sabato 22 giugno 2019
Archeologia della Sardegna. Anche Limbara profuma d' Oriente. Articolo di Gustavo Bernardino
Archeologia della Sardegna. Anche
Limbara profuma d' Oriente.
Articolo di Gustavo
Bernardino
Dopo aver individuato la
probabile origine del nome del Monte Baranta che si trova in provincia di
Sassari, e che, come riportato nell'articolo del 28 giugno 2018 (in questa
rivista), riguarda la sfera religiosa e si riferisce ad una divinità
appartenente al pantheon sumerico, propongo adesso una ipotesi interpretativa
dell'oronimo Limbara. Questo massiccio montuoso di natura granitica, ricco di
boschi e di acqua si presenta come
elemento naturale di separazione delle due regioni confinanti: la Gallura a
nord e il Logudoro a sud.
Le sue cime più alte sono
state brutalmente offese da installazioni militari e civili finalizzate
all'utilizzo delle
onde radio, il prezzo che si deve pagare per avere i servizi
di telecomunicazione. Servizi sicuramente ignorati dai nostri antenati che in
quei posti bellissimi andavano con scopi precisi. Sul significato del nome, si
sono avanzate diverse ipotesi, per esempio quella che troviamo su “Wikipedia”
secondo cui “il significato potrebbe derivare dalla denominazione limes
Balares (confine dei Balari) data alla zona dai Romani, in quanto costituiva la
linea di confine (limes romano) interna alla Sardegna tra la regione abitata a
nord dai Corsi (la Gallura) e quella abitata dai Balari (il Monteacuto e la
parte orientale del Logudoro). Interpretazione credibile ma non
condivisibile per la ragione di cui tratto più avanti. Salvatore Dedola invece
nel suo lavoro “Nou faeddarzu etmològicu
dessa limba sarda” edizioni Grafica del Parteolla 2018 a pag. 799 afferma che “
Limbara è la montagna più alta e più recondita del nord-Sardegna e si trova
in Gallura, accanto a Tempio Pausania.
La montagna si espone da ogni punto per la sua grandiosa “pietrosità”, e un tempo dovette essere un
rifugio veramente imprendibile. Ne sapevano qualcosa i vari banditi che tra le
sue foreste e le sue rupi trovavano sicurezza. Paulis aveva già intuito
l'origine dell'oronimo, riconducendolo al tema “mediterraneo” libba con
l'inserimento di una -m- inorganica di
fronte a una -b-. Ma egli non è riuscito a chiarire che la vera base
etimologica è il sum. Lib “la parte più interna di un corpo, cuore”
(vedi akk. Libbanu “inside”,
“regione interna” + sd. Ara, gall. Ala “territorio” < akk. ārā terra territorio aram. ar'a “territorio” che rafforza il significato
di “regione interna” . Io penso che
ci possa essere una ulteriore soluzione e ritenendo giusta l'impostazione di
Dedola circa la base etimologica derivante dal sumero, credo che la parola più
corretta sia Lim + bara dove
Lim trova la sua naturale corrispondenza col nome della potente dinastia che ha regnato la famosa città
della “Mezzaluna fertile” Mari nel periodo (1830 a. C./ 1761 a. C.). Grazie
alle migliaia di tavolette d'argilla incise con la scrittura cuneiforme
rinvenute negli scavi, si è potuta riscrivere la storia dell'antico Oriente. Bara
ha il significato di dimora, casa. Quindi la casa di Lim. Questa famiglia di
origine amorrea nasce nel IXX secolo
a.C. con il re Yaggid-Lim che venne assassinato dai suoi servi come risulta dal
testo di una tavoletta ritrovata a Mari.
Il figlio di Yaggid-Lim,
Yahdun-Lim si preoccupò di consolidare il regno e di dare corso ad una politica
espansionistica che lo portò a vantarsi di aver raggiunto il mare Mediterraneo.
Nel corso del suo regno affrontò diverse battaglie con i nomadi Banu-Yamina
(Benjaminiti) che volevano insediarsi nei suoi territori. Venne assassinato
all'incirca nel 1798 a.C. da suo figlio Sumu-Yamam.
L'ultimo sovrano della
dinastia fu Zimri-Lim (1776 a.C./1761 a.C.) che fu sconfitto da Hammurabi di
Babilonia. Durante il domino della dinastia Lim (ben descritto da Mario
Liverani in “Antico Oriente” Editori Laterza 2011) la popolazione presente a
Mari era prevalentemente di origine amorrea e parlava una lingua semitica
orientale. Al massimo del suo splendore, la città era caratterizzata dalla
presenza del palazzo reale voluto da Zimri-Lim che aveva ben 275 camere,
pregiatissimi manufatti e un grande archivio reale contenente migliaia di
tavolette. La presenza di etnie provenienti dalla regione della “Mezzaluna
fertile” è attestata in Sardegna a partire circa dal 2.700 a. C. con la
realizzazione del tempio Ziqqurat di “Monte d'Accoddi”. E' possibile seguire il
cammino di queste popolazioni sul nostro territorio attraverso la lettura delle
loro tracce. Una di queste è il toponimo Sulky. Come ho illustrato in un
precedente articolo del 8 gennaio 2019 il vero nome di questa località potrebbe
essere Šulgi il dio-sovrano della III dinastia di Ur. Lo
stesso Monte Baranta, sopra citato, rientra nelle tracce che aiutano a capire e
comporre il complesso mosaico della storia di casa nostra. Le ragioni che
possono aver dato origine alla presenza di queste popolazioni provenienti da
Oriente, oltre che per motivi di sopravvivenza dovuta alle grandi carestie,
potrebbero in parte attribuirsi alla politica espansionistica attuata da vari
esponenti delle diverse dinastie che hanno governato quei territori
(Lugalzaggesi re di Uruk che, come afferma Liverani, “è da ritenere che
abbia in qualche modo raggiunto il Mediterraneo personalmente o tramite
inviati”- Yahdun-Lim sovrano di Mari che, come detto, si vantava di aver
raggiunto il Mediterraneo). A queste diverse ondate di
esploratori/costruttori si devono probabilmente le costruzioni di importanti
insediamenti tesi alla ricerca e commercializzazione dei minerali sardi (Monte
Baranta, Uri, Uta, Samassi, Sinnai, Sulcis ecc.). Più o meno su questa stessa
strada scorre il discorso fatto da Raffaele Sardella con il suo lavoro “Il
sistema linguistico della civiltà nuragica” Stef s.r.l. 1995 pag. 35/41.
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