giovedì 24 novembre 2016
Archeologia. La cultura di Bonnannaro, l'alba della civiltà nuragica (Corona Moltana e Sant'Iroxi).
Archeologia. La cultura di Bonnannaro, l'alba della civiltà nuragica (Corona Moltana e Sant'Iroxi).
di Pierluigi Montalbano.
La cultura di Bonnanaro inizia
intorno al 1800 a.C., un momento che si può considerare come l’alba della
Civiltà Nuragica. Prende il nome dal paese dove, a fine Ottocento, gli
archeologi trovarono tracce di frequentazione da parte di genti ancora legate
alla tradizione campaniforme, pur con la variabile della mancanza di
decorazione nei vasi. Sono ceramiche lisce, eleganti, a volte dotate di anse a
gomito o a forma di ascia, simili a quelle della cultura di Polada, diffusa in
gran parte dell’Italia Settentrionale e anch’essa fortemente influenzata dalla
cultura del Vaso Campaniforme sia dal punto di vista insediativo sia da quello
dell’armamentario e del corredo funerario.
Gli archeologi hanno diviso in
due periodi la cultura di Bonnannaro: Corona Moltana e Sant’Iroxi. Inizialmente
è presente nella Nurra e nel
Sulcis, con alcuni villaggi come Florinas (Campu
Lontanu), Muros (Turricula), Bonarcado (Costa Tana) e Teti (Abini). Abbiamo
case con zoccolo in muratura e copertura in legno e frasche, simili alle
pinnettas ancora utilizzate dai pastori in alcune zone dell’isola. A volte sono
dotate di focolare posto al centro delle capanne e pavimento acciottolato. Gli
oggetti in metallo iniziano a prendere il posto di quelli in pietra e osso, e
si nota la presenza del brassard, già in uso nel millennio precedente. Si
tratta di una protezione per l’avambraccio utilizzata dai tiratori con l’arco
per non ferirsi quando si scoccano le frecce. Nella seconda fase, quella Sant’Iroxi,
compaiono le prime spade sarde, realizzate in lega di rame e arsenico. In
questa fase si assiste a una progressiva trasformazione delle attività di
sopravvivenza con il passaggio da un’economia a base agricola a un periodo che
mostra la propensione all’allevamento e alla pastorizia. E’ la fase che vede i
sardi impegnati in una trasformazione architettonica nelle sepolture, con il
passaggio dalle gallerie dolmeniche, le cosiddette alle couvertes, alle tombe
di giganti dotate di facciata ed esedra, una geometria architettonica a forma
di semicerchio, realizzato con pietre infisse nel terreno o disposte a filari, che
delimita lo spazio circolare destinato alle cerimonie funebri, una sorta di
piazza per i riti che precedono il seppellimento. Per
ciò che riguarda il rituale funerario c’è da aggiungere che sono documentate
anche le inumazioni in cista litica, ossia in un sarcofago costruito con pietre
infilate verticalmente nel terreno a formare un sepolcro quadrangolare.
Proseguono le deposizioni in grotte naturali e nelle domus de janas, i piccoli
sepolcri di tradizione neolitica che continuano a essere utilizzate durante
tutte le fasi cronologiche dell’isola. Alcune domus, soprattutto nel nord dell’isola,
presentano un’interessante evoluzione: la roccia nella quale sono state
realizzate viene lavorata per ottenere una facciata simile a quella delle tombe
di giganti.
La seconda fase della cultura
Bonnannaro è denominata Sant’Iroxi. Il ritrovamento più significativo per
questo periodo è un sepolcro con più di 200 scheletri sovrapposti in 13
stratigrafie, scoperto casualmente nel 1987 durante i lavori di scavo per la costruzione della palestra comunale di Decimoputzu, a pochi km da
Cagliari. Nel ricco corredo furono trovati decine di pugnali e spade a lama triangolare in rame arsenicato, lunghe fino a 66 cm. che
oggi si possono ammirare nel Museo Archeologico di Cagliari. Questa lega, più dura del rame, era utilizzata quando si voleva ottenere
oggetti che miravano a un utilizzo pratico, e non a quello artistico o
ornamentale. La maggior durezza (ossia una superiore soglia di resistenza a
carichi di rottura) era ricercata soprattutto nelle armi. L’utilizzo di questa lega era ben conosciuto dai
sardi che, in quel periodo iniziavano a
edificare i primi edifici fortificati che conosciamo con il nome di nuraghi a
corridoio. Sono strutture poderose che non presentano ancora torri ma
possiedono già il concetto di edifici per il controllo del territorio. Muniti
di ingresso di tipologia a dolmen, con architrave poggiata su pietre che
formano gli stipiti, sono forniti di un corridoio che, nella parete lunga, presenta
una scala che consente di salire al piano superiore, il terrazzo. La tomba dei guerrieri si trova sul pendio nord-orientale del colle di Sant'Iroxi (San Giorgio), alla
periferia sud-orientale dell'abitato, in posizione preminente all'interno di un
insediamento frequentato fin dal Neolitico.
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