mercoledì 1 giugno 2011
Aristotele e le colonne d'Ercole
Le colonne d'Ercole nell'ecumene di Aristotele
di Antonio Usai
Come altri studiosi, vorrei dire la mia sulle colonne d'Ercole e precisamente sul primo posizionamento delle colonne. Un giorno dopo aver visto la trasmissione di Mario Tozzi "Gaia" dedicata al mito di Atlantide che in un suo libro il giornalista Sergio Frau localizzava in Sardegna, ho comprato quel libro dal titolo "Le colonne d'Ercole un'inchiesta". Dopo averlo letto, per avere dei riscontri su quanto S. Frau afferma, ho acquistato altri libri di storici antichi (Erodoto, Aristotele, Polibio, Strabone e tanti altri) dai quali si capisce che le colonne d'Ercole fino alla fine del IV a.C. erano tutt'altro che a Gibilterra. Tutti gli indizi portano, invece, al canale di Sicilia: Aristotele in "Meteorologia" con i suoi fondali bassi, Dicearco con le sue distanze e così via. Una “prova” piuttosto corposa nel suo libro Frau la dà citando un passo della descrizione geografica della terra, tratta da un libro attribuito ad Aristotele, che Frau titola "perì kosmos" e che dice che chi entra nel mare interno attraverso le colonne d'Ercole, trova per prima cosa sulla destra le due Sirti. Poi, però, Frau dice che subito dopo, sempre in questo "perì kosmos", tutto si biforca a causa, così si capisce, di certi mari che Aristotele mette al di là delle colonne, ma che non ci dovrebbero essere, e anche a causa dei confini che Aristotele dà alla Libia.
Questi motivi, a Frau, sono sufficienti per fargli affermare che ora, per Aristotele, le colonne non sono più nel canale di Sicilia ma incontrovertibilmente a Gibilterra.
Per prima cosa mi sono chiesto se Aristotele si fosse contraddetto mettendo le colonne prima al canale di Sicilia e subito dopo a Gibilterra. Rileggo più volte quello che Frau riporta nel suo libro dal "perì kosmos" e, ogni volta, la mia risposta era la stessa: per Aristotele le colonne sono sempre al canale di Sicilia. Allora ho acquistato quel "perì kosmos" il cui titolo esatto è "Trattato sul cosmo per Alessandro" di Giovanni Reale. Non ricordo quante volte ho letto la descrizione geografica che Aristotele fa della terra; ma ogni volta che la leggevo oltre che confermarmi ulteriormente che le colonne d'Ercole non sono assolutamente a Gibilterra ma al canale di Sicilia in tutta la descrizione geografica, si capisce chiaramente come, nella sua mente, Aristotele vedeva il mondo che lo circondava. Come seconda cosa, di questa visione del mondo di Aristotele ne ho fatto tre cartine che ho allegato a questo mio scritto.
Inoltre per essere più sicuro di tutto ciò, ho portato il testo Aristotelico, solo la versione in greco, a una professoressa di latino e greco antico, la quale molto gentilmente me l'ha tradotto. Tutta la descrizione dipende da poche e semplici parole, quattro nella traduzione di Giovanni Reale, sei in quella della professoressa alla quale avevo portato il testo in greco:« All'interno verso Occidente, facendosi strada con uno stretto passaggio alle cosiddette Colonne d'Ercole, l'Oceano penetra nel mare interno.» (Giovanni Reale) « Al di qua, invece, verso Occidente....» (professoressa). Queste semplicissime parole, sulle quali tutti sorvolano, dicono chiaramente, categoricamente e senza ombra di dubbio, che le colonne d'Ercole non sono a Gibilterra, perché stando a Gibilterra come si riuscirebbe a entrare nel Mediterraneo andando verso Occidente? Da Gibilterra si entra nel Mediterraneo andando verso Oriente.
Dove sono allora le colonne? Lo dice Aristotele stesso (anche Frau):« All'interno verso Occidente (verso la sponda occidentale) facendosi strada con uno stretto passaggio alle cosiddette colonne d'Ercole, l'Oceano penetra nel mare interno come in un porto, e allargandosi a poco a poco si estende, abbracciando grandi golfi collegati l'uno con l'altro, ora sboccando in strette aperture, ora nuovamente allargandosi. Orbene, in primo luogo, si dice che, dalla parte destra per chi entra attraverso le colonne d'Ercole, forma due golfi, che costituiscono le cosiddette Sirti, delle quali l'una è denominata Grande e l'altra Piccola », cioè al canale di Sicilia. Subito dopo, per Frau, tutto si biforca; invece: «Dall'altra parte non forma più golfi simili a questi e forma invece tre mari, ossia il mare di Sardegna, il mare di Galazia (o di Gallia) e l'Adriatico...»!? Cosa ci fa l'Adriatico qui?
Certo sembrerebbe che Aristotele abbia fatto un errore mettendolo al di là delle colonne, ma Aristotele, se leggiamo attentamente, non lo sta mettendo al di là, come non sta mettendo neanche gli altri due mari, infatti il testo recita: «Orbene, in primo luogo, si dice che, dalla parte destra per chi entra (nel mare interno) attraverso le colonne d'Ercole...» ci fa capire che nel mare (o, comunque, all'interno della terra abitata) si può entrare anche da un'altra parte e cioè: Dall'altra parte (parte opposta alle colonne dove si trova il golfo di Galazia; vedere mia cartina). Quindi: «Dall'altra parte...forma (oceano) invece tre mari, ossia il mare di Sardegna, il mare di Galazia e (tramite lo stretto di Messina) l'Adriatico, e, subito appresso, situato in senso obliquo, il mare di Sicilia...» e tutto il resto.
Ora parlerò dei mari al di qua e al di là delle colonne; il mare al di qua è chiamato interno e come fa capire la parola stessa e lo stesso Aristotele, è un mare chiuso; mentre il mare al di là, l'esterno, per l'autore è un mare aperto e lo si capisce chiaramente quando dice: «Il mare che sta all'esterno della terra abitata si chiama Atlantico o Oceano, e ci bagna tutto intorno. All'interno verso Occidente...la due Sirti». Moltissimo quando recita: «Successivamente, poco al di là degli Sciti e della regione Celtica rinserra la terra abitabile fino al golfo di Galazia e le colonne d'Ercole, di cui abbiamo detto sopra, al di là delle quali l'Oceano circonda la terra». Questo vuol dire che per Aristotele la Libia finisce alle colonne d'Ercole del canale di Sicilia, oltre le quali (e adesso davvero verso Occidente, verso l'America) non ci sono, o meglio non in quella posizione che conosciamo, la Tunisia, l'Algeria e il Marocco, ma solo l'atlantico te kai Oceano che tutto circonda e che forma (verso oriente) i tre mari e tutto il resto. Quindi è chiarissimo quando scrive: «La Libia è quella regione che si estende dall'istmo Arabico (o dal Nilo) fino alle colonne d'Ercole». Addirittura l'Iberia Aristotele la cita una sola volta e non certo come sede delle colonne, ma perché attorno a lei e alle isole Britanniche « ci sono delle piccole isole che « formano una corona di isole attorno alla terra abitata ». Tutto inizia e tutto finisce in un mondo tutto e solo greco.
E ora mi sia consentito dire: «..e aveva un’isola innanzi a quella bocca,che si chiama, come voi dite, colonne d'Ercole» (Platone-Timeo). E così, sia nel mare Atlantico chiuso di Platone, sia nell'Oceano Atlantico,dove la mettono la maggior parte degli studiosi moderni,ma purtroppo per loro nell'Atlantico di questo Aristotele,al di là delle colonne d’Ercole c'é sempre un'isola: la mia Sardegna.
Bibliografia:
. Le Colonne d’Ercole un’inchiesta, di Sergio Frau, 2002 Nur Neon, Roma
. Trattato Sul cosmo per Alessandro, di Giovanni Reale/Abraham P.Bos, ed. Vita e Pensiero, Milano 1995
. Erodoto “Storie”, a cura di Luigi Annibaletto, Arnoldo Mondatori editore, Milano 2009
. Polibio “Storie”, a cura di Roberto Nicolai, 1998 Newton & Compton editori, Roma
. Platone, Opere complete, 6 Editori Laterza, Roma 2003
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Bravo!
RispondiEliminaottimo lavoro
RispondiEliminaSalve Usai.Forse non ho capito bene io. Se dall'oceano aristotelico entriamo tra le Colonne d'Ercole del Mare di Sicilia, mi pare che si proceda verso oriente e non verso Occidente. Comunque la Libia e il Golfo della Sirte è a destra.
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