Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
Every day a new article at the bottom of the 10 most visited and disclaimer for text and graphics.
History Archaeology Art Literature Events

Storia Archeologia Arte Letteratura Eventi

Associazione Culturale Honebu

Translate - Traduzione - Select Language

mercoledì 4 novembre 2020

Archeologia. Chi era Circe, la poliedrica maga, figlia del Sole e della ninfa Persa, nipote di Oceano? Era in Corsica la sua reggia? Articolo di Lydia Schropp

Archeologia. Chi era Circe, la poliedrica maga, figlia del Sole e della ninfa Persa, nipote di Oceano? Era in Corsica la sua reggia? 

Articolo di Lydia Schropp 

Dal paese dei Lestrigoni, ubicato nel Lazio ,Ulisse procede verso nord-ovest e dopo un arco di tempo non meglio definito, approda  all’isola Aiaie, chiamata cosi da Ajaccio,(1)  da sempre il centro più importante della Corsica  ed abitato sin dall’antichità. La città sporge su un amplissimo golfo che fu usato come scalo dalle navi dirette in Francia e Spagna. Corsica è il nome romano dell’isola, mentre quello etrusco è Kyrne e quello greco Kurnos, inteso come  “la signora isola”, a causa della bellezza primordiale del paesaggio.(2)

Ulisse si avvicina all’isola dalla costa tirrenica, meno popolata in età recente a causa del territorio paludoso e malarico. Si ferma per due giorni in riva al mare, probabilmente  vicino alla foce del fiume Tavignano (in passato chiamato Rottanos),dove  si imbatte  in bell’esemplare di cervo adulto,  che abbatte con la sua lancia  per poi imbandirlo  per un lauto pranzo con i suoi compagni (3) Il giorno successivo, seguendo il corso del fiume, si dirige verso l’interno, alla ricerca di una città. La salita è ripida ed in breve si ritrova fra alti monti, ricoperti di folte selve di querce secolari, brulicanti di

selvaggina. (4) Da lontano intravede la reggia di Circe (5)  , costruita di pietre splendenti,  probabilmente graniti,(6) rivolta verso la fertile valle. Sottostante a Corte, lungo la costa tirrenica , nelle immediate vicinanza  del  fiume Tavignano si trova Aleria, una colonia greca  di epoca posteriore .(7) 

Le precedenti esperienze negative hanno reso cauti i Greci, che si dividono in due squadre, una si avvia alla reggia, mentre l’altra resta vicina alla riva, a guardia dell’unica nave superstite.

Circe accoglie con gentilezza i suoi ospiti, che annotano con stupore la sua abilità di domatrice di animali feroci,(8) ed offre loro una bevanda che prepara di sua mano , composta di formaggio rappreso, orzo e miele, mescolata a forte vino rosso.(9) Di nascosto aggiunge un farmaco, probabilmente assenzio, una sostanza abbastanza nociva se usata in alte dosi, ma innocua se usata moderatamente come nel  caso del vermuth. Appena i suoi ospiti danno segni di squilibrio e di  ebbrezza li rinchiude  nelle stalle insieme ai maiali.(10)

La narrazione assume ora toni molto fantasiosi, dovuti all’impatto con una civiltà completamente diversa, che si nutre di un cibo, il  kukeon il cui contenuto alcoolico rende ebbri i Greci, ed inoltre di castagne , di cui l’isola è molto ricca, e che costituisce il nutrimento base al posto del pane. La castagna, simile ad una ghianda di quercia , può creare l’associazione mentale con il maiale, che si nutre principalmente di  ghiande  se lasciato libero in campagna , ma i Greci avranno anche notato la particolare conformazione dei cinghiali irsuti corsi, che hanno zampe molte alte e quindi un aspetto diverso da quello a loro noto.   Bisogna inoltre aggiungere che la popolazione contadina corsa dormiva semplicemente per terra, (11)senza stendersi su un  letto, e quindi  queste esperienze di vita più primitiva avranno turbato profondamente i Greci.

Ulisse riesce ad adeguarsi ed ad affrontare  questa cultura diversa con il soccorso del dio del commercio Hermes, che gli fornisce una sostanza molto rara, chiamata molu   (12) Circe è stupita che Ulisse sia in possesso di un prodotto così raro, ignoto ai più e con un solenne giuramento  promette di non arrecare nessun danno agli ospiti. Il possesso  di “molu” qualifica Ulisse  come persona adatta alla compagnia di Circe, in certo qual senso come appartenente al suo stesso rango,  e quindi adatto a partecipare alla sua corte.

Dalla descrizione omerica si deduce che la corte di Circe regge il confronto con quella eoliana o feaciana. Lucide sedie di metallo, su cui sono distesi tappeti di porpora, sgabellini che fungono da reggi piedi, artistici tripodi di bronzo(13) usati per riscaldare l’acqua   provano la sontuosità della reggia di Circe. Sulla mensa luccicano canestri e tazze d’oro, brocche d’argento contengono vini prelibati. Indubbiamente questo lusso è riservato solo alla classe reggente, patrizia, che ha raggiunto un alto grado culturale e vive appartata dal resto della popolazione corsa, costituita essenzialmente di pastori  e marinai, abituati ad un tenore di vita simile a quello   riservato da Circe ai compagni di Ulisse.

L’attenzione di Ulisse è giustamente tutta rivolta  alla personalità di Circe ed alla sua poliedrica cultura, influenzata senz’altro dall’Asia Minore, dall’Egitto e da Creta, nazioni con le quali la Corsica era già entrata in contatto grazie alla mediazione dei Fenici e degli Etruschi che controllavano in senso commerciale le  zone costiere dell’isola.(14)

Le attitudini di Circe investono i  più diversi campi: conosce a fondo le proprietà delle erbe,(15) sa addomesticare  gli animali,(16)è maga aruspice, come risulta dal fatto che ha in mano un bastoncino tondo, il  rabdos, (17)  chiamato più tardi dai romani  lituus, e porta in capo un berretto, probabilmente a punta, come è previsto di norma per gli aruspici etruschi.(18)   

La sua genealogia è regale e divina. Sua madre è una ninfa, Persa, (19)figlia dell’Oceano, suo padre è il sole, probabilmente il dio Cautha venerato da uno speciale collegio sacerdotale etrusco, suo fratello il terribile Aiete,  che ci ricorda il dio della morte etrusco Aita.

La poliedrica personalità di Circe manifesta un complesso sincretismo politico e religioso. Sia la madre Perse, figlia dell’Oceano, che il padre, il sole, ci rinviano al mondo egiziano, dove  Persai erano definiti i sacerdoti egiziani che potevano dimostrare una discendenza sacerdotale di 4 generazioni ,mentre  “Sole” era un appellativo dei  faraoni. Comunque anche i vari piccoli dinasti d’origine ittita che sopravvissero in Siria dopo il crollo del vasto regno nel XIII sec. a.C. e che nella Palestina pre-ebraica devono aver costituito un elemento importante, si fecero chiamare “soli”. Ciò ha la sua rilevanza, se l’etrusco è derivato dal tardo-ittita, come sostiene il linguista V.I.Georgiev, perché Circe nella sua funzione di maga aruspice ha rapporti con la Nekuia, che come vedremo, si trova  nell’ Etruria.

Probabilmente Circe appartiene ad un importante casato etrusco, in contatto con l’Egitto ed il mondo  microasiatico, stabilitisi in Corsica per motivi economici e strategici. Il suo nome, in etrusco Cerca, è la trascrizione  in caratteri greci di “quercia”,(20) cioè di una casta sacerdotale  celtica molto nota in seguito con il nome greco” druide”: Singolare sembra a prima vista, che il nome druide che designa  nei secoli successivi una sacerdotessa celtica, si applichi ad una maga aruspice  corsa/ etrusca, ma gli scambi culturali e le acquisizioni linguistiche nel corso dei secoli possono avere  causato ciò.  Ugualmente di rilievo è che il maiale è uno dei simboli della casta sacerdotale celtica e che cerca significa in iberico maiale. Siamo quindi di nuovo in presenza di un gioco semantico.

Forse il soggiorno di Circe sull’isola è solo temporaneo, perché come rappresentante della lega etrusca esercita funzioni di carattere amministrativo e sacerdotale con scadenze ben determinate.(21) Il consiglio che Circe rivolge ad Ulisse di interpellare Tiresia, un vate tebano, per chiedergli l’itinerario più agevole da seguire per tornare in patria, ci rivela che il mondo dei morti  e quindi indirettamente il mare Inferum e l’Etruria rientrano nella sua zona d’influenza. E’ chiaro che la Corsica è già subordinata all’Etruria in campo religioso ed istituzionale e ciò trova riscontro nell’ archeologia, in quanto la Corsica, ad eccezione del centro di Aleria, sorto più tardi ad opera dei Focesi, non vanta la presenza di vaste necropoli, bensì  di complessi tombali megalitici, affini a quelli iberici e sardi. La differenza dell’uso sepolcrale induce il compagno di Ulisse Elpenore, morto la notte precedente allo sbarco dell’eroe nella  Nekuia, a pregare il suo amico di seppellirlo  al ritorno in Corsica con un semplice rito di cremazione e quindi di erigergli un tumulo con inflitto un remo a futura memoria, secondo il costume iberico.(22).

Dopo un anno di permanenza in Corsica Ulisse avverte una forte nostalgia per la patria e la famiglia e decide  di imbarcarsi insieme ai suoi compagni. Probabilmente non si sente a suo agio in una cultura molto diversa dalla sua, basata su una concezione aristocratica del potere, che per legittimarsi si rifà ad una discendenza divina, e permeata da un profondo senso del sacro  e del fatale e da un severo dogmatismo, attestato ancora oggi  dalla tradizione dei libri rituales ed haruspicini e dalla famosa disciplina etrusca.

Prima di inoltrarsi  verso il  Regno della Nekuia Circe stessa gli fornisce la vittime sacrificali(23) ed i paramenti sacri.(24).

Notizie  storiche sulla Corsica

La Corsica fu abitata dapprima dagli Iberi ad occidente e dai Liguri ad oriente. Questi due popoli lasciarono le più profonde tracce sulla cultura dell’isola, infatti più di trecento  toponimi sono di  origine pre-latina.(25) Il nome stesso di Corsica, ritenuto libico da Pausania X , 17,5 , ma molto verosimilmente autoctono, deriva probabilmente dal particolare albero “ quercia da sughero” ,  molto diffuso sull’isola, chiamato in celtico “ corker” ed in tedesco “Kork”. Il nome di Circe, in etrusco Cerca , ha una chiara corrispondenza con “quercia “,  perché l’indoeuropeo q  diventa in latino e greco k. A questo proposito bisogna accennare che  in  etrusco manca la o, che si confonde con la u, quindi  il nome Corsica  dovrebbe corrispondere   ad una forma Kurk- in etrusco.  Omero accenna   espressamente  alla presenza di folti querceti nelle  vicinanze  della dimora di Circe (Od. X, 170).

Nei primi secoli vari popoli mediterranei, fenici, etruschi, cartaginesi controllarono soprattutto in senso commerciale alcune zone costiere dell’ isola Cfr. S. ACQUVIVA, La Corsica, Milano, 1982

L’isola sarà servita certamente da scalo alle imbarcazioni che in antichità  fecero la spola fra l’Egitto e la Spagna. Già ai tempi di  Ulisse Ajaccio era il centro più importante a causa del ruolo rilevante della Spagna come fornitore di metalli, soprattutto dell’argento.- La città che i Focesi chiamarono  Aleria si chiamò in epoca precedente Alalia, nome che si ritrova sull’ isola di Creta (26)  e quindi attesta  un rapporto con quell’isola.

Probabilmente verso l’VIII sec. a.C. l’isola entrò a gravitare nell’orbita etrusca. Le testimonianze storiche ci confermano che il dominio etrusco fu piuttosto formale, perché la Corsica non perdette la sua identità locale. Diodoro V, 13,4 ci attesta che i corsi dovevano consegnare ai lucumoni etruschi i loro prodotti principali , e cioè resina, cera e miele. Nel  565 a.C. i Focesi  ebbero il permesso di avere uno scalo sulla sponda tirrenica al Aleria, per facilitare i commerci con Massalia (Marsiglia), ma quando i Greci  si mostrarono più inclini alla pirateria che al tranquillo svolgimento degli affari, gli Etruschi, alleati con i Cartaginesi, li estromisero dal Mar Tirreno nel 535 a.C. Sempre da Diod. V,13 apprendiamo che gli Etruschi per rafforzare il loro dominio sull’isola fondarono dopo il 564 a.C. la città di Nikaea.

Forti legami sono attestati storicamente ed archeologicamente con le città etrusche di Populonia e Cere sino alla vittoria dei Siracusani sugli Etruschi nel 444 a.C. Per circa un secolo i Fenici subentrarono  ai Greci come principali intermediari commerciali,(27) finché nel 259 a.C. la Corsica fu conquistata dal console romano Lucio Cornelio Scipione. Poiché per i Romani l’isola ebbe un valore puramente strategico, si curarono poco del suo sviluppo  e dopo le guerre puniche  iniziò la decadenza.

Agli Iberi ed ai Liguri non si sovrapposero mai nuclei consistenti di altre popolazioni, per cui la lingua ha potuto conservare i suoi tratti originari, che rivelano una base comune con il sardo  ed i dialetti dell’ Italia meridionale e la Sicilia.(28)

Questo dato linguistico trova forse qualche riscontro nella descrizione della vita di Ulisse a corte. I contatti di Circe con la popolazione locale devono essere di estrema freddezza. Alla sua reggia servono delle ninfe, cioè giovanette consacrate al servizio di dei fluviali e collegate con il culto di Asclepio.(29). Nessun suddito compare nella reggia, ed è molto probabile che il trattamento riservato da Circe ai compagni   di Ulisse rispecchi un regime aristocratico-autoritario.  Solo quando Circe riconosce nell’ospite un rappresentante della classe eroica, che ricopre un rango degno della classe sacerdotale,  lo tratta con gli onori dovuti all’ aristocrazia.  Ciò è evidente sia nel cibo, “pane” per i nobili, “ghiande” per i servi, che nella dimora, “ reggia” e “ stalla” ed infine anche nella sepoltura.

Lo stretto contatto dei Liguri e degli Iberi con i Celti, come pure degli Etruschi con i Galli in territorio italico (galli è il nome romano per indicare  i celti residenti in Italia del Nord), contatto attestato  anche dalle  molteplici  alleanze di questi popoli contro i Romani, spiega la presenza di alcuni termini  collegati con il nome di Circe nella lingua celtica e che si ritrovano ancora oggi in inglese e tedesco :

kisting, seppellire un morto

kirke , in etrusco Cerca,  italiano quercia , perché  q  indoeuropeo corrisponde a latino e greco k, celtico kirk, ingl. church, tedesco Kirche

 Kirke  it. Circo ingl. Circus, Tedesco Zirkus

Kork  celtico. Korker   tedesco Kork , celtico Corkie ( il più grande pino esistente)

Moli  celtico Moly  ingl. Millfoil  (30)

Kukeon , tedesco Kuchen ed in ital. connesso con cucinare

Derivati da Circe :

Cista, termine etrusco per salvagioie , italiano cesta ,tedesco Kiste

Lat, Circinus , it.circine , ravvolto di panno in forma circolare, che si pongono in capo  coloro che portano pesi , e le Muse, che hanno questo attributo.

Cercius  un vento, che Circe promette ad Ulisse per navigare meglio, da WHATMOUGH  identificato con il Mistral

E non per ultimo Kerker  tedesco , italiano carcere, luogo in cui Circe rinchiude i compagni di Ulisse.

Moli compare nella lingua corsa e significa bagnato ( Bottiglioni, Dizionario delle parlate corse, Modena 1952,pag. 150.

Come attestato dal racconto di Ulisse, già in epoca antica esistettero contatti  fra la Corsica  e l’ Etruria. Infatti un nome gentilizio “ Clautie “ compare sia in Corsica che a Cere (31) ed i “Kurcles”     sulle urne etrusche di Norchia, vicino Tarquinia.(30)     

Esiodo nella sua Teogonia v. 1011 attribuisce a Circe due figli avuti con l’eroe greco :

“ E Circe, la figlia del sole Iperionide, generò dall’amore  di Odisseo , dall’animo paziente, Agrio e Latino incensurabile e forte (questi in luogo assai lontano, in fondo alle isole divine, regnavano su tutti i popoli illustri della Tirrenia )“

Questa è un’ altra conferma della nostra tesi che Circe  appartiene alla sfera  etrusca.     Lei indica ad Ulisse la via  da seguire per raggiungere  la Nekuia ,  cioè il luogo predisposto per consultare un oracolo, e così avere indicazioni più dettagliate sul percorso da seguire per tornare salvo in patria. La descrizione dell’ubicazione della Nekuia  corrisponde per molti aspetti ad un centro molto antico della Toscana, vicino al mare ,e che potrebbe coincidere con Populonia.( etrusco Pupluna,  Fufluna) ,. Città avente come dio principale Fufluns,  che in greco corrisponde a Dionisio,  dio del vino, ma anche del teatro e con agganci con il mondo dei morti.Fufluns fu molto popolare in Etruria, come risulta dal numero delle opere d’arte  in cui è raffigurato. In tempi posteriori il culto di Dioniso acquisì caratteri sempre più orgiastici ed i simboli dionisiaci divennero più frequenti nei monumenti dell’ arte funeraria. Tito  Livio  ci  riferisce dell’enorme  diffusione dei gruppi bacchici in Italia che fa risalire ad usanze tipiche dell’Etruria : “Huius mali labes ex Etruria Romam veluti contagione morbi penetravit , questa peste passò , come per contagio, dall’ Etruria a Roma

(XXXIX, 9,1.)

Note

1)  Ajaccio  forse da  Aiza =  alzarsi e aisade =               a levante rispetto alla Spagna. La Corsica si trova alla stessa latitudine della pianura di Grosseto e di Talamone. Per il significato di Ajaccio cfr. G. BOTTIGLIONI, Dizionario delle parlate corse, Modena, 1952

La. parola risulta composta da Aja + co  desinenza spesso frequente in nome di luogo, v. palico, Partinico etc.

Il significato di Ajaccio e la sua posizione anomala rispetto ai punti cardinali induce forse Ulisse a dire che egli  non si orienta sull’isola . cfr. X, vv 190-193.

Interessante da notare che in ebraico Ajjalon significa cervo. Cfr. Stade…p. 528

2)Kurnos è il nome greco,Kyrne il nome etrusco dell’isola, per il suo  significato cfr. G. DEVOTO, Gli antichi italici, Firenze 1967. Per  Corsica cfr. J. et L. JEHASSE, Aleria Antique, Lyon, 1984.pg. 48..

L’isola si distingue per le sue belle rocce a picco sul mare e le vaste foreste di querce di castagne. La folta vegetazione originaria non ha mai ceduto il  passo ad un’agricoltura intensiva, per cui mantiene un aspetto genuino. E’ poco abitata (600.000 persone  circa, residenti per lo più ad Ajaccio, Corte e Bastia ) e la gente si nutre di castagne.

3)  un bel cervo viene incontro ad Ulisse ed egli lo abbatte subito. Può darsi che abbiamo qui un accenno al toponimo Cervione, che corrisponde esattamente a grosso cervo. Tolomeo III, 2-7 nomina un’ illustre famiglia residente in Corsica “ i Cervini”. La Corsica era divisa in 12 distretti,  retti da altrettante nobili famiglie, di cui esiste ancora l’elenco.

4) Ulisse sale verso  la reggia di Circe  dl Mar Tirreno e si dirige verso Corte, al centro dell’isola. Il percorso è impervio e tutto in salita.

4)  L’etimologia di Circe è molto complessa, come del resto la sua parentela, menzionata nell’ Odissea.(vedi nota 18) ed ha avuto molteplici esiti in base alla lingua da cui lo  studioso ha preso avvio. Siccome nel presente studio si vuole collegare Circe  con la Corsica ed Omero accenna alla presenza di querce nei dintorni della reggia, è verosimile che l’etimologia corretta sia “quercia” cioè druide in greco. Dobbiamo  risalire all’ Egitto ed al culto del Dio Eliopolitano, come anche l’uso linguistico di definire Persai tutti i non-egiziani, per capire meglio la complessità del suo nome. Spesso i discendenti dei colonisti militari ebrei furono chiamati Chelkias ad Heliopoli (= cananeo Hilkia) e Persai i sacerdoti egiziani, che potevano dimostrare una discendenza  sacerdotale di 4 generazioni. Dalla parola Chelkias  derivò poi  Kleruchia  = greco  kleros, cioè possesso feudale. Quindi Circe potrebbe essere un’amministratrice /sacerdotessa della Corsica  per conto degli Etruschi/egiziani ..Fra Chelkias e Cerca, nome etrusco di Circe c’è una forte assonanza

Se poi consideriamo  che i Pelasgi/Filistei avevano rapporti con gli Etruschi. Dobbiamo tener presente che   Kir  significa in ambito palestinese fortezza, città fortificata , da cui proviene il termine greco  kurios, signore. In età pre-omerica esistette  a nord della Palestina  un regno di Kirki, menzionato nelle iscrizioni di Salmanassar I  (1280-1261) e di Tiglatpileser (1115-1105) che lo ridusse ai minimi termini. Capitale del regno dei Kirki, corrispondente all’incirca all’ Armenia, fu Urartu, da cui proviene l’uso dei famosi tripodi. Per maggiore chiarezza, gli assiri babilonesi  chiamarono Urartu la zone coincidenti oggi press’a poco all’ Armenia mentre i Greci ed Erodoto li chimarono  Alarodioi. Il profeta Amos 9,7 ci dice che Damasco fu fondata da gente proveniente da Kir.  Per i Siri che provengono da Kir ed i legami con la Cilicia, dove i re si chiamavano Kirri, vedi M.C. ASTOUR, Hellenosemitica, Leiden , 1965 p. 63. Quindi il nome Circe riflette  un campo semantico molto vasto, che racchiude potenzialmente in se molti significati in base alla lingua a cui si fa riferimento. 

In ogni caso il comportamento di Ulisse  con Circe riflette uno spirito legalistico. Da Persai deriva infatti Persinai , proprietaria di terreni e quindi pistis , salvacondotto. Il rapporto di Ulisse con Circe  si può eguagliare  ad un atteggiamento di presa di possesso – rigetto  e stipula di contratto per la durata di un anno. Il dio Hermes aiuta Ulisse,, che non sa come presentarsi ed affrontare  Circe   con un espediente o mezzo utile, denominato molu. Anche qui bisogna tener presente che  il dio Hermes rientra in ambito egiziano, ed è il dio del commercio. 

5)la casa corsa è assai elevata con tegole fatte di ardesia od altro materiale scistoso. Il materiale di costruzione è il granito, che conferisce un colore piuttosto scuro alle case, che per lo più hanno nei loro pressi le stalle. Cfr. G ISNARDI, La Corsica, Roma , 1942, p. 50 e 66.

6)Aleria si trova su un altopiano a circa 40-60 m  sul livello del mare. Il suo nome originario Alalia       si ritrova a Creta, cfr. J. et L. JEHASSE, Aleria antique, Lyon , 1984, ma ricorda anche la città accadica Alasia, cfr. M.C. ASTOUR, Hellenosemitica, Leiden, 1965, pag. 230 sottomessa all’Egitto sin dalla XVIII dinastia e che ci riporta quindi in ambito egizio-babilonese, cfr. M.C. ASTOUR, Hellenosemitica , pag. 286. Per il toponimo Alasia a Cipro, cfr. Hellenosemitica p. 50. Il fiume Tavignano, che scorre vicino ad Aleria si chiamava in antichità Rottanos.

7) Statue di marmo, raffiguranti animali feroci come i leoni si possono ammirare ancora oggi al museo di Aleria. I leoni rampanti ci rimandano  all’area  microasiatica, siriana ed egiziana. A noi interessa in questo contesto che nella tomba Regolini- Galassi di Cere è sepolta Larthia, rappresentata come signora degli animali. Ciò si adatta bene a Circe. Cfr. O.W. von VACANO, die Ertrusker in der Welt der Antike, p. 90 e 115. E W. KELLER, La civiltà etrusca, Milano , 1981, pp36-43.  I reperti  della tomba Regolini Galassi si trovano  al  Museo gregoriano nel Vaticano. “Adorna come un’immagine divina, la nobile defunta portava una veste guarnita d’oro; sul  seno aveva un grande pietra ovale, un pettorale d’oro. Ornata  di delicati  motivi di piante e di animali, essa dà l’impressione d’ un ricamo prezioso ed impalpabile. Sul bracciale spicca (in oro sbalzato e granulato), dinanzi  ad un gruppo di palme “ la signora degli animali” fra due leoni rampanti.

8) Omero ci dice  kukeon , termine che si ritrova oggi nel tedesco Kuchen , dolce. Questa bevanda è attestata  presso i Liguri ed Iberi. Degli abitanti di Cere (etruschi) sappiamo che bevevano un liquido preparato con il grano, chiamato  caeres o caelia, raramente mescolato con vino o miele.

 9)Plinio XVI, 15 ci dice che il cibo dei corsi era a base di ghiande ,e la loro bevanda vino mescolato ad erbe Plin. XXV, 85.Per il vino aromatizzato con sostanze resinose ricavate da varie piante e soprattutto dall’ assenzio  vedi VITTORIO BERTOLDI, Regionalismi gallici, in OLIVERI Dante- Silloge linguistica, Torino 1929.

10) I Corsi, popolazione  di origine ligure ed iberica, non usavano letti e dormivano sulla nuda terra.

11) Omero dice molu  forse intendendo piombo, che in greco si chiama molubdos , derivato da una parola molu , di lingua sconosciuta forse egiziano, etrusco?   Molu è un attributo di Hermes , chiamato  molubdanthropos.

Moly è  pure una parola celtica per millfoil, in italiano  achillea millefolium, una pianta dai

fiori bianchi, che in passato serviva come vulnerario e tonico, e di cui alcune specie si  utilizzano ancora oggi in Svizzera per un particolare tè  chiamato Falltrank.. PAULY-WIssowa , Colonna 801 relativa alla voce  Hermes..  In Egitto il pentafoglio era considerato un’erba preservatrice dalle malattie. Cfr.V.  BERTOLDI Regionalismi gallici in OLIVERI Dante, Silloge linguistica, Torino, 1929 pag.533

Altri identificano la pianta difficile da sradicare  e dai fiori bianco latte con l’lleboro... Linneo,,  che denominò la specie  Helleborus niger, scelse l’attributo  perché il rizoma della pianta  è nero; questo è l’unico Helleborus a fiori bianchi.  La somiglianza è così notevole che la prima connessione tra elleboro nero e molu  risale al XVIII. secolo (Triller, 1716). E’ interessante che nel folklore settentrionale questa pianta velenosa è ancora ritenuta capace di tenere lontano i malefici delle streghe. Inoltre, è notevole che la pianta richieda suolo calcareo. Giacomo TRIPODI, in Rivista di cultura classica e medioevale, anno IV, Numero 2- Fabrizio Serra Editore, Pisa Roma, 2013.

Comunque il molu serve ad Ulisse per essere riconosciuto come capo – eroe greco e di uguale rango di  Circe.

Non è da escludere che però  molu  voglia indicare il piombo, che si trova nei monti  Metalliferi, fornitori di rame, ferro, piombo ed argento, che appartenevano ai signori di Populonia e Vetulonia  (cfr W. KELLER, Laciviltà etrusca, Milano, 1981 p. 67.Molu potrebbe essere la parola egiziana od etrusca per piombo.

12)I tripodi metallici, molto in voga in tutta l’ Asia Minore nel X sec. a.C. risalgano alla civiltà definita urartiana, vedi sopra nota 4) per questa civiltà.

13)Cfr. Sabino ACQUAVIVA,  La Corsica, Milano, 1982

14)  L’appellativo di Circe polupharmacos  ci riporta all’ambito egizio, e ci ricorda Elena, che ha  lenito il dolore psichico di Telemaco con il neptente..

15)  In ciò si è visto un influsso cretese-minoico della Grande Madre Cfr.C: PICARD, Les origines du Polytheisme hellenique. Pp. 79-83, oppure anche frigio.

16)  il  rabdos  è usato anche  dal dio Ermete. Un bastoncino simile, rotondo, liscio e lungo oltre ad essere usato dagli Etruschi, fu usato dagli efori spartani, che lo chiamarono skutale .Nel nostro caso ciò ha una rilevanza particolare, perché il figlio di Ulisse, Telemaco si rivolge  al re spartano Menelao per avere notizie su suo padre. Per la vicinanza dei Tyrseni /Etruschi  con gli Spartani cfr. G. CAPOVILLA, Praehomerica et Praeitalica, Roma , 1964 , pag. 87. Se però rabdos è una parola  di origine persiana, abbiamo un’altra indicazione temporale.

17) In tarda età il copricapo ebbe un laccio sotto il mento, come nel caso  dei Flamini romani. Omero parla solo di un vago velo .  Cfr. M: CRISTOFANI, Gli Etruschi,una Nuova Immagine, Firenze , 1984,p. 150.

18) La ninfa Persa ci ricorda una divinità etrusca Persu, a cui si fa risalire il termine “persona”. Siccome Perse erano definiti in Egitto in senso lato tutti coloro che non erano egiziani, la madre Perse, figlia dell’Oceano, ci rinvia all’ambito egiziano.e potrebbe indicare una  schiava o concubina del Faraone, od una cittadina corsa alle dipendenze del Faraone. Per il significato di Persata = Philistines, cioè Filistei vedi M.C. ASTOUR, Hellonosemitica, p. 7.

19)Per il padre, il sole è interessante notare  che i vari piccoli dinasti d’origine ittita, che sopravvissero nel XIII sec. in Siria al crollo del  loro  vasto regno, e che nella Palestina pre-ebraica devono aver costituito un elemento importante, si fecero chiamare “soli”.

Nelle scene mitologiche su ceramiche e specchi etruschi il dio Sole è presentato come un auriga od un disco raggiato con testa e busto al centro. Cfr. M.CRISTOFANI, Gli Etruschi, una nuova immagine, Firenze, 1984,p. 150.

Per il fratello Aiete è interessante notare che nel cosentino (Calabria)  si riscontra  un toponimo Aieta, che rientra nell’ambito dei di Consentes ed i 12 Theoi  boulaioi degli Egiziani. Cfr. Pauly-Wissowa, Haruspices.

Il nome di Circe, che è la trascrizione in alfabeto greco della parola quercia, in quanto il greco non conosce la q e la trascrive con k,  ci può anche rinviare al paese ittita di Kirki, che sopravvisse nel suo territorio più settentrionale, ciò è particolarmente interessante per chi condivide la tesi che gli etruschi fossero in origine ittiti,poi trasferitisi in Toscana.  I Frigi, che risiedettero in seguito in territorio ex-ittita possono aver preso anche loro la via dell’esilio. Cfr. al riguardo il passo di Pausania riportato da J: BERARD, La Magna Grecia, Torino, 1963 , p. 343

L’influsso egiziano è molto evidente a Vulci nella tomba denominata di Iside, a Tarquinia nella cosiddetta  tomba di Bocchoris, dove si è trovato un vaso con  un‘iscrizione di questo faraone, che regnò dal 718 al 712 circa. Per la comprensione dell’Odissea ed in particolare dell’assenza del dio Poseidone che si reca  ad un’ecatombe in Etiopia  la biografia di questo faraone può risultare molto utile. Figlio del principe  egiziano Tefnahte, che durante il Basso Impero estese la sua supremazia sino ad Ermopoli, suscitò l’invidia degli avversari, che si rivolsero per aiuti e rinforzi  al re di Nubia , Pi anhe (741-717). In un primo momento fu sconfitto, ma quando Pi anhe fu costretto a ritirarsi nei suoi territori, trionfò sui nemici e si proclamò faraone,   riuscendo  per breve tempo a regnare sull’Egitto, finchè  fu eliminato su istigazione di Sabako, successo a Pi anhe,  che  ristabilì l’egemonia etiope. Taharqa fu figlio di Pi anhe. In Egitto  regnò una dinastia etiope (la XXV) dal 760 al 656 a.C.)

20)  Ulisse rimane presso Circe un anno, il periodo di carica di un funzionario romano, p.es. il console

21)Ciò  corrisponde all’uso iberico, che si ritrova pure in Liguria ed in Corsica, delle pietre tombali con infisse punte di lancia. Al riguardo sono interessanti i complessi tombali di Filitosa in Corsica e le tombe dei Giganti nei pressi di Olbia e di S. Teresa  di Gallura in Sardegna

22) una pecora nera ed un montone

23)il costume dell’aruspice, come appare su una serie di monumenti etruschi, prevede un copricapo a punta,una tunichetta  ed una mantellina probabilmente confezionata con la pelle di un animale sacrificato, trattenute da fibule di bronzo di aspetto molto antiquato; tutto l’insieme presenta caratteri di notevole arcaicità ed è , in generale,  confrontabile con l’abbigliamento comunemente impiegato per caratterizzare i pastori; si è pertanto giustamente ipotizzato la cristallizzazione di una tradizione  assai antica, risalente ad età protostorica. Cfr. M. CRISTOFANI, Gli Etruschi. Una nuova immagine , Firenze, 1984 p. 150.

24)  Pausania X, 17,5  afferma che il nome di Corsica fu dato all’isola dai Libici Sallustio  insiste sull’influsso ligure sull’isola ( vedi Encl. TRECCANI, Corsica pag. 515)

Comunque sia,  i liguri  che gli iberi occuparono l’isola verso il 3000-1000 a.C. rispettivamente ad oriente ed a occidente. Agli Iberi sono dovuti con tutta probabilità i monumenti  megalitici della Corsica, dolmen e menhir, che con i rispettivi nomi di stazzone e stantare si trovano in varie parti dell’isola e più frequentemente nelle regioni di Capo Corso e del Sartanese. Cfr. G: ISNARDI, La Corsica, pp. 33-34, Roma, 1942.

Inoltre in tutta l’isola è presente una cultura definita delle “torri” simile a quella nuragica della Sardegna. A Filitosa si trova forse il centro più rappresentativo di questi grandi monumenti circolari, muniti pure di un oppidum. Cfr. R.GROSJEAN, La Corse avant l’ histoire, Paris, 1981 e R. GROSJEAN/J. JEHASSE, Sites préhistoriques et protohistoriques de l’Ile de Corse, 1976 in Institut de paléontologie humaine.

Ad Aleria si sono rinvenuti resti di tombe con arredi che somigliano a quelli dell’età del bronzo nel Piceno, per cui si  deve ammettere che già in epoca remota Corsi e Piceni commerciassero fra loro. Cfr. J: JEHASSE, La nécropole préromaine d’ Aléria avec une étude des graffites par J.HEURGON de l’ Instituit , Paris , 1973

25) Cfr. J.  et L .JEHASSE, Aleria antique, Lyon 1984, pp. 3 e 42. A Cipro Alasia –Cfr. M. C: ASTOUR, Hellenosemitica, p. 35 , per Ugarit cfr.  C.M. ASTOUR, pp. 230- 340-351 e 355

26)Sappiamo da Tolomeo  che la Corsica fu divisa in dodici tribù, di cui una famosa dei Cervini (cfr. J.  et L. JEHASSE, Aleria antique, pag 41

Gli  Etruschi  lasciarono comunque poche tracce del loro dominio sull’isola. Gli scali più importanti che i Corsi  usarono in Toscana furono  Populonia  e Cosa in epoca romana.

27) Cfr. J. et L. JEHASSE,Aleria antique , p. 18

28) Cfr. G. BOTTIGLIONI, Dizionario  delle parlate corse, Modena , 1952 e Atlante Linguistico Etnografico della Corsica,Pisa, 1931

29) Asclepio è il dio della medicina per autonomasia, equiparato forse al dio Seth egiziano. Serv . Georg. IV, 363 ci dice che  nelle feste di Neilos  dei ragazzi venivano consacrati al servizio delle ninfe. Il culto delle fonti degli dei fluviali era però anche diffuso in Siria, ed  ad Antiochia c’era un meraviglioso Numphon  ieron                                . L’ importanza dell’elemento acqua fu riconosciuto in tutta la sua portata dagli antichi, perché delle ninfe sono le allevatrici  di famosi eroi, fra cui Achille, Enea, Rheso, Perseo ed infine Romolo e Remo.

30)Per il celtico cfr. Holger PEDERSEN, A concise comparative celtic grammar, Gottingen, 1961 pag. 40 e Chamber’s Scots dialect dictionary edited by A. WARRAK, M.A.London, Edinburgh 1911

Per quanto riguarda i Celti è da notare che veneravano i loro dei in ampi boschi di querce. Praticarono la cremazione. Alla corte  ed alla  mensa dei principi celti partecipavano  dei commensali, che erano però dipendenti dai principi. La religione dei Celti risente anche influssi  egiziani e probabilmente etruschi. Hermesw è anche un importante dio celtico. Cfr. H.C. PUECH, in storia delle religioni, Laterza, La religione dei celti , p. 119. Il maiale  è uno dei simboli  della  casta sacerdotale dei Celti  I Celti italiani, chiamati Galli, erano in stretto contatto con gli etruschi ed i popoli Italici. Bisogna comunque osservare che l’ìosco-umbro conserva parola comuni all’aera celtica o germanica, mentre il latino innovs..  

I Pelasgi,  che abbiamo menzionato più volte nel nostro contesto, che appartengono a secoli anterioti,  avevanop culti naturalisti, adoravano il sole, la luna, gli astri e la terra  Cfr. PICARD,  Polytheisme, p. 138.  

31) Nell’anno  1968 fu scoperta a Cere una tomba con il nome Clautie

32) Cfr. V.I. GEORGIEV, Etruskische Spreachwissenschaft, II Teil, Jungetruskische Inschriften, Sofia, 1q971 p. 98.

 Riassumendo brevemente quanto sopra esposto, possiamo dire che molto probabilmente al significato greco dell’ isola Kurnos si sovrappone  quello di Kurios,”signore” “Padrone”, , che diventa un attributo di Circe, “quercia”, “druide”, ma  forse anche di signora discendente dalla stirpe proveniente da Kirki, dalla civiltà di Urartu .        

Alla luce dello studio delle religioni antiche comparate non sfugge che ci sono delle affinità sorprendenti fra i riti prescritti da Circe ed i misteri Eleusini, che avevano lo scopo di iniziare gli adepti ad una vita nell’ al di là. Dee tutelari dei misteri erano Demetra e Persefone .Erano preposte ai Misteri le gens  dei Cerici, Kerykes e degli Eumolpidi e durante i festeggiamenti si immolava un porchetto e si beveva il  Kukeon, la stessa bevanda  che Circe offre ad Ulisse. In una cista si riponevano gli oggetti sacri. I misteri Eleusini risalivano ad epoche antichissime e tracce dell’ età micenea si sono trovate durante gli scavi del luogo sacro. Sul lato sud dell’acropoli è emersa una tomba a cupola, e dato ancora più interessante, in una tomba si è trovato uno scarabeo egiziano, forse dell’ età di Pianke I, faraone etiope  del VII sec. a.C.(741-717) che sconfisse il faraone egiziano  Bocchoris, di cui abbiamo un vaso nella tomba di Bocchoris a Tarquinia.

Abbiamo così la prova che sia Eleusi che la Corsica e la Toscana erano i n  rapporti commerciali e culturali con l’ Egitto. Eleusi fu certamente una città fortificata  fornita di molte cisterne, simile  ali insediamenti dei Filistei costruiti sulla sponda asiatica del Mediterraneo. Non meraviglia quindi che un guerriero che si aggrega a Davide si chiami

Eleusai, 1  Cronache  12,5, nome al quale si è attribuito il significato ebraico “Dio è la mia forza”.  Ciò dimostra ancora una volta quanto fossero stretti i rapporti culturali  e religiosi nel bacino mediterraneo. Dalla leggenda emerge chiaramente che i misteri Eleusini sono stati introdotti  a popolazioni pre-greche, forse pelasgiche, perché Demetra arriva ad Eleusi durante una peregrinazione alla ricerca della figlia Kore,  rapita dal dio degli Inferi  ed insegna alla gente del luogo l’agricoltura.

Un toponimo Eleuterua, che  si ritrova nella Creta settentrionale, composto da Eleu ter  (segno, radice , che si ritrova nel nome  Tiresia ) potrebbe attestare la continuità dei rapporti fra Pelasgi/Tirreni, Achei, Cretesi, Egizi e Filistei, come  risulta anche dalla storia.

Nessun commento:

Posta un commento