lunedì 26 febbraio 2018
Archeologia a Quartucciu. Presentazione di uno studio dedicato alla Civiltà Nuragica nell'ex Casa Angioni. Sabato 10 Marzo, alle ore 18.
Archeologia a Quartucciu. Presentazione di uno studio dedicato alla Civiltà Nuragica nell'ex Casa Angioni. Sabato 10 Marzo, alle ore 18.
"L'isola di Sardegna, strategica terra di passaggio
nelle navigazioni mediterranee, è fin dall'alba dei tempi un'ambita meta di
frequentazione sia per la ricchezza mineraria del sottosuolo sia per le qualità
climatiche e paesaggistiche. Nel corso dei millenni la sua storia si è
arricchita di architetture per i vivi e di edifici dedicati ai defunti, oltre a
splendide strutture religiose che hanno alimentato tradizioni e rituali".
Con il patrocinio del Comune di Quartucciu, Assessorato alla Cultura, Sabato 10 Marzo, alle 18.00, Pierluigi Montalbano
presenterà nei locali DoMusArt a Quartucciu, ex Casa Angioni, in Via Corongiu
34, angolo Via Neghelli, il suo nuovo
libro "Sardegna, l'alba di una
sabato 24 febbraio 2018
Archeologia. Sardegna, Shardana e Nuragici…ai confini della Fantarcheologia. Cosa sostengono Francois Champollion, Rouge` Emanuel, Francois Chabbas, Giovanni Lilliu, Renato Peroni, Michel Gras, Robert Drews, Vassos Karageorgìs, Giovanni Ugas e Christian Greco, d’accordo con Massimo Pallottino? Per quale motivo studiosi del calibro di D’Oriano, Maspero, Sandars, Vagnetti, Cavillier non sono d’accordo con i primi? Articolo di Stefano Lecca
Archeologia. Sardegna, Shardana e Nuragici…ai confini
della Fantarcheologia. Cosa sostengono Francois Champollion, Rouge` Emanuel, Francois
Chabbas, Giovanni Lilliu, Renato Peroni, Michel
Gras, Robert Drews, Vassos
Karageorgìs, Giovanni Ugas e Christian Greco,
d’accordo con Massimo Pallottino? Per
quale motivo studiosi del calibro di D’Oriano, Maspero, Sandars, Vagnetti,
Cavillier non sono d’accordo con i primi?
Articolo di Stefano Lecca
“La civiltà dei nuraghi si direbbe invero ancora
oggi, nonostante decenni di esplorazioni e di studi, relegata quasi sul margine
dell’interesse della disciplina preistorica ed archeologica ufficiale, come un
dominio incantato e nebuloso, disseminato di agguati e di misteri. Gli scavi
sistematici iniziati soltanto agli albori del nostro secolo, in modo
frammentario, e tuttora limitatissimi rispetto all’ampiezza del territorio e al
numero imponente delle superstiti rovine antiche; le pubblicazioni per lo più confinate
in atti accademici di scarsa diffusione o in periodici e fascicoli circoscritti
all’ambiente isolano; la stessa natura della cultura paleosarda, apparentemente
chiusa in se stessa e segnata da caratteri di inconfondibile originalità, tale
da aver scoraggiato, sino a questi ultimi anni, un tentativo di inquadramento
organico e criticamente soddisfacente della Sardegna nello sviluppo della
preistoria e protostoria mediterranea: tutti questi motivi, singolarmente o
presi assieme, potranno addursi a spiegare le perduranti incertezze ed
approssimazioni nella conoscenza e nella valutazione di una delle più
suggestive esperienze culturali del mondo antico. Se alla Sardegna preromana
manca l’eco della tradizione poetica e storica che nobilita gli avanzi delle
civiltà preclassiche del Mediterraneo orientale, il linguaggio delle sue
innumerevoli torri ciclopiche, dei
venerdì 23 febbraio 2018
Archeologia. Storia delle armi da fuoco. Riflessioni di Edoardo Mori.
Archeologia. Storia delle armi da fuoco.
Riflessioni di Edoardo Mori.
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giovedì 22 febbraio 2018
Archeologia. La Terra è una Dea (Senofonte, IV a.C.). Riflessioni di Stefano Panzarasa
Archeologia. La Terra è una Dea (Senofonte, IV a.C.)
Riflessioni di Stefano Panzarasa
Anticamente le civiltà erano basate su valori come il legame con la terra e la natura, l'equilibrio ecologico, la pace, l'amore, la non violenza, l'uguaglianza fra i sessi, la parità sociale e la spiritualità. Erano civiltà dove il profitto e il progresso tecnologico contribuivano a migliorare il benessere comune, le arti e il godimento della vita.
Le città, prive di fortificazioni, erano costruite in base alla bellezza dei luoghi e alla ricchezza delle risorse naturali locali. La profonda osservazione della natura nei suoi processi ciclici e legati alla fertilità delle donne, degli animali e delle piante, portò quelle genti a immaginare l'universo come una madre nel cui grembo aveva origine ogni forma di vita. Questa ideologia porta alla convinzione che tutto ritorna in vita dopo la morte, come avviene in natura con i cicli della vegetazione. La religione di questa civiltà, di tipo matrilineare, fu quindi quella della Dea Madre, del principio divino femminile e del rispetto delle donne, come sacerdotesse e come capi clan, oltre che mogli e madri. La Dea aveva il potere di donare e sostenere la vita, e la questione si arricchiva anche della possibilità di
Riflessioni di Stefano Panzarasa
Anticamente le civiltà erano basate su valori come il legame con la terra e la natura, l'equilibrio ecologico, la pace, l'amore, la non violenza, l'uguaglianza fra i sessi, la parità sociale e la spiritualità. Erano civiltà dove il profitto e il progresso tecnologico contribuivano a migliorare il benessere comune, le arti e il godimento della vita.
Le città, prive di fortificazioni, erano costruite in base alla bellezza dei luoghi e alla ricchezza delle risorse naturali locali. La profonda osservazione della natura nei suoi processi ciclici e legati alla fertilità delle donne, degli animali e delle piante, portò quelle genti a immaginare l'universo come una madre nel cui grembo aveva origine ogni forma di vita. Questa ideologia porta alla convinzione che tutto ritorna in vita dopo la morte, come avviene in natura con i cicli della vegetazione. La religione di questa civiltà, di tipo matrilineare, fu quindi quella della Dea Madre, del principio divino femminile e del rispetto delle donne, come sacerdotesse e come capi clan, oltre che mogli e madri. La Dea aveva il potere di donare e sostenere la vita, e la questione si arricchiva anche della possibilità di
martedì 20 febbraio 2018
Archeologia. Decifrato un altro rotolo del Mar Morto I ricercatori sono riusciti a ricostruire il significato del penultimo manoscritto di Qumran, che non era ancora stato tradotto, scoprendo nuovi dettagli sul funzionamento del calendario ebraico.
Archeologia. Decifrato un
altro rotolo del Mar Morto
I ricercatori sono riusciti a ricostruire il
significato del penultimo manoscritto di Qumran, che non era ancora stato
tradotto, scoprendo nuovi dettagli sul funzionamento del calendario ebraico
Articolo di Elaina Zachos
Gli archeologi potrebbero aver
fatto un altro piccolo passo avanti nella comprensione del mistero dei famosi
manoscritti del Mar Morto.
I ricercatori dell'università di Haifa, in Israele, hanno decifrato uno degli ultimi rotoli di Qumran rimasti da tradurre. La collezione, che consiste di 900 antichi manoscritti ebraici, è stata al centro di studi e controversie sin da quando è stata riportata alla luce oltre 70 anni fa, nel 1947.
Eshbal Ratson e Jonathan Ben-Dov hanno passato un anno intero a rimettere insieme i 60 frammenti che compongono il rotolo. Decifrato grazie a una striscia di testo codificato sulla pergamena, la
I ricercatori dell'università di Haifa, in Israele, hanno decifrato uno degli ultimi rotoli di Qumran rimasti da tradurre. La collezione, che consiste di 900 antichi manoscritti ebraici, è stata al centro di studi e controversie sin da quando è stata riportata alla luce oltre 70 anni fa, nel 1947.
Eshbal Ratson e Jonathan Ben-Dov hanno passato un anno intero a rimettere insieme i 60 frammenti che compongono il rotolo. Decifrato grazie a una striscia di testo codificato sulla pergamena, la
venerdì 16 febbraio 2018
Archeologia. Un bronzetto nuragico incarna il mito del Dio Marduk, la divinità solare mesopotamica, figlio di Ea, che vinse sulle tenebre e sul caos illuminando l'umanità e donando la conoscenza attraverso i suoi riti con l'acqua.
Archeologia. Un bronzetto nuragico incarna il mito del Dio Marduk, la divinità solare mesopotamica, figlio di Ea, che vinse sulle tenebre e sul caos illuminando l'umanità e donando la conoscenza attraverso i suoi riti con l'acqua.
A Pompei, in Via Stabiana, non lontana dal porto fluviale
sul Sarno, c’è la casa di Cornelio Rufo, un nobile della Gens Cornelia. Due
pitture parietali mostrano una misteriosofia legata ai culti della divinità
locale identificata col fiume Sarno. La peculiarità di queste pitture è l’utilizzo
del simbolismo magico del remo. Si riconosce un corso d’acqua sulle cui sponde
ci sono graziose figure femminili che circondano il giovane Dio Sarno. In
disparte c’è un giovane seduto in posizione iniziatica con un remo, una traccia
evidente dei culti eleusini, praticati diffusamente nella Pompei dell’epoca. Lo
stesso simbolo del remo è dipinto in un’altra pittura parietale che adornava la
zona destinata al mercato pubblico dei prodotti del mare. Si nota il Dio Sarno
appoggiato a un vaso rovesciato da cui escono copiose le acque del fiume sacro.
La divinità è circondata da un gruppo di giovani donne che reggono una
cornucopia, il corno dell’abbondanza, per indicare la fertile Valle del Sarno. Anche
in questo caso, in posizione decentrata e isolata, c’è un giovane in posizione
estatica con accanto il remo. Nel mondo della Grecia arcaica, quello cantato da
Omero, si legge del rito ariano della cremazione del
mercoledì 14 febbraio 2018
Archeologia. In un'anfora conservata nel tempio di Ra's as-Sabiyah c'è una nave a vela di 7000 anni fa. Di Pierluigi Montalbano
Archeologia. In un'anfora conservata nel tempio di Ra's as-Sabiyah c'è una nave a vela di 7000 anni fa.
Di Pierluigi Montalbano
Di Pierluigi Montalbano
In un vaso di
cultura 'Ubaid è raffigurata una nave a vela con due alberi. Si tratta della
più antica documentazione oggi disponibile relativa all'uso di alberatura
navale e corrispondente sistema di vele. Ciò che sorprende è la datazione: 5300
a.C. Il ritrovamento è avvenuto a Ra's as-Sabiyah all'interno di una struttura
in pietra, un tempio. Pensavo di conoscere bene la cultura 'Ubaid, ne parlo
spesso a lezione, ma più studio e più mi accorgo che l'uomo preistorico era in
possesso di tecnologie evolute. Per chi non lo sapesse, la cultura 'Ubaid è
quella che da origine ai Sumeri.
Ubaid è un sito archeologico iracheno, presso Ur (nell’attuale
provincia di an-Nasiriyah). Dà il nome all’ultima grande fase preistorica della
Bassa Mesopotamia, dopo quella di Halaf e prima di Uruk. Si divide nelle
sottofasi 0 (o Tell Oueili, 5600-5200 a.C. ca.), 1 (o Eridu, 5200-4800 ca.), 2
(o Hajji Muhammad, 4800-4500 ca.), 3 (o U. antico, 4500-4000 ca.) e 4 (o U.
tardo, 4000-3700 ca.); nelle
lunedì 12 febbraio 2018
Archeologia. Castel di Castro: la Cagliari medievale. Riflessioni di Alberto Massazza
Archeologia. Castel di Castro: la Cagliari medievale
Riflessioni di Alberto Massazza
Con il definitivo spostamento della capitale del Giudicato di Cagliari da Karalis a Santa Igia, avvenuto non più tardi del tentativo d’invasione arabo del 1015-1016, il territorio in cui sorgeva l’antica città, già provato dalle scorribande barbariche e saracene per tutta la seconda metà del I millennio, venne progressivamente abbandonato dalla popolazione. All’inizio del XIII secolo, i Pisani, già da due secoli assidui frequentatori dell’isola, al pari dei rivali genovesi, iniziarono ad interessarsi al colle che dominava da una posizione centrale ed elevata il territorio della città abbandonata, come luogo ideale per stabilire un presidio di salvaguardia degli interessi commerciali e territoriali che la Repubblica Marinara aveva nel sud dell’isola. A tale scopo, nel 1217 i fratelli Ubaldo I e Lamberto Visconti, rispettivamente Podestà di Pisa e Giudice di Gallura, costrinsero la Giudicessa cagliaritana Benedetta di Lacon-Massa a cedere il colle e a fare un formale atto di
sabato 10 febbraio 2018
Archeologia. Ritrovato l'ingresso dell'Ade degli antichi greci?
Archeologia. Ritrovato l'ingresso dell'Ade degli antichi greci?
Un'enorme cavità potrebbe aver ispirato il mito dell'Ade degli antichi Greci. Questa cavità un tempo ospitava centinaia di persone, che ne fecero uno dei più antichi e importanti centri della preistoria in Europa, prima che la grotta crollasse uccidendo tutti i suoi abitanti.
La grotta in questione si trova nel sud della Grecia e fu scoperta nel 1958. Le fu dato il nome di Alepotrypa, che significa "buca, trincea". Dopo la sua scoperta fu essenzialmente considerata un polo di attrazione turistica fino al momento in cui gli archeologi hanno cercato di preservarla dal turismo di massa per poter studiare e conservare quanto essa conteneva.
La cavità principale della grotta è alta circa 60 metri e larga 100. Complessivamente la grande cavità misura circa un chilometro di lunghezza e comprende anche un lago. Nel 1970 vi furono rinvenuti utensili in ceramica, ossidiana e manufatti in rame risalenti al Neolitico (che in Grecia si sviluppò circa 9000 anni fa). Alepotrypa ha cominciato a essere utilizzata poco prima dell'Età del Bronzo nella Grecia micenea. Gli umani utilizzavano la caverna non solo come rifugio ma anche come luogo di sepoltura e di svolgimento di
Un'enorme cavità potrebbe aver ispirato il mito dell'Ade degli antichi Greci. Questa cavità un tempo ospitava centinaia di persone, che ne fecero uno dei più antichi e importanti centri della preistoria in Europa, prima che la grotta crollasse uccidendo tutti i suoi abitanti.
La grotta in questione si trova nel sud della Grecia e fu scoperta nel 1958. Le fu dato il nome di Alepotrypa, che significa "buca, trincea". Dopo la sua scoperta fu essenzialmente considerata un polo di attrazione turistica fino al momento in cui gli archeologi hanno cercato di preservarla dal turismo di massa per poter studiare e conservare quanto essa conteneva.
La cavità principale della grotta è alta circa 60 metri e larga 100. Complessivamente la grande cavità misura circa un chilometro di lunghezza e comprende anche un lago. Nel 1970 vi furono rinvenuti utensili in ceramica, ossidiana e manufatti in rame risalenti al Neolitico (che in Grecia si sviluppò circa 9000 anni fa). Alepotrypa ha cominciato a essere utilizzata poco prima dell'Età del Bronzo nella Grecia micenea. Gli umani utilizzavano la caverna non solo come rifugio ma anche come luogo di sepoltura e di svolgimento di
mercoledì 7 febbraio 2018
Archeologia. Le genti Neanderthal utilizzavano il fuoco per modellare le armi e gli utensili.
Archeologia. Le genti Neanderthal utilizzavano il fuoco per modellare le armi e gli utensili.
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I Neanderthal modellavano le
armi con il fuoco: lo indicano circa 40 frammenti di armi in legno, usate dalle
donne nella caccia dei piccoli animali, e utensili per raccogliere il cibo,
scoperti accanto ai resti di un antico elefante. Risalgono a circa 171.000 anni
fa e sono stati rinvenuti durante i lavori di scavo di un complesso termale a
Poggetti Vecchi, vicino Grosseto. Pubblicata sulla rivista dell'Accademia delle
Scienze degli Stati Uniti (Pnas), la scoperta si deve al gruppo guidato da
lunedì 5 febbraio 2018
Archeologia. I Fenici e il Mediterraneo. Articolo di Felice Di Maro
Archeologia. I Fenici e il Mediterraneo
Articolo di Felice Di Maro
I percorsi marittimi dei Fenici sono importanti non solo per quelle fasi della storia antica che vanno dall’VIII al VI sec. a.C. ma proprio per delineare i luoghi dove i Fenici hanno lasciato testimonianze archeologiche. Piccoli e grandi santuari dedicati alle divinità del mare ci danno le coordinate delle tensioni culturali e i tratti degli scambi commerciali con le popolazioni locali anche se di molti siti si conserva solo il ricordo. Sulle rotte dei Fenici grazie a Pierluigi Montalbano abbiamo oggi un quadro molto articolato che è stato pubblicato nel 2016 per conto di “Capone Editore” dal titolo: “Porti e approdi nel Mediterraneo antico”.
La storia non è mai definita e naturalmente si presenta sempre aperta ed è almeno per noi uomini (chiedo scusa alle signore) come una bella donna che attira attenzione perché lancia continuamente brevi occhiate che sono inviti per farsi ammirare. Ovviamente non appena la si guarda termina tutto e quell’attimo fugge via e si avvia la ricerca per avere un contatto che tarda sempre a venire. Poi arriva e
sabato 3 febbraio 2018
Archeologia. Orthia di Sparta tra archeologia e storia. Riflessioni di Felice Di Maro
Archeologia. Orthia di Sparta tra archeologia e storia
Riflessioni di Felice Di Maro
In ricordo di Umberto
Cozzoli
Un Maestro, un amico…..
Tav.1. Sparta, pianta della città da The Annual of the British School at Athens, XIII 1906-7 Pl. I.
A Sparta tra il 1906 e il 1910 la “Britishs chool at Athens” realizzò una
serie di scavi (1) che a distanza di oltre un secolo fanno ancora discutere. Il
sito, individuato come quello del Santuario di Artemis Orthia è a Sud-Est della
moderna Sparti, città che ancora oggi è il capoluogo della Laconia, regione
della Grecia a sud della penisola del Peloponneso che è divenuta isola dopo la
costruzione (realizzata tra il 1881 e il 1893) nell’istmo omonimo del canale di
Corinto. In Tav.1 il santuario è indicato con il numero 5.
Tav.2.
Santuario di Artemis Orthia. 1
Fig. 1. Stele di Xenokles con la facciata del rilievo Tempio (da Dawkins, p.297,
fig.132).
Fig.2.
Rappresentazione di Artemis Orthia su un'offerta votiva in avorio. Viene
raffigurata in possesso di uccelli che
simboleggiano la palude nella quale il santuario era stato costruito. La dea è
coronata da un diadema di canne da Dawkins, Plates XCVIII n.2).
Fig.3. Stele
votiva di un fanciullo, I sec. Dopo Cr. da Margherita Guarducci, L’Epigrafia greca dalle origini al tardo
impero, Roma 2002, seconda ristampa, p.273.
Sparta in età classica si è caratterizzata per un sistema economico e
culturale diverso da quello di Atene. Pausania nella sua “Guida della Grecia”
l’ha presentata nel libro III in tre sezioni: l’area della Laconia ma
articolata in più itinerari (A-F, si segue qui l’edizione a cura di Domenico
Musti e Mario Torelli, V ristampa 2008) e le aree degli Eleuterolaconi
suddivise nelle due penisole del Parnone e del
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