A un’attenta verifica sugli elementi funerari, ai quali si riconducevano il popolo Siculo intorno al VIII sec. a.C., presente nell’area dei monti Peloritani, gli Etruschi e gli Shardana, sembra possibile evidenziare una certa condivisione di costumi che hanno un’identica origine.
Nel 1915 l’archeologo Giuseppe Cannizzo, un collaboratore di Paolo Orsi, durante una campagna di scavo, condotta in una contrada vicino Barcellona Pozzo di Gotto, rintracciò alcune tombe a
Gli autori classici, avevano segnalato nei territori dell’alto e del basso Tirreno, la presenza di popolazioni cosiddette autoctone chiamate Ausoni. Plinio, più di altri, scrisse su quel popolo, affermando che appartenevano alla medesima discendenza, e che i Siculi stanziati nel territorio dei monti Neptuniani, non fossero altro che una costola degli Ausoni che popolavano le coste tirreniche fino al regno che sarà degli Etruschi. Il maggiore elemento per individuare una comune origine, verte sull’osservazione delle armi e delle armature che distinguevano gli elementi essenziali del vestiario bellico dei Popoli del Mare rappresentati sulle mura del palazzo templare di Ramesse III e nella stele di El Ahmar.
Ritengo che le pianure d’Egitto non furono un teatro occasionale nel quale la lega dei Popoli del Mare prese dimora prima, durante e dopo. Essi si sarebbero ritrovati in questi luoghi, molto tempo prima, già stanziati stabilmente. I faraoni delle dinastie del Nuovo Regno, si confrontarono molte volte con essi, accusando un gran numero di perdite.
Gli Shekelesh, gli Shardana e forse anche i Tekker, provenivano dalle campagne vicino i monti Zagros, nel territorio della splendida città di Susa e di Anshan. Negli scavi archeologici effettuati da Erich Schimdt nel 1930, nel Luristan, furono rinvenute le prime tracce, dell’antico regno dei re Elamiti. Presso tombe e santuari, si rintracciarono numerosi reperti di bronzo databili al 1000 a.C. Presso le mura e nel pavimento del tempio di Surkh Dum si trovarono una ricca quantità di oggetti con forte connotazione magica. Un oggetto, in particolare, ripercorreva la storia delle dinastie che si succederanno sul trono dei re Elamiti fino ai Persiani. In esso si sintetizzava l’autorità politica e religiosa. Poiché si possono classificare con precisione i sigilli e le divise araldiche dei sovrani fino al tempo del re Shapur, III sec. d.C., ritengo fondata l’osservazione che alcuni studiosi hanno elaborato sulle insegne dei sovrani Persiani visto che questi ultimi,nei documenti ritrovati ostentavano l’orgoglio di appartenere alle dinastie elamite. Credo che quei simboli si fondano su un accadimento astrale osservato nella regione dei monti Zagros 3500 anni a.C., e dai sacerdoti della città di On, durante un’epoca analoga e antecedente alla nascita delle dinastie regali in Egitto. Tale osservazione è rivolta ad evocare la comparsa della Fenice di fuoco nei cieli d’Oriente. Sia gli Shardana, sia gli Elamiti e poi i loro discendenti, oltre gli stessi Egiziani, ostentavano simboli riconducibili a quel fenomeno. L’elemento unitario che secondo me, mette in relazione questi popoli, verte sulla figura espressa nel cimiero dell’elmo degli Shardana, del tutto simile pur se meno stilizzato, di quello raffigurato nelle pietre di Messina. Questa figura è stata individuata dall’archeologo G.Goyon, il quale crede possibile che fosse posta sopra le colonne presenti nell’antica città del Sole.
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