appartengono a una specie di orso sconosciuta, che per altro è identico al Dna di un orso bianco preistorico ricavato da un resto fossile. È quindi possibile, spiega il professor Bryan Sykes, che sulle montagne dell’Himalaya ci sia un ibrido di orso polare e bruno che avrebbe potuto dar vita alla leggenda dello yeti.
mercoledì 29 novembre 2017
Archeologia. Oxford, svelato il mistero dell'abominevole uomo delle nevi, lo Yeti?
Archeologia. Oxford, svelato il mistero dell'abominevole uomo delle nevi, lo Yeti?
Nuova teoria degli scienziati della celebre università inglese sull'esistenza del fantomatico yeti, il “Dna” sarebbe assimilabile a quello di un orso bianco preistorico ricavato da un resto fossile.
La scoperta dello yeti è ancora da rinviare ma ne è stata fatta una che potrebbe essere altrettanto straordinaria. Gli scienziati dell’Università di Oxford cercando (invano) prove dell’abominevole uomo delle nevi, fra 57 peli sospetti inviati da tutto il mondo hanno individuato due campioni che
appartengono a una specie di orso sconosciuta, che per altro è identico al Dna di un orso bianco preistorico ricavato da un resto fossile. È quindi possibile, spiega il professor Bryan Sykes, che sulle montagne dell’Himalaya ci sia un ibrido di orso polare e bruno che avrebbe potuto dar vita alla leggenda dello yeti.
appartengono a una specie di orso sconosciuta, che per altro è identico al Dna di un orso bianco preistorico ricavato da un resto fossile. È quindi possibile, spiega il professor Bryan Sykes, che sulle montagne dell’Himalaya ci sia un ibrido di orso polare e bruno che avrebbe potuto dar vita alla leggenda dello yeti.
Uno dei campioni di pelo è di colore bruno-dorato, e arriva da un animale ucciso da un cacciatore a Ladakh, sulla Himalaya indiana, 40 anni fa. L’altro invece è di una tinta rossastro-bruna, ed è stato scoperto in una foresta di bambù a elevata altitudine nel Bhutan. Quel luogo è stato definito come una sorta di rifugio del migyhur, come viene definito lo yeti nel piccolo Paese asiatico. «Se questi orsi sono largamente diffusi in Himalaya, possono rappresentare il fondamento biologico della leggenda dello yeti, in particolare perché, come è stato rivelato dal cacciatore che ha ucciso l’esemplare di Ladakh, questi animali si comportano molto più aggressivamente contro gli uomini rispetto alle altre specie indigene note di orsi», ha detto Sykes. Il professore ha lanciato l’ambizioso progetto di ricercare tracce della abominevole creatura con un appello a musei e collezionisti di tutto il mondo in cui chiedeva di inviare peli che potevano appartenere a «primati anomali». Gran parte dei campioni analizzati erano invece di animali del tutto comuni, fra cui, mucche, cavalli, cani, pecore, tapiri e perfino uomini. Del resto gli appassionati della materia sono tanti e sparsi in tutto il mondo.
Il risultato finale però potrebbe ripagare lo sforzo di Sykes. Gli scienziati britannici infatti stanno organizzando una spedizione in Himalaya sulle tracce del loro orso mai visto, sempre però con la speranza di poter scovare prove dello yeti. «Non bisogna arrendersi, lo yeti potrebbe essere sempre là fuori», ha detto il ricercatore. Anche altri la pensano così. «Questi risultati non provano o negano l’esistenza dello yeti, escludono solo un certo numeri di campioni», ha detto Norman MacLeod, paleontologo del Natural History Museum di Londra.
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