Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
Every day a new article at the bottom of the 10 most visited and disclaimer for text and graphics.
History Archaeology Art Literature Events

Storia Archeologia Arte Letteratura Eventi

Associazione Culturale Honebu

Translate - Traduzione - Select Language

mercoledì 31 marzo 2021

Archeologia. Isola di Eubea nel racconto di Omero. Articolo di Lydia Schropp

Archeologia. Isola di Eubea nel racconto di Omero.

Articolo di Lydia Schropp

L’isola è citata due volte in Omero, una volta da Nestore nel suo colloquio con Telemaco (Canto III, v. 175), una volta da Alcinoo nel suo discorso con Ulisse. Il re feace si gloria  delle sue navi che  solcano il mare velocissime ed arrivano sin oltre l’isola Eubea, un bel percorso, se condividiamo l’opinione che la terra dei Feaci corrisponda alla Campania.

L’isola Eubea si trova a ridosso della Beozia e vanta  due città molto famose nell’antichità : Eretria e Calcide che si sono distinte per la loro attività colonizzatrice  verso la Sicilia e la Campania alla metà dell’ VIII sec. a.C. (1)

Mentre fino al 1980 non si sono trovati sull’isola reperti rilevanti, così che ancora l’archeologo inglese Snodgrass poteva affermare che sull’isola si trovavano solo piccoli insediamenti greci, dopo quella data si trovò a Lefkandi un sepolcro principesco “con abside e deambulatorio a pilastri, certamente risalente ad un periodo fra il 1000 ed il 950” (2) L’edificio comprendeva due tombe, in una era sepolta  una

donna riccamente rivestita di gioielli  d‘oro ed in faenza  che aveva accanto un ‘urna cineraria consistente in un’anfora di bronzo decorata con una scena di caccia al leone . Accanto alla tomba si sono trovati molti doni sepolcrali, provenienti dall’ Egitto e da Cipro: a conferma dei traffici commerciali allora esistenti fra l’Eubea e territori più ricchi, come l’Egitto e Cipro.(3)

Agli abitanti dell’Eubea si attribuisce la divulgazione dell’alfabeto fenicio riadattato alle esigenze greche, essi lo avrebbero trasmesso alle loro colonie in Italia ed anche agli Etruschi, che a loro volta lo riadattarono  e trasmisero ai Celti ed ad altre popolazioni nordiche.

Dalle parole di Alcinoo apprendiamo che i Feaci  conoscevano bene il tragitto marino per raggiungere l’ Eubea, e quindi lo  stesso vale per gli Euboici, che fondarono in Campania due importanti colonie :Pitecusa e Cuma. (4) Forse la loro fondazione è avvenuta in seguito alla catastrofica eruzione del monte Somma ? Anche Naxos, prima colonia calcidese in Sicilia si trova nelle vicinanze delle pendici dell’ Etna e presenta tracce di terreno lavico.


Alla luce di questi rapporti commerciali e scambi reciproci acquista una diversa rilevanza il ritrovamento  nel 1953 della cosiddetta “coppa di Nestore “ a Pitecusa(Ischia) . Su di essa era apposta una breve iscrizione di tre versi, fra cui due esametri epici. La coppa, datata al 730-720 a.C. dimostra che già a quell’epoca c’era una redazione scritta dell’ Iliade.(5)  Ma già all’arrivo di Ulisse  alla corte di Alcinoo i presenti erano  ben informati sulle vicende del nostro eroe Ulisse, che aveva lasciato da appena 10 anni Troia. Quindi la guerra di Troia, avvenuta nel 1184 a.C. era già diventata patrimonio culturale di molti popoli. Bisogna solo chiedersi come  ciò sia realmente avvenuto ed a quale età risalga  la visita di Ulisse ai Feaci. (6)Probabilmente il racconto degli avvenimenti esposti nell’ Odissea da Ulisse è  di molto posteriore ed Omero rievoca vicende avvenute secoli prima e tramandate oralmente.

Afferma il filologo Latacz “ Non è possibile stabilire con precisione il momento in cui  avvennero in Grecia nel corso dell’ VIII sec. a.C. numerose innovazioni (cioè della scrittura, delle tecniche  artigianali, della costruzione  navali, delle conoscenze mediche e farmacologiche etc.),  ma certamente  esse si sono potute diffondere  in qualsiasi momento, una volta instaurato un regolare commercio a largo raggio lungo la  rotta Al Mina/Cipro-Rodi-(Creta)-Eubea (Attica)-Corinto-Pitecusa. Questa varietà  di nuove esperienze e conoscenze  ha portato in Grecia non solo a uno straordinario ed addirittura radicale ampliamento di orizzonte, ma anche a una presa di coscienza della propria identità greca. (7) In questo commercio erano però anche inseriti attivamente  gli Etruschi, almeno a partire dal 750 a.C., che ,alleati dei Fenici, e poi dei Cartaginesi, cercarono di impedire grossi stanziamenti greci lungo la costa tirrenica, così chiamata grazie  agli Etruschi/Tirseni /Tirreni. Se dunque i Feaci sono Etruschi della Campania, come si è cercato di dimostrare nell’articolo denominato “Feaci”, anch’essi vanno inseriti in questa ricca trama commerciale e culturale.    

Nel più antico tempio greco, L’Heraion (cioè il santuario di Era ) a Samo, costruito all’inizio dell’ VIII secolo, compaiono nel corso del secolo accanto a doni votivi di forte impronta attica, grandi quantità di oggetti orientali, (lavori in avorio provenienti dall’ Egitto e dal Levante, terrecotte di Cipro, bronzi dell’Egitto, della Siria, di Cipro) (8). Molti oggetti saranno stati certamente bottino di guerra.

Nell’Odissea i Fenici presentano connotati negativi, sebbene siano abili navigatori; nel Canto XV v 416  sono  definiti furfanti, venditori di cianfrusaglie, che ingannano la gente sul prezzo. Inoltre appaiono spesso come rapinatori e venditori di schiavi e forse alla corte dei Feaci, quando ci si pone la domanda se Ulisse sia un mercante, si sottintende fenicio. Comunque i Fenici furono in età storica più vicini agli Etruschi che ai Greci, e loro alleati,  già per ragioni geografiche. Ciò apparirà chiaramente dopo il  480 a.C., anno della famosa battaglia di Imera in Sicilia, combattuta fra Cartaginesi e tiranni siracusani per il possesso della Sicilia.  La grave sconfitta cartaginese avrà gravi ripercussioni anche sugli Etruschi, che da allora in poi cederanno sempre più il passo prima ai Siracusani, che fondano due importanti colonie in territorio etrusco e cioè Napoli ed Ancona, e poi ai Romani, che li annienteranno definitivamente.

1)Cfr. J.N. COLDSTREAM, Greek Geometric Pottery, London, pag. 367 . Nel IV cap., a proposito  dell’ Eubea , delle Beozia e della Tessaglia egli afferma che i  vasai preservarono in queste zone uno stile atticizzante sino alla seconda metà dell’VIII sec. mentre dopo il 725  è più facile riconoscere lo stile locale per il manierismo, che appare più accentuato verso la fine del secolo. L’isola Eubea è il  centro  artistico propulsore di tutta la zona. Verso il 700 l’arte geometrica scompare del tutto Ad Eretria, forse una delle più grandi città greche , durante gli scavi presso il più antico tempio di Apollo Daphnephoros si è trovata molta ceramica LG.  Non lontano da lì, in un  cimitero sono venute alla luce cremazioni in vasi di bronzo, in un altro  si sono scoperte circa 50 tombe con offerte fra cui 5 braccialetti d’oro, contemporanei all’ultima serie attica, cioè risalenti a forse il 720-700; ciò conferma l’impressione che Eretria fosse un centro  ricco ed intraprendente  alla fine dell’VIII sec. La città Calcide presenta  reperti simili. Le due città  ebbero stretti legami commerciali con Corinto. Ma dopo il 700 a.C. ci fu un improvviso  crollo delle esportazioni e nelle colonie euboiche occidentali si riscontrano più importazioni da Corinto che dalla madrepatria. Le due città euboiche poi entrarono in guerra fra loro e Calcide, sovrappopolata, inviò parte dei suoi cittadini a fondare Reggio Calabria (STRABONE, VI, 257). Ambedue le città trovarono alleati così da coinvolgere  quasi tutto il mondo greco.nella guerra Lelantina Dopo la guerra, le due città, impoverite, perdettero lo slancio commerciale.

I reperti trovati a Pithecusae (Ischia) testimoniano l’ampiezza dei contatti commerciali dell’isola  sia con il mondo greco , che con quello etrusco, fenicio, e siro-ittita. Oltre alla ceramica si è trovata una considerevole quantità di sigilli nord-siriani e di scarabei egiziani o di imitazione

A Cuma, prodotti corinzi, euboici e della Grecia orientale compaiono  quasi nella stessa proporzione  che ad Ischia, sebbene un calderone di bronzo, tipo Urartu, ornato di protomi a forma di testa taurina e dei frammenti di ceramica di probabile provenienza cretese evidenzino la maggiore frequentazione di Cuma. La decorazione euboica LG si diffuse nell’Etruria  meridionale fino ad arrivare a Clusium (Chiusi) e divenne prominente a Vulci e Visentium (COLDSTRAM, idem, pag.370)

Solo a titolo informativo e di maggiore completezza vorrei ricordare che nella campagna di Agatocle in Africa compaiono tre città con il nome Pithekousai, forse risalenti ad un’antica colonizzazione euboica-cicladica, ubicate  nella zone tunisina, menzionata da Ps. Scilace 111. (cfr: S.N.CONSOLO LANGHER, Agatocle, Messina, 2000, pp.223-225  A pag. 238 l’autrice  afferma che ancora non si è trovato il sito di queste città , che si dovrebbero trovare un po’ nell’entroterra )

2) Cfr. J.LATACZ, Omero, Bari, 1990 , pp 41-44 

3) Cfr. J. LATACZ, Omero, Bari, 1990, pp.41-

4) Cfr. fra l’altro I.MALKIN, I ritorni di Odisseo, Roma, 2005 pp., 32-33, 35

5) Cfr. J. LATACZ, ibidem, pag. 33 e I. MALKIN, Ibidem pag.46,48,73,110,142, 189-95, 199, 202-3, 211.

6)Il filologo LATACZ, rifacendosi a Lesky, accenna  al fatto che forse già in epoca omerica si conosceva l’uso del papiro. ”Esportazioni egizie di papiro in Fenicia sono già attestate  per l’epoca intorno al 1050 (500 rotoli a Biblos in cambio di legname da costruzione (Pritchard 1969,28; Heubeck 1979, 155 e seg.) e ritenere che i mercanti greci  ad Al Mina, recependo l’alfabeto, abbiano tralasciato di rifornirsi di materia scrittoria (oltre al cuoio anche il papiro) contraddice ogni criterio di verosimiglianza (Heubeck, ivi, 156)

7) Cfr. J. LATACZ, Ibidem, pag. 53.

cfr. J. LATACZ, Ibidem, pag. 53.

Nessun commento:

Posta un commento