Archeologia. La Corona della Regina del Fiume Mannu a
Villanovafranca, nell’altare del Nuraghe Su Mulinu.
Articolo di Gustavo Bernardino
Gli abitanti di
Villanovafranca probabilmente non sanno che all'interno del loro bel paese c'è
un piccolo gioiello che consente di dare una lettura realistica (e non
fantasiosa come quella ufficiale) di un importante manufatto che si trova
all'interno del Nuraghe Su Mulinu.
Com’è noto, dentro la
magnifica costruzione megalitica si trova il famoso “altare a vasca”
esattamente come quello rinvenuto a Su Monte di Sorradile dedicato
probabilmente alla dea protettrice del fiume Tirso. In entrambi i casi, il
visitatore si trova davanti a due elementi iconografici che rientrano nella
liturgia eliopolitana dedicata al culto della dea protettrice dell'acqua di
origine nilotica. La prova di questa tesi è proprio il citato gioiello di
Villanovafranca che è ben visibile nella chiesa di S. Sebastiano
L'elemento inserito
all'interno della nicchia rappresenta in modo eloquente una corona retta da due
mani. Osservando bene, la corona riproduce in modo altrettanto eloquente il
manufatto presente nell'altare di Su Mulinu, che non sarebbe un modello di
nuraghe come ufficialmente definito.
Il copricapo regale, forse
apparteneva alla dea protettrice del fiume Mannu che, come riportato nella
descrizione del Comune, era “antica via fluviale che collega la fertile pianura
del Campidano al giacimento di rame di Funtana Raminosa (Gadoni)”.
Anche in questo caso, un
manufatto riportante il simbolo di una divinità pagana, viene inserito in una
chiesa cristiana. La stessa situazione a Sorradile, dove nella chiesa campestre
di S. Giovanni Battista, una pietra con
incisa una “Barca Solare” è stata fissata nella facciata ovest della stessa.
Elementi pagani vengono quindi utilizzati per abbellire le chiese cristiane.
Ma cerchiamo di capire chi
poteva essere la divinità di origine nilotica tanto importante da meritare il
titolo di Regina del Mannu.
Per gli egizi dell'isola
Elefantina era la dea Anuqet o Anuket Regina del Nilo, la grande protettrice
delle acque di questo fiume sacro che veniva raffigurata con il capo coperto da
una corona.
Anuket era figlia di Khnum e
di Satet che invece a Latopoli chiamano la figlia Neith. Di quest’ ultima
divinità ho ampiamente scritto in un altro lavoro “Una possibile
interpretazione del culto dell'acqua in Sardegna ed il ruolo dei santuari di
Romanzesu e S. Vittoria di Serri”.
La Regina del Mannu doveva
avere grande potere, riscontrabile dalla grandiosità dei manufatti costruiti in
suo onore e per praticare il culto che ne esaltava la sua potenza religiosa.
Il padre Khnum è un
personaggio importante dell'olimpo egizio e Mario Tosi nel suo “Dizionario
delle divinità dell'antico Egitto” ci racconta che: “... Dio ariete o con
corpo umano e testa d'ariete (ovis longipes), era considerato un Demiurgo, un
dio-creatore, simile al dio Ptah di Menfi. Ogni uomo che nasceva era opera
delle sue manie veniva modellato con il fango sulla sua ruota di vasaio: ogni
uomo era seguito dal suo Ka, dal suo doppio, simile in tutto all'uomo appena
creato, quindi le figure formate da Khnum erano sempre due....”. Viene da
pensare che il famoso bronzetto di Teti, realizzato dall'artigiano fusore con
quattro occhi e due scudi, possa in qualche modo ricollegarsi al culto di
questo dio potente padre delle regine del Tirso (altare di Su Monte) e del
Mannu (altare di Su Mulinu), d'altronde lo stesso toponimo Teti ci rimanda al
nome del faraone-dio a cui viene
riservata grande considerazione nei testi sacri egiziani. Sergio Donadoni nel
suo “Testi religiosi egizi” consente di approfondire il valore di questa figura
divina.
In Sardegna non risulta sia
presente il nome della dea Anuqet, mentre sono presenti i nomi di altre
divinità egizie sia maschili che femminili come per esempio: Bes, Min, Ra,
Maat, Sia, Teti.
Sia è anche presente nella
descrizione della “Barca Solare” che, come si può leggere nel “Libro delle
porte” è detto che Sia sta in piedi a prua della barca.
Il culto della dea Anuqet
consisteva nel portare la divinità in processione durante il primo mese di
Shemu o stagione del raccolto, dal 16/03 al 14/04 e le persone che la seguivano
gettavano nel fiume oggetti preziosi, monete, gioielli.