venerdì 6 maggio 2011
Dubbi su Atlantide.
Errori di interpretazione
di Rolando Berretta.
Un giorno Polibio si imbattè in una affermazione di Dicearco, da Messina, che affermava che le Colonne d’Ercole distano dal Peloponneso 10.000 stadi e che è ancora maggiore la distanza fino all’estremità dell’Adriatico. Presa carta e penna, Polibio, cominciò la sua arringa:- “Io non prendo in considerazione la distanza tra Capo Malea (o Maleo- in Grecia) e lo Stretto di Messina. Trasformo l’altra parte del Mediterraneo occidentale in un triangolo. Prendo la distanza tra lo Stretto di Messina e Narbona. Prendo la distanza tra Narbona e Gibilterra. Conosco la profondità del Mare di Sardegna. Basta un semplice calcolo per dimostrare quale “fesseria” ha detto Dicearco.”- (Diciamo che la distanza tra capo Malea e Gibilterra era stimata in 22.500 stadi).
A questo punto entra in ballo un altro “grande”, ossia Strabone, che dice: “Mio caro Polibio…tutte le distanza che hai elencato sono state corrette dalla pratica della navigazione. Quindi risultano false le tue affermazioni come risulta falsa l’affermazione di Dicearco quando afferma che l’Ellesponto dista 7.000 stadi dalle Colonne. (Quest’ultimo dato, evidentemente, era sconosciuto a Polibio).
Morale della favola: Dicearco da Messina affermò che le Colonne d’Ercole, quelle del Mar Nero, distano 10.000 stadi dalla Grecia e che l’Ellesponto dista 7.000 stadi dalle Colonne e che la distanza tra l’Ellesponto e Capo Malea era di 3.000 stadi. Polibio gli rifece i calcoli tra Capo Malea e Gibilterra. La questione è abbastanza semplice da capire, ma scendendo nei dettagli, si scopre una frase che ha creato qualche problema ai traduttori. Questa è la resa in italiano:
-“ dice inoltre (Dicearco) che dalle Colonne d’Ercole allo stretto di Sicilia vi è una distanza di 3.000 stadi, di modo che la parte rimanente dallo Stretto alle Colonne misura secondo lui 7.000 stadi.” Rileggetela con attenzione; la distanza tra le Colonne e Messina è di 3.000 stadi all’andata e, al ritorno, è di 7.000 stadi. Manca la distanza tra Messina e la Grecia.
A questo punto è stata presa la frase;- dice inoltre che dalle Colonne d’Ercole allo stretto di Sicilia vi è una distanza di 3.000 stadi – e ci siamo ritrovati con un bel paio di Colonne nuove di zecca. Se, poi, vi fate una bella passeggiata tra le varie grotte della Sardegna vi verranno altri dubbi.
Tutto qui. A questo punto è partita la crociata contro Platone e la sua Atlantide (il vero bersaglio?).
Vorrei ricordare, per dovere di cronaca, che anche Diodoro Siculo ci ricorda di una strana isola nella quale finirono i fenici. Le spiegazioni, in questo caso, fanno acqua. L’isola è descritta bene e non può essere confusa con le Canarie né con Madera. Ognuno può esprimere la sua opinione.
(Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, Libro V, 19-20).
«Poichè abbiamo discorso delle isole che stanno al di qua delle Colonne d'Eracle, passeremo ora in rassegna quelle che sono nell'Oceano... Infatti, di fronte alla Libia (Africa) sta un'isola di notevole grandezza, e posta com'è in mezzo all'Oceano è lontana dalla Libia molti giorni di navigazione, ed è situata a occidente. La sua è una terra che dà frutti, in buona parte montuosa, ma in non piccola parte pianeggiante e di bellezza straordinaria. Poichè vi scorrono fiumi navigabili, da essi è irrigata, e presenta molti parchi piantati con alberi di ogni varietà, ricchi di giardini attraversati da corsi d'acqua dolce. La zona montuosa presenta foreste fitte e grandi alberi da frutto di vario genere, e valli che invitano al soggiorno sui monti, e molte sorgenti. In generale, quest'isola è ben fornita di acque dolci correnti. "Ora, nei tempi antichi quest'isola non fu scoperta per la sua grande distanza dall'intero mondo abitato, ma lo fu più tardi per le seguenti ragioni.
I Fenici, che da tempi antichi facevano continuamente viaggi per mare a scopo di commercio, fondarono molte colonie in Libia e non poche nelle parti occidentali dell'Europa. Poichè le loro iniziative procedevano secondo le aspettative, ammassarono grandi ricchezze e tentarono di navigare oltre le Colonne d'Eracle, nel mare cui gli uomini danno nome Oceano."E dapprima, proprio sullo stretto presso le Colonne, fondarono una città sulla costa europea, e poichè essa occupava una penisola, la chiamarono Gadira (Cadice). "Vi costruirono molte opere adatte a quei luoghi, e anche un sontuoso tempio di Eracle, e introdussero sacrifici magnifici condotti secondo i costumi dei Fenici. Si dà il caso che questo santuario sia stato tenuto in assai onore, sia allora che in tempi recenti fino alla nostra generazione. Anche molti Romani fecero voti a questo dio, e li adempirono dopo aver portato a termine le proprie gesta con successo. "I Fenici, dunque, mentre esploravano, per le ragioni sopra citate, la costa al di là delle Colonne, navigando lungo la Libia, furono portati fuori rotta dai venti, a grande distanza nell'Oceano. Dopo essere stati esposti alla tempesta per molti giorni, furono portati sull'isola che abbiamo citato, e una volta constatata la sua prosperità e la sua natura, ne resero nota l'esistenza a tutti gli uomini. "E perciò i Tirreni, al tempo in cui erano padroni del mare, intrapresero il tentativo di mandarvi una colonia, ma i Cartaginesi lo impedirono, sia perchè per la fertilità dell'isola molti vi si volevano trasferire da Cartagine, sia per prepararsi un luogo in cui rifugiarsi contro gli imprevisti della sorte, nel caso che a Cartagine toccasse qualche disastro totale. Infatti, dal momento che erano padroni del mare, avrebbero potuto, pensavano, far vela con tutta la casa e la famiglia verso un'isola sconosciuta a chi li avesse sconfitti.»
Chiarito il discorso delle Colonne resta il problema della grande isola posta a occidente e a molti giorni di navigazione.
Nel gran polverone del dibattito che dura da diversi secoli, ad un certo punto, compare una carta del gesuita Atanasio Kircher ( 1602- 1680).
Basta girarla, il nord è in basso, e basta far coincidere la Spagna e l’Africa e l’America per rendersi conto di dove verrebbe collocata l’Insula Atlantis.
Visto che questa carta viene tirata in ballo proverò a spiegarvela dal mio punto di vista.
Lo Sri Lanka, la mitica Taprobana, non sanno proprio dove collocarla.
Lasciamo perdere quella carta, e il suo utilizzo, in questo contesto.
Avete letto Diodoro ?
I Tirreni, a cui i Cartaginesi impongono le loro volontà, non erano sicuramente gli Etruschi.
I Cartaginesi, si legge tra le righe, erano impegnati in una guerra dall’esito incerto?
Possiamo ipotizzare in quale periodo avvenne la scoperta dei Fenici della grande isola?
La notizia della scoperta giunse alle orecchie attente di Platone chi vi ambientò la “sua” Atlantide?
Possiamo togliere il mito, e sono d’accordo, ma resta la scoperta della grande isola a occidente.
Qualche esperto può spiegarci questo periodo?
di Rolando Berretta.
Un giorno Polibio si imbattè in una affermazione di Dicearco, da Messina, che affermava che le Colonne d’Ercole distano dal Peloponneso 10.000 stadi e che è ancora maggiore la distanza fino all’estremità dell’Adriatico. Presa carta e penna, Polibio, cominciò la sua arringa:- “Io non prendo in considerazione la distanza tra Capo Malea (o Maleo- in Grecia) e lo Stretto di Messina. Trasformo l’altra parte del Mediterraneo occidentale in un triangolo. Prendo la distanza tra lo Stretto di Messina e Narbona. Prendo la distanza tra Narbona e Gibilterra. Conosco la profondità del Mare di Sardegna. Basta un semplice calcolo per dimostrare quale “fesseria” ha detto Dicearco.”- (Diciamo che la distanza tra capo Malea e Gibilterra era stimata in 22.500 stadi).
A questo punto entra in ballo un altro “grande”, ossia Strabone, che dice: “Mio caro Polibio…tutte le distanza che hai elencato sono state corrette dalla pratica della navigazione. Quindi risultano false le tue affermazioni come risulta falsa l’affermazione di Dicearco quando afferma che l’Ellesponto dista 7.000 stadi dalle Colonne. (Quest’ultimo dato, evidentemente, era sconosciuto a Polibio).
Morale della favola: Dicearco da Messina affermò che le Colonne d’Ercole, quelle del Mar Nero, distano 10.000 stadi dalla Grecia e che l’Ellesponto dista 7.000 stadi dalle Colonne e che la distanza tra l’Ellesponto e Capo Malea era di 3.000 stadi. Polibio gli rifece i calcoli tra Capo Malea e Gibilterra. La questione è abbastanza semplice da capire, ma scendendo nei dettagli, si scopre una frase che ha creato qualche problema ai traduttori. Questa è la resa in italiano:
-“ dice inoltre (Dicearco) che dalle Colonne d’Ercole allo stretto di Sicilia vi è una distanza di 3.000 stadi, di modo che la parte rimanente dallo Stretto alle Colonne misura secondo lui 7.000 stadi.” Rileggetela con attenzione; la distanza tra le Colonne e Messina è di 3.000 stadi all’andata e, al ritorno, è di 7.000 stadi. Manca la distanza tra Messina e la Grecia.
A questo punto è stata presa la frase;- dice inoltre che dalle Colonne d’Ercole allo stretto di Sicilia vi è una distanza di 3.000 stadi – e ci siamo ritrovati con un bel paio di Colonne nuove di zecca. Se, poi, vi fate una bella passeggiata tra le varie grotte della Sardegna vi verranno altri dubbi.
Tutto qui. A questo punto è partita la crociata contro Platone e la sua Atlantide (il vero bersaglio?).
Vorrei ricordare, per dovere di cronaca, che anche Diodoro Siculo ci ricorda di una strana isola nella quale finirono i fenici. Le spiegazioni, in questo caso, fanno acqua. L’isola è descritta bene e non può essere confusa con le Canarie né con Madera. Ognuno può esprimere la sua opinione.
(Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, Libro V, 19-20).
«Poichè abbiamo discorso delle isole che stanno al di qua delle Colonne d'Eracle, passeremo ora in rassegna quelle che sono nell'Oceano... Infatti, di fronte alla Libia (Africa) sta un'isola di notevole grandezza, e posta com'è in mezzo all'Oceano è lontana dalla Libia molti giorni di navigazione, ed è situata a occidente. La sua è una terra che dà frutti, in buona parte montuosa, ma in non piccola parte pianeggiante e di bellezza straordinaria. Poichè vi scorrono fiumi navigabili, da essi è irrigata, e presenta molti parchi piantati con alberi di ogni varietà, ricchi di giardini attraversati da corsi d'acqua dolce. La zona montuosa presenta foreste fitte e grandi alberi da frutto di vario genere, e valli che invitano al soggiorno sui monti, e molte sorgenti. In generale, quest'isola è ben fornita di acque dolci correnti. "Ora, nei tempi antichi quest'isola non fu scoperta per la sua grande distanza dall'intero mondo abitato, ma lo fu più tardi per le seguenti ragioni.
I Fenici, che da tempi antichi facevano continuamente viaggi per mare a scopo di commercio, fondarono molte colonie in Libia e non poche nelle parti occidentali dell'Europa. Poichè le loro iniziative procedevano secondo le aspettative, ammassarono grandi ricchezze e tentarono di navigare oltre le Colonne d'Eracle, nel mare cui gli uomini danno nome Oceano."E dapprima, proprio sullo stretto presso le Colonne, fondarono una città sulla costa europea, e poichè essa occupava una penisola, la chiamarono Gadira (Cadice). "Vi costruirono molte opere adatte a quei luoghi, e anche un sontuoso tempio di Eracle, e introdussero sacrifici magnifici condotti secondo i costumi dei Fenici. Si dà il caso che questo santuario sia stato tenuto in assai onore, sia allora che in tempi recenti fino alla nostra generazione. Anche molti Romani fecero voti a questo dio, e li adempirono dopo aver portato a termine le proprie gesta con successo. "I Fenici, dunque, mentre esploravano, per le ragioni sopra citate, la costa al di là delle Colonne, navigando lungo la Libia, furono portati fuori rotta dai venti, a grande distanza nell'Oceano. Dopo essere stati esposti alla tempesta per molti giorni, furono portati sull'isola che abbiamo citato, e una volta constatata la sua prosperità e la sua natura, ne resero nota l'esistenza a tutti gli uomini. "E perciò i Tirreni, al tempo in cui erano padroni del mare, intrapresero il tentativo di mandarvi una colonia, ma i Cartaginesi lo impedirono, sia perchè per la fertilità dell'isola molti vi si volevano trasferire da Cartagine, sia per prepararsi un luogo in cui rifugiarsi contro gli imprevisti della sorte, nel caso che a Cartagine toccasse qualche disastro totale. Infatti, dal momento che erano padroni del mare, avrebbero potuto, pensavano, far vela con tutta la casa e la famiglia verso un'isola sconosciuta a chi li avesse sconfitti.»
Chiarito il discorso delle Colonne resta il problema della grande isola posta a occidente e a molti giorni di navigazione.
Nel gran polverone del dibattito che dura da diversi secoli, ad un certo punto, compare una carta del gesuita Atanasio Kircher ( 1602- 1680).
Basta girarla, il nord è in basso, e basta far coincidere la Spagna e l’Africa e l’America per rendersi conto di dove verrebbe collocata l’Insula Atlantis.
Visto che questa carta viene tirata in ballo proverò a spiegarvela dal mio punto di vista.
Lo Sri Lanka, la mitica Taprobana, non sanno proprio dove collocarla.
Lasciamo perdere quella carta, e il suo utilizzo, in questo contesto.
Avete letto Diodoro ?
I Tirreni, a cui i Cartaginesi impongono le loro volontà, non erano sicuramente gli Etruschi.
I Cartaginesi, si legge tra le righe, erano impegnati in una guerra dall’esito incerto?
Possiamo ipotizzare in quale periodo avvenne la scoperta dei Fenici della grande isola?
La notizia della scoperta giunse alle orecchie attente di Platone chi vi ambientò la “sua” Atlantide?
Possiamo togliere il mito, e sono d’accordo, ma resta la scoperta della grande isola a occidente.
Qualche esperto può spiegarci questo periodo?
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