venerdì 29 settembre 2017
Archeologia. La città di Roma fu fondata dagli Etruschi? Riflessioni di Massimo Pittau
Archeologia. La città di Roma fu fondata dagli Etruschi?
Riflessioni di Massimo Pittau
Molti autori greci, ormai soggiogati anche sul piano psicologico e su quello culturale, dalla potenza dei dominatori Romani, fecero a gara per dimostrare che in effetti Roma era una “fondazione greca”. Uno dei più importanti di questi autori, Dionigi di Alicarnasso, si lasciò sfuggire a denti stretti la frase secondo cui «molti degli scrittori sostennero che la stessa Roma era un città Tirrena» (cioè Etrusca). Ebbene, numerose e consistenti prove linguistiche sono in grado di dimostrare che effettivamente Roma come città fu fondata, non dai Latini o dai Sabini, bensì dagli Etruschi.
È cosa abbastanza nota che dopo la conquista della Grecia da parte dei Romani, molti autori greci, ormai soggiogati non soltanto sul piano militare e politico ma anche su quello psicologico dalla potenza dei dominatori, fecero a gara per dimostrare che in effetti Roma era una “fondazione greca” (κτίσις ελληνική). E ciò fecero anche fondandosi sulla paretimologia del nome di Roma, fatto derivare abusivamente dall’appellativo greco ρώμη (rhōmē) «forza». Era questa indubbiamente una etimologia del tutto campata in aria, anche perché è illogico ritenere che all’inizio, quando Roma non era altro che un piccolissimo centro abitato, coloro che le diedero il nome potessero prevedere l’incredibile sviluppo futuro, militare politico e culturale, di Roma, che sarebbe finita con
Riflessioni di Massimo Pittau
Molti autori greci, ormai soggiogati anche sul piano psicologico e su quello culturale, dalla potenza dei dominatori Romani, fecero a gara per dimostrare che in effetti Roma era una “fondazione greca”. Uno dei più importanti di questi autori, Dionigi di Alicarnasso, si lasciò sfuggire a denti stretti la frase secondo cui «molti degli scrittori sostennero che la stessa Roma era un città Tirrena» (cioè Etrusca). Ebbene, numerose e consistenti prove linguistiche sono in grado di dimostrare che effettivamente Roma come città fu fondata, non dai Latini o dai Sabini, bensì dagli Etruschi.
È cosa abbastanza nota che dopo la conquista della Grecia da parte dei Romani, molti autori greci, ormai soggiogati non soltanto sul piano militare e politico ma anche su quello psicologico dalla potenza dei dominatori, fecero a gara per dimostrare che in effetti Roma era una “fondazione greca” (κτίσις ελληνική). E ciò fecero anche fondandosi sulla paretimologia del nome di Roma, fatto derivare abusivamente dall’appellativo greco ρώμη (rhōmē) «forza». Era questa indubbiamente una etimologia del tutto campata in aria, anche perché è illogico ritenere che all’inizio, quando Roma non era altro che un piccolissimo centro abitato, coloro che le diedero il nome potessero prevedere l’incredibile sviluppo futuro, militare politico e culturale, di Roma, che sarebbe finita con
martedì 26 settembre 2017
Archeologia della Sardegna. Paesaggi nuragici Riflessioni di Alessandro Usai
Archeologia della Sardegna. Paesaggi
nuragici
Riflessioni di Alessandro
Usai
«Dire grande architettura e nuraghi è la stessa cosa. E dire nuraghi e
dire Sardegna è anche, entro certi
limiti, la stessa cosa. I nuraghi, infatti, danno figura e rilievo allo
scenario fisico e umano del presente in Sardegna,come lo dettero al tempo in
cui furono costruiti a migliaia e furono usati e occupati, con alterne vicende, per lunghi secoli.» (LILLIU 1988, p. 485).
1. Premessa
Nel brano
riportato in epigrafe, Giovanni Lilliu presenta il nuraghe come
elemento essenziale del paesaggio sardo attraverso i millenni. Non poteva
non essere così, né potevano sfuggire alla potente suggestione dei monumenti e
delle parole del Maestro i suoi allievi e il pubblico colto sardo, con quell’ammirazione
che ancor oggi anima, fin nel titolo, la mostra “L’isola delle
torri”.Tuttavia questa tendenza, che in anni ormai lontani consentì a studiosi
ed amministratori sardi di prendere coscienza, caso raro in Italia e in
Europa, dell’esistenza di un’importante componente preistorica e protostorica
del paesaggio, altrove dominato dai ruderi romani, medievali e moderni, oggi si
rivela inadeguata. In tempi in cui il concetto di paesaggio viene elaborato e
sviscerato in tutte le sue implicazioni da
giovedì 21 settembre 2017
Archeologia. Il culto dell’acqua nella Sardegna Nuragica. Riflessioni di Alessandro Usai
Archeologia. Il culto
dell’acqua nella Sardegna Nuragica
Riflessioni di Alessandro Usai
La civiltà nuragica è la
principale espressione culturale della Sardegna protostorica, che occupa tutto
l’arco temporale compreso tra la Media Età del Bronzo (apparentemente a partire
da un momento non iniziale di tale periodo, intorno al 1600-1500 a.C.) e la
fine della Prima Età del Ferro(circa 700 a.C.). La sua parabola evolutiva
attraversò momenti di formazione, maturità, trasformazione e degenerazione, e
naturalmente fu condizionata sia dai fili di continuità che dai fattori di
cambiamento. La sua identità, compatta e nello stesso tempo cangiante nel tempo
e nello spazio come un mosaico dai mille colori, sta proprio nel rapporto
dialettico tra continuità e cambiamento. Semplificando in modo anche
troppo schematico, la civiltà nuragica ci appare come un ciclo storico
unitario, che interessa tutta la Sardegna e le sue isole minori e che si può
suddividere in due grandi periodi: il primo è quello che vede la costruzione dei
nuraghi, delle tombe collettive e dei primi insediamenti; il secondo è quello
che, pur nella continuità dell’utilizzo dei nuraghi esistenti come centri di
aggregazione del popolamento, vede la fine della loro elaborazione, e
soprattutto vede la
martedì 19 settembre 2017
Archeologia e storia della Sardegna. L'occupazione romana della Sardegna. Riflessioni di Attilio Mastino
Archeologia e storia della
Sardegna. L'occupazione romana della Sardegna
Riflessioni di Attilio Mastino
Il basso impero.
Con Diocleziano e poi con Costantino il
sistema dei governi provinciali fu radicalmente trasformato e subì forse un
impoverimento, a causa del progressivo accentramento burocratico: il potere
imperiale fu attribuito a due Augusti e a due Cesari, secondo il sistema della
Tetrarchia; furono allora costituite quattro prefetture del pretorio (Oriente
con capitale Nicomedia, Balcani con capitale Sirmio, Italia con capitale
Milano, Gallia con capitale Treviri), con tredici diocesi affidate a vicari dei
prefetti del pretorio; le province furono divise, ridotte come territorio con
oscillazioni di confini e con suddivisioni successive e collocate sotto la
responsabilità di presidi equestri o di funzionari senatori; la penisola
italiana rientrò nell'organizzazione provinciale. Al di là degli aspetti di
dettaglio, la riforma dioclezianea segnò una svolta profondissima, creando una
sorta di piramide ed una catena di comando al cui vertice erano gli imperatori
ed i loro prefetti del pretorio. Le province diventarono uno snodo periferico
del governo imperiale ma, aumentate di numero, persero quella configurazione
"nazionale" storicamente radicata nelle tradizioni locali che le
aveva caratterizzate fin dalla loro prima costituzione. Infine le città
provinciali, collocate alla base della
domenica 17 settembre 2017
Archeologia. La Geografia della Sardegna antica. Riflessioni di Attilio Mastino
Archeologia. La Geografia della Sardegna antica.
Riflessioni di Attilio Mastino
In tre occasioni Erodoto ricorda la Sardegna come l'isola più grande del mondo: la notizia - ha messo in rilievo recentemente il Rowland - è da considerarsi ovviamente erronea se le dimensioni dell'isola, in rapporto alle altre isole del Mediterraneo, vanno calcolate in termini di superficie, dato che la Sardegna, con i suoi 23.812 km quadrati viene superata dalla Sicilia, con 25.426 km quadrati. In passato, il presunto errore di Erodoto, variamente ripreso dagli scrittori antichi, in particolare da Timeo e quindi da Pausania, era stato considerato come una prova per dimostrare la scarsa conoscenza che dell'isola avevano i Greci, esclusi alla fine del VI secolo a.C. dalle rotte occidentali dalla vincente talassocrazia cartaginese all'indomani della battaglia navale combattuta nel Mare Sardo per il controllo di Alalia, della Corsica e della Sardegna. Una tale interpretazione va comunque rettificata e va rilevato che il calcolo di Erodoto è stato effettuato non in termini di superficie ma di
sabato 16 settembre 2017
Archeologia. La Bastida, in Spagna, una cittadella fortificata che ricorda Troia. La Civiltà Minoica sbarcò nel territorio iberico?
Archeologia. La Bastida, in Spagna, una cittadella fortificata che ricorda Troia. La Civiltà Minoica sbarcò nel territorio iberico?
Un complesso fortificato unico nel suo genere in tutta l'Europa continentale, è stato disotterrato a La Bastida de Totana, in Spagna. Risalirebbe a 4200 anni fa ed ha caratteristiche simili a quelle osservate in altre costruzioni dell'Età del Bronzo: mura spesse tre metri, torri quadrate di sette metri, un ingresso monumentale ed una porta ad arco ogivale.
Il muro proteggeva una città di quattro ettari di estensione, situata su una collina ed è stato costruito sicuramente da genti che avevano un'esperienza nelle fortificazioni militari e che, probabilmente, venivano dall'Oriente. Il modello del muro è tipico delle civiltà mediterranee e ricorda molto la
Un complesso fortificato unico nel suo genere in tutta l'Europa continentale, è stato disotterrato a La Bastida de Totana, in Spagna. Risalirebbe a 4200 anni fa ed ha caratteristiche simili a quelle osservate in altre costruzioni dell'Età del Bronzo: mura spesse tre metri, torri quadrate di sette metri, un ingresso monumentale ed una porta ad arco ogivale.
Il muro proteggeva una città di quattro ettari di estensione, situata su una collina ed è stato costruito sicuramente da genti che avevano un'esperienza nelle fortificazioni militari e che, probabilmente, venivano dall'Oriente. Il modello del muro è tipico delle civiltà mediterranee e ricorda molto la
giovedì 14 settembre 2017
Archeologia, miti e leggende. Il Diluvio Universale e l'Arca di Noè Riflessioni di Alessandro Giovanni Paolo Rugolo
Archeologia, miti e leggende. Il Diluvio Universale e l'Arca di Noè
Riflessioni di Alessandro Giovanni Paolo Rugolo
Quando si parla di “arca” viene spontaneo pensare all’arca di Noè, ma esistono altre tradizioni, forse anche più antiche dei racconti della Genesi biblica, che annoverano l’arca tra le cose strane…
Ma andiamo con ordine.
Con il termine arca s’intende comunemente una grande imbarcazione utilizzata per salvare le specie viventi dall’estinzione dovuta al diluvio inviato da Dio. Autore del salvataggio, il mitico Noè. Dio, resosi conto della malvagità dell’Uomo, decide di sterminare la specie umana e con essa tutti gli esseri viventi. Qui entra in gioco Noè che, considerato uomo giusto, viene invitato a salvarsi unitamente alla propria famiglia e agli esseri viventi, costruendo un’arca. Vediamo cosa ci dice la Bibbia:
[Genesi, 6,14]
“Fatti un’arca di legno di Cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell’arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un lato metterai la porta dell’arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.”
Il resto, al momento, non ci interessa.
Ciò che sappiamo sull’arca di Noè, si può riassumere in poche informazioni: é costruita in legno di Cipresso, è compartimentata, è impermeabilizzata per mezzo del bitume, ha un tetto e una porta. In merito alle dimensioni, in linea di massima possiamo considerare un cubito circa cinquanta centimetri, per cui siamo di fronte ad una nave di 150x25x15 metri, un vero mostro per quei tempi.
In apertura ho parlato di altre tradizioni che ci riportano di un’arca, vediamone una, il racconto del diluvio della saga di Gilgamesh. Il testo ci dice che in quei giorni il mondo pullulava di persone e il loro rumore era tale che il grande Dio, fu destato e unitamente agli altri dei fu deciso di
Riflessioni di Alessandro Giovanni Paolo Rugolo
Quando si parla di “arca” viene spontaneo pensare all’arca di Noè, ma esistono altre tradizioni, forse anche più antiche dei racconti della Genesi biblica, che annoverano l’arca tra le cose strane…
Ma andiamo con ordine.
Con il termine arca s’intende comunemente una grande imbarcazione utilizzata per salvare le specie viventi dall’estinzione dovuta al diluvio inviato da Dio. Autore del salvataggio, il mitico Noè. Dio, resosi conto della malvagità dell’Uomo, decide di sterminare la specie umana e con essa tutti gli esseri viventi. Qui entra in gioco Noè che, considerato uomo giusto, viene invitato a salvarsi unitamente alla propria famiglia e agli esseri viventi, costruendo un’arca. Vediamo cosa ci dice la Bibbia:
[Genesi, 6,14]
“Fatti un’arca di legno di Cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell’arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un lato metterai la porta dell’arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.”
Il resto, al momento, non ci interessa.
Ciò che sappiamo sull’arca di Noè, si può riassumere in poche informazioni: é costruita in legno di Cipresso, è compartimentata, è impermeabilizzata per mezzo del bitume, ha un tetto e una porta. In merito alle dimensioni, in linea di massima possiamo considerare un cubito circa cinquanta centimetri, per cui siamo di fronte ad una nave di 150x25x15 metri, un vero mostro per quei tempi.
In apertura ho parlato di altre tradizioni che ci riportano di un’arca, vediamone una, il racconto del diluvio della saga di Gilgamesh. Il testo ci dice che in quei giorni il mondo pullulava di persone e il loro rumore era tale che il grande Dio, fu destato e unitamente agli altri dei fu deciso di
martedì 12 settembre 2017
Archeologia. La Prostituzione Sacra: un antico rito praticato nei templi. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia. La Prostituzione Sacra: un antico rito praticato nei templi.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Le origini della pratica della prostituzione sacra ci portano nella Mesopotamia del III millennio a.C. Annualmente era praticata la ierogamia, un'usanza cultuale che consisteva nell’unione sacra tra il sovrano, che impersonava il dio Dumuzi, e una prostituta, nelle vesti della dea Inanna (l’accadica Ishtar). Questo matrimonio sacro, avveniva nel tempio e aveva il compito di assicurare la fecondità della terra, degli armenti e la prosperità del paese e del popolo. La prostituzione sacra è attestata anche in Siria, Fenicia e Cipro. Le notizie giungono dalle fonti classiche: Luciano (in De Dea Syria) descrive le cerimonie della prostituzione sacra a Biblo in onore del dio Adone; Sant’Agostino narra della prostituzione sacra che si svolgeva nel tempio di Baalbek per la dea Venere e Virgilio spiega la pratica svoltasi a Cipro in onore della divinità Astarte per la fondazione di Cartagine.
In Mesopotamia il luogo della prostituta era il tempio dedicato alla dea della fertilità, la dea Ishtar. Vi erano alloggi e terreni coltivati per sostenere una gerarchia femminile prestigiosa. I complesso era strutturato in un sistema gerarchico piramidale al cui vertice era posta l’alta sacerdotessa, spesso la figlia del sovrano che personificava la dea Ishtar. Sotto di lei c’erano due gradi di sacerdotesse, le prostitute del tempio, distinte in sacre prostitute e ragazze di commercio che
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Le origini della pratica della prostituzione sacra ci portano nella Mesopotamia del III millennio a.C. Annualmente era praticata la ierogamia, un'usanza cultuale che consisteva nell’unione sacra tra il sovrano, che impersonava il dio Dumuzi, e una prostituta, nelle vesti della dea Inanna (l’accadica Ishtar). Questo matrimonio sacro, avveniva nel tempio e aveva il compito di assicurare la fecondità della terra, degli armenti e la prosperità del paese e del popolo. La prostituzione sacra è attestata anche in Siria, Fenicia e Cipro. Le notizie giungono dalle fonti classiche: Luciano (in De Dea Syria) descrive le cerimonie della prostituzione sacra a Biblo in onore del dio Adone; Sant’Agostino narra della prostituzione sacra che si svolgeva nel tempio di Baalbek per la dea Venere e Virgilio spiega la pratica svoltasi a Cipro in onore della divinità Astarte per la fondazione di Cartagine.
In Mesopotamia il luogo della prostituta era il tempio dedicato alla dea della fertilità, la dea Ishtar. Vi erano alloggi e terreni coltivati per sostenere una gerarchia femminile prestigiosa. I complesso era strutturato in un sistema gerarchico piramidale al cui vertice era posta l’alta sacerdotessa, spesso la figlia del sovrano che personificava la dea Ishtar. Sotto di lei c’erano due gradi di sacerdotesse, le prostitute del tempio, distinte in sacre prostitute e ragazze di commercio che
domenica 10 settembre 2017
Archeologia della Sardegna. Intervista a Pierluigi Montalbano su navigazione antica, Civiltà Nuragica e Shardana. A cura di Mauro Atzei
Archeologia della Sardegna. Intervista a Pierluigi Montalbano su navigazione antica, Civiltà Nuragica e Shardana.
Scrittore, studioso di Archeologia e direttore, da cinque anni, del “Quotidiano on-line di storia e archeologia”, venerdì 29 Settembre, alle 19, presenterai il tuo lavoro sul tema "Nuragici e Fenici, due mondi a confronto" nella sala conferenze Honebu in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari/Pirri, già raccontato lo scorso 3 Settembre a Domus de Maria, nell'ambito della settima edizione della rassegna di archeologia "Note di Settembre", della quale sono visibili nel canale You Tube i video registrati nelle due serate da Ferdinando Atzori ai link:
Sabato 2 Settembre https://www.youtube.com/watch?feature=share&v=UkUY1jwZWfY&app=desktop
Domenica 3 Settembre https://www.youtube.com/watch?v=VViOFTNpnvg&feature=share
Negli ultimi due anni, l'associazione culturale cagliaritana Honebu, di cui sei fondatore, ha ospitato e patrocinato una serie di pregevoli iniziative culturali sulla storia antica della Sardegna. Vorrei, con te, approfondire alcuni aspetti degli argomenti che più hanno suscitato interesse negli ultimi anni.
Sabato 2 Settembre https://www.youtube.com/watch?feature=share&v=UkUY1jwZWfY&app=desktop
Domenica 3 Settembre https://www.youtube.com/watch?v=VViOFTNpnvg&feature=share
Negli ultimi due anni, l'associazione culturale cagliaritana Honebu, di cui sei fondatore, ha ospitato e patrocinato una serie di pregevoli iniziative culturali sulla storia antica della Sardegna. Vorrei, con te, approfondire alcuni aspetti degli argomenti che più hanno suscitato interesse negli ultimi anni.
D: Nell'immaginario popolare si pensa che gli antichi sardi non navigassero invece, come hai ampiamente dimostrato, addirittura frequentavano con le loro imbarcazioni le acque del Mare Mediterraneo, già dal neolitico. Quali dati archeologici disponiamo a proposito?
“La ricerca archeologica, soprattutto negli ultimi anni, ha sviluppato una serie di strumenti con i quali si è riusciti ad analizzare l’ossidiana sarda e a ricostruire la via seguita per diffondere questo pregiato materiale. Gli studi su aree e tecniche di estrazione dell’ossidiana nel Neolitico, forniscono una quantità impressionante di informazioni: quali erano le rotte di spostamento delle popolazioni neolitiche, con che velocità si diffondevano tecniche e materiali, quali reti di scambio esistevano, quali professioni specializzate, ad esempio gli intagliatori, in che epoca si sono
giovedì 7 settembre 2017
Archeologia della Sardegna. Nuraghi, tombe di giganti, pozzi sacri, templi a megaron e altri edifici fanno parte del nostro paesaggio ma sappiamo riconoscere un edificio sacro da uno profano? Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia della Sardegna. Nuraghi, tombe di giganti, pozzi sacri, templi a megaron e altri edifici fanno parte del nostro paesaggio ma sappiamo riconoscere un edificio sacro da uno profano?
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
La Sardegna è costellata di strutture edificate migliaia di anni fa dalle genti che occupavano i territori costieri e dell'interno. Le dinamiche di insediamento sono note e ben studiate: individuare l'acqua, realizzare dei sentieri che collegano questa risorsa con zone coltivabili, mettere in sicurezza l'area, proteggere i confini, realizzare il villaggio. Ogni insediamento ha, quindi, una sua storia ben precisa, e le genti che partecipavano alle varie fasi lasciavano tracce che oggi gli archeologi possono studiare per determinare i periodi di frequentazione, le attività locali, la religiosità, l'ideologia politica, il sistema di vita. Un passaggio fondamentale per ogni studioso è quello di individuare gli edifici sacri, quelli in cui è più facile trovare tracce significative. Nella nostra isola abbiamo un paesaggio con
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
La Sardegna è costellata di strutture edificate migliaia di anni fa dalle genti che occupavano i territori costieri e dell'interno. Le dinamiche di insediamento sono note e ben studiate: individuare l'acqua, realizzare dei sentieri che collegano questa risorsa con zone coltivabili, mettere in sicurezza l'area, proteggere i confini, realizzare il villaggio. Ogni insediamento ha, quindi, una sua storia ben precisa, e le genti che partecipavano alle varie fasi lasciavano tracce che oggi gli archeologi possono studiare per determinare i periodi di frequentazione, le attività locali, la religiosità, l'ideologia politica, il sistema di vita. Un passaggio fondamentale per ogni studioso è quello di individuare gli edifici sacri, quelli in cui è più facile trovare tracce significative. Nella nostra isola abbiamo un paesaggio con
martedì 5 settembre 2017
Archeologia, miti e riti segreti. Il potere della musica sull'animo umano e il valore dei simboli. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia, miti e riti segreti. Il potere della musica sull'animo umano e il valore dei simboli.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
I Misteri e la musica.
Nei Misteri interviene una purificazione per mezzo
della musica perché essa influenza la parte inferiore dell’anima umana. Galeno
scrive che con il suono del flauto si possono condizionare le passioni e gli
istinti irrazionali. Aristide Quntiliano spiega che vi sono due specie di
anima, quella ragionevole e quella istintiva, e ci sono due specie di
istruzioni. La prima cerca di conservare la parte ragionevole in uno stato di
naturale libertà esercitandola nell’arte logica, l’altra cura e guarisce la
parte irragionevole, soggetta a un’agitazione continua, come un animale
selvatico, non consentendole di giungere a certi eccessi, né di abbattersi
completamente. Il capo di chi adotta la prima è la filosofia; alla testa di chi
adotta la seconda è la musica. Plotino scrive che l’azione della musica è
lunedì 4 settembre 2017
Archeologia. Sardegna e Atlantide Riflessioni di Matteo Riccò
Archeologia. Sardegna e Atlantide
Riflessioni di Matteo Riccò
Nel parlare di Atlantide bisogna fare alcune considerazioni, prima ancora di partire in quarta e pensare "Atlantide potrebbe essere questo posto, quello..."
Punto primo. I testi di Platone. Che non sono documenti storici (nemmeno l'Apologia di Socrate lo è, e ringraziamo Senofonte per aver svelato gli altarini platonici), ma hanno una loro storia.
E come tali possono essere sottoposti ad una analisi critica, basata sulla valutazione della coerenza interna e della coerenza esterna.
In breve:
a) non esistono fonti parallele che parlino di Atlantide; se Platone fosse andato perduto, di Atlantide non sapremmo nulla; questo non significa automaticamente che abbiamo a che fare con delle fanfaluche, ma deve far pensare: possibile che Erodoto, Pausania e Strabone, cioè i grandi grafomani storico-artistici del mondo antico non accennino MAI ad Atlantide, nemmeno per errore?
b) veniamo al testo: Platone parla di un'isola grande come la Libia e l'Asia messe insieme, sita oltre le
Riflessioni di Matteo Riccò
Nel parlare di Atlantide bisogna fare alcune considerazioni, prima ancora di partire in quarta e pensare "Atlantide potrebbe essere questo posto, quello..."
Punto primo. I testi di Platone. Che non sono documenti storici (nemmeno l'Apologia di Socrate lo è, e ringraziamo Senofonte per aver svelato gli altarini platonici), ma hanno una loro storia.
E come tali possono essere sottoposti ad una analisi critica, basata sulla valutazione della coerenza interna e della coerenza esterna.
In breve:
a) non esistono fonti parallele che parlino di Atlantide; se Platone fosse andato perduto, di Atlantide non sapremmo nulla; questo non significa automaticamente che abbiamo a che fare con delle fanfaluche, ma deve far pensare: possibile che Erodoto, Pausania e Strabone, cioè i grandi grafomani storico-artistici del mondo antico non accennino MAI ad Atlantide, nemmeno per errore?
b) veniamo al testo: Platone parla di un'isola grande come la Libia e l'Asia messe insieme, sita oltre le
domenica 3 settembre 2017
Archeologia, miti e misteri. Reincarnazione, metempsicosi, migrazione dell’anima e altre idee sulla morte secondo gli antichi autori. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia, miti e misteri. Reincarnazione, metempsicosi, migrazione dell’anima e altre idee sulla
morte secondo gli antichi autori.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Dopo la morte, secondo gli antichi autori greci, e
degli egizi prima di loro, si dice che l’anima passa successivamente in corpi
diversi (leoni, asini, uomini…) per continuare le sue purificazioni sino a
giungere alla perfezione. Pitagora insegnò per primo la metempsicosi, e
Virgilio riprese la sua dottrina nell’Eneide. Aristotele commentò gli scritti
pitagorici affermando che il vivo rinasce dal morto, e Platone assicura che la
metempsicosi viene insegnata dai sacerdoti, dalle sacerdotesse e dai poeti
divinamente ispirati. Citando Pindaro, Platone dice che l’anima degli uomini è
immortale ma a volte subisce un’eclissi detta morte, mentre altre volte viene a
nuova vita senza mai essere distrutta. I filosofi greci hanno spesso discusso
sulle modalità di migrazione dell’anima da corpo in corpo. Olimpiodoro afferma
che la metempsicosi riguarda soltanto l’anima irrazionale e non l’anima
intelligente, pertanto, secondo i Misteri, non è il Nous (intelletto) che va ad
abitare i corpi d’animali, ma solo l’anima seconda, quella soggetta alle
passioni. Naturalmente gli autori parlavano per
venerdì 1 settembre 2017
Archeologia. L'Impero Ottomano, eredità dell'Impero Bizantino, un califfato che trasformò un baluardo cristiano in terra islamica, cancellando di fatto l'impronta Occidentale. Riflessioni di Matteo Riccò
Archeologia. L'Impero Ottomano, eredità dell'Impero Bizantino, un califfato che trasformò un baluardo cristiano in terra islamica, cancellando di fatto l'impronta Occidentale.
Riflessioni di Matteo Riccò
Dopo essere stata un vero e proprio bastione dell’Occidente
per quasi due millenni, nel secolo che separa la battaglia di Manzikert (agosto
1071) e la morte di Manuele Komnenos (settembre 1180), l’Anatolia si
trasformerà nella propaggine più occidentale dell’Asia, nonché la base etnica,
culturale, demografica e politica di una superpotenza islamica - l’Impero
Ottomano. Nel giro di altri cent’anni, dell’impronta occidentale - greca,
romana e bizantina, di fatto non resterà praticamente più nulla, così che l’antica
Provincia Romana d’Asia si trasformerà nella Turchia, nuova patria di una
popolazione lì migrata dalle pendici del monte Altaj, in piena Asia Centrale.
A rendere ancor più sorprendente questa transizione, due fatti ancor più sorprendenti.
A rendere ancor più sorprendente questa transizione, due fatti ancor più sorprendenti.
Prima di tutto, il più evidente: non ci fu una vera e propria transizione
demografica. A differenza di quanto accaduto in Siria, in Nord Africa e in
misura minore nell’area iranica al tempo della fondazione del Califfato, non fu
una massiccia immigrazione a cambiare le carte in tavola. Questa in effetti ci
sarà, ma a giochi già fatti, scatenata dall’invasione mongola dell’Asia
centrale e dalla
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