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sabato 4 giugno 2011

Bronzetti nuragici, l'arte dell'età del Ferro in Sardegna


I bronzetti
di Pierluigi Montalbano

Fra i personaggi realizzati con la tecnica della fusione a cera persa, si notano varie specializzazioni: frombolieri, arcieri, lancieri, portatori d'ascia, spadaccini e portatori di pugnale. Ogni categoria aveva un ruolo particolare. Tutti questi diversi raggruppamenti sono ben raffigurati dall'arte bronzistica del I Ferro.
I bronzetti sardi sono stati analizzati da Giovanni Lilliu che, iniziando dagli anni Quaranta, ha realizzato la più completa esposizione sistematica critica dei bronzi figurati sardi tuttora disponibile. La classificazione del 1966 distingue un filone linguistico geometrico (gruppo Abini-Uta) ed un filone libero o spontaneistico (gruppo barbaricino-mediterraneizante), dipendenti da due diversi livelli di committenza individuati nella componente aristocratica e nella componente popolare della struttura socio economica nuragica. Gli elementi fondamentali di questa produzione sono una spiccata originalità e la conoscenza dell'identità sarda.
Uno dei problemi più spinosi della bronzistica figurata sarda è costituito dall'inquadramento del cosiddetto “sacerdote-militare” di Vulci L 111. Questo bronzo proviene da una tomba ad incinerazione villanoviana della necropoli di Cavalupo, elemento prestigioso di un corredo ricchissimo depositato all'interno di una caratteristica urna cineraria biconica in un contesto del 900 a.C. Allo stato attuale della ricerca non sono stati individuati bronzetti inquadrabili con certezza a epoche precedenti il Primo Ferro.
Relativamente alla Sardegna, i contesti solitamente utilizzati come punto di riferimento cronologico per il bronzi figurati si rivelano inesistenti o problematici. Il discorso descrittivo è affidato quasi totalmente ad elementi di tradizione locale (veste, calzari, brassard, scudo, guanto armato). A livello simbolico è sottinteso il richiamo a modelli prestigiosi di ambito orientale: gesto della mano destra allungata e stile utilizzato per gli occhi. Questa capacità di sintesi formale e concettuale delle botteghe artigianali sarde fin dalle origini, attesta l'estrema originalità di questa produzione.
L'interpretazione del bronzetto di Vulci richiama l'esigenza ostentatoria di una committenza locale che condiziona maestranze che hanno già completamente assimilato modelli di cultura elevata, combinandoli in una nuova sintesi non riportabile a sollecitazioni esterne circoscritte. Il bronzo di Cavalupo trova riferimenti all'interno del gruppo Abini, così nominato dal celebre santuario del nuorese che, a tutt'oggi, ha reso la più grande quantità di bronzi figurati.
Abbiamo due seriazioni tipiche: i demoni-militari ed i guerrieri. Relativamente alla prima serie si possono confrontare il demone militare L 106 e gli esseri demoniaci L 109 - 110 con il famoso eroe con quattro occhi e quattro braccia L 104 e con l'analogo demone militare L 105. Si nota l’accentuarsi di un gusto decorativo, che fa pensare ad una elaborazione mitologica accanto alla celebrazione del rango.
Per un confronto è interessante esaminare la testimonianza dei cosiddetti betili con simboli oculari della fine del II millennio a.C., in rapporto alla moltiplicazione oculare nella serie dei demoni-militari. È rilevante il mutamento nel passaggio dalla astrazione della pietra alla iconografia, minuziosa e precisa, della figura dell'eroe mitico, segno di elaborazioni genealogiche precise all'interno della classe aristocratica isolana in direzione della codificazione di “eventi mitici” sullo sfondo religioso tradizionale. Il sacerdote-militare nasce all'interno di un contesto di tecnologia metallurgica assai avanzata e saldamente attestata in Sardegna almeno dal Bronzo Finale.

La nascita della rappresentazione figurata appare espressione di una società strutturalmente modificata che avverte come fondamentale il momento della riproduzione di simboli allusivi di uno status; in altri termini, una società in cui la produzione figurativa è finalizzata alle necessità politiche e celebrative di un gruppo o classe dominante. Non a caso il bronzo di Cavalupo si inserisce all'interno di un sepolcro villanoviano in un rapporto ideologico di altissimo livello con le nascenti aristocrazie tirreniche.
Nel Bronzo Finale la Sardegna è al centro di interessi commerciali da parte di aree sviluppate dell'oriente mediterraneo. Immediatamente collegabile a questa produzione ”alta”, si registrano l’apparizione della seriazione delle navicelle allusive alla sfera del commercio-pirateria e le straordinarie elaborazioni araldiche. Il quadro sicuro che è possibile delineare è il seguente: una produzione “orientale” ristretta è documentata in Sardegna alla fine dell’età del Bronzo, ma non può storicamente essere definita come fenicia visto che almeno due secoli separano questa produzione dall'avvio delle esperienze figurative sarde.
La tendenza ad accostarsi quanto più possibile al dato cronologico del bronzo di Cavalupo crea notevoli problemi sia a livello stilistico che cronologico della produzione bronzistica figurata. Le esperienze orientalizzanti sarde sono effettivamente meglio comprensibili se rapportate al quadro etrusco della fase orientalizzante; il panorama si completa con la forte incidenza di elementi orientalizzanti greco-etruschi riscontrata da Lilliu nella bronzistica isolana e con gli strettissimi rapporti intercorsi tra gruppi aristocratici sardi e tirrenici intorno all’VIII a.C. Non si pretende certo di affermare che i Levantini siano stati completamente estranei alla diffusione dei motivi orientalizzanti nell'isola, considerato anche che valenze fenicio-cipriote sono presenti nella bronzistica figurata isolana.
Ē plausibile che l'aspetto “antico”, come è definito da Lilliu, dell’orientalizzante sardo, discenda dalla familiarità con il bagaglio decorativo e con il gusto da tempo circolanti nell'isola e legati alla presenza orientale, a valenza prettamente Cipro-micenea, anatolica e siriana, riscontrabili in Sardegna allo scadere dell’età del Bronzo. In realtà il problema delle origini è forse un falso problema; la prospettiva corretta pare quella di registrare e valutare la formazione di una società tecnicamente avanzata e strutturalmente complessa nel momento in cui compie la scelta politica ed ideologica della rappresentazione figurata; una società in grado di disporre di artigiani e di botteghe capaci di rielaborare in forma estremamente originale fermenti stilistici e iconografici, motivi culturali, che fin dall’età del Bronzo Finale dovevano essere ampiamente circolanti nell'isola.
Ritengo legittimo postulare che tali botteghe si avvalessero della presenza e della conoscenza di artigiani stranieri, a riprova del grado di articolazione della società proto-sarda. I gruppi sociali che costituiscono la committenza della bronzistica si riconoscono nella tematica eroica, principesca e sacerdotale della gestione del rituale. Non esiste, al di fuori della committenza aristocratica, classe diversa che abbia diritto alla rappresentazione.
La società sarda percorre un cammino retto e coerente che approda allo stile di vita delle grandi famiglie. Tale capacità di concentrazione di intenti celebrativi e propagandistici in questa iconografia è forse riportabile ad un suo collegamento con un “fatto mitico” puntuale, nelle gesta di un “Dio-eroe” legato ad un gruppo o una famiglia. Si individuerebbe l'esistenza di un gruppo che si autocelebra.
I gruppi a due figure appaiono raramente nella bronzistica sarda e soltanto in un caso, con il tema della figura femminile seduta che tiene in grembo una figura maschile, l’iconografia è ripetuta tre volte, consentendoci di ipotizzare l'esistenza di un prototipo illustre e ben divulgato, legato alla sfera del culto. La “Madre dell'ucciso” , la “Grazia” e la “Madre con bimbo in grembo” , sono prodotti di importantissimo valore perché, nel riproporre la medesima iconografia con rendimenti stilistici e motivazioni concettuali profondamente diversi, offrono la possibilità di rendere evidenti le differenze fondamentali, di valore non soltanto estetico-stilistico, ma concettuale.
Dal VI a.C. si registra il passaggio nella sfera cultuale salutifera: è impressionante osservare come “l'offerta della gruccia” L 62 non costituisca altro che l'esito della seriazione tipologica del “Capotribù”. Soprattutto colpisce la nuova veste concettuale, simbolica; al “Capotribù” di Uta, rappresentante di una casta ancora aristocratica e guerriera, si sostituisce un modesto “borgomastro” che affida al tema figurativo non la casta né il rango, ma la soddisfazione di appartenere ad un gruppo umano meritevole di qualche distinzione, il gruppo degli uomini “miracolati”.
Le caratteristiche riscontrate accomunano quest’ultima seriazione sarda ad una produzione di ambito etrusco-italico proveniente da santuari e stipi votive. Il predominio iconografico dell’orante-offerente, abbinato ad un mutamento di culto in direzione della dimensione del risanamento e del miracolo, autorizzano a ritenere per la situazione sarda il parziale allineamento ad un fenomeno che risulta generalizzato sul continente intorno V a.C. Ci si riferisce all'esplosione della religiosità popolare che orienta il culto in senso sanatorio.
È plausibile tentare di definire la sopravvivenza di una cultura indigena “positiva” nell’evolversi dei quadri culturali isolani al di là del consolidamento cartaginese e del profondo trauma che ha investito l'isola dopo la conquista punica e la stabilizzazione del dominio straniero, certo dovuto ad una radicale risistemazione delle risorse e dei mezzi produttivi, che si concluderà nel nuovo assetto che assumerà la Sardegna: deposito granario e serbatoio di manodopera schiavile e di mercenari.

Nelle immagini i bronzetti al museo di Cagliari e un collage di personaggi da "Sculture della Sardegna Nuragica" di Lilliu, 1966.

14 commenti:

  1. io li sto studiando e mi interessa molto e chi la pensa come me e un grande.

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  2. e possibile avere il secolo di ogni bronzetto??

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  3. Purtroppo la cronologia precisa è difficile da determinare in quanto si tratta di manufatti facilmente trasportabili. Gli studiosi si sono cimentati nell'attribuzione del periodo, ma l'unico dato certo è che al momento non c'è alcun bronzetto antecedente il Ferro. Sia nelle sepolture che nei pozzi, si trovano reperti dal IX a.C. in poi.

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  4. ... Salute, … dei bronzetti vengono evidenziati giustamente, come logico dato evidente, le caratteristiche e i dettagli dei particolari riprodotti, ma poco o niente viene riportato del contesto di ritrovamento, naturalmente con riferimento a quei pochi pervenuti agli studiosi attraverso rinvenimenti in scavi effettuati con metodologia scientifica, in particolare mi riferisco alla disposizione reciproca in cui sono state rinvenute le varie raffigurazioni, anche rispetto ad altri elementi iconografici e strutturali ad essi connessi.
    E’ possibile conoscere eventuali descrizioni in tal senso, e naturalmente le interpretazioni che vengono fatte? …
    … Nemo …

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  5. Purtroppo la maggior parte dei ritrovamenti avviene non in giacitura primaria, pertanto ci si riferisce genericamente alla località. Abbiamo dati precisi sulle navicelle trovate nelle tombe etrusche, e altri dati relativi a scavi recenti (oggi si scava con particolare attenzione alla disposizione dei manufatti). Le consiglio il libro di Lilliu "Sculture della Sardegna Nuragica", nel quale troverà tanti dati interessanti. Nel mio libro sulle navicelle bronzee mi sono limitato a fornire il luogo di rinvenimento, pur essendo d'accordo con lei quando rileva che oggi è richiesta più precisione nei dati forniti.

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  6. salve , mi sono trovato un guerriero in bronzo molto simile a quelli ritrovati a Padria , questo è stato posto su un piedistallo di legno con targhetta " civiltà nuragica (guerriero) , vorrei sapere il valore di queste statuette , grazie

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  7. Buongiorno sig. Alaro,
    il valore de bronzetti è legato a varie caratteristiche, la prima delle quali riguarda l'autenticità. Se si tratta di un bronzetto antico in buone condizioni, il valore è di circa 10.000 euro per ogni centimetro di altezza. Se fosse una copia, e probabilmente lo è, potrebbe valere fra i 50 e i 100 euro secondo l'artista che lo ha realizzato e le dimensioni. Qualora fosse autentico dovrebbe avvisare la soprintendenza della sua zona o le forze dell'ordine, altrimenti incorre in un reato.

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  8. Salve sig. Montalbano, un informazione: ho 2 guerrieri in bronzo alti circa 20 cm. manufatti credo degli anni 70, sono delle copie molto simili agli originali, che valore possono avere?- Grazie.Marcu Linu.

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  9. Buongiorno Marcu, le copie dei bronzetti sono tuttora in produzione, e il loro valore si aggira fra i 50 e i 100 euro ciascuna secondo il grado di finitura. Ci sono anche copie commerciali molto scadenti che troverai in vendita a circa 20 Euro.

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  10. salve sig. Montalbano , apprezzo molto il suo lavoro, sono interessato alla storia antica della sardegna.A proposito dei bronzi mi chiedevo: le figure rappresentano personaggi dell'epoca di fabbricazione oppure sono solo rielaborazione di ricordi mitici molto remoti ? Grazie.

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  11. Gli studiosi non sono concordi e secondo alcuni le sculture potrebbero rappresentare eroi delle vicende legate alle guerre nel Vicino Oriente datate nel cinquantennio 1220-1170 a.C., l'epoca di Ramesse III. Si tratterebbe di una delle componenti dei popoli del mare, precisamente gli sherden. Secondo altri si tratterebbe di componenti delle famiglie nobili nella fase di passaggio fra Bronzo Finale e Primo Ferro. A mio parere è illogico inserirli in una unica categoria e proporre una datazione. Sono molto differenti fra loro, e ci sono guerrieri decisamente diversi per quanto riguarda equipaggiamento e vestiario, oltre la differente fisionomia. I bronzetti sono espressione di genti che vissero nell'isola nell'arco di mezzo millennio pertanto una classificazione che li pone sullo stesso piano porterebbe a errori notevoli.

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  12. salve, sono in possesso di una statuetta di un guerriero in bronzo tramandatomi da un'eredita', come posso farla valutare?

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  13. La porti in soprintendenza, le diranno come fare.

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