Archeologia. Iside e i misteri del Sinis.
Articolo di Gustavo Bernardino
Tiziana Fenu, autrice di numerosi articoli densi di cultura
alchemica che ti trasportano in un mondo misterico, affascinante e intrigante,
nonché fondatrice di diversi blog molto seguiti, per esempio JanaSophia, ha
anche il pregio di condurre il lettore lungo un percorso di conoscenza, che
consente di entrare a contatto con i
diversi problemi che riguardano la storia antica della nostra amatissima terra
sarda e, attraverso le sue intuizioni straordinarie, riesce a dare le risposte
attese.
In un recente articolo dal titolo “I Grandi Architetti Costruttori della Perfezione: I Giganti di Mont'e Prama” (di cui consiglio la lettura) l'autrice ritiene che la località che ospita i Giganti, il Sinis, possa
ritenersi la trasposizione sulla terra della costellazione di Orione e che i Giganti siano stati costruiti seguendo i parametri delle proporzioni auree, che caratterizzano le costruzioni dedicate al sacro.Per gli egizi il “braccio teso di Orione” era Osiride che,
ci ricorda l'autrice, ”era una divinità androgina, completa, che aveva
inglobato in sé anche il suo femminino Iside”.
Sulla presenza di tale divinità nella nostra terra, esistono varie prove, per esempio il bronzetto rinvenuto a Tharros in cui Iside è raffigurata mentre allatta Horus.
Esiste inoltre un documento, interessante, che di seguito
offro ai lettori, che conferma la tesi della Fenu e consente di capire quanto
fosse profonda la conoscenza della nostra isola da parte degli egizi con i
quali vi era la condivisione delle divinità.
Si tratta di un racconto contenuto in un papiro della XX
dinastia (1185 a.C. -1078 a.C.) che Sergio Donadoni propone nella sua opera
“Testi religiosi egizi” di Garzanti Editore s.p.a. Su licenza UTET 1997 dal
titolo “IL GIUDIZIO DI HORO E SETH”
“......il giudizio di Horo e Seth, misteriosi di
manifestazioni, eccelsi, prìncipi più grandi di quelli mai esistiti.
Dunque, un bambino divino era seduto in cospetto del
Signore Universale per chiedere l'ufficio di suo padre, Osiri, bello di
apparizioni, figlio di Ptah, che illumina l'Occidente con il suo aspetto. E
insieme Thot presentava l'ug'at al grande Principe che sta in Eliopoli.
Disse allora S'u, il figlio di Ra, in cospetto di Atum il
Grande Principe che sta in Eliopoli: ” La giustizia prevale sulla forza.
Attuala dicendo : ”Da' l'ufficio a (Horo)””
Disse allora Thot all'Enneade:” E' Giusto un milione di
volte”.
Isi levò un grande grido, e fu lieta grandemente. Così,
essa si recò in cospetto del Signore Universale e disse: ” Vento del Nord, va'
a Occidente e addolcisci il cuore di Un-nefer”. Disse quindi S'u, il figlio di
Ra: ”Presenta l'ug'at è una cosa giusta per l'Enneade”.
Disse allora il Signore Universale: ”Cosa è questo vostro
prender consiglio da soli?”.
Allora l'Enneade rispose : ” Che prenda il cartiglio regio per Horo, e che
ponga la corona bianca sul suo capo”. Allora il Signore Universale restò zitto
per un lungo periodo, adirato contro l'Enneade”.
Dal racconto, che è molto lungo, ho dovuto necessariamente
estrapolare i periodi ritenuti utili alla comprensione del ragionamento, quindi
riporto gli ulteriori seguenti brani in cui l'Enneade pretende che venga
mandata una lettera a Neith per chiedere il suo giudizio.
“....Allora
l'Enneade disse a Thot in cospetto del Signore Universale: “ Fa' una lettera a
Neit, la grande madre divina a nome del Signore Universale, il toro che risiede
in Eliopoli”.
Il contenuto della lettera è il seguente: ”....cosa è
quel che noi faremo ai due uomini che da ottanta anni sono davanti al tribunale
senza che si riesca a giudicare fra queste due persone? Mandaci (a dire) quel
che noi dobbiamo fare”.
Allora Neit la grande madre divina mandò una lettera
all'Enneade dicendo: “Date l'ufficio di Osiri a suo figlio Horo, e non
commettete questi grandi atti di ingiustizia che non sono a loro luogo;
altrimenti io mi adirerò, e il cielo cadrà a terra e si dica al Signore
Universale, il toro che sta in Eliopoli: ”Raddoppia Seth nei suoi beni, dagli
Anat e Astarte, le tue due figlie, e poni Horo al luogo di suo padre Osiri”.
Il giudizio di Neit però non è gradito dal Signore
Universale che si adira moltissimo e quindi il tribunale continua la
discussione fino a che Pra Harakhte dice all'Enneade: ”Traghettate all'isola
che è nel mezzo, e giudicate là, e dite a Anty il barcaiolo “Non traghettate
nessuna donna che abbia somiglianza con Isi”.
Allora l'Enneade traghettò all'isola che è nel mezzo, e
gli dei si sedettero a mangiare pane.
Venne quindi Isi, e giunse ad Anty, il barcaiolo che
stava a sedere vicino alla sua barca. Essa camminava curva curva e aveva un
piccolo suggello d'oro in mano. Essa gli disse: “ Io son venuta da te perchè tu
mi traghetti all'isola che è nel mezzo, poiché son venuta con questo vaso di
farina per il ragazzino che oggi fan cinque giorni che sta a badare a un po' di
bestiame nell'isola che è nel mezzo, ed ha fame”.
Il racconto continua per numerose pagine e la sua lettura
offre spunti interessanti che saranno trattati in successivi articoli. Qui ho
voluto riportare queste parti della storia, per il fatto che viene più volte
menzionata “L'isola che è nel mezzo”.
L'isola che è nel mezzo, è ormai noto trattarsi della nostra
terra sarda, come sostenuto anche da fonti prestigiose come: Giovanni Ugas in
“Shardana e Sardegna” Edizioni della Torre 2016 (4.3 pag.88); Berni e
Chiappelli in “Haou- Nebout i POPOLI DEL MARE” edizioni Pendragon 2008;
Pierluigi Montalbano in “Popoli del mare: Minoici, Micenei e Shardana Capone Editore 2019.
Dunque, per amissione degli stessi egizi, Iside giunge in
Sardegna e facilmente proprio a Tharros dove è stato trovato il bronzetto con
la sua effigie, quindi è corretta l'ipotesi di Tiziana Fenu, quando sostiene
che Tharros e il Sinis sono il “braccio teso di Orione”.
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