I percorsi marittimi dei Fenici sono importanti non solo per quelle fasi della storia antica che vanno dall’VIII al VI sec. a.C. ma proprio per delineare i luoghi dove i Fenici hanno lasciato testimonianze archeologiche. Piccoli e grandi santuari dedicati alle divinità del mare ci danno le coordinate delle tensioni culturali e i tratti degli scambi commerciali con le popolazioni locali anche se di molti siti si conserva solo il ricordo. Sulle rotte dei Fenici grazie a Pierluigi Montalbano abbiamo oggi un quadro molto articolato che è stato pubblicato nel 2016 per conto di “Capone Editore” dal titolo: “Porti e approdi nel Mediterraneo antico”.
La storia non è mai definita e naturalmente si presenta sempre aperta ed è almeno per noi uomini (chiedo scusa alle signore) come una bella donna che attira attenzione perché lancia continuamente brevi occhiate che sono inviti per farsi ammirare. Ovviamente non appena la si guarda termina tutto e quell’attimo fugge via e si avvia la ricerca per avere un contatto che tarda sempre a venire. Poi arriva e
Dopo l’introduzione nella quale si presenta il tema con sette capitoli vengono elencate le località e sono davvero tante. L’introduzione presenta nella parte finale (p.5) in sintesi le tematiche dell’opera. Ecco il testo:
I primi commerci levantini, caratterizzati da attività itineranti, erano concentrati nei luoghi di culto dedicati principalmente alle divinità adorate a Tiro: Melqart e Astarte. I santuari erano sparsi negli approdi lungo le rotte da Oriente a Occidente, passando per le coste sarde. Nei templi, aperti al culto dei locali e dei naviganti, si svolgevano gli scambi ed erano depositati i documenti contabili firmati dai contraenti.
Le divinità tutelavano i mercanti ed erano considerate garanti dei contratti. Mentre Astarte rappresentava il potere laico, Melqart era la divinità legata al potere religioso.
I loro templi si trovano lungo la rotta verso occidente e fungevano da diffusori di beni di prestigio. I documenti contrattuali erano siglati con gli scarabei e conservati all’interno dei templi e delle biblioteche.
La ricerca non si ferma mai ma necessita primariamente di programmi di studio senza i quali alla fine presenta risultati non pienamente fruibili da coloro che non conoscono in profondità i temi base. Ecco l’opera di Montalbano fa cogliere per gradi anche questioni che sono obiettivamente complesse. Nel primo capitolo presenta le Miniere che io ritengo sia la base comunque per comprendere i commerci che facevano i fenici. La Religiosità e I tofet che si presenta serve per comprendere i capitoli successivi. Importante comunque sono le Fonti (pp.33-34, capitolo secondo):
Gli archeologi ricostruiscono la storia dei popoli grazie alla scrittura, agli archivi e alle fonti, ma il patrimonio scritto delle città fenicie è andato perduto, quindi si può tentare una ricostruzione solo attraverso i documenti greci e romani, anche se solo per l’occidente e per tempi recenti.
Le fonti sono il problema della storia antica naturalmente e lo sono a volte anche per quella recente perché come è noto non sempre gli studiosi possono accedere a certi archivi e per svariate ragioni. La storia dei fenici per le sue ricostruzioni è molto più laboriosa e presenta anche rischi perché ha fasi poco documentate da fonti dirette. Le località del Mediterraneo ci sono tutte e ben presentate ma il capitolo settimo presenta Gli approdi della Sardegna nuragica e assicuro che sono un quadro degli scali dell’isola molto articolato. Ascoltiamo Montalbano come introduce:
I porti e gli approdi costituiscono l’interfaccia che divide e, allo stesso tempo, unisce genti diverse che vengono a contatto tra loro. Da alcuni autori è proposta una fase arcaica che vedeva gruppi di commercianti orientali che frequentavano le coste sarde in aree che poi che poi non vedranno uno sviluppo rilevanti.
Grazie
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