sabato 25 gennaio 2020
Archeologia della Sardegna. L’altare del nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca e il mistero della corona piumata. Articolo di Gustavo Bernardino
Archeologia della
Sardegna. L’altare del nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca e il mistero della
corona piumata.
Articolo di Gustavo Bernardino
Da qualche tempo, cerco di
dimostrare che l'altare lacustre situato all'interno del nuraghe Su Mulinu di Villanovafranca, non rappresenta un
“modello di nuraghe” come ufficialmente viene definito, ma si tratta di un
manufatto con un diverso valore simbolico legato al sacro, che provo a
descrivere in maniera circostanziata.
Le questioni che pongo a
sostegno della tesi riguardano:
-Il significato etimologico
del nome Franca;
-Il supporto della mitologia;
-L'azione inibitoria del cristianesimo sul patrimonio
iconografico e simbolico del paganesimo;
-Il significato reale delle
componenti del manufatto.
Prima di entrare nello
specifico di ogni questione è bene fare una premessa che riguarda in senso
generale il problema.
Intanto bisogna considerare
che tutto il territorio su cui insistono i luoghi oggetto della
narrazione, ai tempi del bronzo medio (
periodo di riferimento del Nuraghe Su Mulinu) era certamente differente
rispetto al presente. Per esempio il corso del Rio Mannu che scorre nei pressi
del nuraghe, forse nel passato era molto più
domenica 19 gennaio 2020
Si parla tanto di lingua sarda e di lingua latina. Che legame c'era tra loro? E' possibile che il grande letterato latino Quinto Ennio, probabilmente nato a Cagliari, ci possa svelare l'arcano? Articolo di Rolando Berretta
Si parla tanto di lingua sarda e di lingua latina. Che legame c'era tra loro? E' possibile che il grande letterato latino Quinto Ennio, probabilmente nato a Cagliari, ci possa svelare l'arcano?
Articolo di Rolando Berretta
Quando Catone portò Ennio, a Roma, si cominciò a diffondere una certa opinione tra i Letterati: Catone, invece di riportare il solito trionfo sui Sardi, permise alla Sardegna di trionfare su Roma con l’arrivo di Ennio. Questa opinione, circolante all’epoca, avrebbe dovuto far riflettere certi storiografi. Notoriamente Ennio sarebbe nativo della città di Rudiae e i suoi natali sono contesi da Pugliesi, Lucani e Calabresi: troppi. Tutto merito di Cicerone. Un suo frammento, riguardante Ennio, ci informa che:”adesso siamo Romani come, prima, eravamo Rudini” (plurale maestatis).
NOS SUMUS ROMANI QUI ANTE FUIMUS RUDINI
Quindi esisteva una città che si chiamava Rudiae ai tempi di Ennio. E tutti a cercare la città di Rudiae. Da Pausania a Strabone, da Tolomeo a Ovidio: sarebbe sufficiente vocabolario di Latino per capire il significato di Rudini e della frase. Per essere Cittadini Romani, per avere tutti i diritti, bisogna avere fatto il militare. Rudis-rudis significa bastone e congedo. Il Rudino è il cittadino che ha assolto il suo dovere e, quindi, può reclamare i suoi diritti. Il Rudino è colui che è vissuto tra i PALI (palizzata) dell’accampamento. E’ quello che lascia il bastone, la stecca, alle reclute; quei pali occorrenti allo steccato. La resa, in
Articolo di Rolando Berretta
Quando Catone portò Ennio, a Roma, si cominciò a diffondere una certa opinione tra i Letterati: Catone, invece di riportare il solito trionfo sui Sardi, permise alla Sardegna di trionfare su Roma con l’arrivo di Ennio. Questa opinione, circolante all’epoca, avrebbe dovuto far riflettere certi storiografi. Notoriamente Ennio sarebbe nativo della città di Rudiae e i suoi natali sono contesi da Pugliesi, Lucani e Calabresi: troppi. Tutto merito di Cicerone. Un suo frammento, riguardante Ennio, ci informa che:”adesso siamo Romani come, prima, eravamo Rudini” (plurale maestatis).
NOS SUMUS ROMANI QUI ANTE FUIMUS RUDINI
Quindi esisteva una città che si chiamava Rudiae ai tempi di Ennio. E tutti a cercare la città di Rudiae. Da Pausania a Strabone, da Tolomeo a Ovidio: sarebbe sufficiente vocabolario di Latino per capire il significato di Rudini e della frase. Per essere Cittadini Romani, per avere tutti i diritti, bisogna avere fatto il militare. Rudis-rudis significa bastone e congedo. Il Rudino è il cittadino che ha assolto il suo dovere e, quindi, può reclamare i suoi diritti. Il Rudino è colui che è vissuto tra i PALI (palizzata) dell’accampamento. E’ quello che lascia il bastone, la stecca, alle reclute; quei pali occorrenti allo steccato. La resa, in
giovedì 16 gennaio 2020
Archeologia. Il consumo del porchetto (maiale da latte) nell'età del Ferro presso le comunità della Sardegna: leggi, tabù e consuetudini alimentari. Articolo di Lorenza Campanella e José Á. Zamora
Archeologia. Il consumo del porchetto (maiale da latte) nell'età del Ferro presso le comunità della Sardegna: leggi, tabù e consuetudini alimentari
Articolo di Lorenza Campanella e José Á. Zamora
“Eat not this flesh”. “Non mangerai di questa carne”.
Con queste parole Frederick J. Simoons, nel lontano 1961, affrontava, in un volume di grande successo, il tema dei divieti alimentari. Fino a poco tempo fa il convincimento dell’esistenza tra i popoli di età Fenicia di una proibizione gravante sul consumo dei suini era talmente radicata negli studi da condizionare persino la ricerca stessa. Un esempio lampante è rappresentato dallo scavo dei relitti punici individuati a largo di Marsala, a bordo dei quali furono rinvenuti consistenti resti faunistici tra cui alcuni maiali. Non ammettendo che i Fenici potessero cibarsi di carne di maiale, furono avanzate ipotesi azzardate che prevedevano l’uso dei maiali come “strumentazione di bordo”, usati cioè nell'individuazione della terraferma oppure come “segnalatori acustici” durante la navigazione notturna o infine come indicatori dell’approssimarsi di tempeste.
Gli autori classici, incuriositi dalle abitudini alimentari delle popolazioni “barbare”, non perdono occasione di far notare costumi alimentari che risultano loro bizzarri, com'è il caso del mancato consumo, e addirittura del rifiuto, della carne suina, rifiuto che estendono anche alla zona fenicia. In realtà le notizie, isolate, vengono da fonti classiche piuttosto tarde. La principale e più esplicita
testimonianza è contenuta in Erodiano, storico nativo di Antiochia di Siria vissuto tra il II e il III d.C. Nella sua narrazione del regno di Eliogabalo è contenuta la citazione che ci interessa e che appare
Articolo di Lorenza Campanella e José Á. Zamora
“Eat not this flesh”. “Non mangerai di questa carne”.
Con queste parole Frederick J. Simoons, nel lontano 1961, affrontava, in un volume di grande successo, il tema dei divieti alimentari. Fino a poco tempo fa il convincimento dell’esistenza tra i popoli di età Fenicia di una proibizione gravante sul consumo dei suini era talmente radicata negli studi da condizionare persino la ricerca stessa. Un esempio lampante è rappresentato dallo scavo dei relitti punici individuati a largo di Marsala, a bordo dei quali furono rinvenuti consistenti resti faunistici tra cui alcuni maiali. Non ammettendo che i Fenici potessero cibarsi di carne di maiale, furono avanzate ipotesi azzardate che prevedevano l’uso dei maiali come “strumentazione di bordo”, usati cioè nell'individuazione della terraferma oppure come “segnalatori acustici” durante la navigazione notturna o infine come indicatori dell’approssimarsi di tempeste.
Gli autori classici, incuriositi dalle abitudini alimentari delle popolazioni “barbare”, non perdono occasione di far notare costumi alimentari che risultano loro bizzarri, com'è il caso del mancato consumo, e addirittura del rifiuto, della carne suina, rifiuto che estendono anche alla zona fenicia. In realtà le notizie, isolate, vengono da fonti classiche piuttosto tarde. La principale e più esplicita
testimonianza è contenuta in Erodiano, storico nativo di Antiochia di Siria vissuto tra il II e il III d.C. Nella sua narrazione del regno di Eliogabalo è contenuta la citazione che ci interessa e che appare
mercoledì 8 gennaio 2020
Archeologia. Recensione di Felice di Maro del libro: «Popoli del Mare - Minoici, Micenei, Shardana» Origine, materie prime, traffici marittimi preistorici. Autore: Pierluigi Montalbano, 2019 Capone Editore.
Archeologia. Recensione di Felice di Maro del libro: «Popoli
del Mare - Minoici, Micenei, Shardana» Origine, materie prime, traffici
marittimi preistorici.
Autore: Pierluigi Montalbano, 2019 Capone Editore.
L’alba della globalizzazione delle merci e delle
idee è nata nel Mediterraneo ma fino a qualche decennio fa non era un dato
storico acquisito. Oggi c’è larga convergenza perché per la fase nota come Età
del Bronzo, caratterizzata dalla nascita di
nuove tecniche per la lavorazione dei metalli, sono documentati nuovi traffici, con
scambi di merci rispetto alla preistoria e protostoria che investirono tutto il Mediterraneo. inoltre, è attestato l'utilizzo di nuove tipologie di navi.
Questo libro di Pierluigi Montalbano offre il quadro degli itinerari marittimi e terrestri, e un elenco delle merci e dei
relativi scambi che evidenziano il ruolo che i “Popoli del Mare” hanno avuto nelle guerre e nei commerci. Come è noto, i “Popoli del Mare” sono
documentati dalle
lunedì 6 gennaio 2020
Le terapie magiche in Sardegna, un fenomeno che accomuna malocchio, brebus e altri rituali. Articolo di Nando Cossu
Le terapie magiche in Sardegna, un fenomeno che accomuna malocchio, brebus e altri rituali.
Articolo di Nando Cossu
Occhi che si incontrano, pupille contro pupille, chi ha il sangue “più forte” colpisce inevitabilmente il più debole. Lo scatenarsi della crisi è un atto istantaneo e immediato e, quindi, impossibile da controllare. L’aggressione dell’occhio può essere inconsapevole e involontaria e chiunque, potenzialmente, può causarla. Può essere dovuta anche al troppo affetto, al troppo amore ed allora diventa ancora più difficile da guarire. I sintomi che la rivelano sono improvvisi e tra essi vi sono spossatezza e forte mal di testa, ma anche nausea, inappetenza, febbre alta e malinconia.
Secondo importanti studi di antropologia medica ("A luna calante", Nando Cossu, ed. Argo), in Sardegna sono oltre 36.000 le persone che si recano dai guaritori per curare questi segnali, poiché si
Secondo importanti studi di antropologia medica ("A luna calante", Nando Cossu, ed. Argo), in Sardegna sono oltre 36.000 le persone che si recano dai guaritori per curare questi segnali, poiché si
venerdì 3 gennaio 2020
Uccelli urlatori, gli Angeli della Preistoria scolpiti nella pietra. Articolo di Salvatore Craba
Uccelli urlatori, gli Angeli della Preistoria scolpiti nella pietra. Un caso di sincretismo religioso.
Articolo di Salvatore Craba
Sono innumerevoli pietre intagliate, modellate a figura di uccello, che si trovano in tutti i territori della Sardegna, scolpite dal Neolitico e utilizzate fino ai primi secoli dell’era cristiana. Si tratta di forme che rivelano appassionanti riti arcaici creati dai preistorici per trovare un contatto trascendentale con i loro dei. Le pietre hanno forme che ben rappresentano la mansione di traghettatori, di postini che trasportano le invocazioni terrene. Un orientamento religioso insomma, con simboli considerati determinanti per relazionarsi con gli dei. Queste pietre modellate, che ho chiamato uccelli urlatori, hanno sempre il becco spalancato al fine di trasmettere un messaggio: urlare agli dei invocazioni e desideri. Bocca e occhi, che io evidenzio con il colore, caratterizzano l’unicità di ciascun modello. Gli antichi sardi cercavano di intuire le indicazioni degli dei attraverso l’analisi del volo e delle posture degli uccelli. Essi scrutavano il cielo alla ricerca di segnali trasmessi dagli
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