domenica 29 dicembre 2019
Archeologia. Sardegna, la Civiltà Nuragica: Nuraghi a corridoio e Nuraghi a Tholos. Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia. Sardegna, la Civiltà Nuragica: Nuraghi a corridoio e Nuraghi a Tholos.
Articolo di Pierluigi Montalbano
(tratto dal libro: "Popoli del Mare", Capone Editore, 2019)
Nuraghi a Corridoio
La Civiltà
Nuragica, quella dei costruttori di nuraghi, si sviluppò in
Sardegna durante tutta l’età del Bronzo, dal XVII al X a.C., e continuò poi per
altri 5 secoli, attuando una serie di profondi cambiamenti sociali, in un
periodo in cui i sardi non costruivano più torri. Il substrato che consentì il
suo sviluppo si andò formando sul finire del III Millennio a.C., quando la
cultura locale, conosciuta come facies Monte Claro, fu fortemente influenzata
dalle genti del Vaso Campaniforme, portatori d’innovazioni importanti quali
l’architettura dolmenica, nuove tecnologie per la fusione dei metalli e una
forte specializzazione nell’uso delle armi.
venerdì 27 dicembre 2019
Archeologia. Le origini degli ulivi e la nascita della produzione dell'olio in Sardegna. Articolo di Giandomenico Scanu
Archeologia. Le origini degli ulivi e la nascita della produzione dell'olio in Sardegna.
Articolo di Giandomenico Scanu
S’ignora l’epoca esatta della prima apparizione di Olea europaea in Sardegna ma le analisi sui pollini provano la sua presenza nell’isola già in età post glaciale. Dai reperti di carboni prelevati in siti del Neolitico è difficile stabilire se si tratti di legno di Olea europaea sylvestris (Miller), o anche oleaster (Hoffm. et Link) oppure di Olea europaea sativa. Numerose informazioni testimoniano, invece, la presenza nell’isola dell’olivastro, la cui presenza è tutt’ora visibile. Le immense aree olivastrate estese per di migliaia di ettari, costituiscono, oggi come allora, parte integrante del paesaggio sardo. Alcuni ritengono che l’olivo poteva essere già presente nell’isola, in forme selvatiche spontanee, quando i sardi vennero a contatto con le civiltà dei Fenici e dei Greci.
Articolo di Giandomenico Scanu
S’ignora l’epoca esatta della prima apparizione di Olea europaea in Sardegna ma le analisi sui pollini provano la sua presenza nell’isola già in età post glaciale. Dai reperti di carboni prelevati in siti del Neolitico è difficile stabilire se si tratti di legno di Olea europaea sylvestris (Miller), o anche oleaster (Hoffm. et Link) oppure di Olea europaea sativa. Numerose informazioni testimoniano, invece, la presenza nell’isola dell’olivastro, la cui presenza è tutt’ora visibile. Le immense aree olivastrate estese per di migliaia di ettari, costituiscono, oggi come allora, parte integrante del paesaggio sardo. Alcuni ritengono che l’olivo poteva essere già presente nell’isola, in forme selvatiche spontanee, quando i sardi vennero a contatto con le civiltà dei Fenici e dei Greci.
giovedì 19 dicembre 2019
Navigazione e Carte Nautiche: Vespucci e il Planisfero di Pesaro. Articolo di Rolando Berretta
Navigazione e Carte Nautiche: Vespucci
e il Planisfero di Pesaro.
Articolo
di Rolando Berretta
Questo
racconta Vespucci nel Mundus Novus:
Il 14 maggio 1501 partimmo
felicemente con tre navi da Lisbona, su incarico del suddetto re, per cercare
nuove terre verso l’Austro e navigammo ininterrottamente per venti mesi verso
sud, e la nostra navigazione si è svolta così….
….(alla fine) …Queste sono le cose più notevoli che ho visto durante questo mio
ultimo viaggio, che io chiamo Terza
giornata, poiché altre due sono le due spedizioni che ho compiuto
verso occidente per incarico del serenissimo re di Spagna. Durante le quali
io ho preso nota delle meraviglie compiute dal sublime Creatore di tutte le
cose, nostro Dio; delle principali, ho scritto
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mercoledì 18 dicembre 2019
Archeologia. L'età del Ferro in Sardegna: arte e religiosità s'incontrano. Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia. L'età del
Ferro in Sardegna: arte e religiosità s'incontrano
© Durante la Civiltà Nuragica è evidente un cambio sociale avvenuto intorno al X secolo a.C., con una serie di tracce archeologiche che vedono la trasformazione del rituale funerario. La realizzazione di una nuova tipologia tombale, con pozzetto a ipogeo singolo che sostituisce le Tombe di Giganti, suggerisce la volontà di distinguere i defunti all’interno della comunità. Forse siamo in presenza di gruppi familiari con ruoli di prestigio o di personaggi degni di essere ricordati per le loro qualità sociali, economiche, politiche o militari. Con l’abbandono dell’attività edilizia dedicata alla costruzione di nuovi nuraghi, i sardi nuragici avviano un piano urbanistico che elabora nuove strutture, realizzate smontando gli edifici in disuso. Già da due secoli, nei villaggi si realizzavano monumentali strutture pubbliche dedicate alla religiosità e ai rituali comunitari. Le tradizionali architetture civili e le abitazioni, erano affiancate dai templi a pozzo, raffinati edifici in cui l’acqua
Articolo di Pierluigi
Montalbano
(Tratto dal libro Popoli del Mare, di Pierluigi Montalbano, Capone Editore, Novembre 2019) ©
© Durante la Civiltà Nuragica è evidente un cambio sociale avvenuto intorno al X secolo a.C., con una serie di tracce archeologiche che vedono la trasformazione del rituale funerario. La realizzazione di una nuova tipologia tombale, con pozzetto a ipogeo singolo che sostituisce le Tombe di Giganti, suggerisce la volontà di distinguere i defunti all’interno della comunità. Forse siamo in presenza di gruppi familiari con ruoli di prestigio o di personaggi degni di essere ricordati per le loro qualità sociali, economiche, politiche o militari. Con l’abbandono dell’attività edilizia dedicata alla costruzione di nuovi nuraghi, i sardi nuragici avviano un piano urbanistico che elabora nuove strutture, realizzate smontando gli edifici in disuso. Già da due secoli, nei villaggi si realizzavano monumentali strutture pubbliche dedicate alla religiosità e ai rituali comunitari. Le tradizionali architetture civili e le abitazioni, erano affiancate dai templi a pozzo, raffinati edifici in cui l’acqua
giovedì 12 dicembre 2019
Archeologia. Shardana, guardia reale del faraone Ramesse II. Tratto dal libro Popoli del Mare, di Pierluigi Montalbano, Capone Editore, Novembre 2019
Archeologia. Shardana, guardia reale del faraone Ramesse II
(Tratto dal libro Popoli del Mare, di Pierluigi Montalbano, Capone Editore, Novembre 2019) ©
©
Gli Shardana furono scelti per diventare la guardia scelta del faraone Ramesse II, invogliati con concessione di privilegi, terre fertili lungo le sponde del Nilo, diritto di matrimonio, successione ereditaria dei campi. Già dal XV a.C., all’epoca della regina Hatshepsut e di Tuthmosis III, l’esercito egizio si ampliò con l’immissione di truppe formate da guerrieri professionisti, con corpi d’armata, divisioni di fanteria, carristi e ufficiali, con la conseguente specializzazione delle tecniche di combattimento. A tutto ciò, si univa l’apparato di supporto costituito da personale di servizio, flotta e carri di supporto per i viveri e vettovaglie, carpentieri, cuochi, addestratori di cavalli e maestri d’armamenti che insegnavano le tecniche con la spada, l’arco, la lancia e le
Gli Shardana furono scelti per diventare la guardia scelta del faraone Ramesse II, invogliati con concessione di privilegi, terre fertili lungo le sponde del Nilo, diritto di matrimonio, successione ereditaria dei campi. Già dal XV a.C., all’epoca della regina Hatshepsut e di Tuthmosis III, l’esercito egizio si ampliò con l’immissione di truppe formate da guerrieri professionisti, con corpi d’armata, divisioni di fanteria, carristi e ufficiali, con la conseguente specializzazione delle tecniche di combattimento. A tutto ciò, si univa l’apparato di supporto costituito da personale di servizio, flotta e carri di supporto per i viveri e vettovaglie, carpentieri, cuochi, addestratori di cavalli e maestri d’armamenti che insegnavano le tecniche con la spada, l’arco, la lancia e le
venerdì 6 dicembre 2019
I nostri antenati illuminati dalla luce del toro per 2000 anni. Riflessioni di Gustavo Bernardino
I nostri antenati illuminati dalla luce del toro per 2000 anni.
Riflessioni di Gustavo Bernardino
Il ricco e superbo patrimonio
di costruzioni monumentali ricevuti in eredità dai nostri antenati, è capace di
offrire non solo grandi emozioni nell'ammirare lo splendore della loro esecuzione
ma consente di immergersi nella storia più antica della nostra terra rendendoci
partecipi delle usanze, abitudini,
e culti religiosi. Mi riferisco
in particolare alla bellezza e alla solennità delle Domus de Janas ed in
particolare a quelle della necropoli di Museddu a Cheremule (vedi foto A e B).
In questo complesso, appartenente probabilmente al periodo eneolitico
(3.900/3.500) a.C., si trovano due “domus” che si differenziano dalle restanti
costruzioni per delle particolari rifiniture che di seguito descrivo.
Nella “domo” indicata dalla
lettera (A) sono riprodotte nella parte alta dell'ingresso due corna in modo
che tutta l'apertura, nel suo insieme, assuma le sembianze di una protome
taurina. Nella seconda immagine (lettera B) invece la protome è mancante del
corno sinistro. Considerato che i nostri antenati costruivano i loro
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