giovedì 28 dicembre 2017
Barisardo, venerdì 29 Dicembre. Serata dedicata alla Civiltà Nuragica con Andrea Loddo e Pierluigi Montalbano.
Barisardo, venerdì 29 Dicembre. Serata dedicata alla Civiltà Nuragica con Andrea Loddo e Pierluigi Montalbano.
Nell'ambito delle manifestazioni organizzate dall'amministrazione comunale di Barisardo in occasione del Natale 2017, venerdì 29 Dicembre il centro ogliastrino farà un tuffo nel passato regalando una serata dedicata alla Civiltà Nuragica.
Gli appuntamenti inizieranno alle ore 16.00 nella Sala Consiliare dove saranno presentate tre armature ricostruite seguendo i metodi e le tecniche artigianali in uso nell'epoca nuragica. I guerrieri rappresentati nei bronzetti sono una fonte inesauribile di informazioni sul modo di combattere dei nuragici e i partecipanti potranno toccare con mano il vestiario e le armi prodotte dal maestro Andrea Loddo.
Alle ore 17.00 lo studioso Pierluigi Montalbano, attraverso immagini e racconto del suo ultimo libro, ci farà vivere l'emozionante Sardegna dell'età del Bronzo, con i suoi maestosi monumenti, le sue tradizioni religiose e l'organizzazione della società di 3000 anni fa, fatta di mercati, porti e
martedì 26 dicembre 2017
Cagliari. Corso di storia medievale della Sardegna, docente Pierluigi Piludu, a cura dell'Associazione Culturale Honebu.
Cagliari. Corso di storia medievale della Sardegna, docente Pierluigi Piludu, a cura dell'Associazione Culturale Honebu.
Un tuffo nella Storia della Sardegna di epoca medievale. Strutturato in 5 lezioni in aula e un'escursione al Castello di Siliqua.
Link dell'evento su Facebook
https://www.facebook.com/events/478976932499577/?ti=cl
Il distacco di Bisanzio dalla Sardegna e la necessità per i Sardi di organizzare una difesa contro il pericolo arabo, favorirono la nascita dei Giudicati.
Verso la fine dell'VIII sec. Bisanzio abbandonò progressivamente l'isola al suo destino. I poteri dei due magistrati bizantini che governavano la Sardegna, il dux e il preside, furono concentrati nelle mani di un'unica autorità che, a sua volta, delegò il potere a quattro magistrati risiedenti in diverse parti del
Un tuffo nella Storia della Sardegna di epoca medievale. Strutturato in 5 lezioni in aula e un'escursione al Castello di Siliqua.
Link dell'evento su Facebook
https://www.facebook.com/events/478976932499577/?ti=cl
Il distacco di Bisanzio dalla Sardegna e la necessità per i Sardi di organizzare una difesa contro il pericolo arabo, favorirono la nascita dei Giudicati.
Verso la fine dell'VIII sec. Bisanzio abbandonò progressivamente l'isola al suo destino. I poteri dei due magistrati bizantini che governavano la Sardegna, il dux e il preside, furono concentrati nelle mani di un'unica autorità che, a sua volta, delegò il potere a quattro magistrati risiedenti in diverse parti del
domenica 24 dicembre 2017
venerdì 22 dicembre 2017
Archeologia della Sardegna. Straordinaria scoperta a Suelli: una tomba megalitica ipogeica di tipologia sconosciuta.
Archeologia della Sardegna. Straordinaria scoperta a Suelli: una tomba megalitica ipogeica di tipologia sconosciuta.
La scoperta avvenuta giovedì mattina, 14 dicembre 2017, di una nuova tomba ipogeica megalitica nelle immediate vicinanze del sito archeologico di Pranu Siara, nel comune di Suelli, potrebbe aggiungere, arricchendola, la preistoria della Sardegna. Lo studioso Pierluigi Montalbano, durante una escursione tra i siti archeologici della Trexenta, ha notato la parte più alta della singolare struttura fuoriuscire dal terreno a causa delle recenti piogge che hanno dilavato il terreno circostante, posto in un lieve pendio alla periferia del paese. Immediata la comunicazione al primo cittadino, Massimiliano Garau, che, insieme al ricercatore, ha effettuato un sopralluogo preliminare dell'area e ha segnalato il sito alle autorità competenti. E' utile segnalare che nelle immediate vicinanze, circa 100 metri di distanza, c'è un altro sepolcro, identico a questo scoperto, denominato Pranu Siara, violato negli anni Settanta e quasi completamente svuotato del suo contenuto da parte di tombaroli senza scrupoli. Qualche anno fa quel sito fu indagato sotto la direzione scientifica della Soprintendenza di
La scoperta avvenuta giovedì mattina, 14 dicembre 2017, di una nuova tomba ipogeica megalitica nelle immediate vicinanze del sito archeologico di Pranu Siara, nel comune di Suelli, potrebbe aggiungere, arricchendola, la preistoria della Sardegna. Lo studioso Pierluigi Montalbano, durante una escursione tra i siti archeologici della Trexenta, ha notato la parte più alta della singolare struttura fuoriuscire dal terreno a causa delle recenti piogge che hanno dilavato il terreno circostante, posto in un lieve pendio alla periferia del paese. Immediata la comunicazione al primo cittadino, Massimiliano Garau, che, insieme al ricercatore, ha effettuato un sopralluogo preliminare dell'area e ha segnalato il sito alle autorità competenti. E' utile segnalare che nelle immediate vicinanze, circa 100 metri di distanza, c'è un altro sepolcro, identico a questo scoperto, denominato Pranu Siara, violato negli anni Settanta e quasi completamente svuotato del suo contenuto da parte di tombaroli senza scrupoli. Qualche anno fa quel sito fu indagato sotto la direzione scientifica della Soprintendenza di
giovedì 21 dicembre 2017
Prossime pesentazioni del libro: "Sardegna, l'alba di una Civiltà", di Pierluigi Montalbano - Capone Editore Lecce.
Prossime presentazioni del libro: "Sardegna, l'alba di una Civiltà", di Pierluigi Montalbano - Capone Editore Lecce.
È disponibile in libreria "Sardegna: L'alba di una civiltà", di Pierluigi Montalbano, Capone Editore. L'autore lo presenterà a Cagliari Venerdì 22 Dicembre, alle ore 19, nella sala conferenze dell'Associazione Culturale Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100. Ampio parcheggio gratuito a pochi metri dalla sede, nel piazzale all'angolo con Via Cuoco.
È disponibile in libreria "Sardegna: L'alba di una civiltà", di Pierluigi Montalbano, Capone Editore. L'autore lo presenterà a Cagliari Venerdì 22 Dicembre, alle ore 19, nella sala conferenze dell'Associazione Culturale Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100. Ampio parcheggio gratuito a pochi metri dalla sede, nel piazzale all'angolo con Via Cuoco.
Si può richiedere all'autore con mail a pierlu.mont@libero.it, all'editore con mail a info@caponeditore.it, nei siti archeologici Pozzo Santa Cristina, Bosco Seleni Lanusei, Nuraghe Losa e Nuraghe Santu Antine, nella libreria Sukka a Cagliari e nelle librerie: Hoepli, Mondadori, Feltrinelli, Universitaria, ibs o con Amazon.
Le successive presentazioni saranno:
Venerdì 29 Dicembre ore 17.00 Barisardo
Sala Consiliare
Lunedì 15 Gennaio ore 17.00 Mogoro
Università Terza Età
Sabato 20 Gennaio ore 17.00
Gonnoscodina ex
scuola materna
Sabato 27 Gennaio ore 17.00
Monserrato Sala Consiliare
Sabato 13 Gennaio ore 18.00 Quartucciu Sala Consiliare
Lunedì 15 Gennaio ore 17.00 Mogoro
Università Terza Età
Sabato 20 Gennaio ore 17.00
Gonnoscodina ex
scuola materna
Sabato 27 Gennaio ore 17.00
Monserrato Sala Consiliare
Sabato 13 Gennaio ore 18.00 Quartucciu Sala Consiliare
mercoledì 20 dicembre 2017
Archeologia. I documenti eterni di Tebe, l'antica capitale degli egizi. Il papiro Harris e i templi di Karnak, Medinet Habu e Luxor.
Archeologia. I documenti eterni di Tebe, l'antica capitale degli egizi. Il papiro Harris e i templi di Karnak, Medinet Habu e Luxor.
Tebe è tra le ultime capitali dei grandi regni antichi (datati ante il secolo XIII a.C.), è nata a sud a causa delle vicissitudini sofferte dalle capitali che l'hanno preceduta, che scontano la loro presenza nel nord del paese, pressato progressivamente da tre tormentati fronti (occidentale libico, orientale ittita, settentrionale dei popoli del Mediterraneo). Non ha caso Tebe viene anche appellata Pilastro meridionale o Iunu Scemayit, in contrapposizione alla più antica e potente ma saccheggiata Eliopoli, cioè il Pilastro settentrionale o Iunu meht.
Il tempio di Karnak viene così descritto da Schuré: "Il tempio di Ammone Re è un inno di pietra allo Spirito unico ed assoluto, sovrano, del Dio degli dei (L. II, cap. V)". Il tempio colpisce per la magnifica e poderosa serie di 140 colonne che circondano le altre dodici della navata centrale, tutte diligentemente utilizzate per tramandare testi di varia natura. Ad esso, ed al suo sacerdote di Ammon, il re Sole e dio dei pianeti, Ramsete III quando è in vita concede dei territori con le relative rendite, rendendo quei religiosi ancor più potenti che in passato.
Il tempio di Karnak si trova sulla sponda orientale del Nilo, nel punto in cui questi si è creato un
Tebe è tra le ultime capitali dei grandi regni antichi (datati ante il secolo XIII a.C.), è nata a sud a causa delle vicissitudini sofferte dalle capitali che l'hanno preceduta, che scontano la loro presenza nel nord del paese, pressato progressivamente da tre tormentati fronti (occidentale libico, orientale ittita, settentrionale dei popoli del Mediterraneo). Non ha caso Tebe viene anche appellata Pilastro meridionale o Iunu Scemayit, in contrapposizione alla più antica e potente ma saccheggiata Eliopoli, cioè il Pilastro settentrionale o Iunu meht.
Il tempio di Karnak viene così descritto da Schuré: "Il tempio di Ammone Re è un inno di pietra allo Spirito unico ed assoluto, sovrano, del Dio degli dei (L. II, cap. V)". Il tempio colpisce per la magnifica e poderosa serie di 140 colonne che circondano le altre dodici della navata centrale, tutte diligentemente utilizzate per tramandare testi di varia natura. Ad esso, ed al suo sacerdote di Ammon, il re Sole e dio dei pianeti, Ramsete III quando è in vita concede dei territori con le relative rendite, rendendo quei religiosi ancor più potenti che in passato.
Il tempio di Karnak si trova sulla sponda orientale del Nilo, nel punto in cui questi si è creato un
lunedì 18 dicembre 2017
Sardegna, l'alba di una Civiltà. Pubblicazione libro e presentazione da Honebu, a Cagliari, Venerdì 22 Dicembre alle ore 19.
Sardegna, l'alba di una Civiltà. Pubblicazione libro e presentazione da Honebu, a Cagliari, Venerdì 22 Dicembre alle ore 19.
È disponibile
in libreria "Sardegna: L'alba di una civiltà", di Pierluigi
Montalbano, Capone Editore. L'autore lo presenterà a Cagliari Venerdì 22 Dicembre,
alle ore 19, nella sala conferenze dell'Associazione Culturale Honebu, in Via
Fratelli Bandiera 100. Ampio parcheggio gratuito a pochi metri dalla sede, nel
piazzale all'angolo con Via Cuoco.
venerdì 15 dicembre 2017
Archeologia. Esperidi: il misterioso giardino posto a Occidente, verso la notte, oltre l'Oceano, ai confini del mondo conosciuto. Secondo gli antichi autori, lì vivevano gli Dei e i Beati. Articolo di Francesco Tanganelli
Archeologia. Esperidi: il misterioso giardino posto a Occidente, verso la notte, oltre l'Oceano, ai confini del mondo conosciuto. Secondo gli antichi autori, lì vivevano gli Dei e i Beati.
Articolo di Francesco Tanganelli
Giardino delle Esperidi: terra al di là dell’Oceano
Tentare di localizzare con precisione la sede di queste divinità si rivela, inevitabilmente, un’impresa assai ardua. Da un’analisi preliminare delle principali fonti antiche, infatti, possiamo notare come una certa insicurezza fosse diffusa già in epoche molto lontane, in merito alla posizione di questo luogo favoloso (spesso confuso, per il suo carattere ameno, con le Isole dei Beati). Esiodo per primo, nella sua opera, offre un vago accenno alla dimora delle Esperidi, che sarebbe situata vicino alla terra delle Gorgoni, al di là del famoso Oceano, sul confine, verso la notte’ (Teogonia, vv. 274-275).
Un primo problema che si pone per questa ricerca – ma che, per ovvi motivi, non potremo affrontare nel dettaglio, in questa sede – è quello di una preventiva definizione della concezione che i primi
Articolo di Francesco Tanganelli
Giardino delle Esperidi: terra al di là dell’Oceano
Tentare di localizzare con precisione la sede di queste divinità si rivela, inevitabilmente, un’impresa assai ardua. Da un’analisi preliminare delle principali fonti antiche, infatti, possiamo notare come una certa insicurezza fosse diffusa già in epoche molto lontane, in merito alla posizione di questo luogo favoloso (spesso confuso, per il suo carattere ameno, con le Isole dei Beati). Esiodo per primo, nella sua opera, offre un vago accenno alla dimora delle Esperidi, che sarebbe situata vicino alla terra delle Gorgoni, al di là del famoso Oceano, sul confine, verso la notte’ (Teogonia, vv. 274-275).
Un primo problema che si pone per questa ricerca – ma che, per ovvi motivi, non potremo affrontare nel dettaglio, in questa sede – è quello di una preventiva definizione della concezione che i primi
giovedì 14 dicembre 2017
Presentazione libro da Honebu: Quismah, di Pierluigi Piludu.
Presentazione libro da Honebu: Quismah, di Pierluigi Piludu.
Venerdì 15 Dicembre, da Honebu, alle ore 19 nella sala conferenze in Via Fratelli Bandiera 100 sarà ospite Pierluigi Piludu che racconterà il suo ultimo libro Quismah, ambientato alla fine dei Giudicati di Sardegna.
Introdurrà la serata la Professoressa Barbara Fois, docente di storia medievale all'Università di Cagliari.
Ambientato nell'autunno del 1269, quando due giovani di umili origini, Petru ed Elèni, conducono una serena esistenza in un tempo scandito dal lavoro nei campi e dal susseguirsi delle stagioni. Il loro sogno di unirsi in matrimonio è interrotto da un tragico destino che li trascinerà lontano l´uno dall´altra. Nel desiderio di ricongiungersi, ognuno di loro affronterà un eroico viaggio che li condurrà, attraverso regni lontani ed esotici, alla scoperta di culture differenti e spesso in conflitto tra loro, a contatto sia con la ricchezza e la nobiltà guerriera, al fianco di sovrani e cavalieri, tra schiavi e mendicanti.
Amore e fedeltà, onore e gloria, morte e rinascita, in un Medioevo ad ampio respiro tra la seconda metà del Duecento e i primi decenni del Trecento, alla fine del Giudicato di Carali con la distruzione della sua capitale Santa Igia.
Ingresso libero.
Venerdì 15 Dicembre, da Honebu, alle ore 19 nella sala conferenze in Via Fratelli Bandiera 100 sarà ospite Pierluigi Piludu che racconterà il suo ultimo libro Quismah, ambientato alla fine dei Giudicati di Sardegna.
Introdurrà la serata la Professoressa Barbara Fois, docente di storia medievale all'Università di Cagliari.
Ambientato nell'autunno del 1269, quando due giovani di umili origini, Petru ed Elèni, conducono una serena esistenza in un tempo scandito dal lavoro nei campi e dal susseguirsi delle stagioni. Il loro sogno di unirsi in matrimonio è interrotto da un tragico destino che li trascinerà lontano l´uno dall´altra. Nel desiderio di ricongiungersi, ognuno di loro affronterà un eroico viaggio che li condurrà, attraverso regni lontani ed esotici, alla scoperta di culture differenti e spesso in conflitto tra loro, a contatto sia con la ricchezza e la nobiltà guerriera, al fianco di sovrani e cavalieri, tra schiavi e mendicanti.
Amore e fedeltà, onore e gloria, morte e rinascita, in un Medioevo ad ampio respiro tra la seconda metà del Duecento e i primi decenni del Trecento, alla fine del Giudicato di Carali con la distruzione della sua capitale Santa Igia.
Ingresso libero.
mercoledì 13 dicembre 2017
Archeologia. La prima Età del Ferro in Sardegna, nuragici e fenici si incontrano. Riflessioni di Paolo Bernardini
Archeologia. La prima Età del Ferro in Sardegna, nuragici e fenici si incontrano.
Riflessioni di Paolo Bernardini
Le parole di Alessandro Usai, scritte a margine di un incontro sul tema delle relazioni tra Nuragici e Fenici, rappresentano un significativo esordio per questo paragrafo: è questo, tra il Bronzo Finale terminale e almeno gran parte della Prima Età del Ferro (pressappoco tra il X e la metà dell’VIII a.C.), il periodo di massima occupazione degli insediamenti, di massima accumulazione di ricchezze nei santuari, di massimo sviluppo del ceto aristocratico che si pone alla guida del processo di ristrutturazione economica e sociale; questo è anche il periodo di massima fioritura delle produzioni artistiche e artigianali impiegate come offerte nei santuari per l’autocelebrazione e legittimazione dell’aristocrazia al potere. L’esame dettagliato di giacimenti stratificati e di contesti di materiale che, pur senza essere purtroppo ancora legati a stratigrafie, sembrano presentare caratteri di consistente omogeneità, consente ormai di definire, attraverso seriazioni formali e sviluppi di apparati decorativi, una base di cultura materiale nuragica che, ben lontana dall’essere in fase di estinzione, si distribuisce con chiarezza tra il IX e l’VIII a.C.; le indicazioni fornite dalle ceramiche si incrociano con le
Riflessioni di Paolo Bernardini
Le parole di Alessandro Usai, scritte a margine di un incontro sul tema delle relazioni tra Nuragici e Fenici, rappresentano un significativo esordio per questo paragrafo: è questo, tra il Bronzo Finale terminale e almeno gran parte della Prima Età del Ferro (pressappoco tra il X e la metà dell’VIII a.C.), il periodo di massima occupazione degli insediamenti, di massima accumulazione di ricchezze nei santuari, di massimo sviluppo del ceto aristocratico che si pone alla guida del processo di ristrutturazione economica e sociale; questo è anche il periodo di massima fioritura delle produzioni artistiche e artigianali impiegate come offerte nei santuari per l’autocelebrazione e legittimazione dell’aristocrazia al potere. L’esame dettagliato di giacimenti stratificati e di contesti di materiale che, pur senza essere purtroppo ancora legati a stratigrafie, sembrano presentare caratteri di consistente omogeneità, consente ormai di definire, attraverso seriazioni formali e sviluppi di apparati decorativi, una base di cultura materiale nuragica che, ben lontana dall’essere in fase di estinzione, si distribuisce con chiarezza tra il IX e l’VIII a.C.; le indicazioni fornite dalle ceramiche si incrociano con le
martedì 12 dicembre 2017
Archeologia della Sardegna. Vacilla il mito di Atlandide, non la sua storia. Riflessioni di Paolo Valente Poddighe
Archeologia della Sardegna. Vacilla il mito di Atlandide, non la sua storia
Riflessioni di Paolo Valente Poddighe
Ho sempre pensato che, se anche gli esperti più esperti e gli scienziati più scientifici, con i loro marchingegni e con le loro apparecchiature e sonde arrivassero a dimostrare che un maremoto, un terremoto, un vulcanesimo o un meteorite, che la Sardegna subì tale catastrofico evento, in tempi nuragici, si noti bene, nessuno arriverebbe ad asserire, solamente per tali insolite cause, che l’Isola di Sardegna fu Atlandide, per via di uno di questi eventi. Questa considerazione avrebbe comunque validità, egualmente come prima, in quanto ”la storia senza la geografia resterebbe così tanto orba da non avere luogo dove stare nei fatti di quella”. Così si diceva nel Medio Evo, e ancora di più possiamo affermare oggi.
Con ciò voglio asserire (e di questo si vanta Frau per far decadere gli altri) che essendo le catastrofi succedutesi in tutte le parti del Mondo, e pertanto anche nel Mediterraneo (vedi Santorini, Creta, Cipro…), possono far pensare alla localizzazione di Atlandide ovunque, e non solo in Sardegna. Dall’asserto, e per l'ignoranza più totale del luogo, il passo, proprio per i multipli possibili, annulla completamente una particolare localizzazione rendendo tale ricerca insignificante. Pertanto l’evento strombazzato ai quattro venti, proprio per “il mito” non localizzabile geograficamente non solo in
Riflessioni di Paolo Valente Poddighe
Ho sempre pensato che, se anche gli esperti più esperti e gli scienziati più scientifici, con i loro marchingegni e con le loro apparecchiature e sonde arrivassero a dimostrare che un maremoto, un terremoto, un vulcanesimo o un meteorite, che la Sardegna subì tale catastrofico evento, in tempi nuragici, si noti bene, nessuno arriverebbe ad asserire, solamente per tali insolite cause, che l’Isola di Sardegna fu Atlandide, per via di uno di questi eventi. Questa considerazione avrebbe comunque validità, egualmente come prima, in quanto ”la storia senza la geografia resterebbe così tanto orba da non avere luogo dove stare nei fatti di quella”. Così si diceva nel Medio Evo, e ancora di più possiamo affermare oggi.
Con ciò voglio asserire (e di questo si vanta Frau per far decadere gli altri) che essendo le catastrofi succedutesi in tutte le parti del Mondo, e pertanto anche nel Mediterraneo (vedi Santorini, Creta, Cipro…), possono far pensare alla localizzazione di Atlandide ovunque, e non solo in Sardegna. Dall’asserto, e per l'ignoranza più totale del luogo, il passo, proprio per i multipli possibili, annulla completamente una particolare localizzazione rendendo tale ricerca insignificante. Pertanto l’evento strombazzato ai quattro venti, proprio per “il mito” non localizzabile geograficamente non solo in
domenica 10 dicembre 2017
Archeologia. Scoperta in Bulgaria la città più antica d'Europa, risale al V Millennio a.C.
Archeologia. Scoperta in Bulgaria la città più antica d'Europa, risale al V Millennio a.C.
Una squadra di archeologi bulgari assicura avere trovato, nella parte orientale del paese, i resti di una città del Neolitico antico che sarebbe l'urbe più antica d'Europa. Così afferma oggi a Efe il capo della squadra, il professor Vassil Nikolov, che inquadra cronologicamente la città tra il 4.700 e il 4.200 a.C.
Si tratta delle fortificazioni preistoriche di pietra più vecchie e massicce in Europa, dichiara il professore. La spedizione archeologica ha dissotterrato muraglie di 2/3 metri di spessore e 3 di altezza che Nikolov afferma servivano per evitare attacchi armati alla ricerca delle materie prime più
Una squadra di archeologi bulgari assicura avere trovato, nella parte orientale del paese, i resti di una città del Neolitico antico che sarebbe l'urbe più antica d'Europa. Così afferma oggi a Efe il capo della squadra, il professor Vassil Nikolov, che inquadra cronologicamente la città tra il 4.700 e il 4.200 a.C.
Si tratta delle fortificazioni preistoriche di pietra più vecchie e massicce in Europa, dichiara il professore. La spedizione archeologica ha dissotterrato muraglie di 2/3 metri di spessore e 3 di altezza che Nikolov afferma servivano per evitare attacchi armati alla ricerca delle materie prime più
giovedì 7 dicembre 2017
Archeologia. Il collasso dell'Età del Bronzo che portò al crollo del sistema palaziale e alla scomparsa dei grandi imperi degli ittiti, dei micenei e degli egizi. Riflessioni di Matteo Riccò
Archeologia. Il collasso dell'Età del Bronzo che portò al crollo del sistema palaziale e alla scomparsa dei grandi imperi degli ittiti, dei micenei e degli egizi.
Riflessioni di Matteo Riccò
Tra la fine del XIII e l’inizio del XII a.C., il Mediterraneo orientale fu sconvolto dalle sue fondamenta. Nel giro di una generazione (o poco più), le grandi civiltà che sulle sue sponde si erano sviluppate nel corso di oltre mille anni andarono incontro a crisi profondissime (l’Egitto), giunsero al punto di crollare (il regno degli Hittiti) o sparirono nel nulla (i potenti regni micenei della Grecia continentale). Nello studio di questo fenomeno, bisogna prima di tutto sfatare un pregiudizio formale, legato alla terminologia utilizzata per descrivere tali epoche storiche: fra l’età del Bronzo e la successiva età del Ferro, che vedrà la fioritura delle grandi civiltà Classiche e il sorgere in Asia del potentissimo impero Persiano, non c’è semplicemente una correlazione di sequenzialità lineare. Dobbiamo cioè sfatare l’artificiale convenzione che l’età del Ferro sia semplicemente l’evoluzione diretta dell’età del Bronzo. Queste epoche sono fra loro distanziate da un abisso sociale, economico, culturale. Anche da un punto di vista tecnologico, l’età del Bronzo non può essere definita come primordiale rispetto alle civiltà successive: le potenzialità organizzative, amministrative, artistiche, tecniche – architettoniche e metallurgiche, persino agricole, espresse dalle grandi civiltà dell’età del
Riflessioni di Matteo Riccò
Tra la fine del XIII e l’inizio del XII a.C., il Mediterraneo orientale fu sconvolto dalle sue fondamenta. Nel giro di una generazione (o poco più), le grandi civiltà che sulle sue sponde si erano sviluppate nel corso di oltre mille anni andarono incontro a crisi profondissime (l’Egitto), giunsero al punto di crollare (il regno degli Hittiti) o sparirono nel nulla (i potenti regni micenei della Grecia continentale). Nello studio di questo fenomeno, bisogna prima di tutto sfatare un pregiudizio formale, legato alla terminologia utilizzata per descrivere tali epoche storiche: fra l’età del Bronzo e la successiva età del Ferro, che vedrà la fioritura delle grandi civiltà Classiche e il sorgere in Asia del potentissimo impero Persiano, non c’è semplicemente una correlazione di sequenzialità lineare. Dobbiamo cioè sfatare l’artificiale convenzione che l’età del Ferro sia semplicemente l’evoluzione diretta dell’età del Bronzo. Queste epoche sono fra loro distanziate da un abisso sociale, economico, culturale. Anche da un punto di vista tecnologico, l’età del Bronzo non può essere definita come primordiale rispetto alle civiltà successive: le potenzialità organizzative, amministrative, artistiche, tecniche – architettoniche e metallurgiche, persino agricole, espresse dalle grandi civiltà dell’età del
mercoledì 6 dicembre 2017
Archeologia. I Sardi nella guerra di Troia. Riflessioni di Carlo D'Adamo
Archeologia. I Sardi nella guerra di Troia
Riflessioni di Carlo D'Adamo
La storiografia greca ha elaborato nel ciclo dell’epopea troiana il processo di crisi del sistema miceneo, mentre la storiografia egizia ha narrato parte dello stesso processo sotto il tema dell’invasione degli “Abitanti delle Isole del Grande Verde” che ordivano una “congiura” contro l’Egitto assalendo le sue coste e tentando un’invasione.
La sostanziale autoreferenzialità delle due tradizioni storiografiche impedì a Platone, al quale la tradizione egizia era giunta di seconda o di terza mano, di riconoscere nel racconto di Crizia (che egli riporta nel Timeo) gli stessi avvenimenti che i greci avevano già elaborato nei miti di Teseo e del ritorno degli Eraclidi e nella grande epopea della guerra di Troia.
Ma se noi ci misuriamo direttamente con Medinet Habu ed evitiamo il bypass “sacerdoti egiziani-Solone-Crizia-Platone” per accedere direttamente alle fonti che parlano degli Abitanti delle Isole del
Riflessioni di Carlo D'Adamo
La storiografia greca ha elaborato nel ciclo dell’epopea troiana il processo di crisi del sistema miceneo, mentre la storiografia egizia ha narrato parte dello stesso processo sotto il tema dell’invasione degli “Abitanti delle Isole del Grande Verde” che ordivano una “congiura” contro l’Egitto assalendo le sue coste e tentando un’invasione.
La sostanziale autoreferenzialità delle due tradizioni storiografiche impedì a Platone, al quale la tradizione egizia era giunta di seconda o di terza mano, di riconoscere nel racconto di Crizia (che egli riporta nel Timeo) gli stessi avvenimenti che i greci avevano già elaborato nei miti di Teseo e del ritorno degli Eraclidi e nella grande epopea della guerra di Troia.
Ma se noi ci misuriamo direttamente con Medinet Habu ed evitiamo il bypass “sacerdoti egiziani-Solone-Crizia-Platone” per accedere direttamente alle fonti che parlano degli Abitanti delle Isole del
martedì 5 dicembre 2017
Archeologia della Sardegna. Pubblicazione libro e presentazione in anteprima in Ogliastra.
Archeologia della Sardegna. Pubblicazione libro e presentazione in anteprima in Ogliastra.
È disponibile in libreria "Sardegna: L'alba di una civiltà", di Pierluigi Montalbano, Capone Editore. Sarà presentato in anteprima Sabato 9 Dicembre 2017 in Ogliastra, alle ore 11 nella Biblioteca Comunale Angelino Usai di Lanusei e alle ore 18.30 nella Sala del Consiglio Comunale a Muravera.
E' possibile richiederlo all'autore con mail a pierlu.mont@libero.it, all'editore con mail a info@caponeditore.it, nei siti archeologici Pozzo Santa Cristina, Nuraghe Losa e Nuraghe Santu Antine e nella libreria Succa a Cagliari.
Evento facebook Lanusei https://www.facebook.com/bibliotecacomunalelanusei/?pnref=story
Evento facebook Muravera https://www.facebook.com/events/183880105501374/?active_tab=about
Pierluigi Montalbano
Sardegna.L’alba di una civiltà
IL LIBRO
Dopo l’invenzione della scrittura, l’uomo ci ha lasciato tantissimi documenti, le cosiddette fonti letterarie, leggerli significa ascoltare le parole che vengono da un passato piuttosto recente se rapportato a quanto abbiamo “ereditato”, invece, dagli uomini che per primi abitarono la terra. Di essi, della loro civiltà, abbiamo soprattutto fonti iconografiche – pitture o incisioni in grotta, statuine della Dea Madre, vasellame decorato, graffiti su ciottoli – ma anche resti di pasti, utensili e stoviglie, ruderi dei primi ricoveri in pietra, corredi funerari, relitti affondati lungo le coste e tanto, tanto altro. Con tutte queste fonti, ogni
domenica 3 dicembre 2017
Archeologia. Scoperto un tesoro dell’Età del Bronzo in Germania
Archeologia. Scoperto un tesoro dell’Età del Bronzo in Germania
La costruzione del gasdotto Nord Stream, che in futuro collegherà Germania e Russia, ha portato al ritrovamento di un tesoro d’oro di 3.300 anni nel nord della Germania. Secondo alcuni esperti, gli oggetti provenivano addirittura dall’Asia centrale, mentre altri archeologi ne sono scettici.
I 117 pezzi d’oro erano stati scoperti dentro un panno di lino lo scorso aprile, ma sono stati resi pubblici solo quest’anno. Risalgono, a quanto sembra, alla Media Età del Bronzo.
Tra gli 1,8 kg di oro ci sono anelli, bracciali e altri gioielli, ma soprattutto delle “spirali” d’oro legate insieme come catenine. E non si tratterebbe di gioielli, ma di un’antica forma di lingotti.
Le analisi dell’Università di Hannover hanno inoltre rivelato che l’oro proveniva da una miniera dell’Asia centrale.
“Utilizzando uno spettrometro di massa, abbiamo esaminato più di 20 elementi chimici, il che ci permette di determinare l’impronta digitale del metallo”, spiega il chimico Robert Lehmann. “La vena d’oro si deve essere creata nel profondo delle montagne di Kazakhistan, Afghanistan o Uzbekistan in un periodo di milioni di anni”.
I mercanti di beni di lusso viaggiavano per tutto il continente, dice l’archeologo Henning Hassmann. “Viaggi di 10.000 km non erano niente per loro”.
Hassmann sospetta che l’oro trovato vicino alla città di Syke fosse stato portato dalle montagne nella vicina Valle dell’Indo, dove una grande civiltà fiorì fino a circa il 1.800 a.C. Da lì la merce venne inviata via nave in Mesopotamia e, dopo, raggiunse in qualche modo le pianure del nord.
Ma è davvero questa la spiegazione corretta?
Ernst Pernicka, esperto di metallurgia antica – noto per i suoi studi sul famoso Disco di Nebra – considera le conclusioni di Lehmann “altamente congetturali”.
Poiché quasi nulla si sa sull’attività mineraria dell’Asia centrale, Lehmann non può confrontare quei reperti che con qualche moneta d’oro sciita. Arrivare a tali ambiziose teorie sulla base di fatti così scarsi è “abbastanza coraggioso”, dice Gregor Borg, esperto di giacimenti d’oro presso l’Università di Halle. Nonostante le critiche, Lehmann rimane della sua opinione, facendo notare il suo uso di attrezzature di prim’ordine. “Qui stiamo contando i singoli atomi”, dice.
Per quanto audace possa sembrare, il collegamento con l’Asia potrebbe essere vero. La tipica sedia pieghevole egizia avrebbe raggiunto nell’antichità la Svezia , mentre magnifici conchiglie di Spondylus provenienti dal Mediterraneo sono state trovate lontano in Bavaria. Metalli preziosi come stagno, rame, oro e argento erano inoltre tra i favoriti per i commerci a lunga distanza.
Ora: le reti commerciali dei mercanti raggiunsero anche le remote miniere dell’Asia centrale nel lontano II Millennio a.C.? Certamente ne sarebbe valsa la pena. Una grande cintura di oro e stagno si estende dai monti Altai fino al lago di Aral. Una miniera d’oro preistorica, la più grande del Caucaso centrale, è stata recentemente scoperta in Armenia.
Questa è già la seconda scoperta che viene fatta grazie ai lavori per il gasdotto Nord Stream: lo scorso agosto erano stati ritrovati altri manufatti preistorici e, al momento, si stanno studiando altri siti.
Fonte: http://ilfattostorico.com
La costruzione del gasdotto Nord Stream, che in futuro collegherà Germania e Russia, ha portato al ritrovamento di un tesoro d’oro di 3.300 anni nel nord della Germania. Secondo alcuni esperti, gli oggetti provenivano addirittura dall’Asia centrale, mentre altri archeologi ne sono scettici.
I 117 pezzi d’oro erano stati scoperti dentro un panno di lino lo scorso aprile, ma sono stati resi pubblici solo quest’anno. Risalgono, a quanto sembra, alla Media Età del Bronzo.
Tra gli 1,8 kg di oro ci sono anelli, bracciali e altri gioielli, ma soprattutto delle “spirali” d’oro legate insieme come catenine. E non si tratterebbe di gioielli, ma di un’antica forma di lingotti.
Le analisi dell’Università di Hannover hanno inoltre rivelato che l’oro proveniva da una miniera dell’Asia centrale.
“Utilizzando uno spettrometro di massa, abbiamo esaminato più di 20 elementi chimici, il che ci permette di determinare l’impronta digitale del metallo”, spiega il chimico Robert Lehmann. “La vena d’oro si deve essere creata nel profondo delle montagne di Kazakhistan, Afghanistan o Uzbekistan in un periodo di milioni di anni”.
I mercanti di beni di lusso viaggiavano per tutto il continente, dice l’archeologo Henning Hassmann. “Viaggi di 10.000 km non erano niente per loro”.
Hassmann sospetta che l’oro trovato vicino alla città di Syke fosse stato portato dalle montagne nella vicina Valle dell’Indo, dove una grande civiltà fiorì fino a circa il 1.800 a.C. Da lì la merce venne inviata via nave in Mesopotamia e, dopo, raggiunse in qualche modo le pianure del nord.
Ma è davvero questa la spiegazione corretta?
Ernst Pernicka, esperto di metallurgia antica – noto per i suoi studi sul famoso Disco di Nebra – considera le conclusioni di Lehmann “altamente congetturali”.
Poiché quasi nulla si sa sull’attività mineraria dell’Asia centrale, Lehmann non può confrontare quei reperti che con qualche moneta d’oro sciita. Arrivare a tali ambiziose teorie sulla base di fatti così scarsi è “abbastanza coraggioso”, dice Gregor Borg, esperto di giacimenti d’oro presso l’Università di Halle. Nonostante le critiche, Lehmann rimane della sua opinione, facendo notare il suo uso di attrezzature di prim’ordine. “Qui stiamo contando i singoli atomi”, dice.
Per quanto audace possa sembrare, il collegamento con l’Asia potrebbe essere vero. La tipica sedia pieghevole egizia avrebbe raggiunto nell’antichità la Svezia , mentre magnifici conchiglie di Spondylus provenienti dal Mediterraneo sono state trovate lontano in Bavaria. Metalli preziosi come stagno, rame, oro e argento erano inoltre tra i favoriti per i commerci a lunga distanza.
Ora: le reti commerciali dei mercanti raggiunsero anche le remote miniere dell’Asia centrale nel lontano II Millennio a.C.? Certamente ne sarebbe valsa la pena. Una grande cintura di oro e stagno si estende dai monti Altai fino al lago di Aral. Una miniera d’oro preistorica, la più grande del Caucaso centrale, è stata recentemente scoperta in Armenia.
Questa è già la seconda scoperta che viene fatta grazie ai lavori per il gasdotto Nord Stream: lo scorso agosto erano stati ritrovati altri manufatti preistorici e, al momento, si stanno studiando altri siti.
Fonte: http://ilfattostorico.com
venerdì 1 dicembre 2017
Archeologia. L’alimentazione nella preistoria. Cibi, cottura e pentole dal Neolitico alle prime età dei metalli. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia. L’alimentazione nella preistoria. Cibi, cottura e pentole dal Neolitico alle prime età dei metalli.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Nella ricerca archeologica, l’indagine sull’alimentazione antica impone un’attenta analisi di tutti i resti di cultura materiale. Percorrendo un viaggio attraverso gli antichi sapori si può ricostruire anche l’evoluzione delle tecnologie impiegate nella realizzazione dei manufatti. L’uomo preistorico si nutriva di alimenti crudi che si procurava con la caccia, la pesca e con la raccolta di frutta e verdura che cresceva allo stato selvatico.
Con la cottura dei cibi i popoli hanno diversificato le abitudini alimentari attuando la prima rivoluzione alimentare. Nel Neolitico, l’uomo da cacciatore e raccoglitore nomade, impara a
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Nella ricerca archeologica, l’indagine sull’alimentazione antica impone un’attenta analisi di tutti i resti di cultura materiale. Percorrendo un viaggio attraverso gli antichi sapori si può ricostruire anche l’evoluzione delle tecnologie impiegate nella realizzazione dei manufatti. L’uomo preistorico si nutriva di alimenti crudi che si procurava con la caccia, la pesca e con la raccolta di frutta e verdura che cresceva allo stato selvatico.
Con la cottura dei cibi i popoli hanno diversificato le abitudini alimentari attuando la prima rivoluzione alimentare. Nel Neolitico, l’uomo da cacciatore e raccoglitore nomade, impara a
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