Diretto da Pierluigi Montalbano

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martedì 28 agosto 2018

Archeologia, le materie prime dell'antichità. Lo zafferano, la spezia più costosa del mondo, utilizzata fin dall'antichità per i rituali di guarigione e per una serie di proprietà che lo resero un ambito elemento di scambio apprezzato dalle classi più agiate e dai sovrani. Riflessioni di Pierluigi Montalbano


Archeologia, le materie prime dell'antichità. 

Lo zafferano, la spezia più costosa del mondo, utilizzata fin dall'antichità per i rituali di guarigione e per una serie di proprietà che lo resero un ambito elemento di scambio apprezzato dalle classi più agiate e dai sovrani.  
Riflessioni di Pierluigi Montalbano


E’ assai difficile risalire ai luoghi d’origine delle prime coltivazioni di zafferano, la spezia più costosa del mondo. I persiani la chiamavano zarparān, ossia stigmi d'oro, da cui derivò il termine arabo za'farān e l’aggettivo asfar (giallo), ma somiglia anche alla parola persiana za'ferân che originò il francese safran e la parola latina safranum, che diventano in inglese saffron, in spagnolo azafrán e in italiano zafferano. In altre lingue abbiamo: azupiranu (accadico), azafrán (galiziano), azafrai (basco), saffran (tedesco), szafran (polacco), shafran (russo), kesar o zafran (India), hong hua (Cina), zaferen (turco), saframi (finlandese), sáfrány (ungherese), safrána (lettone), safranu (rumeno), safárum (malese), khekhrum (armeno), kurkum (farsi) e safrà (catalano).  Il mito greco narra dell’amore di un

venerdì 24 agosto 2018

Archeologia, le materie prime dell'antichità. La selce, conosciuta fin dalla preistoria come pietra focaia, è il primo materiale utilizzato dall'uomo per realizzare strumenti utili alla vita quotidiana. Riflessioni di Pierluigi Montalbano


Archeologia, le materie prime dell'antichità. 

La selce, conosciuta fin dalla preistoria come pietra focaia, è il primo materiale utilizzato dall'uomo per realizzare strumenti utili alla vita quotidiana.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Il primo materiale utilizzato dagli antichi per realizzare strumenti di lavoro è la selce, una roccia sedimentaria chiamata anche pietra focaia. La procedura di ottenimento di uno strumento in selce consisteva nell’esecuzione di una serie ripetuta di azioni. Inizialmente, la pietra naturale veniva progressivamente ridotta tramite percussione o per pressione, con una pietra o con un pezzo di corno, producendo un certo numero di schegge e il manufatto desiderato. Oggetti più complessi, come le punte di freccia, venivano perfezionati con numerosi ritocchi attraverso i quali si otteneva la forma finale. Le prestazioni erano inferiori a quelle degli strumenti successivi perché l’esperienza portò l’uomo a selezionare le migliori varietà di rocce capaci di produrre strumenti da taglio efficaci e duraturi. Generalmente, consideriamo l’età della pietra riferendoci a un periodo popolato da uomini e donne lontane dal nostro modo di vivere e di pensare, ebbene, bisogna considerare che per il 99% del tempo trascorso dalla sua comparsa avvenuta circa 2,5 milioni di anni fa, l'Uomo è vissuto proprio in

giovedì 23 agosto 2018

Archeologia a Domus De Maria. Sabato 1 e Domenica 2 Settembre, al tramonto, 8° edizione della rassegna "Note di Settembre", la manifestazione dedicata agli scavi all'antica Bithia e all'incontro fra le popolazioni costiere di età nuragica e i mercanti stranieri che nel I Millennio a.C. frequentavano il Golfo di Cagliari.

Archeologia a Domus De Maria. Sabato 1 e Domenica 2 Settembre, al tramonto, 8° edizione della rassegna "Note di Settembre", la manifestazione dedicata agli scavi all'antica Bithia e all'incontro fra le popolazioni costiere di età nuragica e i mercanti stranieri che nel I Millennio a.C. frequentavano il Golfo di Cagliari.


Si svolgerà Sabato 1 e Domenica 2 Settembre, dalle ore 20.00, il doppio appuntamento con l'archeologia dedicato all'antico approdo sardo di Bithia, l'attuale Chia, frequentato dai mercanti fenici, greci ed etruschi.  Sede dell'evento sarà la piazza del Museo Archeologico di Domus de Maria. La manifestazione "Note di Settembre", inizierà sabato 1 dalle ore 17.00 alle ore 19.00, con una serie di visita gratuite alla Torre di Chia con panoramica sugli scavi archeologici di Bithia. Al tramonto, alle ore 20.00, dopo i saluti della sindaca Concetta Spada, saranno relatrici le due archeologhe che hanno scavato il sito, Carlotta Bassoli e Valentina Chergia, che esporranno i risultati delle campagne di scavo, offriranno l'interpretazione dei reperti raccolti e illustreranno il progetto di ricerca che l'amministrazione locale e la soprintendenza portano avanti da anni per il consolidamento e la valorizzazione del sito archeologico. 
A seguire, parlerà l'archeologo Alfonso Stiglitz che presenterà una relazione sull'integrazione fra le

martedì 21 agosto 2018

Archeologia, le materie prime dell'antichità. L'oro, il metallo più pregiato nella storia dell'uomo. Per il suo possesso furono combattute guerre cruente, furono organizzate costose spedizioni e, ancora oggi, è considerato il bene rifugio degli Stati e degli uomini più ricchi del pianeta. Riflessioni di Pierluigi Montalbano


Archeologia, le materie prime dell'antichità. 

L'oro, il metallo più pregiato nella storia dell'uomo. Per il suo possesso furono combattute guerre cruente, furono organizzate costose spedizioni e, ancora oggi, è considerato il bene rifugio degli Stati e degli uomini più ricchi del pianeta.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano


La rarità, la bellezza, le caratteristiche chimiche e fisiche, la lucentezza, la facilità di lavorazione e la possibilità di riciclarlo facilmente, conferiscono all’oro un ruolo speciale nella storia dell’umanità. Le prime attestazioni di ricerca ed estrazione dell’oro risalgono al Neolitico nell'Africa settentrionale, in Mesopotamia, nella valle dell'Indo e nel Mediterraneo orientale. Fra le fonti più celebri nei racconti dei miti ricordiamo la favola del re Mida e la leggenda del Vello d'oro, con la pelle utilizzata come filtro immersa nelle acque dei torrenti montani con la funzione di trattenere piccolissimi frammenti d'oro. Durante la sua storia, l’uomo ha raccolto oltre 100 mila tonnellate d’oro ma circa il 10% è andato perduto nei fondali marini, o in tesori sepolti e mai trovati, o polverizzato durante la lavorazione di gioielli o monete. Attualmente la produzione annuale è di circa 2000 tonnellate.

Gli egizi ricavavano l’oro dai fiumi, dalle miniere di Uadi Hammamat nel mar Rosso, dai ricchi giacimenti del Sudan, dell'Etiopia e dello Zimbabwe, arrivando a realizzare miniere profonde fino a

domenica 19 agosto 2018

Archeologia, le materie prime dell'antichità. Il miele, una pietanza di lusso preistorica riservata alla corte. Riflessioni di Pierluigi Montalbano


Archeologia, le materie prime dell'antichità. 
Il miele, una pietanza di lusso preistorica riservata alla corte.

Riflessioni di Pierluigi Montalbano


L’archeologia ha documentato piante produttrici di nettare e polline databili a 100 milioni di anni fa. Le prime api organizzate per la produzione di miele hanno un’età di circa 10 milioni di anni, come i primi esemplari di primati. L’uomo è più giovane, potremmo farlo risalire a pochi milioni di anni fa, ma le prime tracce archeologiche che testimoniano l’uso del miele da parte dell’umanità sono databili a circa 10 mila anni fa, come testimoniato dalla pittura rupestre scoperta nei pressi di Valencia, in Spagna, nella grotta del ragno: una donna che si arrampica su una rupe ed è circondata da api. Ha una cesta per riporre i favi tolti alle api, e si nota una nuvoletta di fumo per renderle mansuete, la stessa tecnica primordiale usata ancora oggi dai cacciatori di miele dell’India. La più antica attestazione di api allevate è una pittura egiziana nel Tempio del Sole nei pressi della capitale, Il Cairo, datata alla metà del III millennio a.C., in cui si nota il prelievo dei favi dagli alveari con l’uso del fumo. Il miele, nell’Antico Egitto, era una pietanza di lusso riservata alla corte, e per trovare fonti che parlano di

giovedì 16 agosto 2018

Archeologia, le materie prime dell'antichità. La Via dell'incenso, l'inebriante fragranza aromatica utilizzata nei riti religiosi, nei culti cerimoniali e nei rituali di purificazione. Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Archeologia, le materie prime dell'antichità. La Via dell'incenso, l'inebriante  fragranza aromatica utilizzata nei riti religiosi, nei culti cerimoniali e nei rituali di purificazione.

Riflessioni di Pierluigi Montalbano

L'incenso è una resina contenuta in alcune specie vegetali che sprigiona un fumo aromatico che attiva i sensi e può alterare lo stato d'animo delle persone che provano l’inebriante fragranza quando si trovano nelle vicinanze. La sua utilizzazione risale alla preistoria, quando l'uomo primitivo scoprì il fuoco ed ebbe modo di stimolare l'olfatto con gli aromi sprigionati da diversi tipi di legno e foglie che bruciano. L’uomo iniziò a raccogliere e sfruttare queste piante per cerimonie di guarigione e riti religiosi, forse perché il fumo sale verso il cielo, dimora delle divinità, e potrebbe placare l'ira degli dei insieme a preghiere e sacrifici. Gli oli aromatici, le erbe e le spezie sono sempre stati considerati doni divini, e l'incenso è sempre stato usato per purificare gli ambienti durante le pratiche di

mercoledì 15 agosto 2018

Archeologia, le materie prime dell'antichità. La storia del bitume, il pregiato oro nero utilizzato per impermeabilizzare le barche fin dalla preistoria. Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Archeologia, le materie prime dell'antichità. La storia del bitume, il pregiato oro nero utilizzato per impermeabilizzare le barche fin dalla preistoria.  
Riflessioni di Pierluigi Montalbano



La conoscenza e l’utilizzo del bitume risale a tempi antichissimi. Questo materiale si presenta in diversi gradi di purezza e di densità: da un petrolio denso, nero e viscoso, fino alle asfaltiti, che sono fragili e splendenti. Chimicamente i bitumi appartengono al gruppo degli ossibitumi, cioè prodotti dell’ossidazione e successiva polimerizzazione degli idrocarburi del petrolio. La composizione chimica rivela carbonio, idrogeno, notevoli quantità di zolfo e piccole di azoto. La conoscenza profonda dei bitumi, che sono miscele di molti idrocarburi di natura diversa, richiede metodi d'indagine complessi come, ad esempio, la distillazione secca dei bitumi naturali, che dà un olio grezzo complesso e del coke simile a quello che si ottiene dai residui di petrolio: l'olio grezzo stesso fornisce poi, con distillazione frazionata, idrocarburi solforati complessi, paraffine e altro. Generalmente, le sostanze che lo compongono sono insolubili in acqua e non attaccabili dagli alcali o dagli acidi diluiti; sono solubili, invece, in alcuni solventi organici e soprattutto nel cloroformio. Allo stato naturale i bitumi rammolliscono facilmente col calore e fondono a temperature di poco superiori ai 100°, le asfaltiti a temperature più alte di 180°. Il giacimento di bitume naturale più importante, anche storicamente, è quello del Mar Morto, dove sgorgano sorgenti calde, dalle quali scorre il

domenica 12 agosto 2018

Archeologia, le materie prime dell'antichità. La storia dell'avorio, il pregiato materiale bianco che faraoni, regine e sovrani desiderarono per mostrare la loro ricchezza. Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Archeologia, le materie prime dell'antichità. La storia dell'avorio, il pregiato materiale bianco che faraoni, regine e sovrani desiderarono per mostrare la loro ricchezza. 

Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Già in epoca preistorica, l'avorio delle zanne di mammuth era utilizzato per creare piccoli oggetti scolpiti, raffiguranti animali o figure umane, come le celebri statuette della Dea Madre trovate dagli archeologi negli scavi in grotta. Non si sa se l'uomo preistorico usasse gli strumenti musicali a fini ricreativi o religiosi, ma di certo sappiamo che la musica esisteva già più di 30.000 anni fa. In una caverna, vicino a Ulm, nella Germania meridionale è stato, infatti, ritrovato un flauto in avorio di circa 18 centimetri. Fra gli oggetti preziosi più antichi, conosciamo alcuni bracciali databili al Neolitico medio, utilizzati come ornamento di individui che si distinguevano nella comunità di

venerdì 10 agosto 2018

Archeologia, le materie prime dell'antichità. La Via dell’Ambra, una storia lunga milioni di anni che racconta le vicende della preziosa resina del Mar Baltico. Riflessioni di Pierluigi Montalbano


Archeologia, le materie prime dell'antichità. La Via dell’Ambra, una storia lunga milioni di anni che racconta le vicende della preziosa resina del Mar Baltico.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano

L’ambra è una resina lucida, di colore che varia dal giallo al rosso bruno, emessa dalle conifere che con il tempo si fossilizza e, a volte, si solidifica conservando all’interno insetti, resti vegetali o animali che rimangono imprigionati e intatti per milioni di anni, fornendo agli studiosi dati importanti per la comprensione dell’evoluzione biologica. E’ chiamata anche succinite, e le sue varietà sono identificate secondo la provenienza geografica. Oggi l'ambra è impiegata nella produzione di impugnature di bastoni, collane, orecchini, braccialetti, anelli, bocchini per sigarette e cannelli di pipe. Ritrovata anche in sedimenti di età carbonifera, un periodo geologico risalente a 300 milioni di anni fa, deve il suo nome dall'arabo àmbar, con cui

mercoledì 8 agosto 2018

Archeologia. La Corona della Regina del Fiume Mannu a Villanovafranca, nell’altare del Nuraghe Su Mulinu. Articolo di Gustavo Bernardino


Archeologia. La Corona della Regina del Fiume Mannu a Villanovafranca, nell’altare del Nuraghe Su Mulinu.
Articolo di Gustavo Bernardino

Gli abitanti di Villanovafranca probabilmente non sanno che all'interno del loro bel paese c'è un piccolo gioiello che consente di dare una lettura realistica (e non fantasiosa come quella ufficiale) di un importante manufatto che si trova all'interno del Nuraghe Su Mulinu.
Com’è noto, dentro la magnifica costruzione megalitica si trova il famoso “altare a vasca” esattamente come quello rinvenuto a Su Monte di Sorradile dedicato probabilmente alla dea protettrice del fiume Tirso. In entrambi i casi, il visitatore si trova davanti a due elementi iconografici che rientrano nella liturgia eliopolitana dedicata al culto della dea protettrice dell'acqua di origine nilotica. La prova di questa tesi è proprio il citato gioiello di Villanovafranca che è ben visibile nella chiesa di S. Sebastiano

 
L'elemento inserito all'interno della nicchia rappresenta in modo eloquente una corona retta da due mani. Osservando bene, la corona riproduce in modo altrettanto eloquente il manufatto presente nell'altare di Su Mulinu, che non sarebbe un modello di nuraghe come ufficialmente definito.

Il copricapo regale, forse apparteneva alla dea protettrice del fiume Mannu che, come riportato nella descrizione del Comune, era “antica via fluviale che collega la fertile pianura del Campidano al giacimento di rame di Funtana Raminosa (Gadoni)”.
Anche in questo caso, un manufatto riportante il simbolo di una divinità pagana, viene inserito in una chiesa cristiana. La stessa situazione a Sorradile, dove nella chiesa campestre di S.  Giovanni Battista, una pietra con incisa una “Barca Solare” è stata fissata nella facciata ovest della stessa. Elementi pagani vengono quindi utilizzati per abbellire le chiese cristiane.
Ma cerchiamo di capire chi poteva essere la divinità di origine nilotica tanto importante da meritare il titolo di Regina del Mannu.
Per gli egizi dell'isola Elefantina era la dea Anuqet o Anuket Regina del Nilo, la grande protettrice delle acque di questo fiume sacro che veniva raffigurata con il capo coperto da una corona.

Anuket era figlia di Khnum e di Satet che invece a Latopoli chiamano la figlia Neith. Di quest’ ultima divinità ho ampiamente scritto in un altro lavoro “Una possibile interpretazione del culto dell'acqua in Sardegna ed il ruolo dei santuari di Romanzesu e S. Vittoria di Serri”.
La Regina del Mannu doveva avere grande potere, riscontrabile dalla grandiosità dei manufatti costruiti in suo onore e per praticare il culto che ne esaltava la sua potenza religiosa.
Il padre Khnum è un personaggio importante dell'olimpo egizio e Mario Tosi nel suo “Dizionario delle divinità dell'antico Egitto” ci racconta che: “... Dio ariete o con corpo umano e testa d'ariete (ovis longipes), era considerato un Demiurgo, un dio-creatore, simile al dio Ptah di Menfi. Ogni uomo che nasceva era opera delle sue manie veniva modellato con il fango sulla sua ruota di vasaio: ogni uomo era seguito dal suo Ka, dal suo doppio, simile in tutto all'uomo appena creato, quindi le figure formate da Khnum erano sempre due....”. Viene da pensare che il famoso bronzetto di Teti, realizzato dall'artigiano fusore con quattro occhi e due scudi, possa in qualche modo ricollegarsi al culto di questo dio potente padre delle regine del Tirso (altare di Su Monte) e del Mannu (altare di Su Mulinu), d'altronde lo stesso toponimo Teti ci rimanda al nome del faraone-dio    a cui viene riservata grande considerazione nei testi sacri egiziani. Sergio Donadoni nel suo “Testi religiosi egizi” consente di approfondire il valore di questa figura divina.
In Sardegna non risulta sia presente il nome della dea Anuqet, mentre sono presenti i nomi di altre divinità egizie sia maschili che femminili come per esempio: Bes, Min, Ra, Maat, Sia, Teti.
Sia è anche presente nella descrizione della “Barca Solare” che, come si può leggere nel “Libro delle porte” è detto che Sia sta in piedi a prua della barca.
Il culto della dea Anuqet consisteva nel portare la divinità in processione durante il primo mese di Shemu o stagione del raccolto, dal 16/03 al 14/04 e le persone che la seguivano gettavano nel fiume oggetti preziosi, monete, gioielli.

lunedì 6 agosto 2018

Archeologia. Economia, commercio e relazioni internazionali al tempo dell’impero romano (parte settima). Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Archeologia.  Economia, commercio e relazioni internazionali al tempo dell’impero romano (parte settima)

Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Seconda parte: Il sistema dei traffici commerciali in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente. (Clicca sul titolo per aprire)
Terza parte: Economia e traffici commerciali nell'antichità: la questione greca. (clicca sul titolo per aprire)
Quarta parte: Vie commerciali e strumenti di scambio in Europa nel Neolitico e nelle età dei metalli. (clicca sul titolo per aprire)
Quinta parte: L’economia e i commerci al tempo dei greci di Alessandro Magno (clicca sul titolo per aprire)
Sesta parte: Le relazioni commerciali al tempo dell’impero cartaginese e degli etruschi (clicca sul titolo per aprire)

L’ascesa commerciale di Roma iniziò con la coniazione degli assi di bronzo alla metà del IV a.C. e con i denari d'argento nel 269 a.C. Le vittorie contro i Cartaginesi nelle guerre puniche diedero a Roma il dominio del Mediterraneo Occidentale, e l’intervento in Grecia seguito dalla conquista dell'Ellade, con le vittorie su Antioco, Mitridate e Cleopatra d’Egitto, eressero Roma dominatrice del Mediterraneo orientale. Con la conquista delle Gallie, dei paesi sulla riva destra del Danubio sino al Mar Nero, l'annessione di buona parte della Britannia, degli Agri decumati, della riva sinistra del Reno, e della destra dell'alto Danubio, della Dacia, della Mesopotamia e dell'Arabia, l'Impero romano avvia una globalizzazione economica che estende i suoi commerci sino all'India, alla Cina e all'Africa centrale. Roma diventa il centro del mondo antico e assume il carattere di città cosmopolita.
In età repubblicana, la popolazione disponeva di immense risorse agricole che provenivano da Sicilia e Sardegna, poi si aggiunsero Cartagine e l'Asia Minore e, infine, l'Egitto e l'Africa, quindi in Italia si

giovedì 2 agosto 2018

Archeologia. Le relazioni commerciali al tempo dell’impero cartaginese e degli etruschi (parte sesta). Riflessioni di Pierluigi Montalbano


Archeologia. Le relazioni commerciali al tempo dell’impero cartaginese e degli etruschi (parte sesta)
Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Prima parte: dono e baratto, i traffici economici primitivi.  (clicca sul titolo per aprire)
Seconda parte: Il sistema dei traffici commerciali in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente. (Clicca sul titolo per aprire)
Terza parte: Economia e traffici commerciali nell'antichità: la questione greca. (clicca sul titolo per aprire)
Quarta parte: Vie commerciali e strumenti di scambio in Europa nel Neolitico e nelle età dei metalli. (clicca sul titolo per aprire)
Quinta parte: L’economia e i commerci al tempo dei greci di Alessandro Magno (clicca sul titolo per aprire)

La vita economica e commerciale del bacino del Mediterraneo occidentale faceva capo non alle città greche, ma a Cartagine, che privilegiava il commercio estero importando dai paesi greci e dall'Oriente grano, vino, olio, ceramica, bronzo ed esportava schiavi africani e minerali di piombo e d'argento della Spagna e della Sardegna. Gran parte dei prodotti provenienti dall'interno dell'Africa, come oro, pelli, avorio, incenso e resine, passava per Cartagine che in cambio forniva prodotti finiti, prevalentemente stranieri. Il commercio marittimo cartaginese gravitava sul Mediterraneo occidentale, con relazioni strette e floride con la Sardegna, la Sicilia, la Campania, il Lazio, l'Etruria, la Gallia del Sud e la Spagna Andalusa mediterranea e atlantica. Le loro navi si spingevano oltre le