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giovedì 17 ottobre 2024

Tiro, l'antica città che commercio' con Salomone e che la tradizione vuole "madre patria" di Cartagine.

Tiro, l'antica città che commercio' con Salomone e che la tradizione vuole "madre patria" di Cartagine.



Nel sud dell'attuale Libano, 20 km a nord di Israele e 80 km a sud di Beirut, ci sono prove di un'antica guerra combattuta tra Alessandro Magno e il re di Tiro. Questa città è nota agli studiosi della Bibbia per la profezia di Ezechiele che ne annunciò la caduta. L'antica Tiro era sulla terraferma ma ne fu costruita un'altra su

un'isoletta per essere più facilmente difendibile dagli attacchi nemici. Su questa c'erano due porti che si affacciavano sui lati opposti dell'isola: uno settentrionale, (chiamato porto di Sidone) e uno meridionale (chiamato porto egizio). Queste due infrastrutture consentirono alla città di prosperare per quasi un millennio.  La parte insulare della città fu fortificata mentre la città antica, quella sulla terraferma, serviva principalmente per i rifornimenti di acqua e provviste. Nell'isola vivevano prevalentemente le famiglie nobili e si svolgevano le funzioni religiose. 



Quando re Salomone costruì il primo tempio a Gerusalemme, re Hiram di Tiro fornì il legno di cedro dalle foreste del Libano e gli artigiani qualificati per la costruzione del tetto. Tiro si arricchì anche per il commercio  della tintura viola, la celebre porpora per gli abiti, ottenuta dai molluschi Murex, ma era necessaria una grande quantità per produrre ogni singolo grammo di tintura, quindi il costo era altissimo. Col tempo, il viola divenne un colore associato alla regalità. Tiro fu una delle principali città dei fenici, insieme a Byblos e Sidone, tutte organizzate come città-stato indipendenti fra loro, perciò quando si parla di fenici si intende una corrente culturale e non un popolo. Non erano uniti politicamente ma con le loro navi mercantili si avventuravano in tutto il Mediterraneo e contribuivano al benessere delle loro città d'origine. Culturalmente, i Fenici erano gruppi di mercanti integrati ai Cananei, parlavano una variante della lingua cananea e adoravano gli stessi dei del popolo cananeo in Israele, in particolare Baal, il dio della fertilità. Questa divinità a Tiro si chiamava Melkart (o Melqart), che corrisponde al greco Eracle e all'Ercole dei Romani. Il culto di Melkart fu introdotto nelle tribù di Israele durante il regno di Achab che strinse un'alleanza matrimoniale sposando la figlia del re di Sidone, "Ethbaal". La loro figlia era Jezebel, promotrice del culto di Melkart e dura oppositrice del culto del Dio di Israele.


In quel tempo, i buoni rapporti fra Tiro e il popolo di Giuda e Israele si inasprirono. Il profeta Gioele accusò Tiro e Sidone di aver venduto i Giudei come schiavi ai Greci. La gente di Tiro divenne cinica e orgogliosa della ricchezza e della bellezza della sua città, coltivando un sentimento di rivalità verso Gerusalemme ed esultando per le disgrazie che affrontava, sperando di sfruttarle per opportunità commerciali. Per queste ragioni il profeta Ezechiele lanciò una profezia contro di lei: molte nazioni si sarebbero scagliate contro Tiro e avrebbero abbattuto le sue mura e le torri. la sua terra non avrebbe più dato frutti e i pescatori non avrebbero più usato le reti. Non passò molto tempo e il re Nabucodonosor di Babilonia assediò la città per 13 anni e la distrusse durante il regno di Ithobal il loro re, tuttavia, priva di una flotta efficace, Babilonia non fu in grado di prendere la città fortificata sull'isola. Successivamente, Nabucodonosor scelse i tagliare Tiro fuori dalle provviste dalla terraferma e dai rifornimenti via mare. Il re Ithobal di Tiro morì durante l'assedio e fu sostituito da suo figlio Baal che sarebbe diventato un sovrano fantoccio babilonese. La profezia di Ezechiele attese altri 250 anni per concretizzarsi, con l'ascesa di Alessandro Magno. Dopo essere succeduto al padre, Alessandro volse lo sguardo verso est, verso gli antichi rivali della Grecia e decise di conquistare la Persia. Per prima cosa il suo esercito marciò verso sud, verso l'Egitto. Alessandro aveva già sconfitto due enormi eserciti persiani prima di arrivare a Tiro e Sidone. Il re dei persiani, Dario III, era sfuggito alla cattura ed era fuggito nella parte orientale del suo impero. L'esercito di Alessandro continuò verso sud, dove le città di Byblos e Sidone capitolarono senza combattere. 


Solo Tiro, la città più grande e ricca, rimaneva fuori dal suo controllo. Sperando di evitare spargimenti di sangue, il re di Tiro inviò degli ambasciatori con dei doni per incontrare Alessandro e chiedere un'alleanza ma la risposta del condottiero fu un tranello: chiese di entrare in città per fare un'offerta al tempio di Melkart. Come molti antichi re, Alessandro sosteneva di discendere dagli dei, in particolare da Eracle, ossia la stessa divinità del tempio di Tiro. Gli ambasciatori rifiutarono perché  pensarono che avrebbe significato riconoscere la sua sovranità sulla città. Naturalmente capirono che avendo invitato Alessandro e le sue forze alla porta principale i Greci non se ne sarebbero più andati. Risposero che poteva fare il suo sacrificio nel tempio della città insulare di Tiro, la città sulla terraferma che Nabucodonosor aveva distrutto. Alessandro si infuriò e minacciò immediatamente di assediare ma i Tiri continuarono a rifiutare il suo ingresso nella città. A differenza di Nabucodonosor due secoli prima, Alessandro non si accontentò di aspettare e proseguire l'assedio, aveva imperi da conquistare e l'isola di Tiro era sulla sua strada. Fece costruire una strada rialzata demolendo le rovine della vecchia Tiro sulla  terraferma e congiunse l'isola alla costa. Essendo insufficienti i soldati per compiere quell'impresa edile, Alessandro coinvolse decine di migliaia di uomini dai paesi limitrofi e terminò il lavoro nonostante le frecce e altri proiettili scagliati dalle fortificazioni verso gli operai. Fece costruire due delle più alte torri d'assedio della storia antica, le rivestì di cuoio per proteggerle dalle frecce infuocate e le sistemò in prossimità dell'ingresso di Tiro. Le torri funzionavano anche da piattaforme di artiglieria con catapulte e arcieri in cima. I Tiri reagirono prendendo una vecchia nave da trasporto e dopo averla riempita di materiali infiammabili la trainarono fino alla fine della strada rialzata e la incendiarono distruggendo le torri di Alessandro ma la battuta d'arresto durò poco e si convinse a rinforzare la sua flotta di 80 navi trovando un valido alleato nel re di Cipro che inviò 120 delle sue navi da combattimento. Altre 23 navi da combattimento provenivano dalla città alleata Ionia. Il blocco era completo, i Tiri erano ora rinchiusi all'interno della loro città, incapaci di molestare l'esercito di Alessandro e di rifornire la città dal mare. Mentre la strada rialzata veniva completata, la sua nuova marina attaccò gli ingressi dei porti con navi dotate di ariete. Intanto, le forze greche a terra attaccarono vari punti delle mura dell'isola e la marina bombardò la città da tutti i lati con proiettili. Con le forze di Tiro impegnate nella difesa da tutte le parti, due navi si avvicinarono al muro sfondato e da un'alta torre d'assedio, Alessandro condusse personalmente alcuni dei suoi soldati sulle mura di Tiro e penetrarono nella città. Alcuni cittadini cercarono rifugio nel Tempio di Melkart ma oltre 6 mila uomini furono massacrati contro i 400 di Alessandro. Migliaia degli sconfitti furono venduti come schiavi mentre 2000 soldati sopravvissuti furono uccisi con la crocifissione. Pochi si salvarono: alcuni portati via di nascosto e coloro che avevano cercato rifugio nel tempio. Tiro fu rasa al suolo, spogliata delle sue imponenti difese e ridotta ad area per i pescatori. Solo sotto i Romani la città si riprese diventando un emporio. Oggi, i turisti che cercano rovine della Tiro fenicia rimangono delusi perché non rimane nulla di quel periodo. La strada rialzata di Alessandro ha alterato le correnti marine e i lunghi secoli di sedimentazione hanno trasformato la strada rialzata in una penisola sabbiosa larga circa 500 metri. Negli ultimi decenni l'area è stata pesantemente edificata e lla strada rialzata ora contiene centinaia di blocchi di appartamenti e la Tiro libanese ha una popolazione stimata in circa 150 mila abitanti. Il porto meridionale di Tiro si è gradualmente riempito di limo ed è scomparso mentre il porto settentrionale, quello di Sidone, è ancora utilizzato da barche da pesca e da diporto.

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