martedì 31 gennaio 2017
Sull’origine del nome di Jerzu, di Massimo Pittau
Sull’origine del nome di
Jerzu
di Massimo Pittau
Sulla origine del nome di Jerzu, villaggio
dell'Ogliastra, abbiamo nel passato discusso parecchio, senza però arrivare
alla fine ad una soluzione etimologica accettabile o almeno probabile.
Già nel 1983, nella mia
raccolta Chi siamo - Nuoro e la sua
provincia (serie di inserti del quotidiano «La Nuova Sardegna», Sassari,
novembre 1983-marzo 1984), avevo prospettato l'ipotesi che il toponimo Jerzu
derivasse dal fitonimo latino subereus «sughera». In miei interventi
successivi però avevo lasciato cadere quella mia ipotesi per la ragione che non
ero riuscito a intravedere una possibile trafila fonetica tra il fitonimo
latino e il toponimo sardo. In uno di questi giorni, invece, come semplice
effetto di avere a pranzo sotto gli occhi la scritta di una bottiglia del
famoso vino cannonau di Jerzu, ho trovato la soluzione del problema, del
lunedì 30 gennaio 2017
Corso di archeologia sulla Sardegna Romana, con Carlo Tronchetti.
Corso di archeologia sulla Sardegna Romana, con Carlo
Tronchetti.
Buongiorno a tutti gli amici del quotidiano di storia e archeologia.
Sono lieto di comunicarvi che l'Associazione Culturale Honebu ha
organizzato per il mese di Marzo 2017 un corso di storia e archeologia dedicato
alla "Sardegna Romana".
Relatore per i 4 appuntamenti previsti sarà l'archeologo Carlo Tronchetti, già direttore
della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano, poi alla guida del
Museo Archeologico cagliaritano. Fu lui a dirigere gli scavi archeologici
nell'area di Mont’e Prama tra il 1977 e il 1979 portando alla luce le sculture
a tutto tondo più antiche dell'area mediterranea occidentale.
Le serate si svolgeranno il giovedì alle ore 19 nei giorni 2, 9, 16 e
23.
Con l'ausilio di immagini proiettate, lo studioso racconterà le vicende
dei romani in Sardegna, con approfondimenti per le città di Karalis/Cagliari,
Nora, Bithia/Chia, Sulky/Sant'Antioco, Tharros e Fordongianus.
Costo del corso 60 Euro (soci Honebu 50 euro).
Per le iscrizioni tel. 3382070515 o con una mail a pierlu.mont@libero.it.
domenica 29 gennaio 2017
Archeologia. Il tempio di Antas, storia di un edificio sacro costruito in Sardegna 2500 anni fa.
Archeologia. Il tempio di Antas, storia di un edificio sacro costruito in Sardegna 2500 anni fa.
di Pierluigi Montalbano
È uno dei monumenti antichi più importanti della Sardegna. Normalmente i grandi edifici di culto si trovano all’interno dei centri urbani rilevanti, come avviene a Tharros, Cagliari e Nora. In questo caso abbiamo una struttura monumentale in età punica e romana edificata in un territorio non legato ad una città ma alle sue risorse economiche di natura mineraria, infatti l’area in cui sorge era anticamente importante per lo sfruttamento delle miniere. Il tempio di Antas ha avuto una storia lunga e travagliata fino agli anni Sessanta perché il tempio del Sardus Pater era noto dalle fonti classiche, in particolare del geografo greco Tolomeo, ma non si era ancora riusciti ad individuarlo con precisione. A partire dal Cinquecento, e fino alla metà del Novecento, ci sono stati vari studiosi che hanno proposto varie ipotesi per identificare questo tempio del Sardus Pater noto dalle fonti. Alcuni lo collocavano a Capo Pecora in base alle distanze fra i siti e le città elencate nelle fonti, ma l’ipotesi che più ha preso piede è quella che lo vedeva collocato a Capo Frasca. Già nel Seicento un geografo olandese, Filippo Cluverio, proponeva questa teoria che
di Pierluigi Montalbano
È uno dei monumenti antichi più importanti della Sardegna. Normalmente i grandi edifici di culto si trovano all’interno dei centri urbani rilevanti, come avviene a Tharros, Cagliari e Nora. In questo caso abbiamo una struttura monumentale in età punica e romana edificata in un territorio non legato ad una città ma alle sue risorse economiche di natura mineraria, infatti l’area in cui sorge era anticamente importante per lo sfruttamento delle miniere. Il tempio di Antas ha avuto una storia lunga e travagliata fino agli anni Sessanta perché il tempio del Sardus Pater era noto dalle fonti classiche, in particolare del geografo greco Tolomeo, ma non si era ancora riusciti ad individuarlo con precisione. A partire dal Cinquecento, e fino alla metà del Novecento, ci sono stati vari studiosi che hanno proposto varie ipotesi per identificare questo tempio del Sardus Pater noto dalle fonti. Alcuni lo collocavano a Capo Pecora in base alle distanze fra i siti e le città elencate nelle fonti, ma l’ipotesi che più ha preso piede è quella che lo vedeva collocato a Capo Frasca. Già nel Seicento un geografo olandese, Filippo Cluverio, proponeva questa teoria che
mercoledì 25 gennaio 2017
Archeologia. L'acqua, un elemento essenziale per la sopravvivenza. Egizi, Indiani, Babilonesi, Cinesi e altri, svilupparono le più importanti civiltà del passato lungo le sponde di fiumi celebri: Nilo, Gange, Tigri, Eufrate, Fiume Giallo.
Archeologia. L'acqua, un elemento essenziale per la sopravvivenza. Egizi, Indiani, Babilonesi, Cinesi e altri, svilupparono le più importanti civiltà del passato lungo le sponde di fiumi celebri: Nilo, Gange, Tigri, Eufrate, Fiume Giallo.
Nelle civiltà
agricole l'acqua piovana fu conservata in cisterne e impiegata
nell'irrigazione, insieme a quella dei fiumi. Una grande invenzione fu quella
della ruota che sfruttava la spinta dell'acqua per muoversi e trasformarsi in
energia sfruttabile per varie attività. Il benessere di una comunità crolla
quando viene a mancare la risorsa idrica o questa è malamente amministrata.
Nelle antiche civiltà la maggior parte delle opere idrauliche erano destinate a
soddisfare alcune esigenze più immediate dell'uomo: quelle di dissetarsi e
lavarsi. Altrettanto importante è l’utilizzo dell’acqua come via
commerciale. Dall’alba dei tempi, le genti consideravano l’acqua un
martedì 24 gennaio 2017
Archeologia. Le genti iberiche di “El Argar”. Una civiltà dell'età del Bronzo, contemporanea all'inizio della Civiltà Nuragica, che si sviluppò fra Granada, Jaén e Alicante e le province di Almeria e Murcia. Riflessioni di Claudia Pau
Archeologia. Le genti iberiche di “El Argar”. Una civiltà dell'età del Bronzo, contemporanea all'inizio della Civiltà Nuragica, che si sviluppò fra Granada, Jaén e Alicante e le province di Almeria e Murcia.
di Claudia Pau
La cultura argarica
Origine, sviluppo, cronologia
L’area spaziale della cultura di El Argar interessa gran parte della provincia di Granada, Jaén e Alicante e le province di Almeria e Murcia; nella stessa epoca, in altre regioni peninsulari, si svilupparono importanti culture influenzate da quella argarica: il Bronzo Valenziano (Levante), il Bronzo del Sud Est (Sud del Portogallo e Huelva), il Bronzo della Campiñas y della Bassa Andalusia (Valle del Guadalquivir), il Bronzo della Mancha (Provincia di Ciudad Real e Albacete), (Contreras et alii, 1997). Sono state formulate diverse ipotesi sull’origine e lo sviluppo di questa cultura; attualmente si considera la Cultura Argarica come una tappa nell’evoluzione delle popolazioni autoctone del Sud Est, (Contreras et alii, 1997). Seguendo la proposta di F. Molina e J. A. Camara, si ritiene che la cultura argarica abbia avuto origine nel Bronzo Antico: (2200-1900 A.C.) nella zona di Lorca e nella Depresión de Vera; si sia espansa verso l’altopiano granadino, l’Alto Guadalquivire, e la zona costiera orientale durante il Bronzo Pieno (1900-1650 A.C.); per concludersi nel Bronzo Tardo (1650-1450 A.C.) dopo un ultima espansione verso
di Claudia Pau
La cultura argarica
Origine, sviluppo, cronologia
L’area spaziale della cultura di El Argar interessa gran parte della provincia di Granada, Jaén e Alicante e le province di Almeria e Murcia; nella stessa epoca, in altre regioni peninsulari, si svilupparono importanti culture influenzate da quella argarica: il Bronzo Valenziano (Levante), il Bronzo del Sud Est (Sud del Portogallo e Huelva), il Bronzo della Campiñas y della Bassa Andalusia (Valle del Guadalquivir), il Bronzo della Mancha (Provincia di Ciudad Real e Albacete), (Contreras et alii, 1997). Sono state formulate diverse ipotesi sull’origine e lo sviluppo di questa cultura; attualmente si considera la Cultura Argarica come una tappa nell’evoluzione delle popolazioni autoctone del Sud Est, (Contreras et alii, 1997). Seguendo la proposta di F. Molina e J. A. Camara, si ritiene che la cultura argarica abbia avuto origine nel Bronzo Antico: (2200-1900 A.C.) nella zona di Lorca e nella Depresión de Vera; si sia espansa verso l’altopiano granadino, l’Alto Guadalquivire, e la zona costiera orientale durante il Bronzo Pieno (1900-1650 A.C.); per concludersi nel Bronzo Tardo (1650-1450 A.C.) dopo un ultima espansione verso
domenica 22 gennaio 2017
Archeologia. Gilgamesh e gli Antichi Popoli della Mesopotamia: Sumeri e Accadi.
Archeologia. Gilgamesh e gli Antichi Popoli della Mesopotamia: Sumeri e Accadi.
Sumeri.
Le prime città
del Vicino Oriente sorsero nell’antica Mesopotamia, una fertile pianura situata in
Asia fra i due grandi fiumi Tigri ed Eufrate. Qui, per la prima volta, gli
uomini introdussero un sistema di scrittura costituito da caratteri lineari a
forma di cuneo scritti da sinistra verso destra mediante la punta di una canna che
affondava nell’argilla. In origine i segni, pittografici, riproducevano
schematicamente gli oggetti. Successivamente divennero lineari, per poi acquistare
la forma di cunei quando si cominciò a scrivere nell’argilla ancora molle, su
cui era impossibile segnare con chiarezza le linee. Gli abitanti vivevano
prevalentemente in campagna, all’interno di
venerdì 20 gennaio 2017
Archeologia e Geologia. Il mondo durante l'era glaciale, un'epoca di grandi diluvi
Archeologia e Geologia. Il mondo durante l'era glaciale, un'epoca di grandi diluvi
La geologia e la
paleoclimatica sono riuscite a ricostruire lo scenario che ha originato il mito
del diluvio. Con l'aumentare della temperatura le calotte hanno iniziato a
sciogliersi, restituendo al mare l’acqua accumulata come ghiaccio sulle terre
emerse. Durante la deglaciazione il mondo ha perso 25 milioni di chilometri
quadrati di terra.
Il mito del
diluvio è un grande classico della mitologia mondiale. La geologia e la
paleoclimatica sono riuscite a ricostruire lo scenario che ha originato queste
antiche narrazioni. Durante il massimo
glaciale, intorno a 20
mila anni fa, il livello marino staziona circa 120 metri sotto il
giovedì 19 gennaio 2017
Archeologia funeraria etrusca. Isola d'Elba: ipogeo di Marciana scavato nel granito. Riflessioni di Michelangelo Zecchini
Archeologia funeraria etrusca. Isola d'Elba: ipogeo di Marciana
scavato nel granito.
Riflessioni di Michelangelo Zecchini
L'ipogeo si apre a 386 metri s.l.m., sul pendio
settentrionale del Monte Capanne (fig. 1), in uno sperone di roccia
granodioritica degradante a scarpa all'estremità sud-occidentale dell'abitato
di Marciana. L'ubicazione è indicata, qui sotto, con una freccia blu (fig.
2). Sopra è stato costruito, fra XVI e XVII secolo, l'immobile di proprietà
di Grimaldo Bernotti, governatore locale e 'maior domo' della principessa
Isabella Appiani.
Sull'origine e sulla funzione dell'ipogeo, scavato
nella roccia granitica e a pianta cruciforme, sono state proposte tre ipotesi:
1) ZECCA
DEGLI APPIANI - “La
zecca, risalente al XVI secolo e dovuta ai principi Appiani, si presenta allo
stato attuale come una struttura di coniazione monetaria sita al pian terreno
della Casa Appiani. Essa consta di un ambiente di ingresso e di un cunicolo a
planimetria cruciforme che costituiva il caveau della
mercoledì 18 gennaio 2017
Archeologia della Sardegna. Nuova proposta di lettura di un’iscrizione funeraria di età punica rinvenuta a Tharros. di Roberto Casti
Archeologia della Sardegna. Nuova proposta di lettura di un’iscrizione funeraria di età punica rinvenuta a Tharros. di Roberto Casti
"Cabras. È venuto giù dalle falesie di Capo San Marco, a pochi metri dalla necropoli meridionale di Tharros. Fortuna che proprio da quelle parti passava una giovane archeologa cabrarese. Ha notato lo strano masso che rotolava dal pendio, ha deciso di dare un’occhiata. Ebbene il masso non era un semplice pezzo di pietra ma una stele funeraria in arenaria dedicata alla memoria del suffeta Abdba’al uno dei più alti funzionari pubblici della Tharros punica…"
Con queste parole il
quotidiano la Nuova Sardegna del 8 luglio del 2009 introduceva la
lunedì 16 gennaio 2017
Archeologia della Sardegna. Culto e Misteri dei Bronzetti Sardi Nuragici.
Archeologia della Sardegna.
Culto e Misteri dei Bronzetti Sardi Nuragici.
Riflessioni sul tema, di Mariano Piras
(copyright Mariano Piras, tutti i diritti sono riservati all'autore)
Le immagini possono essere ingrandite cliccando sopra.
(copyright Mariano Piras, tutti i diritti sono riservati all'autore)
Le immagini possono essere ingrandite cliccando sopra.
Dea Madre
La divinità principale dei
Nuragici era la Dea Madre, considerata il principio femminile della Natura e
identificata con essa. Il suo corpo era la Terra sulla quale viviamo, il suo
respiro era il vento (aria), il suo sangue era l’acqua che scorre nei fiumi e
il suo spirito era la luce (fuoco). Per queste caratteristiche veniva
rappresentata con sembianze umane: una Madre il cui culto si diffuse in tutto il
mondo già nella preistoria, sorprendentemente anche tra popolazioni distanti
tra loro. Probabilmente, questa ideologia religiosa legata alla Dea Madre, fu
diffusa e tramandata da una popolazione che viaggiò per i vari continenti ma
potrebbe esserci una spiegazione alternativa: nel paleolitico superiore, quando
l’uomo viveva in perfetta simbiosi con la Natura, la Dea Madre potrebbe avere
impresso nella mente dell’uomo la consapevolezza della Sua presenza, insieme
all’istinto e alla morale.
Oggi la scienza arriva pian
piano a scoprire questioni che i nostri antenati conoscevano fin dall’alba dei
tempi. Nel glossario del suo libro “Non a Sua immagine”, John Lamb Lash (Uno
Editori, I edizione 2/2013), riferendosi alla Terra cita il termine
“autopoietico” per indicare un sistema capace di rigenerarsi e creare le
domenica 15 gennaio 2017
Archeologia. Michael Ventris e la decifrazione della Lineare B, la scrittura dei Micenei. Riflessioni di Matteo Riccò
Archeologia. Michael Ventris e la decifrazione della
Lineare B, la scrittura dei Micenei.
di Matteo Riccò
E’ il 1936. Una
delegazione della Stowe School, prestigiosa ed elitaria scuola media privata
del Buckinghamshire, è stata invitata alle celebrazioni per il cinquantennale
della British School of Archeology di Atene. Per l’occasione, alla Burlington
House di Londra è stata predisposta una mostra straordinaria con reperti
provenienti dagli scavi condotti in terra greca dai più celebrati archeologi
britannici.
La scolaresca,
allegra ma disciplinata come può essere solo un gruppo di studenti inglesi
degli anni ‘30, arriva alla parte dell’esposizione riservata all’isola di
Creta. Fra bacheche ed espositori fanno bella mostra di sé oggetti di
raffinatissima fattura, che però la maggior parte dei ragazzini trova assai
poco interessanti, preferendo sculture e vasi di epoca classica.
Fra tutti, uno
solo rimane indietro, gli occhi fissi sui reperti, ed osserva rapito quelle che
sembrano delle incisioni, caratterizzate da simboli che ricordano vagamente dei
caratteri geroglifici. Un uomo anziano, molto distinto, si avvicina a lui e,
con la bonarietà di un vecchio nonno la sera di Natale, gli chiede se gli
venerdì 13 gennaio 2017
Archeologia. Intervista a Pierluigi Montalbano, curatore del progetto Honebu. Discussione curata da Alessandro Demontis
Archeologia. Intervista a Pierluigi
Montalbano, curatore del progetto HONEBU
di Alessandro Demontis
Con grande piacere presento
qui una breve intervista che ho sottoposto a Pierluigi Montalbano, scrittore e
divulgatore cagliaritano, responsabile del colossale progetto Honebu che
comprende, fra le altre attività, un’associazione culturale e un quotidiano di
storia e archeologia visitato da oltre 2000 lettori ogni giorno. Ringraziandolo
per la disponibilità e celerità nel partecipare all'intervista, invito tutti
coloro che fossero interessati a conoscere la nostra terra, la Sardegna, dal lato
storico e archeologico, a consultare le pagine del sito http://pierluigimontalbano.blogspot.it
Buongiorno Pierluigi, presentati
a chi non ti conosce, e presenta anche Honebu.
Sono uno studioso di
antichità, di quel mondo che i nostri avi hanno popolato e nel quale hanno
lasciato tracce indelebili. Questa passione per la storia antica muove la mia
quotidianità spingendomi a preparare progetti dedicati alla divulgazione
scientifica di ciò che studio. Gli articoli che scrivo hanno necessità di un
luogo facilmente accessibile ad altri appassionati, ed è
mercoledì 11 gennaio 2017
Archeologia. Cipro, l’isola del rame, un luogo strategico che fu coinvolto nelle operazioni militari dei Popoli del Mare che, avanzando verso l’Egitto, sconvolsero gli equilibri politici alla fine dell’età del Bronzo.
Archeologia.
Cipro, l’isola del rame, un luogo strategico che fu coinvolto nelle operazioni
militari dei Popoli del Mare che, avanzando verso l’Egitto, sconvolsero gli
equilibri politici alla fine dell’età del Bronzo.
Nell’età
del Bronzo, l’isola di Cipro si chiamava Alaysha. Le fonti la descrivono come
una grande isola raggiungibile da tutte le coste del Levante. Alcuni documenti
ittiti raccontano di rame che arriva dalle sue montagne. La sua insularità fu
vantaggiosa per mantenere una certa indipendenza dalle mire degli imperi della
terraferma. Gli insediamenti principali erano concentrati nella zona di
Kyrenia, nella costa settentrionale dell’isola. Dopo l’esplosione del vulcano
Santorini, avvenuto intorno al 1620 a.C., che sconvolse gli equilibri economici
e politici del Mediterraneo Orientale visto il crollo della talassocrazia cretese
esercitata dai minoici, sorsero nuove e potenti cittadine come Enkomi e Hala
Sultan Tekke. Iniziò un florido periodo di
martedì 10 gennaio 2017
Archeologia. I loft e i bilocali abitati dagli Etruschi, di Viola Liuti
Archeologia. I loft e i bilocali abitati
dagli Etruschi
di Viola Liuti
I ritrovamenti archeologici
hanno permesso di acquisire informazioni sull’architettura delle abitazioni
etrusche che, secondo le epoche storiche e delle aree in cui erano costruite,
hanno subito variazioni nella forma e nella struttura. Tra il IX e VIII secolo
la popolazione dell’Etruria viveva in capanne a pianta ovale o ellittica, le
cui pareti erano composte di rami o da canne intrecciate, ed erano rivestite da
un intonaco di argilla essiccata al sole. Un ingresso frontale permetteva di
accedere all’interno che, come un moderno loft, era privo di divisioni tra gli
lunedì 9 gennaio 2017
Archeologia e linguistica. I costruttori dei nuraghi citati dalle fonti classiche, di Massimo Pittau
Archeologia e linguistica. I costruttori dei nuraghi citati dalle fonti classiche
di Massimo Pittau
Qualche tempo fa il mio collega e amico Mauro Maxia mi aveva
fatto una osservazione, per la quale io avevo espresso il mio assenso, ma alla
quale non avevo dedicato la necessaria attenzione. Il Maxia mi diceva che era
illegittimo chiamare “Nuragici” gli antichi Sardi, costruttori dei nuraghi e
creatori della corrispondente grande civiltà. Egli mi diceva che in realtà il
vocabolo “Nuragico-a” era un neologismo creato di recente dagli studiosi moderni,
mentre i nostri progenitori chiamavano se stessi solamente Sardi.
L'amico Maxia aveva piena ragione ed io oggi riprendo la questione con
l'intento di chiarirla meglio (d'altronde lo stesso Maxia mi ha
domenica 8 gennaio 2017
La storia di come la scrittura Maya fu dimenticata e poi riscoperta, di Matteo Riccò
La storia di come la scrittura Maya fu dimenticata e poi riscoperta
di Matteo Riccò
di Matteo Riccò
Introduzione. La necessità
di tramandare la propria conoscenza da una generazione all’altra è intrinseca
all’uomo, che sin dall’alba dei tempi ha sviluppato forme di comunicazione
artistica capaci di sfuggire ai limiti della propria ristretta esistenza.
La
scrittura, cioè “la fissazione di un
significato in una forma esterna durevole” rappresenta uno strumento per fissare
una volta e per sempre i propri pensieri, le proprie parole, in un certo senso
la propria mente, permettendo di tramandare tutto ciò nel tempo,
rappresentandone in un certo senso la forma più evoluta e raffinata. Dovrebbe
essere, quindi, l’inesorabile punto di approdo di un percorso che inizia con la
decorazione delle grotte, degli utensili più primitivi, e così via. Eppure, a differenza di quanto si potrebbe
pensare, l’invenzione e lo sviluppo della scrittura è avvenuto episodicamente
nel corso della storia umana.
Anzi:
per quanto ne sappiamo, l’umanità intesa nel suo insieme ha inventato la
scrittura solo cinque volte (più
una) da che cammina su questa disgraziata roccia orbitante attorno al Sole.
Ad
oggi, sono stati cioè identificati cinque sistemi di scrittura, dalle cui
relative evoluzioni derivano tutti (ma proprio tutti) quelli utilizzati
sull’orbe terracqueo sin dagli albori della preistoria: quattro di essi si sono
sviluppati in area Eurasiatica ed uno solo nelle Americhe. Tre sono
completamente estinti, mentre gli altri due si sono diversificati, evolvendo
nella maggior parte dei sistemi di scrittura oggi utilizzati a livello mondiale.
Ricordando l’ipotesi (affascinante, complessa, concettualmente problematica ma tutt’altro
che peregrina) di
venerdì 6 gennaio 2017
Astronomia: la precessione degli equinozi, di Mariano Piras
Astronomia: la precessione
degli equinozi.
di Mariano Piras
Osservando la Terra, mettendo il Nord in altro, la vediamo girare intorno al sole in senso
antiorario. Come sappiamo, la terra ha un sistema di coordinate, paralleli e
meridiani utilizzabili per localizzare qualsiasi punto sulla superficie
terrestre.
Esternamente, la sfera
terrestre ha una sfera concentrica che la racchiude, la sfera celeste, dove si
trovano tutti gli astri (stelle, pianeti, sole…) che possiamo immaginare appiccicati
sulla sua superficie. Quindi la Terra è una sfera avvolta da un’altra sfera
infinitamente più grande.
Date le enormi distanze degli
astri rispetto a noi, la Terra rispetto alla sfera celeste è considerata un
punto, e spostandosi da un punto sulla superficie terrestre al suo opposto non si
rileva errore di paralasse rispetto alla sfera celeste. L’unica variazione è la
nostra verticale, quindi gli astri che vedremo sulla testa e tutti gli altri
come posizione relativa rispetto a noi, alla nostra verticale e al nostro
orizzonte.
La sfera celeste presenta un
sistema di coordinate identico a quello della Terra, utile per individuare i punti
sulla sua superficie. La proiezione dell’asse terrestre, che sulla superficie
della terra individua il polo Nord e il
giovedì 5 gennaio 2017
Archeologia. Sardegna Nuragica e falso mistero della lingua etrusca: intervista a Massimo Pittau, di Francesca Bianchi per FTNews.
Archeologia. Sardegna Nuragica e
falso mistero della lingua etrusca: intervista a Massimo Pittau,
di Francesca
Bianchi per FTNews.
(Fonte: http://www.ftnews.it/articolo.asp?cod=942)
FtNews ha avuto il grande piacere di intervistare il
linguista e glottologo sardo Massimo Pittau, studioso della lingua etrusca
e della lingua sarda e protosarda.
Classe 1921, nel 1959 ha conseguito la libera docenza e nel 1971 la cattedra in Linguistica Sarda nell'Università di Sassari. Contemporaneamente ha tenuto a lungo l'incarico di Glottologia oppure quello di Linguistica Generale. Autore di una cinquantina di libri e di più di 400 studi relativi a questioni di linguistica, filologia, filosofia del linguaggio, nel corso della nostra intervista lo studioso ha ribadito l'assoluta falsità della tesi secondo cui la lingua etrusca è un "mistero indecifrabile", rivelandoci gli indizi che l'hanno portato a stabilire la strettissima parentela genetica e linguistica dei Nuragici con gli Etruschi. Si è soffermato, poi, sulla storia dei
Classe 1921, nel 1959 ha conseguito la libera docenza e nel 1971 la cattedra in Linguistica Sarda nell'Università di Sassari. Contemporaneamente ha tenuto a lungo l'incarico di Glottologia oppure quello di Linguistica Generale. Autore di una cinquantina di libri e di più di 400 studi relativi a questioni di linguistica, filologia, filosofia del linguaggio, nel corso della nostra intervista lo studioso ha ribadito l'assoluta falsità della tesi secondo cui la lingua etrusca è un "mistero indecifrabile", rivelandoci gli indizi che l'hanno portato a stabilire la strettissima parentela genetica e linguistica dei Nuragici con gli Etruschi. Si è soffermato, poi, sulla storia dei
mercoledì 4 gennaio 2017
Archeologia della Sardegna. Perché fu costruito il primo nuraghe? Di questo, e altro, parleremo domani 5 Gennaio nel primo dei 5 incontri serali dedicati alla Civiltà Nuragica organizzati da Honebu.
Archeologia della Sardegna. Perché fu costruito il primo nuraghe? Di questo, e altro, parleremo domani 5 Gennaio 2017 nel primo dei 5 incontri serali dedicati alla Civiltà Nuragica organizzati da Honebu che si svolgeranno nella sala conferenze in Via Fratelli Bandiera 100, Cagliari/Pirri. (Iscrizioni al 3382070515, costo totale 60 Euro).
Su
questa domanda ci si può sbizzarrire, però c’è un’ipotesi intrigante, ossia che
i nuraghi a corridoio abbiano preceduto la prima torre. Gli archeologi, sebbene
le prove stratigrafiche siano lontane dall’indicarlo in modo indiscutibile, ne
paiono convinti ed effettivamente è un’ipotesi ragionevole. Se così fosse,
l’avvento della prima torre apparirebbe assai meno improvviso di come tanti
sembrano ritenere.
Si tratterebbe allora di porsi il problema della comparsa dei nuraghi a corridoio, ma, in questo caso, si tratterebbe di un chiaro esempio di proprietà emergente da un progressivo mutare della stratificazione sociale delle comunità neolitiche, con la formazione di una “classe elevata” che
Si tratterebbe allora di porsi il problema della comparsa dei nuraghi a corridoio, ma, in questo caso, si tratterebbe di un chiaro esempio di proprietà emergente da un progressivo mutare della stratificazione sociale delle comunità neolitiche, con la formazione di una “classe elevata” che
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