martedì 2 luglio 2019
Archeologia. Otzi, la mummia del Similaun. Lettera aperta all’EURAC di Bolzano circa la mummificazione di Ötzi - 1 luglio 2019. Articolo di Gianluigi Carancini
Lettera
aperta all’EURAC di Bolzano circa la mummificazione di Ötzi - 1 luglio 2019
Articolo
di Gianluigi Carancini
Ho
riletto in questi giorni la versione in italiano del libro di K. Spindler su
Ötzi, e mi ha colpito un brano, che sembrerebbe poter dare ragione alla mia
ricostruzione riguardo alla natura funeraria del rinvenimento (v. Gian Luigi
Carancini, Aspetti dell’iconografia delle statue-stele e dei massi incisi in
Europa tra Eneolitico ed antica età del bronzo - Confronti e convergenze con
altre fonti archeologiche nell’ambito del bacino del Mediterraneo,
Preistoria Alpina, 46 II, 2012: 255-265) e, soprattutto, a quanto avevo
presupposto circa la possibile mummificazione artificiale del cadavere, che ho
sempre ritenuto avvenuta a valle immediatamente dopo il decesso di Ötzi, prima
del suo trasporto e della sua tumulazione in alta quota, cioè prima che il
tutto venisse sommerso dal ghiaccio (non ci è dato, tuttavia, di sapere quanto
tempo dopo, se immediatamente all’indomani della deposizione del cadavere – per
altro assai improbabile -, o piuttosto molto tempo dopo, cioè nel lasso di
tempo che – secondo la Commissione di Bolzano - avrebbe permesso il processo
naturale di
mummificazione: ad ogni buon conto, prima, cioè, dell’avanzamento
del ghiacciaio, che avrebbe coperto il tutto. Tuttavia sottopongo all’attenzione della
Commissione un brano della versione italiana del libro di K. Spindler, nel
quale viene riportato il verbale del giudice istruttore Böhler, redatto subito
dopo il rinvenimento del cadavere (p. 51):
« La formazione dell’adipocera non si è potuta
verificare [probabilmente si tratta di una maldestra traduzione dal
tedesco del concetto di ‘assenza di adipocera’, Nota GLC.] perché il cadavere doveva già essere
mummificato prima di rimanere congelato tra i ghiacci».
C’è da chiedersi a
questo punto se sia possibile l'ipotesi (sostenuta dalla Commissione di
Bolzano), che la mummificazione sia avvenuta in alta quota per effetto del vento
caldo del Föhn, in coincidenza del periodo primaverile avanzato o degli inizi
dell’estate, che resta comunque l’ambito temporale certo del decesso di Ötzi,
qualunque sia l’interpretazione da dare a tutta la vicenda.
A questa ipotesi
ufficiale lo scrivente ha inteso contrapporre - in considerazione, soprattutto,
1) del fatto che non vi è traccia di
azione di parassiti sul cadavere, e, 2) data per certa, su cui tutti
concordano, l’assenza, o comunque la
scarsissima presenza di tracce di adipocera sul corpo mummificato –
l’ipotesi secondo la quale, si riassumono qui brevemente i termini della
questione, rimandando all’articolo citato i particolari, ci troveremmo di
fronte ad un decesso verificatosi a bassa quota e, subito dopo, ad una mummificazione artificiale del cadavere
eseguita ugualmente a bassa quota mediante ‘affumicatura’ con impiego di fuoco
di legna (del resto, dando per scontato il fatto che si tratti di una
tumulazione e non di ”assassinio in alta quota”, non vi sono tracce di alcuna
pira nel luogo del rinvenimento!).
Inoltre, la presenza
di oggetti, tra cui l’ascia, tipologicamente di epoca recenziore rispetto alla
deposizione del cadavere mummificato (stando almeno alle datazioni
radiometriche), può essere spiegata in coincidenza di uno dei momentanei
arretramenti del ghiacciaio avvenuto già in epoca protostorica, fenomeno, del
resto, scontato, e ribadito anche negli ultimi tempi dai glaciologi.
La tesi qui ribadita è
stata recentemente avallata dal prof. Mauro Bacci, titolare della Cattedra di
Medicina Legale dell’università di Perugia:`«La mia opinione è che
l'affermazione di Spindler [attraverso la citazione del rapporto di Böhler,
Nota G.L.C.] in ordine alla formazione dell'adipocera (processo innescato
dall'idrolisi autolitica del tessuto adiposo) non sia avvenuta perché il
cadavere era già mummificato ma non certo per l'azione del Föhn. La mummificazione naturale correlata
all'ambiente secco, caldo e ventilato è un processo che richiede, per un
soggetto adulto, non meno di 6-12 mesi e che non arresta l'intervento della
fauna cadaverica [grassetto e sottolinearura, G.L.C.].
In ogni caso anche
volendo immaginare condizioni ambientali ostative allo sviluppo di
ditteri necrofagi, l'assenza di parassiti quali coleotteri, acari, atropodi,
non sarebbe giustificata in un caso di mummificazione "ambientale".
Ritengo pertanto che l'ipotesi di una mummificazione artificiale precoce che
abbia subito arrestato ogni processo trasformativo sia l'unica che possa
giustificare il mancato rilievo dei suddetti parassiti».
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