venerdì 30 marzo 2018
Archeologia. Monte Prama, decadenza o grandezza? Quadro cronologico degli attuali reperti: XIV sec. a.C. IV sec. a.C. Articolo di Danilo Macioccu
Articolo di Danilo Macioccu
Monte Prama è da sempre considerato come un sito totalmente inserito nella Età del Ferro, tra il 900 a.C. ed il 600 a.C. Quest’arco di tempo comprende l’età c.d. orientalizzante e del tramonto della cultura Nuragica;l’interpretazione del sito è quindi incentrata sul processo di trasformazione e decadenza dell’aristocrazia Nuragica; tale prospettiva coinvolge sculture, statuaria, costumi funerari. I modelli di Nuraghi sarebbero raffigurazioni di edifici e simboli di una società non più esistente, quella della “bella età dei Nuraghi”, creata dagli epigoni nuragici, alla ricerca affannosa di una identità culturale “perduta”; le statue di guerrieri, arcieri e pugili, sarebbero anch’esse le immagini di avi semi divinizzati dagli artefici del
mercoledì 28 marzo 2018
Archeologia. Una possibile interpretazione del "Culto dell'Acqua" in Sardegna, e il ruolo dei santuari di Romanzesu e Santa Vittoria di Serri. Articolo di Gustavo Bernardino.
Una possibile interpretazione del “Culto dell’Acqua” in Sardegna e il ruolo
dei Santuari nuragici di Romanzesu a Bitti e Santa Vittoria a Serri.
Articolo di Gustavo Bernardino
In seguito ad una lunga e puntuale osservazione dei vari siti archeologici,
presenti nel nostro territorio, si può tentare di dimostrare la tesi secondo la
quale, nella nostra isola[1],
in epoca nuragica, con molta probabilità, esistevano due differenti culti
dell'acqua.
- Uno riguarda
l'acqua intesa come elemento naturale che serve per la sopravvivenza dell'uomo
e quindi l'acqua delle fonti, dei fiumi, dei laghi ecc, che alimenta il corpo e
consente la vita e pertanto considerata sacra dai nostri antenati che la
ritenevano protetta dalle divinità.
- Un secondo
culto riguarda invece un altro liquido anch'esso ritenuto sacro, in quanto
genera la vita.
RITI
E DIVINITA' PRESENTI NELL'ISOLA
Si può partire
dall'immagine della statua Menhir di Laconi, riprodotta a pag. 13 del volume
“Culto degli antenati” di Caterina Bittichesu.
In questo
manufatto, realizzato con caratteristiche falliche, è inciso, nella parte
bassa, il simbolo del
mercoledì 21 marzo 2018
Archeologia. Scoperti i più antichi tatuaggi su mummie egizie: Tori, capre e linee misteriose sui resti umani conservati al British Museum e risalenti a 5.000 anni fa. Ma i tatuaggi più antichi in assoluto restano probabilmente quelli di Ötzi, l'Uomo del Similaun. Articolo di Sarah Gibbens - fotografie di Trustees of the British Museum
Archeologia. Scoperti i più antichi
tatuaggi su mummie egizie: Tori, capre e linee misteriose sui resti umani
conservati al British Museum e risalenti a 5.000 anni fa. Ma i tatuaggi più
antichi in assoluto restano probabilmente quelli di Ötzi, l'Uomo del Similaun
Articolo di Sarah Gibbens -
fotografie di Trustees of the British Museum
Gli
antichi egizi hanno realizzato tatuaggi prima di quanto pensassimo. Nuove
analisi su due mummie del tardo periodo Predinastico, quasi a cavallo con il
Protodinastico, mostrano su entrambe tatuaggi. Le mummie, di uomo e una donna,
appartengono ad una collezione di sei, conosciute come mummie di Gebelein,
dalla regione in cui sono state trovate nel 1900.
Ora in possesso del British Museum sono state di recente studiate nell'ambito di un progetto che porterà a riesaminare una serie di reperti ritenuti particolarmente importanti. Entrambi gli individui vissero tra il 3351 e il 3017, particolare che fa dei tatuaggi appena scoperti i più antichi conosciuti nell'antico Egitto. Quelli noti in precedenza tra le salme dell'Antico Egitto erano più recenti di mille anni. Ma il primato dei tatuaggi più antichi in assoluto dovrebbe però restare - il condizionale è d'obbligo in questi casi - a Ötzi, la mummia del Similaun conservata a Bolzano, l'uomo dell'Età del
Ora in possesso del British Museum sono state di recente studiate nell'ambito di un progetto che porterà a riesaminare una serie di reperti ritenuti particolarmente importanti. Entrambi gli individui vissero tra il 3351 e il 3017, particolare che fa dei tatuaggi appena scoperti i più antichi conosciuti nell'antico Egitto. Quelli noti in precedenza tra le salme dell'Antico Egitto erano più recenti di mille anni. Ma il primato dei tatuaggi più antichi in assoluto dovrebbe però restare - il condizionale è d'obbligo in questi casi - a Ötzi, la mummia del Similaun conservata a Bolzano, l'uomo dell'Età del
martedì 20 marzo 2018
Associazione Culturale Honebu. Appuntamento con la Storia di Cagliari il 23 Marzo.
Associazione Culturale Honebu. Appuntamento con la Storia di Cagliari il 23 Marzo.
Venerdì 23 Marzo, alle ore 19, nella sala conferenze Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari / Pirri, ospiteremo Riccardo Laria che presenterà la sua opera: "Spiriti Errabondi Cagliaritani Illustri, se ci 6 batti un colpo".
Si tratta di un lavoro che abbraccia gli ultimi 500 anni della storia di Cagliari raccontati in prima persona da alcuni dei suoi più autorevoli protagonisti, sotto forma di fantasmi durante una seduta spiritica, e quindi in modo surreale: un espediente intrigante per divulgare la Storia con la leggerezza di un racconto. Già il titolo "Se ci 6..." rende l’idea perché è la formula di rito con cui iniziano le sedute spiritiche.
Infine, 6 è il numero dei personaggi principali che compaiono nei
Venerdì 23 Marzo, alle ore 19, nella sala conferenze Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari / Pirri, ospiteremo Riccardo Laria che presenterà la sua opera: "Spiriti Errabondi Cagliaritani Illustri, se ci 6 batti un colpo".
Si tratta di un lavoro che abbraccia gli ultimi 500 anni della storia di Cagliari raccontati in prima persona da alcuni dei suoi più autorevoli protagonisti, sotto forma di fantasmi durante una seduta spiritica, e quindi in modo surreale: un espediente intrigante per divulgare la Storia con la leggerezza di un racconto. Già il titolo "Se ci 6..." rende l’idea perché è la formula di rito con cui iniziano le sedute spiritiche.
Infine, 6 è il numero dei personaggi principali che compaiono nei
lunedì 19 marzo 2018
Verona, 7 Aprile 2018. Presentazione del libro di Pierluigi Montalbano sulla Civiltà Nuragica.
Verona, 7 Aprile 2018.
Presentazione del libro di Pierluigi Montalbano sulla Civiltà Nuragica.
Inizierà a Verona il tour nazionale di
presentazione del nuovo libro di Pierluigi Montalbano dedicato all'antica
Civiltà Nuragica. L'appuntamento è nella Sala Conferenze dell'Associazione
Sebastiano Satta, in Via Bionde 61. Al termine della presentazione sarà offerto
un buffet.
IL LIBRO
Dopo l’invenzione della
scrittura, l’uomo ci ha lasciato tantissimi documenti, le cosiddette fonti
letterarie, leggerli significa ascoltare le parole che vengono da un passato
piuttosto recente se rapportato a quanto abbiamo “ereditato”, invece, dagli uomini
che per primi abitarono la terra. Di essi, della loro civiltà, abbiamo
soprattutto fonti iconografiche – pitture o incisioni in grotta, statuine della
Dea Madre, vasellame decorato, graffiti su ciottoli – ma anche resti di pasti,
utensili e stoviglie, ruderi dei primi ricoveri in pietra, corredi funerari,
relitti affondati lungo le coste e tanto, tanto altro. Con tutte queste fonti,
ogni archeologo ha dovuto confrontarsi nel tentativo di ricostruire al meglio
la quotidianità di un popolo che diede vita ad una civiltà, quella sarda, tra
le più antiche e più avanzate del bacino del
venerdì 16 marzo 2018
Archeologia. Sardara, Santuario e pozzo sacro di Sant'Anastasia
Archeologia. Sardara,
Santuario e pozzo sacro di Sant'Anastasia
Il tempio nuragico a pozzo di Sant'Anastasia sorge presso l'omonima chiesa, nella parte alta di Sardara, ai piedi del costone che sale verso il colle di Pran'e Cuaddus, nel Campidano centrale, a metà strada tra Cagliari e Oristano. L’edificio è realizzato con blocchi di basalto e calcare ed è orientato lungo l’asse Nord-est /Sud-Ovest. Presenta un atrio rettangolare con sedili (m 3,50 x m 2,20) parzialmente pavimentato, una stretta scala di 12 gradini coperti da lastre orizzontali degradanti (lunghezza m 2,20), e offre un ipogeo con copertura a tholos (largo alla base m 3,5 e alto m 5), cui si accede, dall'ultimo gradino, con un salto di poco più di un metro. L’acqua, convogliata in una canaletta lunga 6 metri, fuoriusciva da un'apertura con architrave alla base della camera del pozzo, nel lato opposto alla scala. Realizzato nel 1200 a.C., questo edificio fa parte di un abitato ancora in
mercoledì 14 marzo 2018
Archeologia. L’uomo arrivò in Europa via mare. Le popolazioni della Mezzaluna Fertile, che inventarono l’agricoltura, si spinsero verso l’Europa circa 9.000 anni fa. E ci arrivarono per mare, saltando da un’isola all’altra del Mediterraneo. Lo dimostrerebbero i nostri geni.
Archeologia. L’uomo arrivò in
Europa via mare. Le popolazioni della Mezzaluna Fertile, che
inventarono l’agricoltura, si spinsero verso l’Europa circa 9.000 anni fa. E ci
arrivarono per mare, saltando da un’isola all’altra del Mediterraneo. Lo
dimostrerebbero i nostri geni.
La storia è nota: dopo che alcune popolazioni del Neolitico iniziarono
a coltivare le piante e addomesticare gli animali, si spostarono verso zone non
occupate, in particolare l’Europa, dove abitavano tribù paleolitiche. Per
arrivare però a colonizzare l’Europa tutta, le vie possibili sono molte, sia
attraverso la terraferma sia per mare. I ricercatori sono riusciti a capire che
la strada è stata quella del mare, attraverso una colonizzazione progressiva
delle isole. Lo studio ha seguito la sorte di
sabato 10 marzo 2018
Archeologia. Fenici e punici in Sardegna: consumavano maiale?
Archeologia. Fenici e punici in Sardegna: consumavano maiale?
Con le parole: “Non mangerai di questa carne”, lo studioso Simoons, nel 1961, affrontò il tema dei tabù alimentari.
L’interesse di alcune scuole antropologiche ha successivamente arricchito gli studi sull’alimentazione. Nel tentare di fornire una spiegazione ad alcuni tabù, come la consumazione della carne di cane nella cultura occidentale e di carne suina o bovina in alcune religioni, si giunge a conclusioni spesso assai diverse.
Fino a poco tempo gli studi confluivano sul convincimento che fra i Fenici fosse proibito il consumo dei suini. Un esempio è rappresentato dallo scavo dei relitti punici a Marsala, a bordo dei quali furono rinvenuti consistenti resti di maiali. Furono avanzate ipotesi stravaganti che prevedevano l’uso dei
Con le parole: “Non mangerai di questa carne”, lo studioso Simoons, nel 1961, affrontò il tema dei tabù alimentari.
L’interesse di alcune scuole antropologiche ha successivamente arricchito gli studi sull’alimentazione. Nel tentare di fornire una spiegazione ad alcuni tabù, come la consumazione della carne di cane nella cultura occidentale e di carne suina o bovina in alcune religioni, si giunge a conclusioni spesso assai diverse.
Fino a poco tempo gli studi confluivano sul convincimento che fra i Fenici fosse proibito il consumo dei suini. Un esempio è rappresentato dallo scavo dei relitti punici a Marsala, a bordo dei quali furono rinvenuti consistenti resti di maiali. Furono avanzate ipotesi stravaganti che prevedevano l’uso dei
mercoledì 7 marzo 2018
Archeologia. In quanto tempo è possibile costruire un nuraghe? Quanto materiale serve? Quali tecniche architettoniche sono efficaci? A queste e altre domande cercheremo di rispondere in questo articolo semiserio.
Archeologia. In quanto tempo è possibile costruire un nuraghe? Quanto materiale serve? Quali tecniche architettoniche sono efficaci? A queste e altre domande cercheremo di rispondere in questo articolo semiserio.
Cari amici, abbiamo un po’ di tempo libero e uno spazio nel giardino? E allora dai…facciamoci un nuraghe e rinverdiamo i fasti dei nostri avi costruttori. Cosa ci vuole e quanto tempo? Seguite le istruzioni e lo saprete: buon divertimento. Premetto che diversamente da Art Attack non servono i cilindri di cartone degli scottex e nemmeno la colla vinilica.
Individuate un’area libera di 12 x 12 mq nel vostro giardino; assicuratevi che sia facilmente raggiungibile dal cancello e che disponga di un’area adiacente (il parcheggio dietro il supermarket accanto a casa andrà benissimo) in cui stoccare gli ingredienti per il gioco;
Prendete una corda intrecciata con fibre vegetali (le foglie di asfodelo vanno benissimo) lunga una decina di braccia; Piantate un piolo nel terreno al centro dell’area individuate e legateci la corda; Tagliate un ramo alla lunghezza di un braccio; Misurate otto braccia sulla
Cari amici, abbiamo un po’ di tempo libero e uno spazio nel giardino? E allora dai…facciamoci un nuraghe e rinverdiamo i fasti dei nostri avi costruttori. Cosa ci vuole e quanto tempo? Seguite le istruzioni e lo saprete: buon divertimento. Premetto che diversamente da Art Attack non servono i cilindri di cartone degli scottex e nemmeno la colla vinilica.
domenica 4 marzo 2018
Archeologia. Il pastorello Aci e la lancia dei Siculi Riflessioni di Cecilia Marchese
Archeologia. Il pastorello Aci e
la lancia dei Siculi
Riflessioni di
Cecilia Marchese
Le immagini più antiche dei Siculi oggi a nostra disposizione compaiono
negli splendidi bassorilievi presso il tempio egizio di Medinet Habu, i quali
celebrano la campagna militare vittoriosa del faraone Ramses III contro un
tentativo d'invasione dell'Egitto da parte dei Popoli del Mare: tra cui,
difatti, vengono menzionati gli Sheklesh o Shakalasa.
I due bassorilievi in questione ritraggono guerrieri presi come prigionieri dalle milizie egizie e, tra i diversi guerrieri rappresentati, spiccano le raffigurazioni di guerrieri siculi.
I due bassorilievi in questione ritraggono guerrieri presi come prigionieri dalle milizie egizie e, tra i diversi guerrieri rappresentati, spiccano le raffigurazioni di guerrieri siculi.
Non è mia intenzione, in questo breve articolo, soffermarmi sulla
questione dell'identità tra Siculi e Sheklesh/Shakalasa, né sulle vicissitudini
storiche affrontate da questo popolo (sull'argomento ho già scritto altrove) -
bensì cogliere alcuni elementi che ne riconducono l'essenza al contesto
mediterraneo del Medio e Tardo Bronzo, fino ad alcune testimonianze della
presenza sicula nella Nostra Beddissima Isola di Sicilia.
Dunque. In entrambi i casi il guerriero siculo prigioniero si distingue
per un copricapo di tessuto (forse lana ?) molto simile a quello indossato dai
beduini del Negev - gli Shasu, fissato al capo con
sabato 3 marzo 2018
Cartografia. Approfondimenti su Toscanelli. Articolo di Rolando Berretta
Cartografia. Approfondimenti su Toscanelli
Articolo di Rolando Berretta
MIGLIO. - Come misura itineraria i Romani si riferiscono alla misura del passus, il quale alla sua volta si ricollega a quella del pes, essendo il passus costituito di 5 piedi e la misura itineraria consistendo di mille passus. Non esiste perciò un nome speciale per la misura itineraria; quello che chiamiamo miglio e che i Romani chiamavano miliarium (greco μίλιον) rappresenta un numero cardinale riferito ai passus (p. es.: duo milia passuum). Il miglio romano corrisponde a circa m. 1480(più precisamente il Canina la fissò in m. 1.481,75.
Tratto dalla wikipedia:
Il Miliario aureo (Miliarium aureum o “pietra miliare aurea) era una colonna marmorea rivestita di bronzo dorato innalzato presso il tempio di Saturno, all’estremità del Foro Romano. Venne eretta da Augusto nel 20 a.C. quando
giovedì 1 marzo 2018
Archeologia. La Flotta di Roma Imperiale: La strategia, gli uomini, le navi. Presentazione a Cagliari, Venerdì 2 Marzo 2018 da Honebu, alle ore 19.
Archeologia. La Flotta di Roma Imperiale: La strategia, gli uomini, le navi. Presentazione a Cagliari, Venerdì 2 Marzo 2018 da Honebu, alle ore 19.
Una temibile forza navale in potenza: ecco quello che è
stata per secoli la flotta della Roma dei Cesari. Un deterrente per tutti gli
avversari, tale da mantenere la pace sul mare per secoli. Nessuno avrebbe
affrontato quello spauracchio, sebbene - Cartagine a parte - le battaglie
navali siano state per la marina dell’Urbe scontri soprattutto coi pirati, più
che contro navigli di regni nemici. Infatti, è un periodo di dominio marinaro
assoluto quello preso in esame da Giuseppe Luigi Nonnis
nel libro «La flotta di Roma imperiale. La strategia,
gli uomini, le navi», pubblicato dalle edizioni cagliaritane
Arkadia. L’attenzione dell’autore si concentra al periodo di grande sviluppo tra la
fine del I secolo a.C. e il 212 d.C., che vide una radicale riforma della
marina e si concluse col riconoscimento della cittadinanza romana a tutti i non
schiavi dell’Impero, all’inizio del III secolo. Roma realizzò con netto
anticipo quello che è stato per secoli il principio di condotta della marina
dell’Impero britannico, autentico colosso navale, secondo il quale una flotta
non deve impegnarsi massicciamente contro il nemico, ma deve mantenere intatto
il suo potenziale bellico, senza rischiare perdite importanti. Con la semplice
presenza nei porti, può continuare a rappresentare una minaccia incombente per
i nemici e così esercitare un’influenza indiretta nei conflitti o sulla
politica internazionale. Ciò vale anche nei confronti di avversari più armati e
numericamente consistenti. Se si eccettua qualche modesto fastidio dovuto alla
pirateria, la flotta romana raffreddava con la
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