sabato 29 aprile 2017
Archeologia. I riti con acqua e fuoco al centro dell'ideologia religiosa dei nuragici? Le vasche-altare, strumenti sacri per i rituali. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia. I riti con acqua e fuoco al centro dell'ideologia religiosa dei nuragici? Le vasche-altare, strumenti sacri per i rituali.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Nelle comunità nuragiche del
Primo Ferro, dopo l’abbandono dei nuraghi e il conseguente recupero per il
riutilizzo delle parti crollate dalle torri e dai bastioni, si costruirono
delle grandi capanne circolari dotate di un bancone-sedile che consentiva alle
élite locali di organizzare delle assemblee. Al centro di queste sale, ad
esempio nel nuraghe Palmavera di Alghero, si nota un basamento in pietra sul
quale poggia un piccolo nuraghe, verosimilmente considerato il totem della
comunità, protettore e ispiratore. Un altro elemento legato ai rituali presente
in questi edifici è una vasca per l’acqua, generalmente adiacente il muro
interno. Sappiamo che acqua e fuoco, i due elementi opposti, erano utilizzati
nelle pratiche religiose, e certamente si evocavano anche i dualismi bene e
male, luce e buio, giorno e notte con i relativi astri sole e luna. E’
interessante notare che gli scavi archeologici testimoniano, dopo l’VIII a.C.,
il riutilizzo di alcuni nuraghi con
funzioni legate al culto, suggerite dalle particolari
ceramiche e dalla presenza di altari-vasca che suggeriscono la volontà di unire
gli opposti. In sostanza i due elementi, vasca e totem, separati nelle capanne
delle riunioni, vengono accoppiati in un unico elemento. Ciò è avvenuto, ad
esempio, nel nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca, dove è stato portato alla
luce un altare votivo che
riproduce in tufo lo schema planimetrico del corpo centrale del nuraghe. Sulla
torre dell’altare è scolpito il crescente lunare e la vasca forse conteneva la
Dea Madre e consentiva la celebrazione di riti iniziatici. Un altro esempio lo abbiamo a Sorradile.
C’è da osservare che l'acqua è un elemento femminile usato
dalla notte dei tempi nei rituali per le sue caratteristiche: lava le impurità
a cose e a persone, è vita e viene associata alle energie della luna e alle Dee
madri, viene impiegata nelle pratiche religiose come strumento per i riti, con
essa si esorcizza un luogo (a volte associata al sale marino) ed è nell'acqua
corrente che si gettano i resti di un rituale. L’acqua sacra, dopo le pratiche religiose, non deve
essere gettata via. Va esposta al sole in un recipiente per far si che evapori
e torni al cielo.
Il tempo dei solstizi e degli equinozi è sempre stato
considerato sacro dalle civiltà contadine. Nonostante i secoli di cristianesimo
abbiano incorporato i festeggiamenti pagani legati a eventi naturali o
astronomici, la religiosità popolare conserva i grandi eventi legati ai cicli
della terra e del cielo, e celebra le date che segnano i momenti di passaggio
all'interno dell'anno solare, e quindi proprio i solstizi e gli equinozi.
Per le celebrazioni della notte di San Giovanni Battista, l'acqua che battezza e il fuoco non mancano mai, e i riti sono
innumerevoli. La tradizione vuole che proprio nella sua notte l'acqua si sposi con il fuoco, e
la Luna con il Sole. Ciò accade realmente poiché poche ore prima il sole entra
nella costellazione del Cancro, dominata dalla Luna. E’ usanza contadina, durante
questa magica notte, di accendere grandi falò sulle colline o sulle piazze, per
propiziarsi la benevolenza del sole che è nei suoi giorni di maggiore potenza:
ruote incendiate di fascine vengono fatte rotolare nelle campagne. Intorno alle
fiamme si danza e si canta per allontanare le forze maligne e i demoni che possono
creare danno alla comunità e al raccolto. Grande attenzione è riservata alla
raccolta di alcune erbe adatte per la preparazione di filtri con facoltà
curative, per le pozioni d'amore e come potenti talismani da conservare dietro la porta. La
rugiada di San Giovanni Battista che si deposita sulle piante, quindi da
raccogliere all'alba del 25 Giugno, è considerata un bene prezioso con
poteri straordinari per curare, purificare e nei riti fertilistici.
L’acqua e il fuoco sono utilizzati nelle pratiche lustrali
per la purificazione di cose o persone secondo il principio che il sacro e il
profano sono rigorosamente separati, e che un contatto tra i due non può
avvenire se non dopo una idonea preparazione. Ad esempio, il rito che rende
idoneo ad essere sacrificato un agnello, quindi una vittima profana, prevede la
separazione dal gregge, il lavaggio e l’aspersione con sostanze che lo sacralizzano
(orzo e sale in Grecia e Roma, burro nell'India antica). Dopo l'offerta sacrificale, i presenti che si sono caricati di santità debbono scaricarsene mediante
abluzioni, prima di ritornare alla vita ordinaria. Altri riti si celebrano per liberare
da influssi spiritici, o mali epidemici, una comunità, un gregge,
una località o altro. I riti preventivi, invece, tendono a scongiurare i possibili malanni
mediante una purificazione che neutralizzi alla radice i mali potenziali. Gli strumenti
rituali sono il fuoco; l'acqua, che scioglie e porta via le impurità; il sale, che
preserva e conserva; le fumigazioni di resine e di piante speciali, che
profumano tutto un luogo. Lustrazioni solenni si eseguivano in occasione
della fondazione di una città, dell'inaugurazione di un tempio, nella
convocazione di assemblee, nell'andare in guerra e nel mobilitare la flotta. In queste occasioni sono particolari i riti lustrali accompagnati dalla perfetta triade di animali: maiali, pecore e tori.
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