Archeologia, le materie prime dell'antichità.
La selce, conosciuta fin dalla preistoria come pietra focaia, è il primo materiale utilizzato dall'uomo per realizzare strumenti utili alla vita quotidiana.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Il
primo materiale utilizzato dagli antichi per realizzare strumenti di lavoro è
la selce, una roccia sedimentaria chiamata anche pietra focaia. La procedura di
ottenimento di uno strumento in selce consisteva nell’esecuzione di una serie
ripetuta di azioni. Inizialmente, la pietra naturale veniva progressivamente
ridotta tramite percussione o per pressione, con una pietra o con un pezzo di
corno, producendo un certo numero di schegge e il manufatto desiderato. Oggetti
più complessi, come le punte di freccia, venivano perfezionati con numerosi
ritocchi attraverso i quali si otteneva la forma finale. Le prestazioni
erano inferiori a quelle degli strumenti successivi perché l’esperienza portò
l’uomo a selezionare le migliori varietà di rocce capaci di produrre strumenti
da taglio efficaci e duraturi. Generalmente, consideriamo l’età della pietra
riferendoci a un periodo popolato da uomini e donne lontane dal nostro
modo di vivere e di pensare, ebbene, bisogna considerare che per il 99% del
tempo trascorso dalla sua comparsa avvenuta circa 2,5 milioni di anni fa,
l'Uomo è vissuto proprio in
questo periodo, quando era indispensabile disporre
delle capacità tecniche che consentivano la sopravvivenza nel difficile
ambiente dell’epoca. Lo studio degli strumenti di pietra fornisce un gran
numero d’informazioni sulla cultura materiale e
sulle tecnologie acquisite dall'uomo preistorico attraverso l'esperienza
pratica, con continue prove, ripetute generazioni dopo generazioni. Gli
strumenti litici, essendo indistruttibili, sono spesso le uniche tracce
della presenza umana in un sito. Gli Uomini
del Paleolitico fabbricavano anche manufatti in osso, legno,
pelli e fibre vegetali, ma essendo materiali deperibili scompaiono nel tempo.
Lo studio delle culture paleolitiche è basato dunque sull'analisi e sulla
comparazione delle industrie litiche. Per fabbricare oggetti di uso pratico
l'uomo utilizzava il calcare, la quarzite e alcune rocce vulcaniche, ma prima
della scoperta dei metalli era la selce il materiale più usato perché
è abbondante lungo le vallate e lungo tutti i corsi d'acqua sotto forma di
ciottoli e, nelle zone montane, all'interno delle rocce calcaree. La scheggiatura dei
nuclei era ottenuta con tecniche diverse di percussione, e già alla fine del
Paleolitico inferiore, l'uomo aveva inventato una tecnica di scheggiatura
innovativa, che consentiva di ricavare dal blocco di materiale grezzo,
accuratamente preparato, manufatti di forma predeterminata: ovale,
rettangolare e triangolare. Per facilitare il distacco, la superficie di
percussione veniva preparata mediante il ritocco, lo stacco di scheggioline più
piccole. Un colpo con un percussore di pietra sulla superficie così preparata
determinava lo stacco di punte, lame o schegge Levallois con il tipico tallone
a faccette che ha la caratteristica forma a cappello di gendarme. Fra gli
strumenti più antichi sono noti i choppers, gli utensili su ciottolo caratterizzati
da un margine tagliente, ottenuto colpendo un ciottolo su una (choppers) o su
entrambe le facce (chopping tools).
Come
i bifacciali servivano come coltelli, come percussori e per rompere le grandi
ossa degli animali ed estrarne il midollo ricco di proteine. Nel Paleolitico
superiore, si sviluppa la tecnica di distacco lamellare con percussori teneri,
con la quale era possibile produrre lame di tutte le dimensioni e risparmiare
sulla materia prima. Fra i manufatti ottenuti ricordiamo la lama bifacciale (amigdale)
a mandorla, chiamata così per la forma e perché lavorata su entrambe
le facce, utilizzata da circa 500.000 anni fa. Priva di manico, era adatta alla
presa manuale e serviva per rompere le ossa e i tendini, smembrare gli animali
uccisi, sgrassare e tagliare le pelli. Poi abbiamo i becchi, strumenti con
un'estremità molto appuntita, diritta o curva utilizzata come punteruolo o
perforatore di materiali teneri come le pelli o duri come il legno e l'osso. Ci
sono i bulini, utensili muniti di un angolo appuntito e
resistente all'estremità laterale di una scheggia o di una lama, prodotti
durante il Paleolitico superiore, ossia negli ultimi 35000 anni,e utilizzati
per lavorare e forare le pelli, e per decorare con incisioni ossa e corna di
cervo. Rilevanti anche i denticolati, strumenti caratterizzati dai margini
dentellati, con incavi che servivano come seghetti per tagliare e incidere,
oppure per raschiare e appuntire oggetti in osso e legno. Altri strumenti
interessanti sono i dorsi, ossia tutti quegli strumenti ottenuti asportando,
con dei colpi verticali, il margine tagliente di una lama per creare un bordo
diritto adatto per aderire all'immanicatura di legno con il mastice. Questi
strumenti, talvolta piccoli, erano fissati all'estremità di un manico d'osso o
di legno e utilizzati come coltelli o come armi da getto. Per ultimi
abbiamo i grattatoi curvi per segare materiali teneri e i raschiatoi, oggetti
scheggiati a lama come gli attuali coltelli, utili per tagliare la
carne e le pelli.
La
selce ha un aspetto vetroso e deriva dal quarzo e si presenta sotto diverse
forme e colorazioni, dal nero al verde, ma esposta all’aria si ricopre da una
spessa crosta calcarea che rende difficile l’identificazione. I noduli di
selce, generalmente, sono inclusi in depositi carbonatici di gesso, calcare o
scisto e si forma dall’accumulo di frammenti di microfossili che, sottoposti a
pressione, si trasformano in quarzite. Se viene colpita con la giusta
angolazione, si comporta come l’ossidiana: si frattura creando schegge
affilate, assai preziose in un periodo in cui non si conoscevano i metalli. Gli
uomini preistorici realizzavano qualunque tipo di strumento di uso quotidiano,
dalle asce agli strumenti da taglio più piccoli, dalle punte di trapano (ad
arco e a volano) fino alle armi per la caccia o la guerra. I Neanderthal
utilizzavano la selce oltre 100 mila anni fa, come testimoniano due schegge
scoperte nel 2010 nel Kent dagli archeologi della Southampton University.
Alla fine del Paleolitico, l’importanza di questa roccia da vita a un culto
della selce nei pressi delle miniere britanniche di Grime’s Grave, un’antica
miniera formata da centinaia di depressioni nel terreno dove gli antichi
minatori scavarono un’intricata rete di gallerie e pozzi utilizzando strumenti
di pietra e corno di cervo, e raggiungendo uno strato che conteneva la roccia
di qualità migliore.
Il
ritrovamento di oggetti rituali e utensili non utilizzati, e la disposizione
rituale di alcuni manufatti, suggerisce che il sito era legato anche alla
religiosità. Questo sito inglese rimase legato al sacro per tanti secoli, e gli
abitanti sacrificavano animali gettandoli nei pozzi della miniera, forse per
propiziare l’abbondanza di selce. Durante l’estrazione e la lavorazione della
selce, i gruppi umani che si dedicavano alle attività artigianali si accorsero
della straordinaria caratteristica di questa roccia per la quale se viene
colpita da minerali ferrosi, ad esempio la pirite, produce scintille che
possono innescare la combustione di foglie secche opportunamente sistemate. Ciò
entrò nella quotidianità per svariati utilizzi, e in epoche recenti divenne
indispensabile, ad esempio con l’invenzione delle armi da fuoco entrò a far
parte dell’equipaggiamento dei soldati per innescare la carica di polvere che
arma i cannoni e i fucili ad avancarica. I
primi accendini funzionanti con la pietra focaia risalgono al I
secolo a.C. e hanno una caratteristica forma a C che per la sua comodità sarà
mantenuta fino al Medioevo, anche se forme differenti non compromettono la capacità
di creare scintille perché l’efficacia è determinata soprattutto dalla quantità
di carbonio contenuta nel ferro dello strumento.
Immagine di http://www.ceaniscemi.it/public_html/Ossidiana.htm
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