lunedì 27 giugno 2011
Gli arcieri e gli offerenti nei bronzetti nuragici
Guerrieri nuragici - arcieri
di Pierluigi Montalbano
Esaminiamo oggi 3 tipologie di arcieri, così da avere un quadro chiaro di questi guerrieri.
Il primo è la statuina n° 16 del libro di Lilliu, classificato come “arciere con asta a penna direzionale”. È alto 23.5 cm, proviene da Abini (Teti – Nuoro) ed è conservata al museo di Cagliari. L’atteggiamento è pronto per mirare e scagliare la freccia, con il piede sinistro in avanti. Nel polso destro si nota il brassard, in questa posizione forse perché l’arco è molto grande. Il copricapo è quello già visto nella statuina n° 12, così come la doppia tunica, anche se in questo caso non vi sono frange. A difesa del guerriero ci sono la goliera doppia e le gambiere. Al petto è presente la placca rettangolare dalla quale spunta, nella parte inferiore, il pugnale a elsa gammata. Sul dorso abbiamo l’astuccio conico per le punte di freccia, un fodero con la spada e una lunga asta che termina con tre anelli che la fissano ad una penna triangolare striata, forse di piume, considerata da qualche studioso un’insegna identificativa. Il copricapo a calotta presenta lunghe corna spezzate.
Il secondo personaggio è il n° 17 della classificazione di Lilliu, 1966, è alto 17 cm, proviene da Abini – Teti, ed è conservato al museo di Cagliari. Si presenta in posizione pronta al lancio, con i piedi girati e le braccia in perfetta posizione stilistica dell’arciere. Vesti, armatura e copricapo con lunghe corna sono identici al precedente arciere n° 16 ma in questo non c’è la goliera. I capelli che fuoriescono dall’elmo mostrano un tratteggio sulla nuca, resi con lo stilismo del ramo schematico. Sopracciglia e naso presentano il noto schema a T.
Il terzo guerriero con arco è il n° 36 di Lilliu, 1966, alto 18.8 cm, proveniente da Suelli e conservato al museo di Cagliari. Il consueto copricapo a calotta con lunghe corna e la doppia tunica lo avvicinano ai precedenti, ma in questo caso l’aspetto è rozzo, quasi come lo si dovesse ancora rifinire. Dalle spalle pendono due bande e indossa un corpetto striato. Le gambiere sono divise in due pezzi sul davanti, anziché dietro ai polpacci. La mano destra impugna una spada ma si nota solo l’impugnatura in quanto la rottura sopra l’elsa non consente di intuirne la forma. L’arco è grande, di quelli classificati “pesanti” da Lilliu. Si tratta di armi formidabili per i lanci a lunga distanza.
Gli offerenti
di Pierluigi Montalbano
Una serie di personaggi che mi ha sempre affascinato è quella degli “Offerenti”. È stata illustrata nel 1966 da Lilliu nel libro “Sculture della Sardegna Nuragica”, e in questo mio lavoro di sintesi mostrerò alcuni bronzetti rappresentativi che consentiranno ai lettori di farsi un’idea su queste sculture.
Il n° 48, alto 12.5 cm, proveniente dal tempio impetrale di Santa Vittoria di Serri, è esposto al museo di Cagliari. Il volto presenta il consueto schema con occhi a mandorla, naso e sopracciglia marcati a T, già visto anche nei menhir, e presenta un copricapo a calotta. La doppia tunica sovrapposta è anch’essa tipica di molti bronzetti, così come la bandoliera a tracolla che sostiene il pugnaletto a elsa gammata. Fin qua si tratta di una simbologia ripetitiva che suggerisce una cronologia ben definita per tutte le statuette con queste caratteristiche. La differenza rispetto ai guerrieri è rappresentata nelle mani. Quella destra mostra il “segno del saluto” di cui parleremo in futuro, mentre la sinistra “offre” un piatto tondo che contiene alimenti, forse fette di carne.
La statuina n° 51 è alta 19.5 cm, è esposta al museo Pigorini a Roma e proviene da una località sconosciuta della Sardegna. Pugnale a tracolla, atteggiamento di saluto, doppia tunica e copricapo sono quelli già descritti per la n° 48 ma sopra le vesti è posta una elegante stoffa con frangia che pare un mantello principesco e rende nobile il personaggio rappresentato. La mano sinistra è spezzata e impedisce di intuire cosa offrisse questo bronzetto. Non deve sfuggire che potrebbe essere un capotribù con bastone anziché un offerente, ma il bronzetto n° 52, che è identico e quindi è inutile la sua descrizione, toglie ogni dubbio.
L’offerta è di alimenti, forse dolci o pane. Per completezza di informazione segnalo che le statuette n° 53 e n° 55 di Lilliu sono identiche alla n°51.
Il bronzetto n° 56 segue lo schema dei precedenti ma l’offerta è portata a spalla ed è contenuta in un vassoio rettangolare in legno, o sughero, con l’orlo rialzato. Si tratta di ciambelle con il buco in mezzo. Da notare che il mantello, a differenza dei precedenti, è striato.
Le immagini sono tratte da Lilliu, 1966, Sculture della Sardegna nuragica
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Vorrei condividere con te quello che mi lascia perplesso:
RispondiElimina1) il paracolpi (preferisco i termini tecnici italiani, come anche "schinieri" e "gorgera" e "dragona") dovrebbe essere sull'avambraccio che tiene l'arco, non in quello che tiene la freccia (16).
2) un arco che va dal ginocchio fino a poco sopra la testa, non è affatto grande e farei molta fatica a definirlo "pesante".
3) la posizione di lancio dell'arco teso non è corretta (17): nessuno tirava così. Il tiro con l'arco è "indiretto" e richiede che la freccia descriva un arco, prima di colpire il bersaglio.
Non potrebbe questa eesere una prova ulteriore (oltre alle altre...) che i bronzetti sono solo offerte simboliche, fuse da persone che non possiedono esperienza diretta con ciò che rappresentano?
M. Feo
Interessanti precisazioni che offrono spunti di riflessione. Potrebbe trattarsi di un refuso di qualche divinità tipo Aplu oppure Orione? Sarebbero quindi offerte al dio (ole in questo contesto) . Peraltro alcuni sono molto simili alla pittura rupestre della Grotta dell'Arciere ad Abbadia sul Monte Amiata. Grazie di cuore.
EliminaCiao Maurizio.
RispondiElimina1) Il termine preciso della protezione è brassard, e deve essere posizionato nel braccio che tiene l'arco. Hai aguzzato la vista e hai notato un dettaglio che mi era sfuggito (così come era sfuggito al Lilliu). Ci sarebbe da verificare anche sugli altri bronzetti...vedrò di farlo.
2) L'arco è quello della prima figura in alto...ed è molto grande.
3) Non sono d'accordo. Il braccio destro è in linea con la freccia e forse la rappresentazione mira ad un nemico tenuto sotto tiro che si trova disteso in terra o inginocchiato. Per lo stesso motivo non sono d'accordo sulla tua personale deduzione.
Certamente i bronzetti sono offerte simboliche, e quindi un "licenza artistica" va sempre concessa, tuttavia ciò che rappresentano è uno specchio di miti e tradizioni che persistono nella società nuragica. La mia personale opinione è che i maestri fonditori fossero molto esperti sia nelle tecniche di fusione a cera persa, sia nel disegno dei modelli. Pertanto l'esperienza diretta con ciò che rappresentavano è verosimile, e confermata dalla stessa perizia utilizzata per realizzare le navicelle. Solo la conoscenza diretta di vestiario, armature, imbarcazioni, animali e nuraghe (all'epoca potevano "vederli") consentiva tanta precisione.
Se, invece, quando parli di "esperienza diretta" ti riferisci ad una sorta di attuale archeometallurgia...posso essere d'accordo con te. Non è detto che i maestri fonditori fossero anche guerrieri.
"Bracciale paracolpi" è il termine italiano. Si tratta di un bracciale realizzato in vari materiali (cuoio, materiale intrecciato simile al vimini, etc), che doveva proteggere l'avambraccio dell'arciere dai potenti e pericolosi colpi della corda dell'arco, che non era affatto un gioco, bensì un'arma vera... Ed andava usato in modo differente da come chi ha fuso il bronzetto mostra di credere. Qualche volta, la protezione era estesa al braccio, alla spalla, al tronco (placche mobili su cinture, in vario materiale) ed al collo (gorgera parziale) dell'arciere: tutte zone che - durante la fase di tensionamento e mira, restavano esposte a possibili colpi del nemico. Spesso, un laccio assicurava l'arco al polso dell'arciere (dragona), in modo che questi non lo perdesse.
RispondiEliminaBrassard è un termine straniero, come lo sono armband, armlet e shoulder strap.
Perché non usare l'italiano?
Il resto è interpretazione e speculazione e siamo su posizioni molto differenti, come accade spesso.