Archeologia della Sardegna, bronzetti sardi, Bronzo Finale/Primo Ferro.
Nelle figure antropomorfe legate alla sfera del sacro, una consuetudine rituale era quella di attenuare l'espressione o a drammaticità naturale con l'ausilio di una maschera.
Storia dei popoli: seminiamo il seme della cultura nei nostri figli perché il futuro è ancora da costruire.
Archeologia della Sardegna, bronzetti sardi, Bronzo Finale/Primo Ferro.
Nelle figure antropomorfe legate alla sfera del sacro, una consuetudine rituale era quella di attenuare l'espressione o a drammaticità naturale con l'ausilio di una maschera.
Archeologia della Sardegna. Pozzo di Santa Cristina, Paulilatino. Età del Bronzo Finale, XII secolo avanti Cristo.
Archeologia della Sardegna.
Quali aristocrazie nella Sardegna dell’Età del Ferro?
Articolo di Carlo Tronchetti
Archeologia della Sardegna. Ritrovata la città fantasma di Gemellas
Articolo di Bartolomeo Porcheddu
«Monti, mari e fiumi attraverserò, dentro la tua terra mi ritroverai» sono le prime due strofe della canzone “Meravigliosa creatura” di Gianna Nannini, che invitano alla persistenza nella ricerca, perché, prima o poi, alla fine, “se sei nella mia terra, ti ritroverò”. Chi conosce il proprio territorio non può perdersi, né qualche estraneo può pensare di nascondersi senza essere visto. La nostra Madre Terra ci ha insegnato che possiamo sopravvivere dei suoi frutti, per resistere anche contro chi vorrebbe conquistarla. Coloro che hanno il controllo del territorio, per quanto piccolo possa essere, hanno un
Archeologia della Sardegna. Il Sole di Omero risplende a Noeddale
Articolo di Gustavo Bernardino
Archeologia della Sardegna. Le Navicelle Bronzee Nuragiche
Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia della Sardegna. Nuraghe Pidighi e villaggio, nel comune di Solarussa.
L’archeologo A.Usai ha condotto 11 campagne di scavo tra il 1998 e il 2008 mettendo in luce una serie di capanne adiacenti il nuraghe e una muraglia continua che delimita l’insediamento. Tutte le immagini contenute in questo articolo sono dell'archeologo A.Usai che ha diretto gli scavi. Il lavoro è iniziato nella fonte nuragica Mitza Pidighi, posizionata a pochi metri dal nuraghe. L’insediamento misura circa 150 metri da Nord a Sud e 120 metri da Ovest a Est. Una serie di robusti muri va a formare ambienti di varie dimensioni (tra i 10 e i 30 mq) che, pur conservando un passaggio di comunicazione, separano gli spazi funzionali e alcuni piccoli cortili. L’adozione di muri rettilinei o leggermente arcuati risponde all’esigenza di sfruttare al meglio lo spazio divenuto prezioso, evitando la formazione di scomodi ambienti a clessidra che inevitabilmente si creano negli interstizi tra due edifici rotondi. Solo uno degli
Archeologia della Sardegna: Parco archeologico di Pabillonis
Epigrafia: Graffiti e iscrizioni nelle aree archeologiche di Castellammare di Stabia.
Iscrizioni
parietali di Stabiae di Antonio
Varone, 2020 Roma, L'Erma di Bretschneider
collana di Studi e Ricerche Parco Archeologico di Pompei, 39, pagine
304, 1024 ill. b/n (formato 24 x 27).
Recensione di Felice Di Maro
L’epigrafia parietale campana è stata in massima parte sempre identificata con iscrizioni e graffiti ritrovati a Pompei ma anche nel suo suburbio e ad Ercolano, ben oltre mille, che sono state pubblicate da Matteo Della Corte con un corpus comprendente le scoperte fino al 19531. Quelle successive sono state continuamente pubblicate ma oggi, per quelle di Stabiae, con quest’opera di Antonio Varone che comprende circa 600 testi si offre un’edizione davvero esaustiva e filologicamente ineccepibile di tutti i graffiti rinvenuti fino al 2014 come ha scritto nella prefazione Massimo Osanna, Direttore ad Interim del Parco archeologico di Pompei e Direttore della Collana Studi e Ricerche Parco Archeologico di Pompei che comprende questa edizione (la n.39) pubblicata dall’editore L'Erma di Bretschneider di
Archeologia della Sardegna: I Bronzetti nuragici.
Sardegna verso L'Unesco: Progetto di inclusione dei Monumenti dell'età Nuragica nel Patrimonio dell'Umanità.
Video in diretta facebook nell'ambito dell'iniziativa "Sardegna verso L'Unesco", progetto di inclusione dei Monumenti dell'età Nuragica nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Archeologia e Odissea. Ulisse, Itaca e Omero.
Eterogeneità delle popolazioni greche e degli stanziamenti greci in Asia Minore
Le sventure del povero ed infelice re di Itaca(1), che per cause avverse della natura è costretto a solcare le vie del mare per ben dieci anni dopo la distruzione di Troia (2), sono la veste formale di una narrazione, che ha come nucleo centrale la ricerca di nuove terre e di convenienti rapporti commerciali. Vi si distinsero dapprima gli Achei /micenei cretesi ( identici ai “popoli del Mare “ ed ai Filistei) (3) e poi per breve tempo i Traci, soppiantati dai Calcidesi (abitanti dell’isola Eubea, menzionata anche da Alcinoo),dai Rodi,e dagli Ioni, ed Eoli, greci dell’ Asia Minore. Queste popolazioni greche incontrarono però sulle rotte marine i Fenici, che sulla sponda del Mediterraneo soppiantarono gli Egiziani, dei quali erano stati in precedenza tributari.
Per l’intreccio ,
molto complesso, dei rapporti commerciali
del Mediterraneo bisogna tener conto di alcuni dati storici.
Dopo la caduta , verso la fine del XIII sec. , dell’ impero ittita , che nel periodo del suo massimo splendore si estese dalle coste del Mar Nero sino alla Palestina, per l’azione concentrica dei Popoli del Mare (Ulisse ricorda il nome del suo nonno materno Autolukos . e forse vuol dire che suo nonno fosse un suddito o meglio un piccolo capo alleato dell’ impero ittita, che era governato da un sistema di
Archeologia della Sardegna, i bronzetti.
Sardegna verso L'Unesco: Progetto di inclusione dei Monumenti dell'età Nuragica nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Stabiae. Museo archeologico Libero D’Orsi.
A cura di Massimo Osanna,
Francesco Muscolino, Luana Toniolo.
Recensione di Felice Di Maro
L’archeologia per le città sepolte dalla lava dell’eruzione del Vesuvio dell’agosto del 79, ci offre ormai da oltre 250 anni continue informazioni sulla storia di questi siti e, ci presenta documentazioni sempre più raffinate in particolare sull’arredo urbano e anche complessivamente sul popolamento che è il più studiato del mondo romano e naturalmente fino all’anno dell’eruzione.
Ormai abbiamo, grazie alle continue indagini, sempre nuovi reperti archeologici che hanno permesso di ricostruire il quadro di quello che è stato l’arredamento degli interni delle case delle città come Pompei, Ercolano e delle varie ville. Per quest’ultime quelle di Stabiae, odierna Castellammare di Stabia, anche se non sono mancate indagini e anche studi specifici sugli affreschi e sui mosaici esisteva a vari livelli un insieme di difficoltà per la fruizione dei reperti archeologici, e spesso non facilmente superabile.
Oggi almeno per quanto riguarda l’osservazione dei reperti archeologici non in situ cioè quelli che non
Archeologia. Sardegna verso l'Unesco. Monumenti archeologici della Civiltà Nuragica: Le Tombe di Giganti, i sepolcri dedicati al culto dei defunti.
Progetto di inclusione del Paesaggio Sardo nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Sardegna verso l'Unesco. Monumenti archeologici della Civiltà Nuragica: Pozzi sacri, i templi del Bronzo Recente e Finale.
Progetto di inclusione del Paesaggio Sardo nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Video in diretta, relatore Pierluigi Montalbano:
Archeologia della Sardegna. Il Brassard di S.Giovanni Suergiu e il sole degli Henmemet
Articolo di Gustavo
Bernardino
I Nuraghi sardi verso il Patrimonio Unesco. La Sardegna con i suoi 6000 siti archeologici e i suoi millenni di storia mette in luce la sua civiltà nuragica.
Articolo di Carlo Franza
Sardegna vanta millenni di storia, e aggiungo essere un museo a cielo aperto per via della disseminazione sul suo territorio di siti nuragici che risalgono a ben 1800 anni a C.
I Nuraghi, costruzioni in pietra dell’epoca del bronzo, (1800 a. C.), a forma di cono molto diffuse in Sardegna, sono candidate nell’ambitissima lista dei nuovi siti riconosciuti da Unesco. Sappiamo che alla data odierna solo il complesso archeologico di Su Nuraxi a Barumini è riconosciuto Patrimonio Unesco, adesso invece
Sardegna
verso l'Unesco. L'età dei Nuraghi: nascita ed evoluzione delle torri sarde nell'Età del Bronzo.
Progetto
di inclusione del Paesaggio Sardo nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Oggi,
13 Novembre 2020, in diretta Facebook, alle ore 19.
Video in diretta:
Descrizione:
Archeologia. Il ritorno di Ulisse: viaggio verso la patria. Naufragio.
Articolo di Lydia Schropp
Al ritorno di Ulisse in Corsica, emerge chiaramente dal dialogo con Circe che l’eroe si è attenuto scrupolosamente alle istruzioni ed ha eseguito correttamente i riti prescritti nel Mondo degli Inferi. Prima del congedo Circe lo mette nuovamente in guardia per quanto attiene ai pericoli del viaggio. Gli consegna dei viveri ed in segno di amicizia gli invia un vento favorevole, chiamato cercius, identificato da WHATMOUGH con il Mistral.
Il primo ostacolo si trova presso le isole Sirene (1) ,cioè le isole vicine alla penisola Sorrentina e forse anche Ischia (2), le une pericolose per le correnti marine e gli scogli, l’altra per la sua origine vulcanica, perché in antichità fu flagellata da molte eruzioni.(3) Circe sconsiglia l’approdo ed ingiunge ad Ulisse di procedere oltre senza fermarsi, anzi lo avvisa di farsi legare ad un albero dai suoi
Archeologia della Sardegna. Perché i sardi dell’età del Bronzo costruivano i nuraghi?
Articolo di Gianfranco Nuvoli
INTRODUZIONE
La costruzione di un nuraghe doveva essere un’impresa molto impegnativa per le comunità della Sardegna. Si trattava di trovare cave di pietre (non troppo dure, qual è il granito), di estrarle dalle cave, di trasportarle nel luogo prescelto (talvolta molto lontano dalle cave), di lavorarle e squadrarle in modo da assicurare la stabilità del filare e, infine di collocarle sulle mura del nuraghe. E tutto questo dal 1.800 al 900 a.C. circa usando strumenti di bronzo, e poi quelli di ferro. Al momento non conosciamo con
Archeologia della Sardegna.
L'altare di Monte d'Accoddi, un monumento preistorico costruito 5000 anni fa, all'inizio dell'età del Rame.
Video e descrizione
Il tempio altare di Monte d’Accoddi è un edificio monumentale datato alla fine del IV millennio a.C. situato nella Nurra, a 11 chilometri dalla città di Sassari, in prossimità della ‘vecchia’ 131, in direzione di Porto Torres, nel terreno in origine di proprietà della famiglia Segni. La Scoperta risale ai primi anni Cinquanta del secolo scorso e lo scavo fu voluto dall’allora ministro della Pubblica Istruzione, un sardo che sarebbe divenuto poi presidente della Repubblica, il professor Antonio Segni. A causa della scarsità di archeologi fu necessario richiamare dalla Soprintendenza di Bologna, un giovane archeologo sardo, Ercole Contu, che si convinse che il tumulo altro non fosse che la rovina di uno dei tanti nuraghi, circa ottomila, che caratterizzano il paesaggio isolano. Tuttavia, gli scavi dimostrarono che la collina non nascondeva alcun nuraghe ma erano rovine di un eccezionale monumento preistorico, molto più antico dei primi nuraghi. Il complesso comprende un altare, un villaggio e una necropoli ipogeica. L'altare è
Archeologia. Chi era Circe, la poliedrica maga, figlia del Sole e della ninfa Persa, nipote di Oceano? Era in Corsica la sua reggia?
Articolo di Lydia Schropp
Dal paese dei Lestrigoni, ubicato nel Lazio ,Ulisse procede verso nord-ovest e dopo un arco di tempo non meglio definito, approda all’isola Aiaie, chiamata cosi da Ajaccio,(1) da sempre il centro più importante della Corsica ed abitato sin dall’antichità. La città sporge su un amplissimo golfo che fu usato come scalo dalle navi dirette in Francia e Spagna. Corsica è il nome romano dell’isola, mentre quello etrusco è Kyrne e quello greco Kurnos, inteso come “la signora isola”, a causa della bellezza primordiale del paesaggio.(2)Ulisse si avvicina all’isola dalla costa tirrenica, meno popolata in età recente a causa del territorio paludoso e malarico. Si ferma per due giorni in riva al mare, probabilmente vicino alla foce del fiume Tavignano (in passato chiamato Rottanos),dove si imbatte in bell’esemplare di cervo adulto, che abbatte con la sua lancia per poi imbandirlo per un lauto pranzo con i suoi compagni (3) Il giorno successivo, seguendo il corso del fiume, si dirige verso l’interno, alla ricerca di una città. La salita è ripida ed in breve si ritrova fra alti monti, ricoperti di folte selve di querce secolari, brulicanti di
Archeologia.
Sardegna verso l'Unesco: Progetto di inclusione del Paesaggio Sardo nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità.
Visibile su Youtube o in diretta facebook.
Evento su facebook: https://www.facebook.com/events/384342239272318
In questa bella foto di Fabrizio Bibi Pinna c'è il nuraghe Adoni di Villanovatulo, uno degli innumerevoli beni identitari della nostra isola. Il paesaggio sardo è oggetto di una iniziativa mirata al riconoscimento del nostro patrimonio archeologico da parte dell'Unesco. In questi giorni si è costituita l'associazione "Sardegna verso l'Unesco" e sono lieto di far parte del direttivo. Tutti noi appassionati siamo la base su cui costruire un progetto di riconoscimento, tutela e valorizzazione dei nostri monumenti più prestigiosi: nuraghi, pozzi sacri, tombe di giganti e altri elementi della Civiltà Nuragica.
Archeologia. Chi era Calipso, la ninfa cantata da Omero? Era la Sardegna la sua isola, conosciuta come Ogigia?
Articolo di Lydia Schropp
Calipso.Già nel I canto Atena descrive l’isola di Calipso quando prega Zeus di acconsentire al ritorno di Ulisse in patria. E più tardi, nel canto V, Hermes, messaggero degli dei, aggiunge alcuni particolari sulla bellezza dei luoghi. L’ isola si trova isolata (1) nel cuore del mare e nereggia di folte selve dove nidificano uccelli dalle ampie ali (2) e vanta numerose fonti sacre abitate da ninfe. Dall’ubicazione in centro al mare e dal nome della ninfa Calipso (3) che etimologicamente riflette forse influssi semitici, possiamo dedurre che Ulisse naufrago approdi sulla costa meridionale della Sardegna, fra Cagliari e Sulcis, la più vicina per chi proviene dalla Sicilia (4) ed incontri lì una ninfa, il cui nome fa presumere la presenza di Calibi e quindi di attività collegate con la lavorazione dei metalli. (5) L’isola nereggia di selve perché non è ancora iniziata l‘opera nefasta di disboscamento sistematico voluta dai Fenici (6) Il Canto V descrive con dovizia di particolari la residenza della ninfa Calipso, costituita da
Archeologia. Dove vivevano i Feaci raccontati da Omero? Quale fu la rotta seguita da Ulisse?
Articolo di Lydia Schropp
Ulisse segue scrupolosamente le istruzioni di Calipso e finalmente dopo 17 giorni scorge felice da lontano i monti ombrosi della Feacia (1) Ma improvvisamente interviene Poseidone, che di ritorno dall’ecatombe in Etiopia (2), vede dall’ alto dei monti Solimi (3) il povero eroe è già vicino alla meta e , preso dall’ira, sconvolge il mare e fa naufragare la zattera.(4)Per fortuna Ulisse è già vicino al golfo e la ninfa Leucoeta (5) gli porge una fascia immortale, noi diremmo oggi un salvagente, da avvolgere intorno al petto. Inoltre, come sempre nei momenti di difficoltà, gli viene in aiuto la dea Atena, cioè l’intelligenza. Dopo due giorni di deriva nel golfo, Ulisse carca di guadagnare la riva, ma finisce contro gli scogli, che lo feriscono alle gambe e gli impediscono l’approdo (6)Egli è costretto a costeggiare tutto il lido fino a quando non arriva alla foce di un fiume (7), dove finalmente può disfarsi anche del salvagente. Ulisse è salvo, per la felicità bacia la terra (8) Come ha promesso alla ninfa , getta in mare il salvagente, che la corrente riprende. Ulisse si trova nella zona di Paestum (9), allora ancora disabitata, e si dirige verso la selva, un po’ in collina, dove pensa di riposarsi. Nel frattempo Atena., dea protettrice di Ulisse, si preoccupa di creare un ambiente favorevole all’accoglienza del naufrago, ormai solo e spoglio di qualsiasi avere. Appare in
Archeologia della Sardegna. Il Nuraghe Adoni di Villanovatulo.
Studio di Nadia Canu e Valentina Leonelli
Il nuraghe Adoni si erge a 811 m s.l.m., su un rilievo con pendici scoscese isolato dagli altri nuraghi, (figg. 1-2). L’analisi della visibilità effettuata con strumenti GIS evidenzia il controllo esercitato sull’area del Sarcidano, intercettando la visuale dei maggiori complessi nuragici ivi situati, il collegamento diretto con le cime del massiccio del Gennargentu, di cui si pone a guardia nell’accesso SO, e infine la presenza di due corridoi di apertura verso il mare, nello specifico sulla penisola del Sinis verso ovest e sul Golfo di Cagliari verso sud. Il complesso pluristratificato, comprendente un nuraghe complesso e un villaggio, con fasi di rioccupazione attestate fino al VII secolo d.C., è stato oggetto di ricerche tra il 1997 e il 2004. A partire dal 2012 è interessato da ampliamento dei settori di scavo e da
Archeologia della Sardegna. Nuraghi: Templi o fortezze?
Articolo di Ileana Benati Mura
La reale funzione del simbolo più
caratteristico della Sardegna, il nuraghe, è, da circa cinquecento anni, al
centro di dispute tra studiosi. La mancanza di fonti scritte ha reso
difficoltosa l’indagine su questo manufatto, presente nella storia della Sardegna
per un lungo arco di tempo (dal 1600 a.C. al IV secolo a.C. circa) ed unico,
nel suo genere, in Europa. Il primo a trattarne fu Giovanni Francesco Fara nel
XVI secolo che li riteneva tombe monumentali o torri. Nel corso dei secoli,
poi, sono stati considerati alternativamente case o ovili, case di giganti,
tombe o luoghi sacri. Nel XX secolo si rafforza, ad opera di studiosi come
Antonio Taramelli e Filippo Nissardi l’ipotesi della funzione militare. Ai
nostri giorni Giovanni Lilliu riprende l’interpretazione militarista del
Taramelli, ma, ultimamente, grazie soprattutto agli studi di Massimo Pittau,
linguista dell’Università di Sassari, si ipotizza la funzione magico-sacrale di
queste costruzioni, interpretate, quindi, come tombe-santuario o esclusivamente
templi.
La presenza sul territorio sardo dei
nuraghi è tale (oltre 7.000) per cui sostenere l’una o l’altra tesi, diviene di
importanza fondamentale per meglio comprendere la civiltà nuragica nel suo
insieme.
L’attenzione di coloro che sostengono l’ipotesi militarista, si è prevalentemente concentrata sui così detti “complessi nuragici”, insiemi di più corpi, in numero variabile, che, proprio per la loro
Archeologia. Cosa mangiavano gli antichi? Viaggio nella storia dell'alimentazione.
Articolo di Massimo VidaleSardegna, sardo e linguistica. URBI ET ORBI, Il Papa parla mezzo in sardo e mezzo in latino ma non lo sa.
Articolo di Bartolomeo Porcheddu
«Urbi et Orbi» furono le prime parole che papa Pio XI riuscì a pronunciare affacciandosi alla finestra esterna che dà sulla Piazza di San Pietro, subito dopo la sua elezione al soglio pontificio, avvenuta il 7 giugno 1929. Essendo il primo sovrano del nuovo Stato della Città del Vaticano, grazie ai Patti Lateranensi firmati con il Governo Italiano guidato da Benito Mussolini, con voce rotta dall’emozione diede la benedizione e impartì l’Indulgenza “plenaria”. Fino a qual momento, i papi succedutisi all’evento della Breccia di Porta Pia (1870) che avevano perso in guerra lo Stato della Chiesa si erano affacciati sul cortile interno della loggia, per mostrare al mondo che erano prigionieri entro la loro città murata. Quindi Pio XI si rivolse, Urbi, alla Città, e Orbi, al Mondo.
Urbi (alla Città) è nella lingua latina il dativo (complemento di termine) di Urbs (nominativo singolare), sostantivo femminile della III declinazione, che significa tra gli altri “Città”. Orbi (al Mondo) è invece il dativo latino (complemento di termine) di Orbis (nominativo singolare), sostantivo maschile della III declinazione, che significa tra gli altri “Cerchio”, riferito, nella accezione più vasta del termine, al territorio del Circondario più ampio della Città, che poteva arrivare fino al resto del
Archeologia della Sardegna. I pozzi sacri, edifici millenari costruiti durante la Civiltà Nuragica nell'età del Bronzo Recente e Finale.
Archeologia della Sardegna: Il “Fallo” divino di Gremanu e Romanzesu
Articolo di Gustavo Bernardino
Un recente lavoro di Antonangelo Liori “Religione e sesso nella Sardegna antica” Edizioni Abbà maggio 2020, mi consente di tornare su un tema trattato in un articolo del 28/03/2018 “Una possibile interpretazione del culto dell'acqua in Sardegna ed il ruolo dei santuari di Romanzesu e S.Vittoria di Serri”; in entrambi gli elaborati infatti, tra i diversi argomenti considerati, vengono esaminati e interpretati alcuni manufatti appartenenti al periodo nuragico e intimamente connessi alla sfera del sacro. Mi riferisco in particolare al bronzetto di Ittiri “Suonatore di launeddas itifallico” ed i “Templi” di Gremanu e Romanzesu. L'autore di Desulo, nella sua opera ricca di citazioni e rimandi a testi classici, spinge il suo pensiero nei meandri della spiritualità e della sacralità che sono gli elementi fondanti che avevano ispirato e guidato il pensiero dei nostri avi nell'affrontare la costruzione dei
La Sardegna antica consacrata alle donne. "Icnusa" significa "Is Cunnusas" (Le Veneri) e a loro era dedicata una via che attraversava il centro dell'isola.
Articolo di Bartolomeo Porcheddu
«Come si chiama quel nuraghe» avrebbe chiesto Giorgio, appena nominato vescovo di Suelli (in carica fino al 1117), ai suoi accompagnatori che gli facevano conoscere il territorio della diocesi. «Si narat (dice) Nuraxi de su Cunnu» avrebbero risposto questi alla sua domanda. «Come!» avrebbe esclamato il prelato con tono sbalordito. «Questa è una parola impronunciabile per chi ha acquisito un’educazione cristiana!» avrebbe aggiunto. Quindi, avrebbe concluso dicendo: «Lo chiameremo da oggi “Su Nuraxi de su Nòmini Ma[l]u” (Il Nuraghe del Nome Malo = Cattivo, Brutto)».Il Cunnu, in sardo organo genitale femminile, divenne durante il periodo Cristiano medievale una parola vietata in pubblico, soprattutto in presenza delle donne a cui il “Cunnu” apparteneva. In tempi precedenti, invece, l’espressione “Su Cunnu Doxi” (12 Cunnos) poteva rievocare le 12 divinità dei
Archeologia della Sardegna. Nuraghe Iloi, e Tombe di Giganti di Sedilo.
Articolo di Pierluigi Montalbano
Il sito archeologico si trova a quasi 300 metri s.l.m. e comprende un nuraghe, un villaggio e due tombe di giganti. Alla base della collina che lo ospita ci sono una trentina di domus de janas. Il nuraghe presenta nella parte occidentale un edificio arcaico del Bronzo Medio, forse a corridoio, al quale si appoggiano tre torri. La struttura, in parte crollata e avvolta dalla vegetazione, è alta oltre 5 metri, costruita con grossi blocchi di basalto. Le tre torri, invece, sono del Bronzo Recente, con un ingresso, poco visibile, aperto a Sud Est, nel tratto compreso fra le due torri degli angoli. Della Ovest si conserva un breve tratto del muro
Archeologia della Sardegna. Noddule, un'area archeologica nei pressi di Nuoro. C'è una fonte sacra realizzata in policromia con conci di trachite, un nuraghe trilobato, due circoli megalitici, il villaggio e una tomba di giganti.
Articolo di Pierluigi Montalbano
Il complesso, immerso in un bosco di sughere, si trova sulla SS 389, al confine con il territorio di Orune in località Su Linnamene e fu frequentato dall’età del Rame, come testimoniano le grandi linee di muraglie megalitiche e i due circoli megalitici in granito presenti proprio all’ingresso del sito, fino all’età romana, con una florida fase durante l’epoca nuragica. Percorrendo un facile sentiero si giunge a un nuraghe a pianta irregolare, ancora da scavare, formato dalla torre principale e tre torri laterali. Tutto l’edificio è realizzato in blocchi di granito, con filari regolari sovrapposti a secco, e si conserva
Archeologia della Sardegna. Il Villaggio Nuragico di Serra Orrios, a Dorgali.
Articolo di Pierluigi Montalbano
Serra Orrios è un villaggio di circa 100 capanne circolari realizzate in basalto a 10 km da Dorgali, immerso in un bosco di ulivi millenari e macchia mediterranea. Fu scavato nel 1936 da Doro Levi che portò alla luce due templi a Megaron che suggerirono una frequentazione dal XIV a.C., forse destinati al culto delle acque. Sono a pianta rettangolare, dotati di recinto e presentano un ingresso e una cella longitudinale, marginata da un bancone-sedile. Una delle due aree è divisa dall’abitato da un poderoso recinto circolare; l’altra, con tempio ben conservato, si trova all’interno del villaggio, separata da un recinto sacro rettangolare. Un recinto racchiude uno dei due templi e un edificio per le assemblee, costruito con pietre di pezzatura maggiore, provvisto di bancone-sedile e preceduto da un vestibolo. Le
Archeologia della Sardegna. Gli Henmemet: i costruttori di “Tombe ipogeiche” e padri degli Shardana?
Articolo
di Gustavo Bernardino
Fra il IV ed il III millennio a. C. si sviluppa nell'isola una feconda attività costruttiva di manufatti sepolcrali caratterizzati da precisi criteri realizzativi che rispondevano ai rigidi parametri cultuali probabilmente allora vigenti. Le “Case dei morti” dovevano rispecchiare il livello sociale del defunto, garantirne la custodia in un ambiente “protetto” ma frequentabile, consentire la realizzazione di elementi simbolici inerenti al culto professato come arricchimento e a maggior prestigio della sepoltura. La costruzione delle tombe ipogeiche attuata con la perforazione di materiale lapideo di
Archeologia della Sardegna. Il Nuraghe Majori di Tempio Pausania.
Articolo di Pierluigi Montalbano
Con gli amici di Honebu, oggi visitiamo il maestoso Nuraghe Majori di Tempio, un edificio eretto dai sardi della Civiltà Nuragica 3500 anni fa. Svetta fra la fitta vegetazione della Gallura, posizionato su un basamento naturale in granito a 500 metri s.l.m. L'incantevole scenario che si gode dalla sua vetta è arricchito dai profumi delle piante e dalla profondità visiva che attraversa decine di km dalla vetta del Monte Limbara fino alle guglie granitiche di Aggius, passando fra le vallate circostanti con un affaccio incantevole su Tempio Pausania. All'interno di una delle torri vive una colonia di piccoli pipistrelli. Intorno al nuraghe c'è un lussureggiante bosco di querce da sughero, frassini, lecci, roverelle, essenze mediterranee e in alcuni periodi dell'anno sboccia un manto di ciclamini e orchidee. L’architettura in granito presenta caratteristiche tipiche dei nuraghi a corridoio e dei nuraghi a cupola. Il nome deriva dalle grandi dimensioni dei massi, appena sbozzati. Fra i filari bassi
Le nostre attività in presenza si svolgono nella sala conferenze Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100, e in modalità registrata per consentire a tutti i soci che non possono raggiungere la sala conferenze di seguire le serate che organizziamo ogni venerdì alle ore 19, sulla pagina facebook:
https://www.facebook.com/pierluigi.montalbano
Il mese di Marzo 2024 è interamente dedicato al 50° anniversario della scoperta dei Giganti di Mont'e Prama. Conferenze con Carlo Tronchetti, Emina Usai, Gaetano Ranieri, Pierpaolo Secci, Pierluigi Montalbano e Riccardo Laria. Organizza l'associazione culturale Honebu11 Ottobre 2024, appuntamento con Paolo Piu che ci parla dello sciamanesimo e dei rituali presso i nativi americani. Organizza l'associazione culturale Honebu 17 Ottobre 2024, appuntamento con il ballo sardo. Sarà con noi Cristiano Cani. Organizza l'associazione culturale Honebu 25 Ottobre 2024, serata dedicata ai palazzi e ai castelli che ospitarono Napoleone. Relatore Pierpaolo Piras. Organizza l'associazione culturale Honebu Le serate culturali sono in corso, ogni venerdì alle 19.00. Organizza l'associazione culturale Honebu Le attività sociali Honebu sono affiancate da lezioni sul campo, passeggiate culturali, visite ai musei, serate conviviali in pizzeria e ristorante Le iscrizioni all'Associazione Honebu si ricevono tutti i giorni con mail a pierlu.mont@tiscali.it o telefonando in segreteria al 3382070515, o direttamente in sala durante le conferenze.
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Conferenza: La Navigazione nella Preistoria
Conferenza: I Giganti di Mont'e Prama
Conferenza: Bronzetti Sardi Nuragici
Conferenza: Sardegna, L'età della Pietra
Conferenza: Sardegna, L'età del Rame
Conferenza: Sardegna, L'età del Bronzo
Gobekli Tepe: il tempio più antico del mondo
Le città più antiche del mondo: Gerico, Catal Hoyuk, Coreli Navi e Cayonu
Videoconferenza: I Nuraghi, nascita ed evoluzione
Videoconferenza: Civiltà nuragica e Nuraghi 1.
Videoconferenza: Civiltà nuragica e Nuraghi 2.
CORSO DI ARCHEOLOGIA :
Video 3° lezione Le prime civiltà
Video 4° lezione Dal Neolitico all'età del Rame
Video 5° lezione Domus de janas
Video 6° lezione L'alba della civiltà nuragica
Video 7° lezione Nuraghi a corridoio e Sistema Onnis
Video 8° lezione: Le Tombe di Giganti
Video 9° lezione: I nuraghi a tholos
Video 10° lezione: Le antiche ceramiche sarde
Video 11° lezione: La Civiltà Minoica e la talassocrazia
Video 12° lezione: I Micenei nel Mediterraneo
Video 13° lezione: Le guerre dei Popoli del Mare
Video 14° lezione: Dai nuraghi ai villaggi
Video 15° lezione: Le capanne delle riunioni
Video 16° lezione: I Pozzi Sacri
Video 17° lezione: L'antica metallurgia in Sardegna
Video 18° lezione: I Bronzetti Nuragici
Video 19° lezione: Le navicelle nuragiche
Video 20° lezione: I Giganti di Monte Prama
Video 21° lezione: L'età fenicia nel Vicino Oriente
Video 22° lezione: Fenici in Sardegna