Sardegna. Organizzazione di villaggio in epoca nuragica.
Articolo di Pierluigi Montalbano
I sardi di epoca nuragica adottarono un'organizzazione di villaggio assai particolare: i nuclei familiari occupavano le abitazioni ma c'erano capanne condivise con vani destinati alla cucina, vani per la conservazione delle derrate alimentari e zone con bacili per l'acqua e per le sostanze balsamiche dove condividere i momenti di benessere. Non mancava l'area artigianale con strutture dedicate all'attività manifatturiera con telai per tessuti, forni per la ceramica, laboratori per l'intreccio, per conciare le pelli, per la metallurgia e, naturalmente, erano pubblici i templi (pozzi, fonti, strutture a megaron e rotonde) che con i loro ricchi corredi di offerte testimoniano che anche la gestione del sacro era un fenomeno collettivo, con offerte non personali ma della comunità, e che il significato superava l'ambito dei
desideri e degli auspici dei singoli, esprimendo aspettative ed esigenze collettive, quindi una ritualità condivisa. Era una società protourbana in cui il gruppo era primattore, e ogni individuo dava il suo contributo.
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