Archeologia della Sardegna. I villaggi della Civiltà
Nuragica.
Articolo di Anna Depalmas
tratto da “Corpora delle antichità della Sardegna, LA SARDEGNA NURAGICA, Storia e monumenti”
Le forme d’insediamento dell’età nuragica sono
caratterizzate, come altre manifestazioni architettoniche e di cultura
materiale, da un’elevata uniformità tipologica. Nonostante questo sono evidenti
aspetti che indicano cambiamenti in senso diacronico di cui non è semplice
cogliere né un generale percorso evolutivo e di sviluppo né caratteri ed
elementi di dettaglio. Se valutiamo in termini ampi il fenomeno insediativo di
età nuragica non possiamo omettere di considerare anche i nuraghi giacché le
torri rappresentano le unità costruttive proprie del popolo nuragico che
dall’età del Bronzo medio all’età del Bronzo recente incentra la propria vita
intorno a questo singolare tipo di edifici. In alcune aree la densità molto
elevata dei nuraghi lascia, infatti, ritenere che la popolazione residente
potesse essere tutta alloggiata entro di essi. Nonostante ciò non è comunque
possibile identificare in senso assoluto i nuraghi con normali “abitati”
protostorici, eccetto quella minima percentuale di torri integrata con un
villaggio di capanne. Sulla base dei dati disponibili – ossia quelli
fondati su
indagini di scavo o sulla fortuita visibilità delle strutture –
l’identificazione è possibile solo per un numero limitato di casi. L’analisi
dei villaggi risente, infatti, della scarsità dei dati di scavo utili alla
determinazione delle fasi costruttive degli edifici e della difficoltà di poter
associare i materiali archeologici alle strutture a causa della frequente
continuità di occupazione dei complessi nonché dell’assenza di esaurienti
repertori di materiali.
Tranne rari casi, non sono disponibili informazioni
sullo sviluppo complessivo dell’abitato e quindi sulla reale consistenza
dell’insediamento in termini di estensione e di numero delle unità abitative. È
piuttosto frequente, infatti, che interi villaggi o porzioni di essi siano
privi di visibilità perché obliterati dal deposito o da sovrapposizioni di
epoca storica. Anche per queste ragioni le valutazioni sulla consistenza
numerica dei villaggi nuragici non appaiono particolarmente significative.
Viene, infatti, citato un numero di 500 villaggi («[…] ma essi sono certamente
di più»: Contu E. 1998a, p. 566) ma lavori di indagine condotti su alcuni
comparti territoriali anche di limitata estensione fanno pensare che si tratti
di una stima piuttosto lontana dalla realtà. Si ricordano a titolo di esempio i
dati dei territori di Oliena e Dorgali (130 villaggi: Fadda M.A. 1990b), del
Sarrabus (18 villaggi: Usai D. 1991), del Sinis (36 villaggi: Sebis S. 1998) e
dell’altopiano di Abbasanta (83 villaggi: Depalmas A. 2000a). Con il termine
villaggio di ambito nuragico si intende usualmente un insieme di strutture –
altresì dette capanne – costruite con uno zoccolo litico o, nelle zone di
pianura, prive di pietre e realizzate con materiale deperibile e/o con mattoni
crudi di fango, anche semi-ipogee.
Questi agglomerati – che sorgono intorno ad
un nuraghe ma anche, di frequente, in assenza di esso – sono caratterizzati
dall’accostamento di vani di forma prevalentemente circolare definiti da un
muro perimetrale alto circa m 0,80-1,50; la copertura era lignea, più raramente
litica con lastre piatte, costituita da travi e travetti che poggiavano sulla
base muraria mentre al centro del vano era il focolare o una macina litica.
Il Bronzo medio.
I primi villaggi nuragici
Se la capanna o meglio la casa
nuragica viene identificata con una struttura di forma circolare definita da un
muro perimetrale di pietre è opportuno considerare sia che sono documentati
anche edifici non circolari sia che nei villaggi le capanne circolari molto
raramente si presentano isolate ma sono invece connesse le une alle altre da
brevi tratti murari.
Dalle prime fasi dell’età nuragica, nel Bronzo medio
iniziale, è attestata la presenza di aree insediative costituite da unità
residenziali di pianta circolare ma anche rettangolare absidata. È il caso del
villaggio annesso al nuraghe del tipo di transizione con camera ellittica e
copertura ad ogiva tronca di Talei-Sorgono (Fadda M.A. 1998, pp. 185-187) dove
ad un gruppo di edifici rettangolari disposti su un terreno in lieve pendio si
sovrappone, in un momento di poco avanzato della stessa fase, una struttura di
pianta circolare. Nel vano interno del nuraghe e negli edifici rettangolari
venne alla luce un contesto caratterizzato da un elevato numero di tegami con
pareti di diversa altezza, ansati e non, e fondi con impressioni a canestro,
olle con nervature e pastiglie applicate, vasi a listello interno, scodelle
troncoconiche e ciotole carenate.
L’ambiente rettangolare maggiore misura m
8,90x4,90. La struttura circolare (circa m 7,50 di diametro) restituì le stesse
forme ceramiche differenziandosi solo per una maggiore presenza di tazze
carenate e di olle ad orlo rientrante (Fadda M.A. 1998, p. 187). Case di pianta
circolare sono quelle individuate intorno al nuraghe monotorre Noeddos di Mara
(Trump D.H. 1990) anch’esse relative ad una fase antica del Bronzo medio di
facies Sa Turricola e in associazione topografica con strutture rettangolari
attribuibili ad una fase più avanzata, di pieno Bronzo medio (Trump D.H. 1990,
pp. 4-7). Il complesso di Sa Turricola, eponimo della facies che caratterizza i
momenti iniziali del Bronzo medio, è costituito da un gruppo di abitazioni tra
cui venne indagato l’edificio 1, di forma rettangolare allungata (m 12x4)
costruito a lato di un pendio di roccia che poteva costituire l’appoggio per la
copertura, ipotizzata ad un unico spiovente. Di recente, nella località di
Monte Trigu in territorio di Sedilo, il rinvenimento di materiale ceramico di
superficie riferibile ad una fase avanzata del Bronzo medio iniziale è stato
associato ai resti, invero non perfettamente leggibili, di una struttura
rettangolare (Depalmas A. 2015). L’associazione di edifici di pianta
rettangolare e circolare si ripropone nei villaggi di Bau ’e Tanca di Talana
(Fadda M.A. 1990a, p. 120) e Tanca Manna di Nuoro (Cattani M. et alii 2016)
dove i diversi schemi planimetrici sembrano rispondere ad esigenze di
adattamento all’irregolare supporto granitico. L’associazione di strutture
abitative di pianta circolare e rettangolare si osserva anche a
Pardulette-Paulilatino dove, alla distanza di 1,50/2 metri l’una dall’altra,
sorgono una costruzione rettangolare e una di pianta circolare (Atzeni E.,
Depalmas A. 2012). L’edificio di pianta rettangolare è costituito da un doppio
paramento di pietre di medie dimensioni, la superficie interna è di soli 12,50
mq (esterno: m 7,30x4,70); quello circolare raggiunge i 20 mq circa di spazio
utile (diametro esterno: m 7,40/7,30). Benché i due edifici non siano collegati
da tratti murari o altri elementi di raccordo, il ristretto spazio che li
separa risulta accuratamente lastricato. Entrambe le strutture sono ascrivibili
ad una fase piena del Bronzo Medio.
In tutti i casi citati non è dato conoscere l’estensione
complessiva dell’abitato e quindi il numero totale delle unità abitative. Ad
una fase di pieno Bronzo medio è da riferire il villaggio di Su Muru Mannu a
Tharros-Cabras (Santoni V. 1985) che costituisce un significativo esempio di
agglomerato di strutture litiche in un’area, il Sinis, in cui prevalgono altri
tipi di abitazioni, infossate e realizzate con materiale deperibile. La
muratura è di pietre basaltiche costituite da massi di grandi dimensioni
all’esterno, per un’altezza massima di m 0,70, e da filari di pietre più
piccole all’interno. Le abitazioni sono di pianta circolare, improntate su
almeno tre ordini di grandezza: un modulo piccolo (6-7 mq) e medio (9-11,50
mq), ed uno medio-grande (15,50-21 mq). Gli ambienti hanno, tranne in un caso
in cui due strutture presentano un tratto murario in comune, paramenti distinti
e si presentano affiancati o distanziati l’uno dall’altro e collegati da tratti
murari rettilinei e curvilinei; questi ultimi presentano una curvatura
particolarmente accentuata che delimita, in due casi, una sorta di piccolo vano
laterale alla struttura. Gli ambienti e i muri di raccordo determinano lo
sviluppo centripeto dell’insieme attorno ad almeno due corti, di cui la meglio
definita, quella meridionale, è delimitata esternamente da un recinto aperto di
dimensioni maggiori (circa 40 mq). Tale organizzazione di spazi indipendenti ma
gravitanti attorno ad uno spazio di raccordo sembra far presupporre lo
svolgersi delle attività quotidiane non confinato all’interno dell’ambiente
chiuso in muratura ma proiettato verso l’area all’aperto, nell’ambito di azioni
familiari comunitarie. Questo tipo di strutturazione non doveva differire,
nella sostanza, da quella ipotizzabile per insediamenti privi di strutture
litiche secondo un modello delineato da recenti indagini di scavo nel
territorio oristanese (Sa Osa-Cabras: Depalmas A., Vidili S. 2011) e, forse,
ricostruibile anche per altri contesti in cui sono presenti “fondi di capanne”
con o senza alzati di pietre (esempio Piscin’Ortu-San Sperate: Ugas G. 1993,
pp. 128-140). A Sa Osa, l’insediamento del Bronzo medio avanzato sembra
svilupparsi entro ambienti di diversa forma, dimensione e funzione – costituiti
da strutture in negativo, infossate – dislocati in aree aperte entro cui sono
impiantati spazi funzionali alla combustione e alla cottura (Depalmas A.,
Vidili S. 2011). Lo sviluppo dell’insediamento secondo spazi diversificati
funzionalmente potrebbe essere esteso, già nella fase del Bronzo medio, anche
per gli abitati di case circolari, anche se in questo caso gli elementi di
distinzione non appaiono indiziati da particolari evidenze strutturali.
Un’articolazione confrontabile con quella di Su Muru Mannu si può notare a Serra
Orrios-Dorgali dove, a breve distanza dal tempio in antis B, nella zona
meridionale del villaggio, un gruppo di case circolari ripropone la
disposizione ad aggregazione concentrica attorno ad uno spazio centrale, la
presenza di un cortile reniforme e di un breve tratto murario di raccordo tra
due strutture. Anche in questo caso è possibile evidenziare la presenza di
almeno tre moduli dimensionali: piccolo (7,60 mq), medio (12 mq) e medio-grande
(15,60-24 mq: Moravetti A. 1998b, p. 42, fig. 39). In sintesi, per quanto
riguarda le fasi iniziali del periodo nuragico, coincidenti con la Media età
del Bronzo, si può affermare che l’insediamento si organizza – oltre che
all’interno di nuraghi – in case di forma circolare e rettangolare, di frequente
accostate nell’ambito della stessa area.
Sono documentati, perlomeno a partire
da una fase piena e avanzata del periodo, abitati con maggiore strutturazione
in cui gruppi di edifici circolari con zoccolo di pietra tendono ad assumere
una disposizione aggregata intorno ad uno spazio aperto centrale, con o senza
tratti murari di raccordo tra i diversi vani. Analoga tendenza si può ravvisare
nel caso di strutture infossate realizzate con elevati in materiale deperibile,
in cui la disposizione sembra indotta dal rapporto tra spazi con funzioni
differenti. A queste fasi potrebbero, a livello di ipotesi, ascriversi anche
gli edifici isolati o giustapposti – anche tangenti – secondo allineamenti
longitudinali o ordini non serrati; la ricorrente mancanza di informazioni
relative al contesto dei singoli vani non consente di comprovare l’ipotesi.
Molto arduo appare tentare di valutare e quantificare in termini generali il
rapporto tra villaggi e nuraghi sia per le lacune della documentazione sia per
le sopraesposte difficoltà nell’individuazione e datazione delle strutture. A
titolo esemplificativo, si riporta il dato relativo al territorio di Sardara
nel quale sono noti «[…] sei villaggi pertinenti al Bronzo medio, tutti in
stretto rapporto con un protonuraghe» (Ugas G. 2014, p. 25). Di grande
interesse appare anche il dato offerto dal complesso di Sa Mandra Manna-Tula
dove un nuraghe a corridoio è stato edificato in corrispondenza del corridoio
d’ingresso di una cinta muraria megalitica e al di sopra di una struttura
“sub-ellittica” che ha restituito in superficie materiali di facies Sa
Turricola (Basoli P., Doro L. 2012, p. 603).
Il Bronzo recente.
L’affermazione del modello di casa circolare.
Nel Bronzo
recente sono attestati i moduli costruttivi del periodo precedente,
rappresentati da strutture con basamento di pietre, strutture senza zoccolo
litico, strutture semi-ipogee. Oltre a ben documentate coperture costituite da
lastre litiche sovrapposte (ad esempio nella struttura 7 di Sa Costa-Foresta
Burgos: Cappai S.N., Marras G. 2007) o da materiale ligneo con integrazioni
straminee e rivestimento interno di argilla (ad esempio nella struttura L di
S’UrbaleTeti: Fadda M.A. 2015b, pp. 57-61) è attestato anche l’impiego di
mattoni di fango, forse per tutto l’alzato murario (ad esempio a Monte
Zara-Monastir: Ugas G. 2014, p. 28). Le case di pianta circolare più o meno
regolare con base di pietre sono quelle maggiormente documentate, con rare
attestazioni di strutture di pianta quadrangolare o subtrapezoidale (capanna 1 del
nuraghe Piscu-Suelli: Santoni V. 1992). In alcuni casi si riesce a ricostruire
l’organizzazione dello spazio interno, come nella capanna C di S’Urbale, dove i
lastroni ritrovati accostati alle pareti hanno fatto ipotizzare un utilizzo
come piani di appoggio, mentre lastre verticali infisse al suolo davano forma
ad alcuni stipi entro cui erano collocati vasi, lucerne, fusaiole e argilla
allo stato naturale (Fadda M.A. 1985a, p. 115; 1985b, p. 374; 2015b, pp.
76-79). Talvolta è documentata la presenza, al centro del vano, di un focolare
in argilla (S’Urbale, vano C: Fadda M.A. 2007 p. 78) o di una macina litica
(Serra Linta ed Iloi-Sedilo (Depalmas A. 1996; 2004). Il secondo tipo di
struttura è quello senza zoccolo litico, che presuppone strutture lievemente
infossate nel suolo, sui cui caratteri non si hanno sufficienti dati
documentari. Non vi è sostanziale differenza tra queste e le cosiddette
strutture semi-ipogee del tipo segnalato a Monte ZaraMonastir (Ugas G. 1992, p.
208) dove sono state messe in luce almeno due strutture in negativo di pianta
ellittica, di m 5x3,60 e 5,80x4,80, infossate di circa 50-60 cm dal piano di
campagna, e di Su Fraigu-San Sperate, lunga m 6,85 (Ugas G. 1993, p. 102).
Benché nell’ambito di strutture abitative siano relativamente frequenti le
notizie di rinvenimenti di ceramiche a pettine nella zona centro-settentrionale
dell’isola o di ceramiche grigio-ardesia nel meridione, non è possibile
intraprendere un’analisi sul tessuto insediativo dei villaggi del Bronzo recente,
in parte obliterati, integrati o modificati dall’impianto degli abitati della
fase successiva. È indubbio che molti dei villaggi di questa fase si siano
sviluppati intorno ad un nuraghe monotorre o complesso anche se in numerosi
casi l’unico indizio della presenza del villaggio è un lieve rialzo del terreno
che circonda la torre nuragica. Singolare quanto documentato a Cuccurada-Mogoro
dove all’interno del cortile del nuraghe complesso di tipo misto – al di sotto
di uno strato di frequentazione del Bronzo finale-Prima età del Ferro – sono
state individuate almeno tre strutture, addossate alla muratura interna del
cortile stesso e realizzate riutilizzando «[…] conci e mensoloni rovinati dagli
spalti e dai coronamenti» del complesso monumentale da riferirsi probabilmente
a momenti del Bronzo recente e che sarebbero da collegare ad altre capanne
distribuite all’esterno del monumento, nell’area antistante l’ingresso
(Cicilloni R. 2007, p. 37). Il dato è di particolare importanza in quanto
indica che già nel Bronzo recente in alcune torri nuragiche non veniva più
effettuata l’ordinaria manutenzione e che le pietre derivate dalla rovina dei
piani alti erano impiegate nella costruzione delle unità abitative.
Il Bronzo
finale e la Prima età del Ferro.
Diffusione e sviluppo della casa a insula
Com’è noto i villaggi di capanne vedono il massimo
incremento nel Bronzo finale e nella Prima età del Ferro con l’adattamento e la
rielaborazione del modulo circolare secondo nuove soluzioni sintattiche, come
gli isolati a corte centrale. La consueta difficoltà di puntuale attribuzione
culturale delle strutture è, nel caso degli impianti di questi orizzonti
cronologici, in parte ovviata dall’evidente riconoscibilità dell’insieme
architettonico, caratterizzato dall’aspetto centripeto e serrato del complesso.
I vani appaiono, infatti, strettamente aggregati e, quando di nuovo impianto,
sembrano perdere la pianta circolare in favore di una più adattabile forma
quadrangolare o ellittica, che meglio concorre a comporre il complessivo schema
rotondeggiante. La fase costruttiva dell’isolato appare, in genere, organica e
unitaria e i muri di delimitazione delle unità abitative appaiono condivisi.
Mentre la corte centrale acquista spazio, le dimensioni dei singoli ambienti
sono più piccole anche se nel complesso non si assiste ad una riduzione degli
spazi utili.
Benché alcuni caratteri dei complessi di queste fasi siano
abbastanza evidenti e riconoscibili, non sembra di poter seguire una linea
evolutiva univoca e lineare nel passaggio da un sistema che tende
all’aggregazione (ad esempio a Su Muru Mannu) ad uno che ha realizzato
l’accentramento dei vani in un complesso unitario (ad esempio nell’isolato A di
Serucci-Gonnesa: Santoni V., Bacco G. 1989). In molti casi si individuano
complessi del Bronzo finale e della Prima età del Ferro frutto di adattamenti e
modifiche di preesistenti strutture circolari alle quali furono apportati pochi
cambiamenti allo scopo di ottenere una disposizione “ad isolato”; è il caso, ad
esempio di Iloi-Sedilo dove all’interno dello stesso insediamento, accanto ad
un isolato con cortile, sono presenti capanne circolari solo in parte
raccordate da brevi tratti murari rettilinei (Depalmas A. 2012b, fig. 1A; Tanda
G. et alii 2012, fig. 1,2). Le diverse fasi di vita del villaggio di Serra
Orrios-Dorgali – benché non ricostruibili nel dettaglio a livello di gruppi di
abitazioni – sembrano deducibili, in primo luogo, dalla disposizione delle
unità abitative che mostrano diversi livelli di aggregazione (Depalmas A. 2012a).
Un tipo di aggregato (gruppo Nord: strutture 30-32, 57-59: Moravetti A. 1998b,
p. 49, fig. 37) è quello che presenta una disposizione secondo un’asse
longitudinale con unità indipendenti giustapposte e con ingressi non affrontati
ma orientati sia secondo i quadranti di maggiore esposizione solare (Sud ed
Est) sia a Nord-Est e Ovest. Analoga disposizione rivela anche il gruppo di
strutture a destra del tempio B, in cui l’isolato presenta una maggiore
tendenza alla chiusura dello spazio; un altro livello nel processo di
aggregazione potrebbe essere rappresentato dai due isolati A e D
rispettivamente ad Est e ad Ovest del villaggio (Moravetti A. 1998b, pp. 45-48,
figg. 32, 35), in cui si nota una tendenza all’aggregazione centripeta con un
raggruppamento più serrato anche se parzialmente poco coerente (strutture
72-76). Una maggiore coesione, frutto di un impianto unitario, è quella
mostrata dall’isolato D anch’esso costituito da un insieme composito di vani
sia circolari sia quadrangolari e di forma irregolarmente circolare, concepiti
come unico blocco costruttivo. L’isolato C è quello che più chiaramente rivela
una progettazione e realizzazione unitaria del blocco costruttivo.
Questo si
presenta all’esterno come un complesso chiuso costituito ad Ovest da un fronte
rettilineo – o meglio lievemente concavo – e ad Est da uno sviluppo curvilineo
che in parte segue il perimetro circolare dei vani interni (strutture 12,
55-56). Una ideazione unitaria dello spazio abitativo è anche quella
osservabile nell’isolato A del villaggio Serucci-Gonnesa (Santoni V., Bacco G.
1987) dove la concezione circolare dello spazio è definita attraverso la
composizione entro un perimetro rotondo di vani quadrangolari, circolari e
subcircolari, in circolo attorno ad uno spazio a cielo aperto, anch’esso
rotondeggiante. Un corridoio d’ingresso rettangolare consente di accedere al
cortile e quindi ai vari ambienti. Tendenza non compiuta all’aggregazione e
chiusura si rileva nell’isolato B del villaggio Brunku Madugui o Bruncu Màduli
di Gesturi (Usai A. 1992; 2012c) dove gli ambienti di pianta circolare, sono
allineati uno accanto all’altro con una disposizione serrata che sembra
rivelare l’impianto più antico della struttura 17, alla quale si addossano – in
parte sfruttandone la struttura muraria – i vani a e 18 a sua volta appoggiati
agli ambienti 19-20. In questo caso l’isolato appare sbilanciato nel rapporto
tra spazi chiusi e aperti a favore di questi ultimi e anche la mancata chiusura
dell’insieme sembra indicativa di una relativa antichità. Infatti, sulla base
dei materiali il complesso può essere datato ad una fase non avanzata del
Bronzo finale. Come sembra potersi notare al Brunku Màduli ma anche in altri
complessi come ad esempio Iloi, le capanne più antiche entrano pienamente in
gioco nelle fasi di ristrutturazione e riformulazione progettuale degli assetti
insediativi del Bronzo finale e della Prima età del Ferro secondo modalità che
non sembrano prevedere modifiche sostanziali se non la connessione tramite
bracci murari ad altre analoghe strutture circolari o a vani o gruppi di vani
di nuovo impianto.
Questo aspetto è particolarmente evidente anche nel
villaggio di Palmavera dove nelle capanne di dimensioni maggiori e di perimetro
più regolare si possono riconoscere le abitazioni della fase più antica del
villaggio alle quali si accostano i vani più piccoli e di forma irregolare del
Bronzo finale e della Prima età del Ferro (Moravetti A. 1992a, p. 46). Oltre al
gruppo di capanne più a Sud, che manifesta la tendenza alla disposizione
radiale intorno alla corte centrale, le altre unità del villaggio presentano
addensamenti disorganici come nel gruppo a Nord del nuraghe ma anche vere e
proprie insulae come l’insieme a Sud della “capanna delle riunioni”. In questo
caso un muro ad andamento rettilineo delimita a settentrione l’isolato
determinando una sorta di camminamento tra questo e la cinta turrita intorno al
nuraghe, sul quale si aprono i due ingressi al complesso e all’ampio cortile
che raccorda capanne circolari e piccoli vani quadrangolari. Altri due annessi,
composti da un numero minore di ambienti e con ingressi indipendenti, fanno
parte dell’isolato che si configura come un vasto quartiere a sviluppo
longitudinale. L’aggregazione a sviluppo centripeto appare completamente compiuta
nel villaggio di Su Nuraxi-Barumini dove più di ogni altro luogo è possibile
riscontrare la presenza di unità composte da 5-7 vani di piccole dimensioni di
pianta tendenzialmente quadrangolare, spesso irregolare, accessibili mediante
un corridoio da una piccola corte centrale e racchiusi entro un muro
perimetrale curvilineo, più raramente rettilineo (ad esempio nell’isolato 11:
Santoni V. 2001a; Depalmas A. 2012a, p. 148).
La presenza, all’interno di
diverse unità (come negli isolati 20 e 42), delle rotonde con sedile e bacile
centrale contribuisce a caratterizzare questo modello residenziale
sottolineando la complessità dell’organizzazione degli spazi funzionali
nell’ambito della Prima età del Ferro e della stretta connaturazione tra ambiti
domestici indifferenziati e specializzati (Depalmas A., Rendeli M. 2012, pp.
908-911). È inoltre significativo che questo modello architettonico venga
riproposto anche in contesti di natura prettamente cultuale come ad esempio
quello di Sa Sedda ’e Sos Carros-Oliena in cui, all’interno di un corpo murario
circolare, ambienti di pianta quadrangolare e circolare – destinati a spazi per
il culto, ad officina e a deposito di prodotti metallici – si dispongono
radialmente intorno ad un cortile centrale che serve di raccordo anche ad
ambienti non perfettamente integrati nel perimetro murario come il vano/vasca P
(Fadda M.A. 2007). Gli esiti finali di questo processo di sviluppo del modello
residenziale sono ben documentati a Genna Maria-Villanovaforru dove all’interno
dell’isolato di forma poligonale prevalgono gli ambienti quadrangolari di
dimensioni ridotte che, con i numerosi piccoli spazi accessori, si dispongono
in modo disomogeneo intorno ad uno spazio centrale (Badas U. 1987). Singolare,
infine, è il caso di Sant’Imbenia-Alghero in cui gli isolati sembrano
improntarsi preferibilmente a schemi quadrangolari definiti da un muro continuo
che non prevede il coinvolgimento di strutture preesistenti ed entro cui i vani
di pianta circolare e quadrangolare si articolano intorno a una piccola corte.
La presenza di una sorta di piazza su cui gravitano gli isolati, caratterizza
in modo unico l’abitato e lo differenzia rispetto agli altri insediamenti noti
che appaiono organizzati secondo unità domestiche-familiari ma non orientati
verso spazi comuni o “pubblici” (Depalmas A., Rendeli M. 2012).
Conclusioni
Le prime forme d’insediamento nuragico sono caratterizzate
dall’accostamento di strutture di pianta circolare o ellittica e rettangolare
presenti in raggruppamenti sparsi e disarticolati anche se, in tempi abbastanza
antichi (Bronzo medio 2-3), inizia il processo di aggregazione di ambienti
circolari e quadrangolari secondo uno schema che tenderà allo sviluppo
centripeto dei complessi. Da questi aggregati prenderanno forma gli isolati a
corte centrale nei quali verranno inglobati edifici circolari di antica
fondazione e che si comporranno attraverso la costruzione di nuovi vani di
varia forma. All’inizio dell’età del Ferro l’edificio a corte centrale ha una
sua fisionomia compiuta, caratterizzata da un corpo unitario di forma
prevalentemente circolare entro cui gli ambienti si dispongono radialmente
attorno al cortile. All’interno di queste case vengono realizzate le rotonde
con bacile centrale destinate a funzioni private nell’ambito familiare ossia a
probabili culti domestici o pratiche lustrali-salutifere.
In seguito, ma sempre nell’ambito della Prima età del Ferro,
si manifesterà la tendenza alla disarticolazione degli isolati con la presenza
di un numero maggiore di vani – soprattutto di piccole dimensioni – non
rigorosamente incentrati attorno alla corte. Oltre all’assetto spaziale delle
abitazioni anche le dimensioni complessive dello spazio abitativo subiscono
delle significative variazioni.
Se consideriamo come punto di partenza iniziale l’edificio
di pianta circolare, la tendenza sembra potersi formalizzare verso una
diminuzione delle dimensioni della singola struttura, compensata dall’aumento
numerico delle unità e dal correlato ampliamento dello spazio comune scoperto ossia
del cortile. Il cortile, determinato dallo spazio di risulta tra le strutture
oppure specificatamente realizzato per il raccordo tra esse, mostra la tendenza
graduale ad una riduzione di dimensioni sino a giungere agli esempi dei piccoli
isolati circolari di Barumini in cui lo spazio centrale scoperto (?) è uguale o
più piccolo dei vani che vi si affacciano. Giovanni Lilliu a Barumini,
intravvedeva nell’ambito dell’abitato una sorta di “rioni in miniatura” che
«[…] offrono visivamente l’immagine dell’individualismo di gruppo» (Lilliu G.
1982, pp. 81-82).
Durante le età del Bronzo e del Ferro, le variazioni
nell’adozione di moduli architettonici e nell’aggregazione degli spazi
abitativi sono interpretabili come il riflesso di sostanziali mutamenti nell’articolazione
interna della società. Infatti, nella casa monocellulare rappresentata dalla
cosiddetta capanna circolare o rettangolare le dimensioni interne dei vani,
comprese in maggior misura tra i 15 e i 22 mq, sembrano riferibili a spazi
residenziali di nuclei familiari di base, probabilmente nell’ambito di società
di consanguinei. Un gruppo domestico allargato sembrerebbe quello ipotizzabile
nell’ambito della casa a più vani ottenuta mediante giustapposizione di
ambienti slegati fra loro o uniti da appositi tratti murari mentre un tipo di
casa a corte centrale con ambienti a disposizione radiale sembra indicare una
maggiore volontà di distinguere il proprio gruppo familiare rispetto al resto
della compagine sociale (Depalmas A. 2012a, p. 149). In questo senso il modello
di insula chiusa a sviluppo circolare, specie quella di nuovo impianto,
potrebbe identificarsi come la casa delle famiglie più eminenti del gruppo
sociale ossia delle Èlites. Che quest’ultimo schema costruttivo si affermi
all’inizio dell’età del Ferro – se non già alla fine del Bronzo finale – appare
indicativo del fatto che in questi tempi sia giunto a compimento un processo di
differenziazione sociale che prevede un ruolo individuale della famiglia
all’interno della comunità e una sua distinzione sulla base del potere e/o del
prestigio.
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