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giovedì 20 ottobre 2016

Atlantide…secondo Marco Bulloni esiste ancora. Un articolo di Gabriele Speranza.

Atlantide…secondo Marco Bulloni esiste ancora.
di Gabriele Speranza.

Di fronte a un titolo come "ho scoperto la vera Atlantide" il primo pensiero che viene è: un'altra? Ecco un'altra ciarlataneria, di Atlantidi ne sono state scoperte già tante, e nessuna convincente. Non ce ne serve proprio un'altra.
Per capire perché questo libro è diverso, bisogna ricordare come viene vissuto il mito di Atlantide. Il racconto di Platone contiene alcune cose credibili, altre straordinarie e al limite dell'incredibile, e altre che in realtà potrebbero riferirsi ad Atene poiché il confine tra le due descrizioni non è tracciato in modo chiaro. E gli appassionati del mito pretendono che una candidata a essere Atlantide contenga tutte le cose più incredibili, e nel modo in cui loro stessi le hanno estese così da renderle del tutto fantascientifiche. Il resto è irrilevante: se non c'è, non danneggia la candidatura.
Il luogo che Marco Bulloni ha scoperto non è così. Contiene molte delle cose più credibili, ed è credibile che quello che manca sia scomparso nei millenni che sono passati, ma non contiene nulla di
fantascientifico. E questo vuol dire che potrebbe veramente essere Atlantide, che stavolta le probabilità sono molto alte. Ma vuol dire anche che nessun appassionato di Atlantide sarà disposto ad accettare quel luogo come la vera Atlantide, a partire dalla cronologia.

Seguendo un suggerimento già utilizzato da parecchi autori antichi, Bulloni accetta l'idea che, dato che gli Egizi per misurare il tempo usavano più spesso i mesi che gli anni, quando le date citate dagli Egizi appaiono incredibili si tratta di un errore di traduzione, erano mesi e non anni. 9000 mesi sono circa 700 anni, il che colloca Atlantide poco prima della guerra di Troia, in un'epoca in cui in molti luoghi la civiltà era abbastanza avanzata di produrre grandi costruzioni. Era l'epoca delle costruzioni megalitiche, composte da pietre rozzamente squadrate o non squadrate affatto. L'epoca ad esempio dei nuraghi sardi e forse di Stonehenge. Ecco, le costruzioni presenti nell'Atlantide di Bulloni hanno una certa somiglianza con i nuraghi più evoluti, quelli composti con pietre almeno un po' squadrate. Ovviamente, questo vuol dire che Atlantide non sarebbe il luogo di origine di ogni civiltà, se mai è solo una tra le tante civiltà del secondo millennio a.C. Inaccettabile… per il semplice motivo che potrebbe essere vero, e Atlantide non deve, non può apparire vera. Se appare vera, noi non ci crediamo… Atlantide è un sogno, non può permettersi di uscire dalle nebbie del passato se non è dotata di tutte quelle caratteristiche incredibili.
Ma se ci sentiamo disposti a rifiutare questo ragionamento, possiamo aprire il libro e leggere quello che ci racconta.
L'isola si chiama grande Solovetsky, parte delle isole Solovetsky o Solosky, e si trova nel mar Bianco. Una posizione certo insolita per un'aspirante Atlantide, ma del resto Atlantide è stata localizzata un po' dappertutto e questa non è la posizione più strana fra quelle proposte.
La regione di terraferma poco più a Sud, la Carelia, è certamente stata densamente abitata nella preistoria, come mostrano un gran numero di reperti, in particolare petroglifi (graffiti sulla pietra). E l'isola stessa, secondo gli archeologi, fu abitata fino verso il 1300 a.C., per poi essere abbandonata per oltre due millenni, finché un gruppo di monaci ortodossi vi si stabilì per fondare un monastero.
Ecco, la vista da lontano del monastero lo rivela come un normalissimo monastero ortodosso, con le caratteristiche cupole orientali. Anche se, stranamente, esso si trova all'interno di una fortezza. Ma avvicinandosi, si scopre che la parte inferiore delle mura è composta da pietre enormi, e che sembrano antichissime. Parte di una costruzione megalitica, il tipo di costruzioni che si facevano soltanto in epoca preistorica.
Ora, la storia del monastero scritta dai monaci qualche secolo fa non parla di avanzi di costruzioni preesistenti, e questa omissione è un piccolo mistero. Ma di fronte all'evidenza di quelle pietre, non possiamo non concludere che i monaci hanno mentito, o comunque hanno omesso alcune informazioni fondamentali: quelle pietre sono preistoriche.
L'autore ci invita quindi alla loro analisi. La cinta più esterna, la fortezza, è interrotta da alcune torri vagamente simili a nuraghi. E nella forma e nelle dimensioni, corrisponde alla cinta più esterna dell'acropoli di Atlantide, come descritta da Platone. C'è anche un particolare caratteristico: una delle torri non ha la base sullo stesso piano delle altre, ma più in alto, particolare diligentemente registrato nel Crizia.
Dentro questa cinta, Platone parla di un recinto rettangolare, di cui annota con precisione le dimensioni. Nel Monastero Maggiore, c'è una serie di edifici di quella forma e dimensioni, ma senza evidenti tracce di pietre preistoriche, il che non impedisce di pensare che siano stati costruiti sulle fondamenta di qualcosa di più antico.
Dentro a questo, ci sono le tre chiese. Che sono la parte più strana del Monastero, e sono composte di tre parti architettonicamente molto diverse.
Le chiese non sorgono a livello del suolo, ma sopra un pianterreno in gran parte megalitico. Certo, un certo numero di chiese cristiane posseggono una cripta, ma qui non siamo di fronte a una cripta. Bulloni riporta la pianta di una parte di questo pianterreno, una pianta strana e composta di ambienti strettissimi, a cui sarebbe difficile trovare un utilizzo. Come se l'architetto non sapesse costruire una cripta che con una serie di volte a crociera sostiene solidamente la chiesa sovrastante, ma sapesse costruire solo architravi, e gli architravi in pietra non possono essere di grandi dimensioni, e per qualche motivo l'architetto 
avesse deciso di evitare gli architravi in legno (che, del resto, dopo un po' di secoli marciscono).
Di fianco, c'è una struttura per salire al livello delle chiese: anche questa strana, megalitica, e non si riesce minimamente a capire perché un architetto dovrebbe aver fatto una tale scelta.
Poi, le tre chiese, le cui mura hanno un aspetto moderno. Bulloni cerca di attribuire a due di queste strutture, comunque non corrispondenti agli standard dell'architettura cristiana ortodossa, una causale antica (la ripresa di una struttura preesistente) ma questo è forse il punto più debole del libro.
Platone afferma che al centro c'era un enorme tempio di Poseidone, e ne descrive le decorazioni più che la struttura architettonica, per cui la corrispondenza qui non può essere che vaga. Possiamo comunque supporre che al posto delle tre chiese ci fosse un singolo vano (probabilmente costruito in legno e non in pietra). E che l'aggettivo "barbarico" usato nel Crizia si riferisca a quella strana rampa per salire al primo piano, e le sue grandi arcate.
Già, le arcate. Bulloni non lo sottolinea, ma in mezzo alle grandi pietre, ci sono un certo numero di archi, tutti rigorosamente in mattoni. E anche questo contribuisce alla stranezza della costruzione. E' come se l'architetto non sapesse fare gli archi nello stesso materiale dei muri. O se qualcuno abbia sostituito le coperture delle aperture, tranne alcune strette feritoie nelle torri. Perché erano in legno o perché malfatte ? Ricordiamo infatti che i falsi archi, utilizzati con abbondanza nel secondo millennio a.C., hanno un difetto: tendono facilmente a crollare.
C'è un'eccezione che ci può dire qualcosa: nella foto a pag. 159 ci sono due archi in pietra. Ma specialmente quello di destra è strano: è goffo, maldestro. Come se il suo progettista avesse abbandonato il corso di architettura mentre si stava spiegando come si fanno gli archi. O se fosse vissuto nel secondo millennio avanti Cristo.
Non è finita, l'isola contiene tante costruzioni insolite: capanne megalitiche, eventualmente con una volta in mattoni. Grossi mucchi di pietre. Una complessa rete di canali che unisce gli innumerevoli laghi di cui è coperta l'isola. E alcuni grandi moli in pietra, che formano un vero e proprio porto, troppo lontano dal monastero per essere il porto usato dai monaci. Nessuna versione ufficiale afferma che queste costruzioni siano preistoriche, ma la tecnica costruttiva, in diversi casi, è megalitica. E non si comprende per quale scopo i monaci dovrebbero aver costruito tutto questo, con un impegno certamente enorme. Insomma, quest'isola, anche se non fosse Atlantide, comunque nasconderebbe un certo numero di misteri.
Ma, la domanda è naturale: come è possibile che i resti di Atlantide possano essere sopra il livello del mare? Atlantide è sprofondata nell'oceano. Bulloni risponde semplicemente: il cataclisma è stato uno tsunami, l'isola è piccola e bassa, e l'onda l'ha ricoperta quasi completamente. L'isola si è trovata sotto il mare tranne le cime delle due colline più alte, poi è riapparsa, ma gravemente danneggiata. E trasformata in uno strano miscuglio di terra e acqua, perché sono rimasti tantissimi laghetti: un particolare che gli appassionati di Atlantide dimenticano, ma che Platone riporta.
Ma Atlantide era un grande continente, non una piccola isola. Risposta: Platone non dice che l'isola è grande. Parla dell'acropoli, e poi del resto del paese, che è grande. Il resto del paese c'è, ma non è sull'isola, è sul continente, è la Carelia.  Proseguendo la sua corsa, lo tsunami ha colpito duramente anche la Carelia, così ponendo fine alla civiltà di cui l'isola era espressione, e le costruzioni sull'isola non furono più ricostruite, se non millenni dopo e con obiettivi diversi, dai monaci ortodossi.
Bulloni crede di aver fatto un'altra scoperta: le colonne d'Ercole non erano a Gibilterra, ma sono qui, poco lontano dalle isole Solovetsky. Nella penisola di Kola ci sono due monti quasi gemelli, uno dei quali ha due particolari caratteristiche: un enorme disegno preistorico, che rappresenta un uomo con le mani in alto come a reggere qualcosa, e una conformazione, nella parte posteriore, caratterizzata da una grande spaccatura, come Strabone dice che era il monte Atlante: ecco, quello era il monte Atlante, che in coppia con l'altro monte forma le colonne d'Ercole. Che, in prossimità del circolo polare, potevano essere percepite come il perno su cui gira la volta stellata. Atlantide era, quindi, subito oltre le colonne d'Ercole, come dice Platone, e non a migliaia di chilometri di distanza, come si sarebbe costretti a dire misurando la distanza tra Gibilterra e le isole Solovetsky, e come accade per altre candidate ad essere Atlantide.
E infine, la scoperta forse più straordinaria: il Labirinto. Sia in Carelia, sia nelle isole Solovetsky, esistono alcuni labirinti in pietra, del diametro di alcuni metri. Bisogna spiegare: siamo abituati a un certo aspetto dei labirinti, in particolare quello di alcuni giardini rinascimentali, ma la preistoria ci ha lasciato un certo numero di rappresentazioni, spesso di pochi centimetri di grandezza, di labirinti fatti diversamente, con una serie di archi collegati tra loro. Era una figura che certo aveva un forte significato simbolico, tanto è vero che se ne sono trovati in luoghi molto lontani tra loro.
I labirinti preistorici che si trovano in quest'area sono più grandi, ma osservandone uno Bulloni e sua figlia hanno avuto un'intuizione: il labirinto è la mappa dell'isola!
Già: la parte settentrionale dell'isola ha una forma vagamente circolare, e contiene i resti di una serie di terrapieni: è il Labirinto, che non era composto di cinte concentriche, come è stato erroneamente riferito a Platone, ma da semicirconferenze collegate tra loro secondo il simbolo preistorico, ovviamente danneggiato dallo tsunami che in più punti ha portato via enormi quantità di terra, rovinando la forma dell'isola che il lavoro degli uomini preistorici doveva aver reso perfettamente circolare, in questa zona.
Verso Sud-Est c'è una grande baia: l'ingresso al Labirinto. Certo, sarebbe stato più elegante se fosse stato perfettamente allineato a Sud, ma non si può pretendere troppo dalla Natura. Nelle mappe dell'isola, cioè nei labirinti fatti di pietre, accanto all'ingresso c'è una pietra apparentemente priva di significato: quella doveva essere l'ubicazione della capitale, in un luogo in cui però oggi non si trovano tracce di costruzioni antiche.
Quindi, quest'isola era essa stessa un simbolo sacro, l'isola nella sua interezza era il Labirinto. Il che la rendeva un'isola sacra molto più sacra di ogni altro luogo. Oltre ad altre peculiarità, in particolare: pur essendo a pochi chilometri dal circolo polare, il clima sull'isola è quasi mite. D'inverno il Mar Bianco ghiaccia, per questo si chiama così, ma attorno all'isola resta comunque un anello di acqua sgombra: perché la crosta terrestre è particolarmente sottile, è il calore della lava dell'interno della Terra a tenere quasi tiepido questo luogo, un luogo a maggior ragione del tutto straordinario.
Bulloni arriva a credere a un'affermazione di Platone: che sull'isola c'erano gli elefanti. Credo che stavolta esageri, e comunque se Atlantide coincidesse con l'Haou-Nebout degli Egizi (come suppongono Berni e Chiappelli), in realtà gli Egizi avrebbero formato il loro giudizio sulle zanne di elefante portate in dono dagli ambasciatori di Haou-Nebout e rappresentate nella tomba di Rekmire: e i casi sono due, o quelle erano zanne di mammut, prelevate dagli immensi ammassi di ossa della Siberia settentrionale, non tanto lontano dal Mar Bianco. Oppure, le compravano lungo il percorso (via mare attraverso Gibilterra, come suppongono Berni e Chiappelli, e non attraverso i fiumi Dvina, Volga, Don, Dnepr etc. che permettono di fare su acqua quasi tutto il percorso tra la Carelia e il mar Nero, come suppone Bulloni). In quest'ultimo caso, si spiegherebbe anche l'impero descritto da Platone: erano i paesi toccati durante il viaggio, un impero commerciale, non un impero politico.
Infine, vorrei aggiungere una piccola ipotesi personale. Se la grande Solovetsky non fosse Atlantide, ci sarebbe un'altra possibilità: Pomponio Mela, in questo discordando da tutti gli altri scrittori antichi, colloca a Nord-Est della punta Sud della Norvegia, cioè pressappoco qui, un'altra isola celebre della mitologia greca: Thule. Comunque, quest'isola, così carica di misteri, e di costruzioni che non ci aspetteremmo di trovare, qualunque cosa fosse merita di essere studiata, perché può raccontarci qualcosa sulla preistoria dell'uomo e quindi sugli inizi della nostra civiltà.

1 commento:

  1. Aldo Ummarino scrive:
    Certamente, i Greci conoscevano bene il mediterraneo, la posizione delle colonne d'ercole, quindi, quando dicono che Atlantide si trovava davanti alle colonne d'ercole indicano una direzione precisa, di seguito :

    La Geografia di Strabone

    Egli poi conobbe ottimamente anche gli uomini settentrionali, cui egli non ha menzionati nominatamente (perchè nè adesso pure hanno un nome a tutti comune), ma sì. dal modo del
    vivere, dicendoli nomadi, preclari agitatori di cavalli, e galattofagi, e poveri.
    Ed anche altrove dimostra che l’oceano cinge all’intorno la terra , quando così parla appo lui Giunone : Dell’ alma terra Ai fini‘ ‘estremi a visîtar men vada.
    perocchè viene a dire con queste parole che a tutte l’estremità si congiunge l’oceano: e le estremità costituìscono la circonferenza. E nella Oplopea, colloca Ora Omero dice: la nave uscì dalle correnti dell'oceano e giunse nel mare, il quale non è altro che lo stesso oceano:
    sicchè a interpretarlo diversamente, direbbe che uscendo dell’oceano entrò nell’oceano.
    Dovunque fu dato agli uomini ili pervenire sino alle estremità della terra trovarono
    quel mare che chiamiamo oceano: e dove .al. Senso non è conceduto di accertarsene, lo dimostra il raziocinio: perocchè lungo il lato orientale clflè dalla parte dell’ India, e lungo
    l’occidentale ch’è verso gli Iberi e i Maurusii si può navigare , ed anche lungo gran
    parte dei lati di mezzogiorno e di settentrione.
    Eratostene e Strabone chiamavano Atlantico tutto l’ oceano, e non avendo notizia dell’America supponevano che si stendesse dall’ Europa e dall’ Africa sino all’ India , senza interruzione, perocchè: coloro i quali avendo intrapresa quella navigazione non vi riuscirono, non dissero già di aver dato volta per avere trovato verun continente che loro si opponesse; ma sibbene per mancanza di vettovaglie e per essere i luoghi deserti: e non mai perchè fosse venuto meno il passaggio del mare.
    Omero poi, come conobbe e descrisse esattamente le estremità della terra abitata e le cose che stanno alla sua circonferenza, così fece altrettanto anche del mare interiore.
    Perocchè a cominciare dalle Colonne d’Ercole lo circondano la Libia, l’Egitto e la Fenicia;
    poi le spiagge rimpetto a Cipro; quindi i Solimi, i Licii, i Carii; e dopo costoro il lido ch’è fra Micale e la 'I‘roade, e le isole circonvicine, tutte menzionate da lui; come anche ordinatamente annovera quelle che giacciono lungo la Propontide e l’Eussino fino alla
    Colchide, e della spedizione di Giasone.
    E conobbe anche l’Istro, avendo fatta menzione de’ Misii, nazione di Tracia che abita lungo quel fiume.
    Conobbe eziandio la spiaggia marittima che vien dopo, cioè la Tracia fino al Peneo; perocchè nominò i Peonii ‘e |’Ato e l’Assio colle isole adiacenti a que’ luoghi. Appresso viene la marina degli Elleni fino ai Tesprozii, di tutta la quale fece parimenti menzione. Conobbe inoltre anche le estremità dell’ Italia, giacchè nominò Temeso e i Siculi: e le estremità dell’lberia e la loro buona natura, come poc’ anzi dicemmo.

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