funestavano le varie città sia
in Sicilia che in Calabria e diventarono capi di tutti gli esiliati “radicali”, compresi i democratici di Crotone. Qui, in seguito ad un acceso contrasto politico con i capi oligarchici siracusani in esilio , Agatocle venne esiliato e costretto a soggiornare a Taranto. Dopo la vittoria dei democratici a Reggio, Agatocle tornò a Siracusa. Partecipò a sempre nuove spedizioni militari , distinguendosi per forza e crudeltà. La sua abilità di stratega emerge chiaramente quando ottenne a Siracusa il supremo potere, di cui si avvalse per sopprimere molti avversari. Egli operò un vero colpo di stato nel 316 a.C. a Siracusa, quando convocò il consiglio dei Seicento e lo accusò di tramare contro di lui, causando disordini ed assassini senza essere contrastato apertamente dal generale cartaginese Amilcare, che avrebbe dovuto sostenere gli oligarchici. Questo mancato intervento procurò ad Amilcare l’accusa di tradimento e la condanna a morte da parte del Senato cartaginese.(312 a.C.)L’esigenza di eliminare i presidi degli oligarchici nelle
poleis in cui i fuorusciti avevano trovato rifugio e di promuovere governi ligi
a Siracusa, animò i primi atti della politica estera di Agatocle dopo il colpo
di stato. Egli iniziò subito un violento contenzioso con Messina, città
strategicamente molto importante per il controllo dello stretto. Seguirono
lotte continue fra varie città siciliane ed i Cartaginesi, difensori degli
oligarchici.
Sconfitto però presso Gela dai cartaginesi nel 311 a.C. e
non riuscendo più ad affermarsi a Siracusa, decise di trasferire la lotta per
il dominio della Sicilia in Africa, dove Cartagine nel 310 a.C. era priva di
difese valide di fronte ad un’aggressione improvvisa. Infatti Cartagine aveva
dislocato le sue truppe nei territori conquistati, in Sicilia, Sardegna e
Spagna meridionale ed inoltre doveva tenere a bada i popoli africani confinanti
sottomessi.
Agatocle riunì una grossa flotta, assoldando molti
mercenari, fra cui 3.000 sanniti, etruschi e galli, e, senza svelare alle truppe
la destinazione finale, salpò alla volta di Tunisi, dove, appena arrivato, fece
distruggere le navi bruciandole, per togliere ai soldati ogni speranza di
rientro. Egli rimase in Africa con i suoi due figli fino al 307 a.C., quando
dopo alterne vicende fu sconfitto. La descrizione della sua permanenza in Africa ci fornisce molti
dettagli sulla vita pubblica e privata dei Cartaginesi e sul paesaggio in cui
si verificarono gli scontri. Colti di sorpresa, i cartaginesi non riuscirono in un primo momento a difendere due grandi
città, loro vicine , Megalopoli e Tunisi bianca. In un’assemblea decisero
quindi di nominare due generali di nobile famiglia ma antagonisti, Annone e
Bomilcare, che nello scontro ebbero la
peggio, Annone cadde per le ferite riportate, Bomilcare decise la
ritirata. Agatocle lasciò una parte delle truppe a presidiare Tunisi, mentre con
l’altra s’impadronì di numerose località fortificate, vicine alla capitale. Supponendo
che i popoli vicini sottomessi si lasciassero
facilmente adescare dalle sue futili
promesse egli intavolò trattative con loro, ma dopo qualche tempo essi ritornano fedeli a Cartagine, così che la
speranza in un loro aiuto od in una loro sollevazione risultò vana. Si rivolse
quindi per un aiuto ad Ofella, luogotente
di Tolomeo d’Egitto a Cirene in Libia, dove vivevano lungo la costa molti
coloni greci, per lo più dori. Ofella si lasciò convincere da Agatocle e
preparò una grossa spedizione di coloni e mercenari greci, arrivati anche da
lontano e dalla Madre Patria, per combattere contro Cartagine. Partendo dalla
Libia ,egli dovette attraversare il deserto per ben due mesi affrontando i pericoli tipici del territorio. Appena
arrivato a Tunisi, si accampò nelle vicinanze delle truppe mercenarie siracusane, ma, accusato improvvisamente di
tradimento da Agatocle, fu accerchiato dalle truppe ed ucciso. Le truppe di
Ofella passarono in seguito a promesse di laute paghe dalla
parte di Agatocle. Poco dopo Agatocle, resosi conto di non potere espugnare
Cartagine per mancanza di navi, si autoproclamò
re, seguendo l’esempio dei Diaconi. Con
un esercito ormai più numeroso, grazie alle truppe di Ofella, riuscì ad
espugnare Utica e Hippou Akra, ma non Cartagine, che riceveva rinforzi via mare. Ad
Agatocle mancava una flotta adeguata e così decise di rientrare in segreto in
Sicilia, da dove i cartaginesi avevano ritirato gran parte delle loro truppe ed
Agrigento aveva costituito una lega sotto Xenodico per opporsi a Siracusa.
Lasciò le truppe in Africa sotto il comando del figlio Arcagato, che dopo
iniziali conquiste , subì una grave sconfitta, che indusse gli alleati libici
ad abbandonarlo.
Nel frattempo Agatocle, approdato a Selinunte, in territorio
ormai abbandonato dai cartaginesi, guadagnò Segesta insieme con le città elime vicine, Termini Imerese e Cefalù e si diresse a
Siracusa.
Aveva già approntato 17 navi per inviarle con rinforzi al
figlio Arcagato, quando , informato della gravità delle vicende africane, riuscì
a salvaguardare la sua posizione in Sicilia, utilizzando momentaneamente le navi per sbloccare il porto di Siracusa ,assediato da 30 navi
cartaginesi Egli riuscì nell’intento anche grazie al soccorso di altre 18 navi inviategli da alcune città alleate etrusche. Poi costrinse Agrigento a passare di nuovo dalla parte di
Siracusa. (307 a.C.)
Nell’autunno del 307 a.C. rientrò in Africa dove la
situazione era già precipitata, e subì una terribile sconfitta.Le sue truppe si
ribellarono e meditarono persino di
consegnarlo ai Cartaginesi, ma egli riuscì ad evitare il peggio fuggendo e
ritornando in Sicilia, dove voleva continuare a combattere .Dovette però
lasciare in Africa i suoi due figli Arcagato ed Eraclide , che furono eliminati
dalle loro truppe, che si consegnarono
ai Cartaginesi. Agatocle non riuscì più
a tornare in Africa. L’esercito greco ( cioè quello appartenuto ad Ofella) continuò
a resistere in alcune delle città africane occupate, sperando forse nel ritorno
di Agatocle, ma alla fine dovette cedere e subì un duro trattamento: i
comandanti furono uccisi, i soldati furono resi schiavi e costretti a coltivare
le terre devastate dalla guerra.
Agatocle si stabilì nelle vicinanze di Termini Imerese
–Cefalù. Privo completamente di mezzi, spesi per le molte campagne militari in
Sicilia ed Africa e per le paghe, poi non più corrisposte ai mercenari,
chiese un forte aiuto economico alla
città di Segesta, che glielo negò: egli allora pensò bene di punire i benestanti della città, che fece uccidere e
rapire e ripopolò la città con elementi
a lui fedeli. Rifondò poi la città dandole
il nome di Diceopoli.
Nel 306/5 si arrivò a trattative di pace fra Agatocle ed i
Cartaginesi, che stabilirono che i Cartaginesi riavessero i territori già in
precedenza posseduti in Sicilia e che i confini fra le zone d’influenza greca e
quelle d’influenza fenicia restassero quelli stabiliti nei precedenti trattati.
A Siracusa si riconobbe la regalità di Agatocle , che fu
persino eroicizzato, come risulta dal fatto che nel tempio di Atena ( oggi Duomo di Siracusa )
si potevano contemplare pitture di”
Agatocle a cavallo “, viste ancora da Cicerone in epoca romana. “Il re a
cavallo” era un canone ben noto dell’arte ellenistica.
Comunque al suo ritorno a Siracusa Agatocle usò , come
sempre, misure molto dure, vendicandosi dei suoi detrattori Combattè contro
alcuni oligarchici che non lo volevano riconoscere come Re ed estese il suo
dominio verso l’area di Messana e le
isole Eolie. Ormai in possesso di tutti i territori siciliani che potevano
rientrare nella zona d’influenza greca, cercò di pacificare le varie fazioni e
di accrescere il suo prestigio personale sposando la figliastra di Tolomeo
Lago, Teossena, sorella di Magas, nuovo governatore della Cirenaica dal 305 al
300 a.C. e quindi successore dello sfortunato Ofella. Ciò ci fa presumere che
la sfortunata impresa di Agatocle in Africa non lasciò gravi ripercussioni in
Egitto.
Afferma la prof.ssa Langher: “come per gli altri coevi Re
ellenistici Antigono, Demetrio, Seleuco, Tolomeo, Lisimaco e Cassandro, la
regalità di Agatocle va considerata come acquisita per diritto di vittoria ed
assicurata in virtù della trasmissione
ereditaria. Guidare l’esercito si configurava come la principale funzione del
re. Allo stesso modo dei vari regni ellenistici che nascono fra il 311 e il 305
e si consolidano e riassettano fra il 301, il 281 e il 277, anche il regno di
Agatocle nasce e si consolida sulla base del diritto di conquista e di
vittoria.”
Agatocle si dedicò a perfezionare la nuova forma di governo
monarchico sia sul piano della normativa giuridica, sia sul piano del
cerimoniale, sia sul piano dei diritti monetari.
Dichiarò suo erede il figlio Agatocle II, che presentò
all’assemblea, che lo riconobbe principe ereditario.
Si fece costruire un’imponente reggia ed accolse a corte i
luminari dell’epoca.
Dopo la conquista delle isole Eolie nel 304/3 a.C. cercò di
espandere il suo territorio verso l’Alto
Ionio e l’Adriatico inserendosi nelle lotte fra i vari Diadochi. Dopo una
vittoria sui Bruzi, riuscì a conquistare
Corfù, (299/8 a.C.) prima posseduta da Cassandro, poi Itaca, Leucade ed Issa situata più a
nord, vicino all’importante porto
etrusco di Spina ed a dominare direttamente su Crotone, dopo aver sconfitto il tiranno
locale Menedemo, ed ad allearsi con gli Iapigi ed i Peucezi. Per guadagnare un
maggiore influsso sul versante Adriatico Agatocle dette in matrimonio sua
figlia Lanassa al re d’Epiro Pirro, assegnandole in dote l’isola di Corfù. Ma
il matrimonio non durò a lungo, perché Lanassa, contrariata per la poca attenzione che Pirro le prestava,
pensò bene di convolare a nuove nozze, sposando un re più potente,
Demetrio, già nel 291 a.C. Siccome Corfù rientrava nella
dote matrimoniale di Lanassa, Corfù passò
automaticamente in possesso a Demetrio. Nelle contese successive fra Pirro re d’Epiro, e Demetrio,
re di Macedonia, Agatocle sostenne il secondo.
Agatocle pensò anche ad espandere la sua influenza verso il Mar Tirreno, occupando e
conquistando Ipponio (oggi Vibo Valentia)Ormai il suo prestigio , grazie ai
vincoli di parentela con Tolomeo e
Demetrio, si è notevolmente
accresciuto ed alla sua corte si afferma
il generale spirito ellenestico. La sua zona d’influenza politica ed economica
si estende su tutta la Magna Grecia, lungo il Mar Tirreno sino a Napoli e Cuma, sullo Jonio
sino a Metaponto. Appare ora sulle monete siracusane il famoso simbolo della
triskeles, cioè il volto della medusa attorniato da serpenti , che fungono da
capelli , e le tre gambe, che dovrebbero significare i tre capi della Sicilia e
cioè Capo Peloro, capo Passero e Capo Lilibeo. Il simbolo, ripreso forse da una
tradizione fenicia, ebbe molta fortuna
ed è oggi inserito nel logos della Sicilia.
Agatocle pensava ancora ad una nuova campagna in Africa contro Cartagine quando si ammalò e
poco dopo morì (289 a.C.) Prima però designò come suo successore il
giovanissimo figlio Agatocle (II), affidandogli con il regno il comando supremo
di tutte le forze terrestri e navali. Questo gesto provocò l’ira e la gelosia di
Arcagato, (figlio forse dell’Arcagato morto in Africa) al quale Agatocle
aveva affidato temporaneamente il comando delle sue truppe, perchè egli uccise a tradimento lo zio venuto a prendere
le consegne del comando.
“La reazione del Re fu terribile e imprevedibile. Agatocle
convocò l’assemblea popolare ed accusò di fronte a tutti di empietà il nipote
Arcagato. Poi affermò di voler restituire al popolo la sovranità dichiarando
ufficialmente ristabilito il regime repubblicano “ (Agatocle pag. 321)
Egli fece partire in tutta fretta la moglie Teossena con i
due figli alla volta dell’Egitto e ,secondo una leggenda, fu posto sul rogo
mentre non era ancora del tutto morto.
I successori di Agatocle sul trono a Siracusa furono Pirro,
genero di Agatocle (280-278 a.C.), Gerone II nel 269, e Ieronimo, figlio di
Gelone II (figlio a sua volta di Gerone II ) e di Nereide, figlia di Pirro. Ma
ormai anche la potenza di Siracusa stava per declinare e fra poco dovrà
soccombere a Roma.
Su Agatocle disponiamo di parecchie fonti : 2 storici
siciliani a lui sfavorevoli: Timeo e Diodoro Siculo, uno storico di corte a
lui favorevole Callia, poi uno statista Duride di Samo, Polibio e Strabone, che
però non sono contemporanei e riportano notizie attinte da altri, ed infine l’ Epitome di Giustino
Per chi desidera approfondire le vicende poco note di
Agatocle si consiglia la biografia, molto accurata e ricca di preziose informazioni sia sulla campagna d’Africa che sulle fonti
storiche , “ Agatocle “della prof.ssa Nerina Consolo Langher, edita nel 2000 dal Dipartimento di
Scienze dell’Antichità dell’ Università
degli Studi di Messina –Di.Sc.A.M.
Nessun commento:
Posta un commento