mercoledì 31 luglio 2019
Archeologia in Sardegna. L'edificio sacro di Monte d'Accoddi, una struttura di 5000 anni fa costruita con altari a terrazza. Articolo di Alberto Moravetti
Archeologia in Sardegna. L'edificio sacro di Monte d'Accoddi, una struttura di 5000 anni fa costruita con altari a terrazza.
Articolo di Alberto Moravetti
Il complesso dell'età del Rame ospitava un santuario e un villaggio che non trova riscontri in Europa e nell’intera area del Mediterraneo. La scoperta di Monte d’Accoddi risale ai primi anni Cinquanta del secolo scorso, quando il professor Antonio Segni, insigne studioso di diritto ma anche appassionato di archeologia, si era persuaso che una misteriosa collinetta che sorgeva in un terreno adiacente a una sua proprietà, a una decina di chilometri da Sassari, altro non fosse che un tumulo etrusco o qualcosa di simile, e per questo ne aveva caldeggiato lo scavo e facilitato il finanziamento. Per realizzare questa impresa occorreva tuttavia un archeologo, cosa non semplice in quegli anni in
domenica 28 luglio 2019
Archeologia. Pozzi Sacri in Sardegna, come erano costruiti? Articolo di Ercole Contu
Archeologia. Pozzi Sacri in Sardegna, come erano costruiti?
Articolo di Ercole Contu
Già dal 1974 mi ero posto il problema della ricostruzione grafica dei pozzi sacri (o "templi a pozzo") della Sardegna nuragica; ma solo nel 1980 avevo tradotto graficamente la mia l'ipotesi in un disegno (fig.l,f) - che per gran parte qui riconfermo nella sua relativa validità - concernente la struttura generale originaria di questa categoria di monumenti. Tutto ciò riguardava anche le fonti sacre, che, per essere l'acqua sorgiva più facilmente accessibile rispetto a quella che viene da falda freatica, e perciò necessitando - quand'anche essa ci sia - di una scala molto breve, risultano essere, per dir così, dei pozzi sacri in miniatura. Nella mia ricostruzione grafica, sia passata sia presente, del pozzo sacro di Santa Vittoria di Serri-NU (figg. 1,f; 2,b ) mi sono limitato agli elementi principali dell'architettura, trascurando persino, volutamente, sia il recinto o temenos ellittico che racchiude l'edificio - data la sua modesta rilevanza architettonica e perché deve trattarsi di un'aggiunta successiva, piuttosto recente - sia il problema della sistemazione originaria di altri elementi non direttamente riferibili all'edificio: quali i betili-torre, o modellini in
venerdì 26 luglio 2019
Archeologia. Il problema degli Shardana. Riflessioni di Ercole Contu.
Archeologia. Il problema degli Shardana
Riflessioni di Ercole Contu.
«La questione, che tocca vari aspetti dei problemi sin qui trattati ed altri specifici ne include, è stata ripresa di recente, con una certa attenzione, in alcuni articoli su un giornale, dal linguista Massimo Pittau e dallo storico Giovanni Dejana. In essi si avanza di nuovo la domanda se i Shardana (Shrdn) debbano essere identificati o no con i Sardi Nuragici; domanda alla quale io ritengo che debba essere data risposta negativa.
Infatti, nonostante l'entusiasmo e i buoni propositi che manifesta, mi ha lasciato del tutto indifferente il volume di Leonardo Melis, su questo specifico argomento; nonché quello, già di livello più elevato ma pur sempre giornalistico e più documentato (ma con bibliografia insufficiente) di S. FRAU sulle Colonne d'Ercole.
E altrettanto dico del più recente volume di un vero archeologo come Giovanni Ugas. Conclusioni negative che avevo già espresso in un congresso della Tafts University- Medford-Boston, pubblicato nel 1998. Ora è
Riflessioni di Ercole Contu.
«La questione, che tocca vari aspetti dei problemi sin qui trattati ed altri specifici ne include, è stata ripresa di recente, con una certa attenzione, in alcuni articoli su un giornale, dal linguista Massimo Pittau e dallo storico Giovanni Dejana. In essi si avanza di nuovo la domanda se i Shardana (Shrdn) debbano essere identificati o no con i Sardi Nuragici; domanda alla quale io ritengo che debba essere data risposta negativa.
Infatti, nonostante l'entusiasmo e i buoni propositi che manifesta, mi ha lasciato del tutto indifferente il volume di Leonardo Melis, su questo specifico argomento; nonché quello, già di livello più elevato ma pur sempre giornalistico e più documentato (ma con bibliografia insufficiente) di S. FRAU sulle Colonne d'Ercole.
E altrettanto dico del più recente volume di un vero archeologo come Giovanni Ugas. Conclusioni negative che avevo già espresso in un congresso della Tafts University- Medford-Boston, pubblicato nel 1998. Ora è
mercoledì 24 luglio 2019
Archeologia. Fonni: i misteri di Gremanu. Articolo di Gustavo Bernardino
Archeologia. Fonni: i misteri
di Gremanu
Articolo di Gustavo
Bernardino
L'ultimo articolo di
Pierluigi Montalbano, apparso il 23 luglio 2019 sulla rivista Honebu, consente
di fare una ulteriore riflessione in merito al sito archeologico di Gremanu.
Questo luogo magico e
misterioso che si trova vicino a Fonni custodisce nel suo ventre antiche e
arcane costruzioni cultuali, all'interno delle quali si svolgevano riti
probabilmente legati alla ierogamia o prostituzione sacra. Qui, forse,
giocavano un ruolo fondamentale, le maschere de sos Boes e sos Merdùles oggi usate
(a Ottana) come elementi caratteristici del folclore sardo capaci di catturare
l'interesse del turista. Maschere che purtroppo sono cariche d’incrostazioni
deformanti che col tempo hanno modificato il probabile originale significato di
natura religiosa. Quindi forse è più realistico pensare ad un loro uso
cerimoniale in cui l'uomo, mascherato da animale (Merdùle) ritenuto sacro (lo
dimostrerebbe il simbolo ancora in uso presente nelle maschere che rappresenta
il dio-creatore Šamaš “dio del sole” dei Sumero/accadici) mentre pascolava
la mandria de (sos Boes), si accoppiava con la vedova (donna vestita di nero
chiamata Filonzana) la quale aveva
martedì 23 luglio 2019
Archeologia. Tomba di Giganti Madau a Fonni. Una particolarità archeologica che scatena la curiosità: c'è un guerriero simile ai giganti di Mont'e Prama impresso sullo sfondo o è un effetto ottico? Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia. Tomba di Giganti Madau a Fonni. Una particolarità archeologica che scatena la curiosità: c'è un guerriero simile ai giganti di Mont'e Prama impresso sullo sfondo o è un effetto ottico?
Articolo di Pierluigi Montalbano
Qualche giorno fa, in occasione del solstizio d’estate, ho accompagnato un gruppo di escursionisti in una visita guidata nel territorio di Fonni. Mete obbligate sono state le Tombe di Giganti Madau e il santuario fertilistico nuragico di Gremanu. Vorrei soffermarmi sulle 4 sepolture monumentali, realizzate con una perfezione tale da suscitare fra i partecipanti una serie di riflessioni, fra le quali la più gettonate è stata: “Le pietre sono lavorate una ad una?”. Ebbene sì, un lavoro certosino che certamente ha coinvolto i migliori specialisti dell’arte scultorea isolana di
lunedì 15 luglio 2019
Archeologia. In Sardegna, 4000 anni fa, coibentavano le capanne dei villaggi e conficcavano spade nella roccia. Articolo di Pierluigi Montalbano
Archeologia. In Sardegna, 4000 anni fa, coibentavano le capanne dei villaggi e conficcavano spade nella roccia.
Articolo di Pierluigi Montalbano
Nel territorio di
Teti, un piccolo centro della Barbagia, oltre ai tanti bronzetti d’inestimabile
valore trovati verso la metà dell’Ottocento e oggi esposti al Museo di Cagliari,
sono stati individuati diversi menhir protoantropomorfi in granito, asce in
pietra, cuspidi di freccia in ossidiana, grattatoi, raschiatoi e schegge di
lavorazione del Neolitico. Un reperto particolare è una statuetta femminile
rossiccia ben levigata, in roccia vulcanica, con forma di Dea Madre obesa,
probabile rappresentazione di donna in gravidanza avanzata. Molti oggetti provengono dai
domenica 14 luglio 2019
Archeologia. Oliena, Sardegna. Un edificio sacro per i rituali di 3000 anni fa.
Archeologia. Oliena, Sardegna. Un edificio sacro per i rituali di 3000 anni fa.
Oliena, Sa Sedda 'e Sos Carros.
Un edificio sacro dotato di un sofisticato sistema idraulico che garantiva la fuoriuscita d'acqua da bocche realizzate lavorando a rilievo dei blocchi di pietra a forma di testa d'ariete. La vasca al centro è forata per consentire all'acqua di defluire verso i piedi di chi aveva il privilegio di partecipare ai rituali. Epoca: bronzo finale/Primo Ferro.
Nel settembre 1977 gli archeologi iniziarono lo scavo nel complesso nuragico di Sa Sedda 'e Sos Carros, nel cuore della valle del Lanaittu, vicino alla grotta di Sa Oche, in territorio di Oliena. Per arrivarci bisogna prendere la S.S.129 per Orosei, svoltare per Oliena, e girare poi per Dorgali. Dopo poco meno di 6 km si svolta per le sorgenti de Su Gologone e si giunge nel piazzale delle sorgenti. Da quì si va a destra in una strada in cemento per la Valle di Lanaittu e si prosegue per 6.6 km fino al
Oliena, Sa Sedda 'e Sos Carros.
Un edificio sacro dotato di un sofisticato sistema idraulico che garantiva la fuoriuscita d'acqua da bocche realizzate lavorando a rilievo dei blocchi di pietra a forma di testa d'ariete. La vasca al centro è forata per consentire all'acqua di defluire verso i piedi di chi aveva il privilegio di partecipare ai rituali. Epoca: bronzo finale/Primo Ferro.
Nel settembre 1977 gli archeologi iniziarono lo scavo nel complesso nuragico di Sa Sedda 'e Sos Carros, nel cuore della valle del Lanaittu, vicino alla grotta di Sa Oche, in territorio di Oliena. Per arrivarci bisogna prendere la S.S.129 per Orosei, svoltare per Oliena, e girare poi per Dorgali. Dopo poco meno di 6 km si svolta per le sorgenti de Su Gologone e si giunge nel piazzale delle sorgenti. Da quì si va a destra in una strada in cemento per la Valle di Lanaittu e si prosegue per 6.6 km fino al
giovedì 11 luglio 2019
Arte. Sensazionale scoperta di un quadro attribuibile a Derain. Spesso le cose più difficili da vedere sono quelle che sono davanti agli occhi. Articolo di Alberto Zei
Arte. Sensazionale scoperta di un quadro attribuibile a
Derain. Spesso le cose più difficili da vedere sono quelle che sono davanti
agli occhi.
Articolo
di Alberto Zei
Il
ritrovamento
Come
quasi sempre avviene, ancora una volta è stato un caso che per una serie di
strane circostanze sicuramente irripetibili, è uscito allo scoperto un quadro
apparentemente insignificante e abbandonato. Si tratta di una pittura rinvenuta nel centro di Roma , considerata probabilmente di scarsa
importanza, anche, come si dirà, per la contraddizione temporale che lo stile del dipinto esprime. Non era
infatti, verosimile ritenere che quel quadro fosse invece, un’ autentica opera
d’arte. Ma a
volte, sono proprio le incongruenze di questo tipo, le contraddizioni e le
apparenze di prima approssimazione che dopo affrettati giudizi a carattere
generalizzato, ad un’analisi più
martedì 9 luglio 2019
Archeologia. Come funzionavano le navi antiche? Dalle barche dell'età del Bronzo alle grandi navi romane. Articolo di Marco Bonino
Archeologia. Come funzionavano le navi antiche? Dalle barche dell'età del Bronzo alle grandi navi romane.
Articolo di Marco Bonino
Negli ultimi decenni, gli archeologi hanno portato alla luce alcuni relitti che permettono di inquadrare una serie di aspetti tecnici delle imbarcazioni che hanno solcato il Mare Mediterraneo negli ultimi millenni. Gli scafi arcaici, fin dal Bronzo, erano costruiti a partire dal guscio di fasciame, che era realizzato mediante tavole sagomate e piegate, cucite con legature. Solo dopo avere ottenuto la forma del guscio, si inserivano le strutture interne per garantire la forma e la consistenza dello scafo. A partire dal XIV a.C. le legature fatte di funicelle cominciarono ad essere sostituite da linguette di legno fermate da cavicchi: un miglioramento del
Articolo di Marco Bonino
Negli ultimi decenni, gli archeologi hanno portato alla luce alcuni relitti che permettono di inquadrare una serie di aspetti tecnici delle imbarcazioni che hanno solcato il Mare Mediterraneo negli ultimi millenni. Gli scafi arcaici, fin dal Bronzo, erano costruiti a partire dal guscio di fasciame, che era realizzato mediante tavole sagomate e piegate, cucite con legature. Solo dopo avere ottenuto la forma del guscio, si inserivano le strutture interne per garantire la forma e la consistenza dello scafo. A partire dal XIV a.C. le legature fatte di funicelle cominciarono ad essere sostituite da linguette di legno fermate da cavicchi: un miglioramento del
martedì 2 luglio 2019
Archeologia. Otzi, la mummia del Similaun. Lettera aperta all’EURAC di Bolzano circa la mummificazione di Ötzi - 1 luglio 2019. Articolo di Gianluigi Carancini
Lettera
aperta all’EURAC di Bolzano circa la mummificazione di Ötzi - 1 luglio 2019
Articolo
di Gianluigi Carancini
Ho
riletto in questi giorni la versione in italiano del libro di K. Spindler su
Ötzi, e mi ha colpito un brano, che sembrerebbe poter dare ragione alla mia
ricostruzione riguardo alla natura funeraria del rinvenimento (v. Gian Luigi
Carancini, Aspetti dell’iconografia delle statue-stele e dei massi incisi in
Europa tra Eneolitico ed antica età del bronzo - Confronti e convergenze con
altre fonti archeologiche nell’ambito del bacino del Mediterraneo,
Preistoria Alpina, 46 II, 2012: 255-265) e, soprattutto, a quanto avevo
presupposto circa la possibile mummificazione artificiale del cadavere, che ho
sempre ritenuto avvenuta a valle immediatamente dopo il decesso di Ötzi, prima
del suo trasporto e della sua tumulazione in alta quota, cioè prima che il
tutto venisse sommerso dal ghiaccio (non ci è dato, tuttavia, di sapere quanto
tempo dopo, se immediatamente all’indomani della deposizione del cadavere – per
altro assai improbabile -, o piuttosto molto tempo dopo, cioè nel lasso di
tempo che – secondo la Commissione di Bolzano - avrebbe permesso il processo
naturale di
Iscriviti a:
Post (Atom)