Archeologia della Sardegna. Il Sole di Omero risplende a Noeddale
Articolo di Gustavo Bernardino
isola, sarebbero stati gli stessi che gli egizi chiamavano “Occidentali”. Ora, la “scoperta” mi consente di confortare i lettori e rassicurarli sulla credibilità della tesi che, almeno per quanto riguarda una parte consistente del lavoro, corrisponde a quanto affermato da un “Gigante” della letteratura antica come Omero.
Di cosa si tratta?
La tesi, si basa sulla interpretazione di una
immagine relativa ad un'opera scolpita che si trova appunto nel soffitto di
alcune “Domus de Janas” del Nord Sardegna (per esempio Noeddale) e che ho
sostenuto trattarsi della rappresentazione del Sole.
Cari lettori, posso dirvi con orgoglio che
questa interpretazione è corretta e a sostenere questa affermazione chiamo in
causa il “Gigante” Omero.
Nel canto XII, a
partire dal verso 485 fino al verso 501 si racconta dell'ira del Sole, che
minaccia di scendere nel mondo dei morti per illuminarli con i suoi raggi, se
gli dei non puniranno Ulisse ed i suoi uomini che hanno osato uccidere i suoi
armenti per cibarsi,
Il Sole, in grande ira montato,
Si volse ai Numi, e, Giove, disse, e voi
Tutti, immortali Dei, paghino il fio
Del Laerziade Ulisse i rei compagni,
Che le giovenche trucidarmi osaro,
Della cui vista, o ch’io per la stellata
Volta salissi, o discendessi, nuovo
Diletto ciascun dì prendea il mio core.
Colpa, e pena in lor sia d’una misura:
O calerò
nella magion di Pluto,
E al popol morto porterò mia luce.
E il nimbifero Giove a lui rispose:
Tra gl’Immortali, o Sole, ed i mortali
Vibra su l’alma terra, e in cielo, i raggi.
Io senza indugio d’un sol tocco lieve
Del fulmine affocato il lor naviglio
Sfracellerò del negro mar nel seno
Per la ricerca di questi
versi ho fatto ricorso all'aiuto dell'amico Giuseppe Mura, esperto nella
materia ed autore di due importanti opere entrambe edite da Edizioni Grafica
del Parteolla: “Tartesso in
Sardegna” marzo 2018 e “Sardegna,
l'isola felice di Nausicàa” aprile 2009.
Ulteriore conferma di quanto vado sostenendo,
l'ho trovata in un articolo recente di Lydia Schropp (11 novembre su questa
rivista) dal titolo “Il ritorno di Ulisse: viaggio verso la patria. Naufragio”.
L'autrice nella nota n.15 afferma che : ”In molte tombe etrusche di Cere è
raffigurato il sole con i suoi benefici raggi; egli è inteso come il
dispensatore della vita, che porta calore anche nel mondo freddo ed oscuro dei
morti”.
In queste immagini prese da internet, sono riprodotte delle tombe etrusche di Cerveteri in cui è presente nel soffitto la rappresentazione del sole
Praticamente lo stesso concetto espresso nel
mio articolo del 17 settembre in cui ho scritto che :
“Tra le diverse migliaia di
tombe tradizionalmente chiamate “Domus de Janas” che per alcuni sono le “Case
delle fate” mentre per altri “Case delle porte”, attribuendo il nome al fatto
che in quasi tutte le costruzioni si trova la “Falsa porta” ovvero quella
soluzione architettonica di probabile origine liturgica che serviva al defunto
per raggiungere l'aldilà, ve ne sono alcune all'interno delle quali è presente
un simbolo di cui ancor oggi non si conosce il reale ed originale significato.
Questo elemento decorativo, secondo il principio metodologico espresso dal
filosofo Guglielmo di Occam, non può che rappresentare l'astro lucente per
eccellenza ovvero il sole, raffigurato appunto con un disco dal quale
fuoriescono dei raggi. D'altro canto tale soluzione sarebbe giustificata
proprio dalla funzione ovvero illuminare e riscaldare il corpo del defunto nel
cammino fino all'aldilà.”
Tomba ipogeica di Noeddale (immagini riprese da internet)
Questo ragionamento contrasta con quello che
viene fatto da coloro che ritengono che l'immagine rappresenti il soffitto di
una capanna. Ora davanti alla certificazione di una autorità come Omero non
credo che si possa ancora insistere su una tesi non più sostenibile. Con ciò
auguro a tutti i lettori un buon Natale con l'auspicio che si possa presto
tornare ad una vita normale.
...e se le capanne (pinnettas) avessero quel particolare cono di copertura realizzato con tronchi posti a raggiera e frasche proprio per simboleggiare il sole che protegge?
RispondiEliminaMi sembra una riflessione molto interessante che apre nuovi scenari sulle possibili interpretazioni dei manufatti nuragici. Grazie
EliminaMi permetto di recitare la parte del controrelatore. Si citano i versi:
RispondiEliminaO calerò nella magion di Pluto,
E al popol morto porterò mia luce.
La magione di Plutone, per quanto sublimata nel linguaggio poetico, rimane pur sempre un'abitazione, dotata di una volta, un tetto. Considerando le abitudini funerarie degli antichi, il loro zelo nel ricostruire e "attrezzare" un mondo nell'aldilà è lecito supporre che chi ha realizzato quelle sepolture le abbia dotate di tetto. Per assurdo, se dovessi argomentare contro la sua tesi, userei proprio gli stessi versi che lei riporta a sostegno!
Antonella Lutzu scrive:
RispondiEliminaIl sole risplende anche in una grande tomba sita in territorio di Cuglieri.Anche se nessuno ne parla e forse è sconosciuta ai più ,a serrugiu c’è una tomba favolosa.il primo vano è molto ampio ,nelle parete di fronte all’imboccatura in alto ,fa bella mostra di se’ una protome taurina e altre due celle.All’interno sopra l’apertura dell’ingresso è scolpito un grande sole,i cui raggi si irradiano per quasi tutta la copertura.Anch’io penso che la rappresentazione del sole non sia una mera decorazione ,ma abbia un significato più profondo:illuminare la strada a colui o colei che si accinge a passare a nuova vita nell’aldilà.