domenica 29 dicembre 2019
Archeologia. Sardegna, la Civiltà Nuragica: Nuraghi a corridoio e Nuraghi a Tholos. Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia. Sardegna, la Civiltà Nuragica: Nuraghi a corridoio e Nuraghi a Tholos.
Articolo di Pierluigi Montalbano
(tratto dal libro: "Popoli del Mare", Capone Editore, 2019)
Nuraghi a Corridoio
La Civiltà
Nuragica, quella dei costruttori di nuraghi, si sviluppò in
Sardegna durante tutta l’età del Bronzo, dal XVII al X a.C., e continuò poi per
altri 5 secoli, attuando una serie di profondi cambiamenti sociali, in un
periodo in cui i sardi non costruivano più torri. Il substrato che consentì il
suo sviluppo si andò formando sul finire del III Millennio a.C., quando la
cultura locale, conosciuta come facies Monte Claro, fu fortemente influenzata
dalle genti del Vaso Campaniforme, portatori d’innovazioni importanti quali
l’architettura dolmenica, nuove tecnologie per la fusione dei metalli e una
forte specializzazione nell’uso delle armi.
venerdì 27 dicembre 2019
Archeologia. Le origini degli ulivi e la nascita della produzione dell'olio in Sardegna. Articolo di Giandomenico Scanu
Archeologia. Le origini degli ulivi e la nascita della produzione dell'olio in Sardegna.
Articolo di Giandomenico Scanu
S’ignora l’epoca esatta della prima apparizione di Olea europaea in Sardegna ma le analisi sui pollini provano la sua presenza nell’isola già in età post glaciale. Dai reperti di carboni prelevati in siti del Neolitico è difficile stabilire se si tratti di legno di Olea europaea sylvestris (Miller), o anche oleaster (Hoffm. et Link) oppure di Olea europaea sativa. Numerose informazioni testimoniano, invece, la presenza nell’isola dell’olivastro, la cui presenza è tutt’ora visibile. Le immense aree olivastrate estese per di migliaia di ettari, costituiscono, oggi come allora, parte integrante del paesaggio sardo. Alcuni ritengono che l’olivo poteva essere già presente nell’isola, in forme selvatiche spontanee, quando i sardi vennero a contatto con le civiltà dei Fenici e dei Greci.
Articolo di Giandomenico Scanu
S’ignora l’epoca esatta della prima apparizione di Olea europaea in Sardegna ma le analisi sui pollini provano la sua presenza nell’isola già in età post glaciale. Dai reperti di carboni prelevati in siti del Neolitico è difficile stabilire se si tratti di legno di Olea europaea sylvestris (Miller), o anche oleaster (Hoffm. et Link) oppure di Olea europaea sativa. Numerose informazioni testimoniano, invece, la presenza nell’isola dell’olivastro, la cui presenza è tutt’ora visibile. Le immense aree olivastrate estese per di migliaia di ettari, costituiscono, oggi come allora, parte integrante del paesaggio sardo. Alcuni ritengono che l’olivo poteva essere già presente nell’isola, in forme selvatiche spontanee, quando i sardi vennero a contatto con le civiltà dei Fenici e dei Greci.
giovedì 19 dicembre 2019
Navigazione e Carte Nautiche: Vespucci e il Planisfero di Pesaro. Articolo di Rolando Berretta
Navigazione e Carte Nautiche: Vespucci
e il Planisfero di Pesaro.
Articolo
di Rolando Berretta
Questo
racconta Vespucci nel Mundus Novus:
Il 14 maggio 1501 partimmo
felicemente con tre navi da Lisbona, su incarico del suddetto re, per cercare
nuove terre verso l’Austro e navigammo ininterrottamente per venti mesi verso
sud, e la nostra navigazione si è svolta così….
….(alla fine) …Queste sono le cose più notevoli che ho visto durante questo mio
ultimo viaggio, che io chiamo Terza
giornata, poiché altre due sono le due spedizioni che ho compiuto
verso occidente per incarico del serenissimo re di Spagna. Durante le quali
io ho preso nota delle meraviglie compiute dal sublime Creatore di tutte le
cose, nostro Dio; delle principali, ho scritto
|
mercoledì 18 dicembre 2019
Archeologia. L'età del Ferro in Sardegna: arte e religiosità s'incontrano. Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia. L'età del
Ferro in Sardegna: arte e religiosità s'incontrano
© Durante la Civiltà Nuragica è evidente un cambio sociale avvenuto intorno al X secolo a.C., con una serie di tracce archeologiche che vedono la trasformazione del rituale funerario. La realizzazione di una nuova tipologia tombale, con pozzetto a ipogeo singolo che sostituisce le Tombe di Giganti, suggerisce la volontà di distinguere i defunti all’interno della comunità. Forse siamo in presenza di gruppi familiari con ruoli di prestigio o di personaggi degni di essere ricordati per le loro qualità sociali, economiche, politiche o militari. Con l’abbandono dell’attività edilizia dedicata alla costruzione di nuovi nuraghi, i sardi nuragici avviano un piano urbanistico che elabora nuove strutture, realizzate smontando gli edifici in disuso. Già da due secoli, nei villaggi si realizzavano monumentali strutture pubbliche dedicate alla religiosità e ai rituali comunitari. Le tradizionali architetture civili e le abitazioni, erano affiancate dai templi a pozzo, raffinati edifici in cui l’acqua
Articolo di Pierluigi
Montalbano
(Tratto dal libro Popoli del Mare, di Pierluigi Montalbano, Capone Editore, Novembre 2019) ©
© Durante la Civiltà Nuragica è evidente un cambio sociale avvenuto intorno al X secolo a.C., con una serie di tracce archeologiche che vedono la trasformazione del rituale funerario. La realizzazione di una nuova tipologia tombale, con pozzetto a ipogeo singolo che sostituisce le Tombe di Giganti, suggerisce la volontà di distinguere i defunti all’interno della comunità. Forse siamo in presenza di gruppi familiari con ruoli di prestigio o di personaggi degni di essere ricordati per le loro qualità sociali, economiche, politiche o militari. Con l’abbandono dell’attività edilizia dedicata alla costruzione di nuovi nuraghi, i sardi nuragici avviano un piano urbanistico che elabora nuove strutture, realizzate smontando gli edifici in disuso. Già da due secoli, nei villaggi si realizzavano monumentali strutture pubbliche dedicate alla religiosità e ai rituali comunitari. Le tradizionali architetture civili e le abitazioni, erano affiancate dai templi a pozzo, raffinati edifici in cui l’acqua
giovedì 12 dicembre 2019
Archeologia. Shardana, guardia reale del faraone Ramesse II. Tratto dal libro Popoli del Mare, di Pierluigi Montalbano, Capone Editore, Novembre 2019
Archeologia. Shardana, guardia reale del faraone Ramesse II
(Tratto dal libro Popoli del Mare, di Pierluigi Montalbano, Capone Editore, Novembre 2019) ©
©
Gli Shardana furono scelti per diventare la guardia scelta del faraone Ramesse II, invogliati con concessione di privilegi, terre fertili lungo le sponde del Nilo, diritto di matrimonio, successione ereditaria dei campi. Già dal XV a.C., all’epoca della regina Hatshepsut e di Tuthmosis III, l’esercito egizio si ampliò con l’immissione di truppe formate da guerrieri professionisti, con corpi d’armata, divisioni di fanteria, carristi e ufficiali, con la conseguente specializzazione delle tecniche di combattimento. A tutto ciò, si univa l’apparato di supporto costituito da personale di servizio, flotta e carri di supporto per i viveri e vettovaglie, carpentieri, cuochi, addestratori di cavalli e maestri d’armamenti che insegnavano le tecniche con la spada, l’arco, la lancia e le
Gli Shardana furono scelti per diventare la guardia scelta del faraone Ramesse II, invogliati con concessione di privilegi, terre fertili lungo le sponde del Nilo, diritto di matrimonio, successione ereditaria dei campi. Già dal XV a.C., all’epoca della regina Hatshepsut e di Tuthmosis III, l’esercito egizio si ampliò con l’immissione di truppe formate da guerrieri professionisti, con corpi d’armata, divisioni di fanteria, carristi e ufficiali, con la conseguente specializzazione delle tecniche di combattimento. A tutto ciò, si univa l’apparato di supporto costituito da personale di servizio, flotta e carri di supporto per i viveri e vettovaglie, carpentieri, cuochi, addestratori di cavalli e maestri d’armamenti che insegnavano le tecniche con la spada, l’arco, la lancia e le
venerdì 6 dicembre 2019
I nostri antenati illuminati dalla luce del toro per 2000 anni. Riflessioni di Gustavo Bernardino
I nostri antenati illuminati dalla luce del toro per 2000 anni.
Riflessioni di Gustavo Bernardino
Il ricco e superbo patrimonio
di costruzioni monumentali ricevuti in eredità dai nostri antenati, è capace di
offrire non solo grandi emozioni nell'ammirare lo splendore della loro esecuzione
ma consente di immergersi nella storia più antica della nostra terra rendendoci
partecipi delle usanze, abitudini,
e culti religiosi. Mi riferisco
in particolare alla bellezza e alla solennità delle Domus de Janas ed in
particolare a quelle della necropoli di Museddu a Cheremule (vedi foto A e B).
In questo complesso, appartenente probabilmente al periodo eneolitico
(3.900/3.500) a.C., si trovano due “domus” che si differenziano dalle restanti
costruzioni per delle particolari rifiniture che di seguito descrivo.
Nella “domo” indicata dalla
lettera (A) sono riprodotte nella parte alta dell'ingresso due corna in modo
che tutta l'apertura, nel suo insieme, assuma le sembianze di una protome
taurina. Nella seconda immagine (lettera B) invece la protome è mancante del
corno sinistro. Considerato che i nostri antenati costruivano i loro
lunedì 25 novembre 2019
Archeologia. Cagliari in epoca medievale fra Castrum, Castellum, Civitas, Urbes e altri termini descrittivi della città. Articolo tratto dagli studi di Rossana Martorelli e riassunto da Pierluigi Montalbano.
Archeologia. Cagliari in epoca medievale fra Castrum,
Castellum, Civitas, Urbes e altri termini descrittivi della città. Articolo
tratto dagli studi di Rossana Martorelli e riassunto da Pierluigi Montalbano.
La Giudicessa Benedetta di Lacon nel 1217 inviò una lettera
a papa Onorio III in cui si disperava per l’errore di aver donato la rocca di
Castello ai Pisani. Questi avevano fortificato il quartiere. Dall’altura
minacciavano la città e pretendevano le entrate del porto. I Pisani, in realtà,
già disponevano di un approdo idoneo allo svolgimento delle loro attività
commerciali perché un nucleo di privati cittadini preferì risiedere sul colle di
Bonaria e non entro le mura della cittadella giudicale. Nei documenti di poco
successivi alla donazione, questo nuovo insediamento su Bonaria, che i Pisani
si adoperarono per trasformare in un vero centro urbano, imitando il modello
urbanistico delle città italiche del XIII secolo, non si chiamava Caralis
(castrum munitissimum) bensì Castrum Novum. Nel 1259 i Pisani usavano il
termine Castello Castri fino all’avvento dei catalano aragonesi che lo
trasformarono in Castelli Calleri. Dionigi Scano vedeva nella presenza di
reperti antichi nelle cortine dell’antico castello la testimonianza che Carales
fin dall’inizio era stanziata sulla «sommità di questa
domenica 24 novembre 2019
Archeologia. Osservazioni di Corinna Pieri intorno al libro “Popoli del Mare - Minoici, Micenei, Shardana - Origine, materie prime, traffici marittimi preistorici” di Pierluigi Montalbano - Capone Editore, 2019
Archeologia. Osservazioni di Corinna Pieri intorno al libro “Popoli del Mare - Minoici, Micenei, Shardana - Origine, materie prime, traffici marittimi preistorici” di Pierluigi Montalbano - Capone Editore, 2019
Ringrazio l’autore per questo bel lavoro, che ha il pregio di fornire una panoramica a tutto tondo di come siano nate le frequentazioni tra tribù, etnie, popoli fin dall’alba dell’umanità quando essa scoprì di appartenere ad un mondo molto più grande di quanto non avesse ritenuto. Il titolo ed i sottotitoli già “parlano da soli” a tutti coloro che abbiano la curiosità di comprendere le ragioni che hanno indotto gli uomini ad incontrarsi e socializzare fino a determinare la prima “globalizzazione”. A tal proposito scopriamo che i primi scambi erano costituiti da “doni” di materie prime, ritenute pregiate in quei tempi, al fine di mantenere buoni rapporti di “vicinato”: una sorta di invito alla solidarietà per evitare conflitti. Si va avanti attraverso una lettura piacevole come se seguissimo la mappa di un percorso dove troviamo le materie prime dagli albori fino ai più sofisticati manufatti realizzati da straordinari artigiani: ceramiche, utensili, gioielli e armi. E furono proprio le armi che dettero vita ai grandi Imperi con Sistemi Palaziali grazie al controllo delle rotte commerciali marittime che consentivano l’acquisizione di notevoli ricchezze. Poi arrivarono i Popoli del Mare, una sorta di confederazioni di genti guerriere migranti, che attaccarono i grandi Imperi sconvolgendo gli assetti di potere e determinando la scomparsa dell’Impero Ittita e l’inizio della decadenza di quello Egizio. Le ragioni di tali ondate di guerrieri ci sono ancora sconosciute. Da quel momento tutto cambiò nel bacino de Mediterraneo, nuovi regni sorsero intorno ai centri abitati che dettero vita al tempo delle Città Stato, dal potere molto più fragile dei precedenti Sistemi Palaziali, ormai definitivamente tramontati. Gli ultimi capitoli ci narrano le gesta degli Shardana, un popolo sul quale ancora oggi si palesano ipotesi diverse. Montalbano ci presenta la sua con argomentazioni puntuali e documentate, ma non la svelerò perché arriva alla fine di una lettura agile, attraverso la quale ricostruire l’entusiasmante viaggio che ci ha portati fin qui e forse anche capire come meglio proseguire verso il domani. L’ultimo capitolo, non certo per importanza nel sentire dell’autore cagliaritano, è dedicato alla Sardegna e al fascino intramontabile e misterioso della Civiltà Nuragica.
Ringrazio l’autore per questo bel lavoro, che ha il pregio di fornire una panoramica a tutto tondo di come siano nate le frequentazioni tra tribù, etnie, popoli fin dall’alba dell’umanità quando essa scoprì di appartenere ad un mondo molto più grande di quanto non avesse ritenuto. Il titolo ed i sottotitoli già “parlano da soli” a tutti coloro che abbiano la curiosità di comprendere le ragioni che hanno indotto gli uomini ad incontrarsi e socializzare fino a determinare la prima “globalizzazione”. A tal proposito scopriamo che i primi scambi erano costituiti da “doni” di materie prime, ritenute pregiate in quei tempi, al fine di mantenere buoni rapporti di “vicinato”: una sorta di invito alla solidarietà per evitare conflitti. Si va avanti attraverso una lettura piacevole come se seguissimo la mappa di un percorso dove troviamo le materie prime dagli albori fino ai più sofisticati manufatti realizzati da straordinari artigiani: ceramiche, utensili, gioielli e armi. E furono proprio le armi che dettero vita ai grandi Imperi con Sistemi Palaziali grazie al controllo delle rotte commerciali marittime che consentivano l’acquisizione di notevoli ricchezze. Poi arrivarono i Popoli del Mare, una sorta di confederazioni di genti guerriere migranti, che attaccarono i grandi Imperi sconvolgendo gli assetti di potere e determinando la scomparsa dell’Impero Ittita e l’inizio della decadenza di quello Egizio. Le ragioni di tali ondate di guerrieri ci sono ancora sconosciute. Da quel momento tutto cambiò nel bacino de Mediterraneo, nuovi regni sorsero intorno ai centri abitati che dettero vita al tempo delle Città Stato, dal potere molto più fragile dei precedenti Sistemi Palaziali, ormai definitivamente tramontati. Gli ultimi capitoli ci narrano le gesta degli Shardana, un popolo sul quale ancora oggi si palesano ipotesi diverse. Montalbano ci presenta la sua con argomentazioni puntuali e documentate, ma non la svelerò perché arriva alla fine di una lettura agile, attraverso la quale ricostruire l’entusiasmante viaggio che ci ha portati fin qui e forse anche capire come meglio proseguire verso il domani. L’ultimo capitolo, non certo per importanza nel sentire dell’autore cagliaritano, è dedicato alla Sardegna e al fascino intramontabile e misterioso della Civiltà Nuragica.
giovedì 14 novembre 2019
Archeologia. Shardana e altri Popoli del Mare sbarcano a Monserrato.
Archeologia. Shardana e altri Popoli del Mare sbarcano a Monserrato.
La geografia del mare non è una semplice tavola blu. Da millenni, nessun impero è rimasto solido se ha trascurato l’esplorazione e il governo dei mari, e senza prevalere sulle onde non si può ambire all’egemonia sulle terre. Essendo inabitabile, chi riesce a controllarne i nodi strategici, ossia gli stretti, laddove le acque si restringono e le coste si avvicinano, disegna la supremazia del potere marittimo. Chi controlla i punti di strangolamento, così sono chiamati questi luoghi, può decidere di chiudere o aprire le arterie dell’economia. Chi occupa postazioni determinanti può dissuadere o colpire il nemico. Nell’età del
martedì 12 novembre 2019
Archeologia. Le città in Sardegna fra tardoantico ed alto medioevo. Articolo di Rossana Martorelli
Archeologia.
Le città in Sardegna fra tardoantico ed alto medioevo.
Articolo di Rossana
Martorelli
Le
recenti ricerche storiche ed archeologiche stanno incrementando le conoscenze
sulle città sarde, fornendo una nuova base per delinearne l’assetto raggiunto
in epoca postclassica attraverso dinamiche di continuità o trasformazione. Sia
le fonti scritte – sebbene scarse e relativamente più abbondanti su Cagliari –
sia l’archeologia confermano una sostanziale persistenza nel medesimo sito
degli insediamenti urbani, sino a che un insieme di eventi ne causò il
progressivo abbandono in favore di nuovi centri agli inizi del medioevo. Impedisce
di disegnare bene l’urbanistica e la fisionomia delle città sarde in questo periodo
il fatto che i livelli archeologici relativi a tali secoli sono stati asportati
durante esplorazioni “archeologiche” condotte in passato per riportare in luce
le
venerdì 8 novembre 2019
Archeologia. Ossidiana: l’oro nero che veniva dal mare. Articolo di di Felicia Corsale e Franco Foresta Martin
Archeologia. Ossidiana: l’oro nero che veniva dal mare.
Articolo di di Felicia Corsale e Franco Foresta Martin
L’ossidiana alimentò la prima, grande rete di scambi commerciali e
culturali su lunga distanza realizzata dall’uomo in età Neolitica, circa 6000
anni prima di Cristo. Questa rete di scambi ebbe nella Sicilia uno dei nodi più
importanti dell’intero bacino mediterraneo. Oggi la ricerca scientifica mette a
disposizione analisi fisiche e chimiche che da un minuscolo frammento di
ossidiana permettono di risalire al giacimento geologico di provenienza e di
definire l’età in cui questo vetro di origine vulcanica fu lavorato, fino ad
assumere la funzione di utensile. L’ossidiana è un vetro naturale di origine vulcanica, un materiale amorfo, privo di
quell’ordine strutturale tipico dei minerali. L’ossidiana di solito ha un
aspetto nero-lucente e una tendenza a rompersi generando una superficie
concoide, cioè curva come il guscio di una conchiglia. Si forma quando colate
di lava molto ricche in
domenica 3 novembre 2019
A proposito della Stele di Nora e del nome Sardegna. Riflessioni di Salvatore Dedola, linguista e glottologo.
A proposito della Stele di Nora e del nome Sardegna.
Riflessioni di Salvatore Dedola, linguista e glottologo.
SARDIGNA.
Siamo cortesemente invitati a deporre i dubbi sul vero nome
dell’antichissima Sardegna perché l’isola si chiamava SARDIGNA esattamente come
oggi. Se gli Italiani mutano la fonetica in Sardegna, sarebbe da rispondergli:
“affare vostro!”. Purtroppo sappiamo che la toponomastica e la coronomastica
attuali non si possono cambiare a piacere in quanto sancite in legge. Tant’è
vero che nell’isola tutti i municipi hanno deciso di usare anche il nome sardo
del proprio villaggio (le nuove leggi lo consentono), salvo però
l’affiancamento del granitico nome italiano: quindi Puttu Majore -
Pozzomaggiore. Fastidioso, vero?
Gli Italiani però non avevano deciso a capriccio il nome dell’Isola, avendolo scimmiottato dagli Spagnoli, che nei secoli passati ebbero mire, pretese e forze imperiali, ed infatti possedevano mezza
Gli Italiani però non avevano deciso a capriccio il nome dell’Isola, avendolo scimmiottato dagli Spagnoli, che nei secoli passati ebbero mire, pretese e forze imperiali, ed infatti possedevano mezza
giovedì 31 ottobre 2019
Archeologia in Sardegna. Gli insediamenti della Civiltà Nuragica nel Sinis Riflessioni di Alessandro Usai
Archeologia in Sardegna. Gli insediamenti della Civiltà Nuragica nel Sinis.
Riflessioni di Alessandro Usai
Gli insediamenti nuragici del Sinis
accompagnano il periodo d’oro dei nuraghi, corrispondente alla fase di maturità
sopra descritta (Bronzo Medio 3 e Bronzo Recente), e caratterizzano
primariamente il periodo che seguì l’interruzione dei nuraghi, cioè le fasi di
trasformazione, crisi e degenerazione-dissoluzione (Bronzo Finale e Primo
Ferro). In questo campo d’indagine si può disporre di dati apprezzabili, grazie
agli scavi nell’abitato di Su Murru
Mannu sotto il tofet di Tharros
e grazie alle ricerche territoriali sistematiche. Inoltre informazioni utili
vengono dai primi studi sull’insediamento di Sa Osa – Cabras, situato in
prossimità della sponda destra del Tirso e quindi al di fuori dell’area geografica
del Sinis. Secondo i miei conti, nel Sinis si conservano i resti di almeno 71
insediamenti nuragici grandi e piccoli, con una densità complessiva di quasi
0,6 insediamenti per chilometro quadrato. Tuttavia le conoscenze sono assai
lacunose e l’impressione che se ne
ricava è probabilmente molto riduttiva. La vegetazione sull’altopiano basaltico
ostacola la visibilità delle
mercoledì 23 ottobre 2019
Archeologia in Sardegna. Le sculture di Mont’e Prama: Contesto, scavi e materiali. Alle origini del fenomeno Mont'e Prama. La Civiltà Nuragica nel Sinis. Riflessioni di Alessandro Usai
Archeologia in Sardegna. Le sculture di Mont’e Prama: Contesto, scavi
e materiali.
Alle origini del fenomeno Mont'e Prama. La Civiltà Nuragica nel Sinis.
Riflessioni di Alessandro Usai
Il complesso di Mont’e Prama è un fenomeno
archeologico senza confronti nell’Oristanese e nell’intera Sardegna. La sua
unicità potrebbe essere il sintomo di una reazione o risposta locale delle
comunità tardo-nuragiche del Sinis a condizioni particolari dovute a fattori
interni o esterni, nell’ambito del processo di generale trasformazione culturale
che investe l’intera Sardegna tra il Bronzo Finale e il Primo Ferro. Pertanto
la presentazione del quadro complessivo del Sinis nuragico costituisce un
tentativo rivolto non solo a ricomporre lo scenario su cui si staglia il
fenomeno di Mont’e Prama, ma anche a individuare le peculiarità di uno
specifico contesto culturale, peculiarità che potrebbero avere un rapporto con
la singolarità della risposta ipotizzata. Il Sinis sembra aver interpretato a
proprio modo la parabola della civiltà nuragica; anzi, sembra aver espresso le stesse
tendenze generali che appaiono nel resto dell’Isola,ma con manifestazioni
distinte per quantità o qualità, che richiedono un’interpretazione adeguata. Nel Sinis si
esprimono in modo ancora più marcato che nel resto della Sardegna quegli
aspetti contraddittori che generalmente distinguono le
lunedì 21 ottobre 2019
Arte. Analisi semiotica COMPARATIVA di un quadro “in cerca di autore” (probabile André Derain). Riflessioni di Alberto Zei
Arte. Analisi
semiotica COMPARATIVA di un quadro “in cerca di autore”
(probabile
André Derain).
Riflessioni di Alberto Zei
Qualche tempo fa, fu pubblicato un articolo
riguardante il ritrovamento di un quadro nella Roma romantica, attribuibile ad
Andrè Derain sulla base di iniziali apprezzamenti dei tratti pittorici tipici di
questo autore. Derain infatti, come noto, aveva abbracciato all’inizio del
secolo scorso, l’ emergente stile detto delle “Fauves” ossia, delle bestie
feroci. Questo termine attribuito allo stile di tipici rappresentanti di una
nuova moda della pittura realizzata con colori randomici quanto cromaticamente
violenti, da dare allo stile l’appellativo di “belve. Si trattava di un quadro acquistato diversi decenni
fa a Londra da un appassionato d’arte che trovava nello stile del contenuto e
nella dedica al Presidente americano Delano Roosevelt nel retro quadro un
interesse artistico e storico di
martedì 15 ottobre 2019
Archeologia. Il Primo Ferro nuragico nella Sardegna centro-occidentale. Articolo di Alessandro Usai
Archeologia. Il Primo Ferro nuragico nella
Sardegna centro-occidentale
Articolo di Alessandro Usai
Riassunto: La Prima Età del Ferro è documentata
nell’Oristanese e nelle zone adiacenti da contesti materiali presenti in
nuraghi, insediamenti, santuari, ripostigli e sepolture. L’analisi tipologica
delle ceramiche rivela una distinta facies centro-occidentale con scarsa
decorazione geometrica, a cui si aggiungono manufatti metallici e ornamenti.
Gli insediamenti sono spesso caratterizzati da muraglie perimetrali, forse
tipiche del periodo di transizione tra le età del Bronzo e del Ferro.
Il
presente contributo si concentra sulla diffusa facies oristanese del Bronzo
Finale terminale-Primo Ferro iniziale e sui documenti più episodici della fase
recente del Primo Ferro. Entrambi i momenti sono caratterizzati da contesti
ceramici con scarsissima decorazione geometrica e pertanto sono stati
erroneamente riversati nel calderone “pregeometrico” del Bronzo Finale; ma le
recenti edizioni di importanti contesti consentono di restituire la giusta
collocazione alla documentazione materiale del
giovedì 3 ottobre 2019
Archeologia. Il Bronzo medio della Sardegna. Articolo di Anna Depalmas
Archeologia. Il
Bronzo medio della Sardegna
Articolo
di Anna Depalmas
ISTITUTO
ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA, ATTI DELLA XLIV RIUNIONE SCIENTIFICA. LA
PREISTORIA E LA PROTOSTORIA DELLA SARDEGNA
Cagliari,
Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009 - Volume I - Relazioni generali
Il lungo
periodo (secoli XVIII-XIV) appare caratterizzato da uno sviluppo culturale di
cui sembra possibile definire solo parte dei processi mentre prive di sufficiente
dettaglio risultano le articolazioni interne in due o tre fasi. Nell’intento di
sincronizzare le sequenze con quelle peninsulari, si tende a distinguere tre
fasi: gli aspetti Sa Turricola (BM 1), San Cosimo (BM 2) e “a pettine” (BM 3)
(Lo Schiavo 2002, p. 52); oppure: Sa Turricola, “con associazioni tipologiche
rinnovate” e “a pettine” (Usai 1998, p. 129); o ancora: Sa Turricola, Monti Mannu
e San Cosimo (Ugas 2005); tali scansioni non sembrano però del tutto chiare.
Recenti organizzazioni dei dati in tabelle di associazioni (Depalmas 2005,
Tanda et alii 2003) hanno consentito l’ipotesi di almeno tre fasi, due
delle quali ben distinte: BM I-facies Sa Turricola, caratterizzata da un
limitato numero di elementi; BM II di più lunga durata contraddistinta dalla
progressiva introduzione di elementi vascolari che preannunciano il Bronzo
recente. Piuttosto difficile invece enucleare la fase BM III, in cui pur
permanendo elementi tipici del BM come le decorazioni plastiche e l’olla a tesa
interna, compare la decorazione “a pettine” ma forse non ancora con il
repertorio completo di sintassi decorative che caratterizzerà il Bronzo
recente. Il Bronzo medio della Sardegna appare comunque un periodo
caratterizzato da articolazioni
mercoledì 25 settembre 2019
Archeologia. I Popoli del Mare, di Pierluigi Montalbano
Archeologia. I Popoli del Mare.
di Pierluigi Montalbano.
E' nato il mio ultimo lavoro editoriale, pubblicato da Capone - Lecce.
E' dedicato ai Popoli del Mare, alle loro origini, alle loro vicende, alla spinta evolutiva che diedero alle grandi civiltà del passato.
Lo presenterò in anteprima sabato 28 Settembre, alle ore 18, nella sala conferenze Honebu, a Cagliari / Pirri, in Via Fratelli Bandiera 100. Vi aspetto.
"Il Mare Mediterraneo è la culla di tutte le grandi Civiltà del passato. Roma, Cartagine, Atene e altre città costiere si sono alternate nel dominio sulle acque. Prima di loro, altri imperi si avventurarono fra le onde per consolidare il potere e imporre il controllo delle vie commerciali navali. Gli studiosi indagano da anni i fondali alla ricerca di tracce che chiariscano le vicende dell'età del Bronzo, quando egizi, minoici, micenei e naviganti occidentali, fra cui i sardi, frequentarono le autostrade del "mare nostrum" trasportando uomini, tecnologie, idee, cibo e merci di ogni genere. La ricerca dei metalli, soprattutto rame, stagno e argento, fornì la spinta decisiva verso la prima globalizzazione culturale della storia".
"La geografia del mare non è una semplice tavola blu. Da millenni, nessun impero è rimasto solido se ha trascurato l’esplorazione e il governo dei mari, e senza prevalere sulle onde non si può ambire all’egemonia sulle terre. Essendo inabitabile, chi riesce a controllarne i nodi strategici, ossia gli stretti, laddove le acque si restringono e le coste si avvicinano, disegna la supremazia del potere marittimo. Chi controlla i punti di strangolamento, così sono chiamati questi luoghi, può decidere di chiudere o aprire le arterie dell’economia. Chi occupa postazioni determinanti può dissuadere o colpire il nemico. Nell’età del Bronzo, le grandi potenze imperiali cercarono in tutti i modi di amministrare gli approdi in prossimità degli
di Pierluigi Montalbano.
E' nato il mio ultimo lavoro editoriale, pubblicato da Capone - Lecce.
E' dedicato ai Popoli del Mare, alle loro origini, alle loro vicende, alla spinta evolutiva che diedero alle grandi civiltà del passato.
Lo presenterò in anteprima sabato 28 Settembre, alle ore 18, nella sala conferenze Honebu, a Cagliari / Pirri, in Via Fratelli Bandiera 100. Vi aspetto.
"Il Mare Mediterraneo è la culla di tutte le grandi Civiltà del passato. Roma, Cartagine, Atene e altre città costiere si sono alternate nel dominio sulle acque. Prima di loro, altri imperi si avventurarono fra le onde per consolidare il potere e imporre il controllo delle vie commerciali navali. Gli studiosi indagano da anni i fondali alla ricerca di tracce che chiariscano le vicende dell'età del Bronzo, quando egizi, minoici, micenei e naviganti occidentali, fra cui i sardi, frequentarono le autostrade del "mare nostrum" trasportando uomini, tecnologie, idee, cibo e merci di ogni genere. La ricerca dei metalli, soprattutto rame, stagno e argento, fornì la spinta decisiva verso la prima globalizzazione culturale della storia".
"La geografia del mare non è una semplice tavola blu. Da millenni, nessun impero è rimasto solido se ha trascurato l’esplorazione e il governo dei mari, e senza prevalere sulle onde non si può ambire all’egemonia sulle terre. Essendo inabitabile, chi riesce a controllarne i nodi strategici, ossia gli stretti, laddove le acque si restringono e le coste si avvicinano, disegna la supremazia del potere marittimo. Chi controlla i punti di strangolamento, così sono chiamati questi luoghi, può decidere di chiudere o aprire le arterie dell’economia. Chi occupa postazioni determinanti può dissuadere o colpire il nemico. Nell’età del Bronzo, le grandi potenze imperiali cercarono in tutti i modi di amministrare gli approdi in prossimità degli
martedì 17 settembre 2019
Honebu, il salotto della cultura, appuntamenti d'Autunno.
Honebu, il salotto della cultura. Appuntamenti d'autunno
Buongiorno,
sono lieto di invitarvi ai prossimi eventi dell'Associazione Culturale Honebu. Tutti gli incontri del Venerdì si svolgeranno alle ore 19.00 nella Sala Conferenze in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari / Pirri. Suggerisco di parcheggiare nell'ampio piazzale alla fine di Via Cuoco, a 20 metri dalla sala.
13 Settembre 2019, ore 19, Luigi Sanciu: "Antropocene, l'era della plastica"
20 Settembre 2019, ore 19, Carlo Tronchetti: "Metodologia dello scavo archeologico"
27 Settembre 2019, ore 19, Fioraldo Cocco: "Dai Sumeri a Su Meri"
4 Ottobre 2019, ore 19, Pierpaolo Piras: "La birra, storia, cosa è, come si degusta"
11 Ottobre 2019, ore 19, Stefano Piroddi: "Sandahlia, la saga, i due volti dell'anima"
18 Ottobre 2019, ore 19, Maria Teresa Casu: "Passava in bicicletta sotto la mia finestra"
25 Ottobre 2019, ore 19, Alfredo Sirianni e Milvia Petta: "Fotografia artistica e di viaggio"
8 Novembre 2019, ore 19, Nicola Castangia: "Domus de Janas"
15 Novembre 2019, ore 19, Paolo Littarru: "Archeoastronomia"
22 Novembre 2019, ore 19, Stefano Salvatici: "Il potere della mente"
29 Novembre 2019, ore 19, Salvatore Dedola: "Dizionario etimologico della lingua sarda"
6 Dicembre 2019, ore 19, Massimo Gatto: "I pozzi sacri"
13 Dicembre 2019, ore 19, Umberto Oppus: "La spada e la gloria"
20 Dicembre 2019, ore 19, Pierluigi Montalbano: "Archeologia della Sardegna"
Un caro saluto a tutti,
Pierluigi Montalbano
martedì 3 settembre 2019
Archeologia. I Popoli del Mare,un nuovo libro in uscita accende nuove ipotesi. Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia. I Popoli del Mare, un nuovo libro in uscita accende nuove ipotesi.
Articolo di Pierluigi Montalbano
La geografia del mare non è una semplice tavola blu. Da millenni, nessun impero è rimasto solido se ha trascurato l’esplorazione e il governo dei mari, e senza prevalere sulle onde non si può ambire all’egemonia sulle terre. Essendo inabitabile, chi riesce a controllarne i nodi strategici, ossia gli stretti, laddove le acque si restringono e le coste si avvicinano, disegna la supremazia del potere marittimo. Chi controlla i punti di strangolamento, così sono chiamati questi luoghi, può decidere di chiudere o aprire le arterie dell’economia. Chi occupa postazioni determinanti può dissuadere o colpire il nemico. Nell’età del Bronzo, le grandi potenze imperiali cercarono in tutti i modi di amministrare gli approdi in prossimità degli stretti: la città di Troia, la splendida Ugarit, Gibilterra e i canali di collegamento che uniscono il Mediterraneo all’Oceano Indiano. E poi le ferrovie liquide: il Nilo, l’Eufrate, il Tigri, l’Indo.
Tutte le grandi Civiltà hanno l’acqua come elemento essenziale. Le gerarchie politiche, economiche e militari, ancora oggi, sono segnate dalla supremazia sul mare, la talassocrazia. Ma come si conquistano le onde? Non è sufficiente vincere i duelli nave contro nave, si devono proteggere le coste, tracciare rotte verso zone ricche di materie prime, installare strutture artificiali, conoscere venti e correnti, acquisire capacità tecnologiche, studiare il movimento degli astri. In questo testo è raccontata l’alba della globalizzazione di merci e idee, sono esposte le vicende che coinvolsero i grandi popoli del passato, alla ricerca del governo dei mari. Intorno al 1200 a.C. il mondo si fermò, l'organizzazione politica ed economica, ossia il vecchio "sistema di palazzo", fu annientato dalle imprese di bellicosi popoli che unirono le capacità di navigazione alle tecniche di combattimento, e misero a ferro e fuoco tutte le grandi città marittime dell'epoca.
Articolo di Pierluigi Montalbano
La geografia del mare non è una semplice tavola blu. Da millenni, nessun impero è rimasto solido se ha trascurato l’esplorazione e il governo dei mari, e senza prevalere sulle onde non si può ambire all’egemonia sulle terre. Essendo inabitabile, chi riesce a controllarne i nodi strategici, ossia gli stretti, laddove le acque si restringono e le coste si avvicinano, disegna la supremazia del potere marittimo. Chi controlla i punti di strangolamento, così sono chiamati questi luoghi, può decidere di chiudere o aprire le arterie dell’economia. Chi occupa postazioni determinanti può dissuadere o colpire il nemico. Nell’età del Bronzo, le grandi potenze imperiali cercarono in tutti i modi di amministrare gli approdi in prossimità degli stretti: la città di Troia, la splendida Ugarit, Gibilterra e i canali di collegamento che uniscono il Mediterraneo all’Oceano Indiano. E poi le ferrovie liquide: il Nilo, l’Eufrate, il Tigri, l’Indo.
Tutte le grandi Civiltà hanno l’acqua come elemento essenziale. Le gerarchie politiche, economiche e militari, ancora oggi, sono segnate dalla supremazia sul mare, la talassocrazia. Ma come si conquistano le onde? Non è sufficiente vincere i duelli nave contro nave, si devono proteggere le coste, tracciare rotte verso zone ricche di materie prime, installare strutture artificiali, conoscere venti e correnti, acquisire capacità tecnologiche, studiare il movimento degli astri. In questo testo è raccontata l’alba della globalizzazione di merci e idee, sono esposte le vicende che coinvolsero i grandi popoli del passato, alla ricerca del governo dei mari. Intorno al 1200 a.C. il mondo si fermò, l'organizzazione politica ed economica, ossia il vecchio "sistema di palazzo", fu annientato dalle imprese di bellicosi popoli che unirono le capacità di navigazione alle tecniche di combattimento, e misero a ferro e fuoco tutte le grandi città marittime dell'epoca.
giovedì 29 agosto 2019
Archeologia della Sardegna. I giganti di Mont ‘e Prama: Pugilatori, arcieri e guerrieri. Riflessioni di Luisanna Usai
Archeologia della Sardegna. I giganti di Mont ‘e Prama: Pugilatori, arcieri e guerrieri.
Riflessioni di Luisanna Usai
Quando nel 1981 furono pubblicati per la prima volta i dati dello scavo effettuato da Carlo Tronchetti nel sito di Mont’e Prama, fu evidenziata soprattutto la presenza di statue in arenaria che riproducevano, in grandezza superiore al vero, due figure: quella del così detto pugilatore, già nota, seppure in soli due esemplari, nella piccola plastica in bronzo di produzione nuragica, e quella del guerriero con arco sulla spalla sinistra, quest’ultima ben rappresentata nella bronzistica. Sulla base dei dati di scavo sono anche state ricostruite graficamente le due figure, poi riprese in diverse pubblicazioni. Il restauro e la verifica di tutti i frammenti restituiti dall’indagine archeologica hanno non solo aumentato il numero delle figure rappresentate, ma anche fornito numerose precisazioni sui particolari evidenziati in ciascun tipo e sulle differenze nelle diverse rappresentazioni dei singoli personaggi pur nell’omogeneità dei tipi fondamentali. Alcune statue sono sufficientemente complete, tanto da far capire facilmente come doveva essere la figura intera al momento della realizzazione. In altri casi è la ripetitività delle immagini che ci aiuta a ricostruire, almeno virtualmente, le statue; in altri casi ancora è la possibile pertinenza dei frammenti non ricomponibili a consentirci di delineare il quadro complessivo. La figura più rappresentata è quella del così detto “pugilatore”, termine già usato da Giovanni Lilliu per definire il personaggio rappresentato su un bronzetto rinvenuto nel territorio di Dorgali. Sono ben sedici le raffigurazioni di “pugilatore”, anche se non tutte in
mercoledì 28 agosto 2019
Archeologia. Nuovo libro sui Popoli del Mare. Un lavoro di Pierluigi Montalbano
Archeologia. Nuovo libro sui Popoli del Mare
di Pierluigi Montalbano
Con immenso piacere comunico a tutti gli amici che è in stampa il mio ultimo lavoro.
Due anni di ricerche, 160 pagine a colori, tante immagini. Un testo dedicato agli intrepidi naviganti che nell'antichità attraversarono i mari e i fiumi per conoscere nuove terre e nuovi popoli.
Commercianti, guerrieri, sovrani e artisti intrecciarono le loro vicende e svilupparono tecnologie che spinsero l'umanità verso la prima globalizzazione mondiale. Un viaggio che unisce la Mesopotamia e il Mediterraneo.
Capone Editore.
A fine settembre programmero' le presentazioni.
di Pierluigi Montalbano
Con immenso piacere comunico a tutti gli amici che è in stampa il mio ultimo lavoro.
Due anni di ricerche, 160 pagine a colori, tante immagini. Un testo dedicato agli intrepidi naviganti che nell'antichità attraversarono i mari e i fiumi per conoscere nuove terre e nuovi popoli.
Commercianti, guerrieri, sovrani e artisti intrecciarono le loro vicende e svilupparono tecnologie che spinsero l'umanità verso la prima globalizzazione mondiale. Un viaggio che unisce la Mesopotamia e il Mediterraneo.
Capone Editore.
A fine settembre programmero' le presentazioni.
giovedì 22 agosto 2019
Cagliari, una città dalle origini antichissime. Articolo di Pierluigi Montalbano
Cagliari, una città dalle origini antichissime.
Articolo di Pierluigi Montalbano
I primi insediamenti nella zona sud della Sardegna risalgono al VI Millennio a.C. a Capo Sant'Elia, nella Sella del Diavolo ma restringiamo il campo al I Millennio a.C. per ottenere un quadro sintetico delle vicende più significative dello sviluppo urbano della città.
Quando parliamo di golfi con storia millenaria, dobbiamo tenere presente la percezione antica. Oggi abbiamo un occhio diverso, inoltre la linea di costa si è modificata. Ragionare con le tecniche di navigazione attuali ci porterebbe a fare macroscopici errori di valutazione.
I confini medievali del Golfo di Cagliari sono descritti nel più antico portolano conosciuto, il “compasso da navigare” del XIII secolo d.C., e vanno da Capo Carbonara a Capoterra, ma oggi giungono fino a Capo Spartivento. Tolomeo, autore di epoca romana, nella sua “Geografia” pone il Golfo dopo il promontorio di Cagliari, ossia da Capo Sant’Elia a Capo Carbonara. In ogni epoca, dunque, si ha una percezione del golfo differente.
Cagliari si affaccia sul Canale di Sardegna, una sorta di gigantesco fiume che attraversa
Articolo di Pierluigi Montalbano
I primi insediamenti nella zona sud della Sardegna risalgono al VI Millennio a.C. a Capo Sant'Elia, nella Sella del Diavolo ma restringiamo il campo al I Millennio a.C. per ottenere un quadro sintetico delle vicende più significative dello sviluppo urbano della città.
Quando parliamo di golfi con storia millenaria, dobbiamo tenere presente la percezione antica. Oggi abbiamo un occhio diverso, inoltre la linea di costa si è modificata. Ragionare con le tecniche di navigazione attuali ci porterebbe a fare macroscopici errori di valutazione.
I confini medievali del Golfo di Cagliari sono descritti nel più antico portolano conosciuto, il “compasso da navigare” del XIII secolo d.C., e vanno da Capo Carbonara a Capoterra, ma oggi giungono fino a Capo Spartivento. Tolomeo, autore di epoca romana, nella sua “Geografia” pone il Golfo dopo il promontorio di Cagliari, ossia da Capo Sant’Elia a Capo Carbonara. In ogni epoca, dunque, si ha una percezione del golfo differente.
Cagliari si affaccia sul Canale di Sardegna, una sorta di gigantesco fiume che attraversa
martedì 20 agosto 2019
Archeologia, arte, guerra e pace.
Archeologia, arte, guerra e pace.
C'è un tempo per tutto, e nell'arte siamo comete che vagano nell'universo.
Ciclicamente, quando il creatore illumina gli artisti e l'uomo rinnega le guerre, nasce una corrente che lascia un segno indelebile.
Poi, inesorabilmente, i vizi prendono il sopravvento, l'intelletto è sopraffatto dalle bassezze umane...e la creatività si spegne e muore. I nostri antichi avi ci osservano e tacciono, nell'attesa di un nostro risveglio, di un'illuminazione capace di invertire la rotta cieca che abbiamo intrapreso.
I Giganti di Mont'e Prama, ammutoliti, ci guardano e, sbarrando gli occhi, non provano tenerezza per la nostra tragedia.
C'è un tempo per tutto, e nell'arte siamo comete che vagano nell'universo.
Ciclicamente, quando il creatore illumina gli artisti e l'uomo rinnega le guerre, nasce una corrente che lascia un segno indelebile.
Poi, inesorabilmente, i vizi prendono il sopravvento, l'intelletto è sopraffatto dalle bassezze umane...e la creatività si spegne e muore. I nostri antichi avi ci osservano e tacciono, nell'attesa di un nostro risveglio, di un'illuminazione capace di invertire la rotta cieca che abbiamo intrapreso.
I Giganti di Mont'e Prama, ammutoliti, ci guardano e, sbarrando gli occhi, non provano tenerezza per la nostra tragedia.
martedì 13 agosto 2019
Storia e archeologia della Sardegna. La Chiesa di Santa Gilla. Articolo di Cinzia Arrais. Redattore Luca Fiscariello.
Storia e archeologia della Sardegna. La Chiesa di Santa
Gilla
Articolo di Cinzia
Arrais
Redattore Luca Fiscariello
Sepolta
per decenni, sotto una montagna di polvere e documenti, la mappa che indica la
chiesa di S. Gilla è finalmente riemersa dal buio dell’oblio.
Tutto
ha avuto inizio nel 2015.
Il
corso per guide ambientali, da me sostenuto, richiedeva una tesi finale. Il
responsabile Roberto Copparoni, a tal scopo, mi ha affidato una ricerca sul
villaggio "fantasma" di S. Maria Maddalena, nell’attuale Comune di
Capoterra. Era un villaggio medievale, certamente di grande interesse,
purtroppo scomparso.
Il
materiale bibliografico relativo all’argomento era piuttosto scarno, pertanto
la decisione di iscrivermi all'Archivio di Stato di Cagliari e,
successivamente, all'Archivio Diocesano è stata una necessaria conseguenza. In
questi istituti ho trovato degli atti che indicano l'ubicazione esatta della
chiesa di S. Maria Maddalena, che si credeva scomparsa, ma della quale
resistono ancora le vestigia nella località di Maramura. In seguito ho rinvenuto
anche dei documenti che citano la chiesa di S. Giorgio, costruita, in epoca
sabauda, nella zona dell’attuale “Residenza del Sole”. Altri ancora hanno
rivelato nuove e importanti notizie sull'antica storia di Giorgino. Infine,
come un regalo inatteso, mi sono imbattuta nella mappa che indica la chiesa di
S. Gilla. Ho pensato immediatamente fosse un documento di gran valore, in
quanto non l’avevo mai visto in
sabato 10 agosto 2019
Conferenza sui Nuraghi. Relatore Pierluigi Montalbano.
Buongiorno, per chi non avesse avuto l'opportunità di partecipare alla conferenza al Nuraghe Nastasi, ho caricato un video youtube con il mio intervento.
L'oscurità non ha consentito inquadrature del tavolo dei relatori. Buon ascolto e visione.
Ringrazio tutti i partecipanti alla serata e gli organizzatori della Consulta Giovanile di Tertenia.
L'oscurità non ha consentito inquadrature del tavolo dei relatori. Buon ascolto e visione.
Ringrazio tutti i partecipanti alla serata e gli organizzatori della Consulta Giovanile di Tertenia.
giovedì 8 agosto 2019
Archeologia. Chi erano e in quale periodo della storia del Mediterraneo e dell’antico Egitto, appaiono gli Shardana? Riflessioni di Luisanna Usai e Piero Bartoloni
Archeologia. Chi erano e in quale periodo della storia del Mediterraneo e dell’antico Egitto, appaiono gli Shardana?
Riflessioni di Luisanna Usai e Piero Bartoloni
Riflessioni di Luisanna Usai e Piero Bartoloni
Chi erano, dunque, questi cosiddetti Shardana? Erano veramente provenienti dalla Sardegna e al servizio dei faraoni, come ritengono alcuni, oppure, come ritengono altri, dopo una sosta in Egitto, giunsero nell’isola per dare vita a una nuova civiltà? Oppure, in realtà, non hanno alcun rapporto con la Sardegna e tutto ciò che sappiamo è il frutto di pure coincidenze?Nell’ambito dei cosiddetti "Popoli del Mare" abbiamo visto menzionati più volte come protagonisti gli S˘erden, vocalizzati come Sherdana, Si potrà ritenere che la citazione di questo popolo, nella forma che appare, sia errata, mentre invece la versione corretta è proprio quella di S˘erdana e non
lunedì 5 agosto 2019
Archeologia. La civiltà nuragica, dai nuraghi a Mont’e Prama. Articolo di Alessandro Usai
Archeologia. La civiltà nuragica, dai nuraghi a Mont’e Prama
Articolo di Alessandro Usai
Quando ai piedi della collina di Mont’e Prama si componevano la necropoli e il complesso di sculture, e nell’intera Sardegna templi e santuari si riempivano di bronzi e di ambre, i nuraghi erano già vecchi. Nuraghi e “tombe dei giganti” da una parte, templi, bronzetti e statue dall’altra sono certamente opera dello stesso popolo, inteso come ceppo etnico radicato in Sardegna già da millenni che sviluppò nel tempo una propria tradizione culturale; non sono però opera della stessa gente, bensì di diverse generazioni portatrici di esigenze materiali, ideali e sociali diverse, pur nella continuità della stessa tradizione culturale. Parlare oggi della civiltà nuragica impone a tutti uno sforzo per liberarla dall’immagine astratta di mitico eden isolano; costringe tutti ad accettare una difficilissima sfida, riportare nel concreto dei tempi, dei luoghi e delle azioni non solo i monumenti e i manufatti ma soprattutto quella umanità che fu protagonista di una singolare esperienza storica, che segnò la
mercoledì 31 luglio 2019
Archeologia in Sardegna. L'edificio sacro di Monte d'Accoddi, una struttura di 5000 anni fa costruita con altari a terrazza. Articolo di Alberto Moravetti
Archeologia in Sardegna. L'edificio sacro di Monte d'Accoddi, una struttura di 5000 anni fa costruita con altari a terrazza.
Articolo di Alberto Moravetti
Il complesso dell'età del Rame ospitava un santuario e un villaggio che non trova riscontri in Europa e nell’intera area del Mediterraneo. La scoperta di Monte d’Accoddi risale ai primi anni Cinquanta del secolo scorso, quando il professor Antonio Segni, insigne studioso di diritto ma anche appassionato di archeologia, si era persuaso che una misteriosa collinetta che sorgeva in un terreno adiacente a una sua proprietà, a una decina di chilometri da Sassari, altro non fosse che un tumulo etrusco o qualcosa di simile, e per questo ne aveva caldeggiato lo scavo e facilitato il finanziamento. Per realizzare questa impresa occorreva tuttavia un archeologo, cosa non semplice in quegli anni in
domenica 28 luglio 2019
Archeologia. Pozzi Sacri in Sardegna, come erano costruiti? Articolo di Ercole Contu
Archeologia. Pozzi Sacri in Sardegna, come erano costruiti?
Articolo di Ercole Contu
Già dal 1974 mi ero posto il problema della ricostruzione grafica dei pozzi sacri (o "templi a pozzo") della Sardegna nuragica; ma solo nel 1980 avevo tradotto graficamente la mia l'ipotesi in un disegno (fig.l,f) - che per gran parte qui riconfermo nella sua relativa validità - concernente la struttura generale originaria di questa categoria di monumenti. Tutto ciò riguardava anche le fonti sacre, che, per essere l'acqua sorgiva più facilmente accessibile rispetto a quella che viene da falda freatica, e perciò necessitando - quand'anche essa ci sia - di una scala molto breve, risultano essere, per dir così, dei pozzi sacri in miniatura. Nella mia ricostruzione grafica, sia passata sia presente, del pozzo sacro di Santa Vittoria di Serri-NU (figg. 1,f; 2,b ) mi sono limitato agli elementi principali dell'architettura, trascurando persino, volutamente, sia il recinto o temenos ellittico che racchiude l'edificio - data la sua modesta rilevanza architettonica e perché deve trattarsi di un'aggiunta successiva, piuttosto recente - sia il problema della sistemazione originaria di altri elementi non direttamente riferibili all'edificio: quali i betili-torre, o modellini in
venerdì 26 luglio 2019
Archeologia. Il problema degli Shardana. Riflessioni di Ercole Contu.
Archeologia. Il problema degli Shardana
Riflessioni di Ercole Contu.
«La questione, che tocca vari aspetti dei problemi sin qui trattati ed altri specifici ne include, è stata ripresa di recente, con una certa attenzione, in alcuni articoli su un giornale, dal linguista Massimo Pittau e dallo storico Giovanni Dejana. In essi si avanza di nuovo la domanda se i Shardana (Shrdn) debbano essere identificati o no con i Sardi Nuragici; domanda alla quale io ritengo che debba essere data risposta negativa.
Infatti, nonostante l'entusiasmo e i buoni propositi che manifesta, mi ha lasciato del tutto indifferente il volume di Leonardo Melis, su questo specifico argomento; nonché quello, già di livello più elevato ma pur sempre giornalistico e più documentato (ma con bibliografia insufficiente) di S. FRAU sulle Colonne d'Ercole.
E altrettanto dico del più recente volume di un vero archeologo come Giovanni Ugas. Conclusioni negative che avevo già espresso in un congresso della Tafts University- Medford-Boston, pubblicato nel 1998. Ora è
Riflessioni di Ercole Contu.
«La questione, che tocca vari aspetti dei problemi sin qui trattati ed altri specifici ne include, è stata ripresa di recente, con una certa attenzione, in alcuni articoli su un giornale, dal linguista Massimo Pittau e dallo storico Giovanni Dejana. In essi si avanza di nuovo la domanda se i Shardana (Shrdn) debbano essere identificati o no con i Sardi Nuragici; domanda alla quale io ritengo che debba essere data risposta negativa.
Infatti, nonostante l'entusiasmo e i buoni propositi che manifesta, mi ha lasciato del tutto indifferente il volume di Leonardo Melis, su questo specifico argomento; nonché quello, già di livello più elevato ma pur sempre giornalistico e più documentato (ma con bibliografia insufficiente) di S. FRAU sulle Colonne d'Ercole.
E altrettanto dico del più recente volume di un vero archeologo come Giovanni Ugas. Conclusioni negative che avevo già espresso in un congresso della Tafts University- Medford-Boston, pubblicato nel 1998. Ora è
mercoledì 24 luglio 2019
Archeologia. Fonni: i misteri di Gremanu. Articolo di Gustavo Bernardino
Archeologia. Fonni: i misteri
di Gremanu
Articolo di Gustavo
Bernardino
L'ultimo articolo di
Pierluigi Montalbano, apparso il 23 luglio 2019 sulla rivista Honebu, consente
di fare una ulteriore riflessione in merito al sito archeologico di Gremanu.
Questo luogo magico e
misterioso che si trova vicino a Fonni custodisce nel suo ventre antiche e
arcane costruzioni cultuali, all'interno delle quali si svolgevano riti
probabilmente legati alla ierogamia o prostituzione sacra. Qui, forse,
giocavano un ruolo fondamentale, le maschere de sos Boes e sos Merdùles oggi usate
(a Ottana) come elementi caratteristici del folclore sardo capaci di catturare
l'interesse del turista. Maschere che purtroppo sono cariche d’incrostazioni
deformanti che col tempo hanno modificato il probabile originale significato di
natura religiosa. Quindi forse è più realistico pensare ad un loro uso
cerimoniale in cui l'uomo, mascherato da animale (Merdùle) ritenuto sacro (lo
dimostrerebbe il simbolo ancora in uso presente nelle maschere che rappresenta
il dio-creatore Šamaš “dio del sole” dei Sumero/accadici) mentre pascolava
la mandria de (sos Boes), si accoppiava con la vedova (donna vestita di nero
chiamata Filonzana) la quale aveva
martedì 23 luglio 2019
Archeologia. Tomba di Giganti Madau a Fonni. Una particolarità archeologica che scatena la curiosità: c'è un guerriero simile ai giganti di Mont'e Prama impresso sullo sfondo o è un effetto ottico? Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia. Tomba di Giganti Madau a Fonni. Una particolarità archeologica che scatena la curiosità: c'è un guerriero simile ai giganti di Mont'e Prama impresso sullo sfondo o è un effetto ottico?
Articolo di Pierluigi Montalbano
Qualche giorno fa, in occasione del solstizio d’estate, ho accompagnato un gruppo di escursionisti in una visita guidata nel territorio di Fonni. Mete obbligate sono state le Tombe di Giganti Madau e il santuario fertilistico nuragico di Gremanu. Vorrei soffermarmi sulle 4 sepolture monumentali, realizzate con una perfezione tale da suscitare fra i partecipanti una serie di riflessioni, fra le quali la più gettonate è stata: “Le pietre sono lavorate una ad una?”. Ebbene sì, un lavoro certosino che certamente ha coinvolto i migliori specialisti dell’arte scultorea isolana di
lunedì 15 luglio 2019
Archeologia. In Sardegna, 4000 anni fa, coibentavano le capanne dei villaggi e conficcavano spade nella roccia. Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia. In Sardegna, 4000 anni fa, coibentavano le capanne dei villaggi e conficcavano spade nella roccia.
Articolo di Pierluigi Montalbano
Nel territorio di
Teti, un piccolo centro della Barbagia, oltre ai tanti bronzetti d’inestimabile
valore trovati verso la metà dell’Ottocento e oggi esposti al Museo di Cagliari,
sono stati individuati diversi menhir protoantropomorfi in granito, asce in
pietra, cuspidi di freccia in ossidiana, grattatoi, raschiatoi e schegge di
lavorazione del Neolitico. Un reperto particolare è una statuetta femminile
rossiccia ben levigata, in roccia vulcanica, con forma di Dea Madre obesa,
probabile rappresentazione di donna in gravidanza avanzata. Molti oggetti provengono dai
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