R. Nei mesi scorsi, un gruppo di ricercatori francesi e giapponesi ha studiato la struttura interna della Grande Piramide di Giza, il monumento funerario del Faraone Kufu, meglio noto come Cheope, utilizzando una rivoluzionaria tecnica conservativa (che non richiede cioè scavi o carotaggi nella struttura della piramide) basata sull’assorbimento dei raggi cosmici. Per farla breve, una specie di TAC ipervitaminizzata di una struttura in muratura.
R. Pare sia stata identificata una camera di grandi dimensioni, si parla di almeno 30 m di lunghezza, situata all'altezza del già noto sepolcro di Kufu (Cheope). La notizia è clamorosa perché la piramide di Kufu, oltre ad essere una delle struttura più note al mondo, è anche una delle più antiche. Risale infatti al 2500-2600 a.C., e sebbene gli archeologi ammettano da decenni di avere le idee poco chiare su come sia stata costruita, la sua struttura interna era considerata ben definita da almeno un secolo. Certo: si sapeva della presenza di condotti interni a funzione probabilmente più simbolica che
R. Nei mesi scorsi si è effettivamente parlato di una stanza segreta, celata dietro una delle pareti della tomba di Tutankhamon. In effetti, esistono analogie storiche (la sepoltura del Faraone Psusennes ad esempio, contenente altre tre sepolture faraoniche nascoste dietro false pareti) che suggerivano la plausibilità di una camera nascosta, o forse di un “cachet”, cioè di una sepoltura improvvisata e ben celata, in cui riporre al sicuro le mummie di Faraoni o membri della famiglia reale la cui tomba originaria era stata svuotata e profanata. Qualcosa di simile era stato in effetti ricavato nella tomba di Amenhotep III, il nonno di re Tut.
Va detto che si tratta però di due cose completamente diverse. La “camera segreta” della piramide di Kufu è stata identificata tramite una tecnologia innovativa e complessa, ben più affidabile delle termografie usate per la tomba di re Tut. Il problema è che, al momento, non possiamo sapere si tratti di un lungo salone (che con quelle dimensioni avrebbe del clamoroso, anche a livello ingegneristico) o di una serie di stanze più piccole.
R. Bella domanda. Esistono varie ipotesi. La struttura identificata dalla scansione a muoni potrebbe avere finalità “statiche”, ed destinata cioè ad alleggerire il peso (parliamo sempre di migliaia di tonnellate) che grava sulla stanza ad oggi nota come “camera sepolcrale” di re Kufu, e sul lungo corridoio che ad essa porta. Tuttavia, un vero e proprio salone di 30 m di lunghezza ricavato all’interno di una struttura del genere avrebbe rappresentato una sfida ingegneristica senza precedenti. Difficilmente gli architetti egiziani avrebbero realizzato qualcosa del genere senza una funzione ben precisa. Da qui l’ipotesi più affascinante: che si tratti, cioè, della vera e propria sepoltura di Kufu. O forse della sua “dimora” ultraterrena. In effetti, il salone sembra collegato alla camera sepolcrale tramite una serie di condotti.
R. Esattamente. Sono tuttavia necessarie alcune precisazioni. Per prima cosa, la camera sepolcrale di Kufu è sorprendentemente spoglia, e il sarcofago che è stato rinvenuto al suo interno, per quando monumentale, ha sempre sollevato più problemi tecnici delle risposte formali e simboliche garantite. In verità, è stato sottolineato in più occasioni che non esistano prove dirette ed indirette che la mummia di Kufu sia stata effettivamente deposta nel sarcofago, arrivando ad ipotizzare che la sua reale sepoltura si trovi altrove, ben nascosta nelle sterminate strutture sotterranee della piana di Giza. Sappiamo inoltre fosse usanza dei Faraoni, sin dalla prima dinastia, avere due sepolture. Poiché Narmer, il primo Faraone della Prima Dinastia aveva unificato l’Egitto intorno al 3100 a.C agglomerando due regni rivali, corrispondenti al Delta del Nilo ed alla sua Valle meridionale, i primi re d’Egitto ebbero regolarmente una sepoltura al nord, usualmente nella zona di Saqqara, ed una sud, in prossimità dell’antica capitale Hyerakompolis, o ad Abydos. Anche Djoser, il creatore della prima piramide completa, che non casualmente si trova a Saqqara, aveva in realtà due sepolture: sui libri di scuola si parla sempre della sua “piramide a gradoni”, mentre si dimentica che a poche centinaia di metri si trovi una seconda tomba, strutturalmente più modesta ma artisticamente molto più rilevante della stessa Piramide. Sneferu, padre di Kufu e di Hemiunu (o forse suo nonno), quest’ultimo capo architetto della Grande Piramide, costruì ben 3 piramidi: una di esse, la cosiddetta Piramide di Meidun, crollò su sé stessa durante la costruzione. La seconda piramide, la cosiddetta “Piramide Romboidale” di Dashur, ebbe un crollo strutturale arrivata a metà altezza, tanto da essere completata scendendo ad una serie di compromessi ingegneristici. La stranezza, ad oggi inspiegata, è che essa fu tuttavia completamente rifinita, spendendo una fortuna nel rivestimento con rocce di alta qualità. Il che avrebbe un senso se essa fosse stata concepita come la “seconda sepoltura”, da affiancare alla Piramide Rossa, sempre a Dashur, la terza da lui costruita, sostanzialmente il prototipo della struttura di Kufu. I figli di Sneferu, Kufu e Djedefre (la cui piramide si trova su un’altura ad alcuni chilometri da Giza), nonché i discendenti di Kufu, Chefren e Micerino, inspiegabilmente abbandonarono la tradizione della doppia sepoltura, che fu invece ripresa con la successiva V dinastia e proseguì più o meno ininterrottamente fino al Nuovo Regno, quando i Faraoni rimpiazzarono le appariscenti piramidi con i sepolcri rupestri (e ben nascosti) della Valle dei Re. Anche in quel caso, tuttavia, alla sepoltura celata nella valle si affiancavano sepolcri “ufficiali”, vuoti, associati ai templi funerari. Sappiamo inoltre che alcuni Faraoni usassero volutamente la sepoltura “B” come specchietto per le allodole nei confronti dei predatori di tombe, lasciando la sepoltura principale ben nascosta o in profondità nel terreno o in prossimità della tomba.
R. Non corriamo troppo. Che sia possibile non significa sia probabile. Una premessa: spesso pensiamo che le Piramidi egiziane siano solo le tre di Giza. Non è così. Per oltre mille anni i Faraoni si fecero seppellire in strutture piramidali, ora più piccole, ora modeste, ora colossali come quelle realizzate dalla dinastia di Sneferu. Al momento ne sono note almeno 65, ma il conto è destinato ad aumentare e superare il centinaio proprio per via della tradizione della doppia sepoltura. Le piramidi erano un bersaglio facile, e non casualmente furono quasi tutte svaligiate relativamente poco tempo dopo il loro completamento, o durante i due periodi intermedi, quando lo stato egiziano collassò rimuovendo ogni protezione ai “beni storici ed architettonici”. Ad esempio, la tomba di Kufu fu sicuramente svaligiata nel corso del Primo Periodo intermedio (2181–2055 a.C.), circa trecento anni dopo il suo completamento, quando l’Egitto cadde in una condizione simile all’anarchia feudale del nostro medioevo, e la vigilanza del sito di Ghiza fu sospesa per quasi duecento anni. Gli studi archeologici hanno dimostrato che però gli architetti dei Faraoni avessero l’abitudine di proteggere la sepoltura del faraone nel modo più raffinato e rigoroso possibile. Alcune piramidi hanno, per esempio, l’ingresso a sud anziché a nord, come la simbologia religiosa imporrebbe. Altre hanno la camera sepolcrale sotto il livello del suolo (come nelle prime sepolture di Abydos e Hyerakompolis) anziché sopra al livello del suolo, seguendo l’impostazione inaugurata proprio da Sneferu. A volte ciò determinò l’esito paradossale di preservare la sepoltura dai predatori di tombe (è il caso ad esempio di Sesostri III), esponendola alle non meno devastanti infiltrazioni acquifere associate alle piene del Nilo. Non è implausibile che gli architetti faraonici di Kufu, che erano per altro suoi fratelli e fratellastri, abbiano pensato di realizzare o una tomba di sicurezza (diremmo pure “di backup”) laddove nessuno avrebbe mai pensato di andarla a cercare. In essa potrebbero trovarsi, se non il vero corpo di Kufu, delle sue statue - curiosamente assenti dal suo tempio funebre, che nella religione egiziana rappresentavano una specie di “riserva” della mummia. Banalizzando molto: gli antichi Egizi erano risurrezionalisti, credevano cioè che il Faraone per godere della vita eterna dovesse rientrare nel proprio corpo. A differenza di quanto ritenuto dalle religioni moderne, come Cristianesimo, Ebraismo e Islam (che pure in qualche modo ereditano questa tradizione), nella religione egiziana tradizionale, se il corpo fosse stato distrutto, la resurrezione sarebbe diventata impossibile. Da qui la tradizione di mummificare il corpo del sovrano. Poiché anche le mummie sono però tutt’altro che eterne (la più antica mummia a noi nota risale alla II dinastia, ma è stata distrutta nel tardo 1800 durante incaute catalogazioni del Museo Egizio del Cairo), sin dalla III dinastia si diffuse l’abitudine di vicariare la funzione della mummia con statue di pietra o di legno (nel desertico Egitto, ritenuto ben più prezioso della pietra). Curiosamente, mentre di Sneferu, Chefren e Micerino, e persino del fratello di Kufu, Djedefre, abbiamo una serie di statue, sopravvissute nonostante l’estrema antichità, l’unica rappresentazione superstite di Kufu è minuscola, di pochi centimetri di altezza. Molto strano.
R. Come detto, nella migliore delle ipotesi, si tratta di una vera e propria una sepoltura faraonica. Non necessariamente contenente la mummia, ma forse una serie di statue. In alternativa, potrebbe trattarsi, e sarebbe comunque qualcosa di clamoroso, della replica delle stanze del palazzo reale di Kufu, approntate per consentire al Faraone di riprendere la propria vita dopo la morte, usualmente presenti nelle sepolture delle prime tre dinastie. A partire dagli anni ‘70, ritrovamenti archeologici hanno infatti evidenziato quelle che sembrerebbero le sepolture del leggendario “Re Scorpione”, il Primo re dell’Alto Egitto di cui si abbia memoria storica, e di Narmer, l’unificatore dell’Egitto, ed in entrambi i casi le tombe sono la copia sotterranea ed esatta del palazzo reale (in realtà, niente più di una grande casa: parliamo pur sempre del 3000 a.C.). Verrebbe quindi ripresa una tradizione interrotta proprio da Sneferu, il padre di Kufu. La speranza più inconfessabile, e che impone tantissime cautele, è che all’interno della camera si trovino ancora i “papiri della resurrezione”. Si tratta di scritture a contenuto religioso che il defunto avrebbe dovuto utilizzare per garantirsi il lasciapassare per la resurrezione, precursori del Libro dei Morti e di fatto elemento imprescindibile per ottenere la vita eterna. A partire dalla Piramide di Unas, nella VI dinastia, il Libro dei Morti viene inciso sulle pareti interne della piramide: benché riferimenti ad esso siano apprezzabili sin dalle prime due dinastie, non ve n’è alcuna nella Piramidi di Giza. Se così fosse, potremmo avere di fronte uno dei più antichi reperti scritti della storia umana. Tralasciando l’ipotesi della “camera vuota”, costruita con sole finalità statiche, c’è poi una terza ipotesi, molto macrabra. I primi faraoni erano sepolti con parte dei propri servitori e con buona parte dell’harem. Si trattava di un vero e proprio suicidio rituale, compiuto per beneficiare della resurrezione nell’aldilà che la religione egiziana, per secoli e secoli, riconosceva solo al Faraone e a quanti morissero insieme a lui, in un certo senso trascinati nel regno della vita eterna dalla sua resurrezione. La stanza segreta potrebbe essere quindi il sepolcro degli stretti congiunti e collaboratori di Kufu.
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