Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
Every day a new article at the bottom of the 10 most visited and disclaimer for text and graphics.
History Archaeology Art Literature Events

Storia Archeologia Arte Letteratura Eventi

Associazione Culturale Honebu

Translate - Traduzione - Select Language

domenica 12 marzo 2023

Corinto, 28 novembre 67 d. C.: Nerone concede la libertà ai Greci. Articolo di Felice di Maro

 Corinto, 28 novembre 67 d. C.: Nerone  concede la libertà ai Greci.

Articolo di Felice di Maro

 


Fig.1, stele con iscrizione del discorso di Nerone del 28 novembre 67 d. C., IG VII, n. 2713, Museo di Tebe n. ΜΘ 319 su concessione del 27/12/2022 n. 631227, Repubblica Ellenica. «Ministero della cultura e dello sport. Fondo per le risorse archeologiche. Museo Archeologico di Tebe» Direzione generale antichità & eredità culturale, Eforato delle antichità della Beozia.


Abstract

 It has not yet been proven whether Nero burned Rome. Nero who loved art and sport, yes. The epigraph found on the left wall of the little church of Saint-Georges in Karditsa, the ancient Acrefie in Boeotia, by Maurice Holleaux at the end of the 19th century, documents that Nero on November 28 of the year 67 granted freedom to the Greeks and tax exemption.

Was the elimination of the Greek provincial government a priority? The question has been much investigated by scholars, but perhaps it was a consequence, not a goal.

A hypothesis is presented, the result of a research that Nero had devised his own political project to better govern the Empire and that he believed that Greece, due to its culture and its institutional traditions of management of the polis, could be the basis on where East and West, who faced each other in constant arms, could coexist peacefully.

The damnatio memoriae was very hard for Nero and erased his name from the statues and epigraphs, and unfortunately today we do not have a statue-portrait of the time without modifications, but there are some works that document his iconography and which were also vehicles of representation of the Empire and also to show the major coordinates of his political project in the feasts and ceremonies for his cult.

**

   In Grecia, sul muro di sinistra della piccola chiesa di Saint-Georges a Karditsa, l’antica Acrefie della Beozia, località che oggi è una unità periferica che dal 2011 è parte del comune di Orcomeno, Maurice Holleaux, alla fine dell’Ottocento rinvenne un’epigrafe1, fig.1, conservata presso il museo di Tebe che presenta il testo del discorso di Nerone pronunciato a Corinto il 28 novembre del 67 d. Cristo. Con

questo discorso Nerone annunciò personalmente, ponendosi al centro dello stadio d'Istmia presso Corinto, prima della celebrazione dei giochi panellenici, la concessione della libertà ai greci con l’esenzione dei tributi.

L’iscrizione presenta anche copia del decreto di ringraziamento di Epaminonda, flamine degli Augusti e di Nerone, che venne presentato al Sinedrio per l’approvazione dell’erezione di due statue, di Nerone e di Messalina, con la collocazione di due stele, nell’agorà e presso l’altare di Zeus Salvatore nel tempio di Apollo Ptonio che è quella che si presenta. Ecco il testo dell’epigrafe:

1 (I) Αὐτοκράτωρ Καῖσαρ λέγει· «τῆς εἴς με εὐνοί-  

        ας τε καὶ εὐσεβείας ἀμείψασθαι θέλων τὴν εὐγε-  

        νεστάτην Ἑλλάδα κελεύω πλείστους καθ’ ὅ[σ]ο[ν]  

        ἐνδέχεται ἐκ ταύτης τῆς ἐπαρχείας παρῖναι

5   ἰς Κόρινθον τῇ πρὸ τεσσάρων Καλανδῶν Δε-  

        κεμβρίων».

(II)   συνελθόντων τῶν ὄχλων ἐν ἐκκλησίᾳ προσεφώ-

       νησεν τὰ ὑπογεγραμμένα.

       «ἀπροσδόκητον ὑμεῖν, ἄνδρες Ἕλληνες, δωρεάν,

10   καὶ μηδὲν παρὰ τῆς ἐμῆς μεγαλοφροσύνης εἰ

       ἀνέλπιστον, χαρίζομαι, τοσαύτην, ὅσην οὐκ ἐχωρή-

       σατε αἰτεῖσθαι. πάντες οἱ τὴν Ἀχαΐαν καὶ τὴν ἕως

       νῦν Πελοπόννησον κατοικοῦντες Ἕλληνες

        λάβετ’ ἐλευθερίαν ἀνισφορίαν, ἣν οὐδ’ ἐν τοῖς εὐτυ-

15   χεστάτοις ὑμῶν πάντες χρόνοις ἔσχετε·

    γὰρ ἀλλοτρίοις ἢ ἀλλήλοις ἐδουλεύσατε.

       εἴθε μὲν οὖν ἀκμαζούσης τῆς Ἑλλάδος παρειχό-

       μην ταύτην τὴν δωρεάν, ἵνα μου πλείονες ἀπολ-

       μην ταύτην τὴν δωρεάν, ἵνα μου πλείονες ἀπολ-

       αύωσι τῆς χάριτος· διὸ καὶ μέμφομαι τὸν αἰῶνα

20   προδαπανήσαντά μου τὸ μέγεθος τῆς χάριτος.

       καὶ νῦν δὲ οὐ δι’ ἔλεον ὑμᾶς, ἀλλὰ δι’ εὔνοιαν εὐερ-

       γετῶ, <ἀ>μείβομαι δὲ τοὺς θεοὺς ὑμῶν ὧν καὶ διὰ

       γῆς καὶ διὰ θαλάττης αἰεί μου προνοουμένων πε-

       πείραμαι, ὅτι μοι τηλικαῦτα εὐεργετεῖν παρέσχον.

25   πόλεις μὲν γὰρ καὶ ἄλλοι ἠλευθέρωσαν ἡγεμόνες,

       [Νέρων δὲ ὅλη]ν̣ἐπαρχείαν.»

(III) ὁ ἀρχιερεὺς τῶν Σεβαστῶν διὰ βίου καὶ Νέρωνος

       Κλαυδίου Καίσαρος Σεβαστοῦ Ἐπαμεινώνδας

       Ἐπαμεινώνδου εἶπεν· προβεβουλευμένον ἑαυ-

30  τῷ εἶναι πρός τε τὴν βουλὴν καὶ τὸν δῆμον,

       ἐπιδὴ ὁ τοῦ παντὸς κόσμου κύριος Νέρων, αὐτο-

       κράτωρ μέγιστος, δημαρχικῆς ἐξουσίας τὸ τρισ-

       καιδέκατον ἀποδεδειγμένος, πατὴρ πατρίδος,

       νέος Ἥλιος ἐπιλάμψας τοῖς Ἕλλησιν, προειρημέ-

35   νος εὐεργετεῖν τὴν Ἑλ<λ>άδα, ἀμειβόμενος δὲ

       καὶ εὐσεβῶν τοὺς θεοὺς ἡμῶν, παριστανομένους

       αὐτῷ πάντοτε ἐπὶ προνοίᾳ καὶ σωτηρίᾳ, τὴν ἀπὸ

       παντὸς τοῦ αἰῶνος αὐθιγενῆ καὶ αὐτόχθονα ἐλευ-

       θερίαν πρότερον ἀφαιρεθεῖσαν τῶν Ἑλλήνων εἷς

40  καὶ μόνος τῶν ἀπ’ αἰῶνος αὐτοκράτωρ μέγιστος

       φιλέλλην γενόμενος Νέρων Ζεὺς Ἐλευθέριος ἔδω-

      κεν ἐχαρίσατο ἀποκατέστησεν εἰς τὴν ἀρχαιό-

      τητα τῆς αὐτονομίας καὶ ἐλευθερίας, προσθεὶς

      τῇ μεγάλῃ καὶ ἀπροσδοκήτῳ δωρεᾷ καὶ ἀνεισφο-

45  αν, ἣν οὐδεὶς τῶν πρότερον Σεβαστῶν ὁλοτελῆ

       ἔδωκεν. δι δὴ πάντα δεδογμένον εἶναι τοῖς τε ἄρ-

      χουσι καὶ συνέδροις καὶ τῷ δήμῳ, καθιερῶσαι μὲν κα-

       τὰ τὸ παρὸν τὸν πρὸς τῷ Διὶ τῷ Σωτῆρι βωμὸν ἐπι-

       γράφοντας "Διὶ Ἐλευθερίῳ Νέρωνι εἰς αἰῶνα", καὶ ἀγάλμα-

50  τα ἐν τῷ ναῷ τοῦ Ἀπόλλωνος τοῦ Πτωΐου συνκαθει-

      ύοντας τοῖς [ἡμῶν] πατρίοις θεοῖς Νέρωνος Διὸς

      Ἐλευθερίου καὶ Θεᾶς Σεβαστῆς Μεσσαλίνης, ἵνα

      τούτων οὕτως τελεσθέντων καὶ ἡμετέρα πόλις

      φαίνηται πᾶσαν τειμὴν καὶ εὐσέβειαν ἐκπεπληρω-

55  κυῖα εἰς τὸν τοῦ κυρίου Σεβαστοῦ Νέρωνος οἶκον.

       ἶναι δὲ ἐν ἀναγραφῇ τὸ ψήφισμα παρά τε τῷ Διὶ τῷ Σω-

      τῆρι ἐν τῇ ἀγορᾷ ἐν στήλῃ, καὶ ἐν τῷ ἱερῷ τοῦ Ἀπόλλω-

      νος τοῦ Πτωΐου2.

 

Traduzione

« (I) Cesare imperatore dice: ‘Poiché voglio ricambiare la nobilissima Grecia della benevolenza e della devozione che mi dimostra, ordino che (gli abitanti) di questa provincia si presentino nel maggior numero possibile a Corinto il quarto giorno prima delle calende di dicembre’.

(II) Raccoltasi la folla in assemblea, egli proclamò quanto è scritto qua sotto:

‘Un dono per voi impensabile vi concedo, Elleni, benché nulla sia insperabile dalla mia magnanimità, un dono così grande che non vi potevate spingere neppure a chiederlo. Voi tutti Greci abitanti dell’Acaia e di quello che finora si è chiamato Peloponneso ricevete la libertà e immunità quali non avevate tutti neppure nei vostri tempi più fortunati, ché eravate schiavi o di stranieri o gli uni degli altri. Magari avessi potuto concedere questo dono quando l’Ellade era al culmine, affinché molti di più potessero godere del mio beneficio! Perciò io biasimo il tempo che ha sminuito la grandezza del mio beneficio. Ed ora, non per compassione ma per benevolenza, io vi faccio del bene e contraccambio i vostri dei, di cui sempre, per terra e per mare, ho sperimentato l’attenzione nei miei confronti: essi, infatti, mi hanno dato la possibilità di fare sì grandi benefici. Giacché anche altri governanti resero libere città, ma solo Nerone una provincia’.

Il sommo sacerdote flamine perpetuo degli Augusti e flamine di Nerone Claudio Cesare Augusto, Epaminonda figlio di Epaminonda disse di aver sottoposto all’attenzione del consiglio e del popolo il seguente decreto:

(III) Visto che il Signore di tutto il mondo Nerone, sommo imperatore, insignito della potestà tribunizia per la tredicesima volta, padre della patria, nuovo Sole che ha mostrato il suo volto agli Elleni, ha dichiarato di voler beneficiare la Grecia, ricambiando e venerando i nostri dei che gli sono sempre stati al fianco a sua protezione e salvezza, e unico e solo tra tutti gli uomini di tutti i tempi, imperatore massimo divenuto filelleno, Nerone Zeus Liberatore, ci ha dato e graziosamente concesso la libertà che da sempre è congenita e connaturata a noi Greci, ma che in precedenza ci era stata tolta, e ci ha reintegrato nell’antico stato di autonomia e di libertà, aggiungendo al grande ed inatteso dono anche l’esenzione dai tributi, che nessuno dei precedenti imperatori aveva dato integrale; per queste ragioni è piaciuto ai magistrati, ai componenti del sinedrio ed al popolo consacrargli subito l’altare vicino a Zeus Salvatore con questa dedica: ‘A Nerone Zeus Liberatore per l’eternità’ e consacrare, collocandole nel tempio di Apollo Ptonio accanto a quelle dei nostri dei padri, le statue di Nerone Zeus Liberatore e della divina Augusta Messalina, così che condotti a termine questi riti, sia palese che anche la nostra città ha espletato ogni atto di onore e venerazione verso la casa del nostro Signore Augusto Nerone. È stato poi deciso che una copia di questo decreto sia posta su una stele nell’agorà presso l’altare di Zeus Salvatore (un’altra) nel tempio di Apollo Ptonio3

La biografia di Nerone com’è noto è complessa e non molto si è detto sulla gestione del suo impero perché ci sono dei punti controversi e che sono stati continuamente in discussione e vanno approfonditi. Nerone è stato uno degli imperatori, come la storiografia ordinaria ci racconta, più crudeli ed è passato alla storia per la sua  dissolutezza, ma è stato come vedremo anche un innovatore.

Nerone divenne Imperatore nel 54 d.C., all'età di soli 16 anni e morì quando aveva appena 31 anni circa. Il suo nome completo è: Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico. Nato da Lucius Domitius Ahenobarbus il 15 dicembre del 37 d.C., ed è morto i 9 giugno del 68 d.C.: è stato il quinto imperatore romano e l’ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia, regnò dal 54 d.C., fino alla morte.   

Regnò in una fase della dell’impero di grandi cambiamenti sociali e politici, supervisionando eventi epocali come il Grande Incendio di Roma e la ribellione di Boudica in Gran Bretagna. Fu istruito dal filosofo stoico Seneca. Oggi sappiamo che non suonò il violino mentre Roma bruciava e che usufruì dell'area disboscata dall'incendio per costruire la sua Domus. Amava la cultura greca e i Greci amavano Nerone. Potrebbe aver avuto forse da bambino una forte  psicosi e una probabile paranoia che lo avrebbero portato forse, al di là delle motivazioni, a far uccidere sua madre, Agrippina la Giovane, la sua prima moglie, Claudia Ottavia, e suo fratello adottivo, Britannico.

Nerone, al di là delle varie riforme che realizzò,  aveva elaborato un suo progetto politico anche se documenti al riguardo non abbiamo, e, la libertà ai Greci, ne ha rappresentato un asset importante e probabilmente il più importante in quanto è stato tra i obiettivi che sono stati al centro del suo viaggio in Grecia, 66-67 a. C., con quest’articolo si vuole offrire un contributo per meglio cogliere i significati di questo atto e anche per delineare con meno chiaro-scuro la figura di Nerone che risente ancora degli effetti del pregiudizio derivante da una letteratura a lui sostanzialmente avversa, non abbiamo nessuna fonte dell’epoca di Nerone, tutte le fonti sono successive e di diversi decenni.

È stata importante l'analisi delle forme del culto imperiale riguardanti la sua persona in Grecia in quanto ha permesso di ricostruire il suo profilo di imperatore in modo più equilibrato4. Nerone ha avuto la capacità di gestire diversi mezzi di comunicazione oltre a quelli ordinari che gestiva come imperatore e penso che sia stato importante che insieme alle iconografie delle sue statue-ritratto, che sono parametri che hanno regolato anche il contesto espositivo del suo culto delle quali ne parlerò in finale con un capitolo dedicato, si sia conservato anche il ricordo di questo atto tramite questa epigrafe, fig.1, in quanto già nella sua epoca la sua figura era venerata come anche era odiata dal Senato e in generale dall’Aristocrazia romana.

L’iscrizione, è stata indagata a livello linguistico dalla Campanile5, e, dal Pavan6 per le caratteristiche che presenta come documento per la storia delle liberazioni della Grecia tra il III secolo a.C. e il I secolo. Questi due studi hanno rappresentato una svolta nella storiografia dell’iscrizione ed hanno contribuito in modo determinante a chiarire perché a Corinto il 28 novembre del 67 d. C., Nerone  concesse la libertà ai Greci e con l’esenzione dei tributi che, come sappiamo, Vespasiano quando divenne Imperatore abolì sia la libertà concessa ai Greci e sia l’esenzione dei tributi. La libertà ai greci e l’esenzione dei tributi durò circa un anno.

Le politiche di Nerone furono ispirate fortemente dall'ideale orientalizzante di Alessandro Magno e fece del dispotismo assoluto un comportamento ordinario anche se alcune varianti ci mostrano delle innovazioni progressive in quanto riuscì a conquistare l’insieme del popolo romano, anche se con elargizioni varie e istituendo spettacoli pubblici gratuiti, i giochi neroniani, giochi che volevano imitare le Olimpiadi Greche. Questi giochi hanno seguito una tradizione impostata da Giulio Cesare e da Augusto per avere giochi celebrativi per ricordare l'anniversario dei loro regni.

Com’è noto il 59 è stato l'anno del matricidio di Nerone, ed è stato quindi un anno importante perché è stato quello della svolta della sua politica in quanto si allontanò anche dai suoi consiglieri e diede inizio ad una nuova fase di gestione dell’impero che ebbe nella riforma monetaria l’intervento più importante nell’economia del regno, che finì con l'alienargli per sempre la fiducia dei Senatori anche perché tentò di ridimensionare il peso economico e politico delle zone occidentali in favore di quelle orientali, cosa che non gli riuscì di fare.

La sua riforma monetaria, 63-64 a.C., si basava su un nuovo sistema ponderale che prevedeva un preciso e rigoroso sistema di scambi tra i diversi nominali. Il riordino non modificò i rapporti tra le varie monete che rimasero uguali: fu abbassato il peso dell'aureo da gr.7,80 a gr.7,30 e quello del denario da gr.3,90 a gr.3,41, un denario continuò a valere 16 assi o 4 sesterzi, ma fu ridotto la percentuale di argento del 5-8%, un esempio, del 7,30%, è stato quello del denario che fu, come detto, diminuito da gr. 3,90 a gr. 3,41.

La riforma favoriva le nuove classi sociali, più attive e detentrici della moneta argentea e scambiava un pezzo di oro di gr.7,30 con 25 denari di soli gr.3,41 ma con meno argento, quindi alimentava le casse dello Stato diminuendo il contenuto argenteo e la quantità di metallo necessario alla coniazione  mantenendo immutato il valore nominale della moneta. Innovazioni ci furono anche a livello tipologico,  il dupondio (due assi) venne contraddistinto dall'immagine dell'imperatore con corona radiata e forse per facilitarne la distinzione dall'asse: queste due monete avevano pesi e diametri simili.

Se l’economia è stata all’attenzione di Nerone non di certo sono state da meno le sue attenzioni in altri campi, ma bisogna tener conto che com’è noto non amava la guerra, ma amava le arti, gli sport  e gli spettacoli. Il suo disprezzo per il Senato romano è stato alto come lo era già stato per suo zio Caligola. Per questo fu molto inviso in generale alla classe dell’aristocrazia anche dopo la sua morte come hanno dimostrato i suoi principali biografi, Svetonio e Tacito. Com’è noto i due imperatori, nipote e zio - Nerone e Caligola - ebbero in comune anche la loro la fine che venne dallo scontro aperto con il Senato. Il lusso, gli eccessi, la crudeltà e le raffinatezze garantirono ad entrambi l'immortalità se si vuole, ma è stata ambigua o, quanto meno negativa, ovviamente dipende anche dalle opinioni raccolte dai suoi biografi che nella storiografia per le biografie ufficiali hanno avuto un peso rilevante, però Nerone ha lasciato opere pubbliche importanti e un modo diverso di considerare le arti, gli spettacoli e anche una concezione innovativa di considerare la libertà dei popoli anche se naturalmente riferita, come atto di governo, soltanto alla Grecia, ma non tanto anche perché diede la cittadinanza romana alle province e anche questa è stata in funzione con quello che era stato, come si cerca di ipotizzare in quest’articolo, il suo progetto politico la cui esistenza ha una motivazione con l’insieme alquanto coordinato degli atti del suo governo.


Nerone e la libertà ai Greci

Il testo del discorso della libertà concessa ai Greci è contenuto nella seconda parte dell’iscrizione (linee 9-26):

Un dono per voi impensabile vi concedo, Elleni, benché nulla sia insperabile dalla mia magnanimità, un dono così grande che non vi potevate spingere neppure a chiederlo. Voi tutti Greci abitanti dell’Acaia e di quello che finora si è chiamato Peloponneso ricevete la libertà e immunità quali non avevate tutti neppure nei vostri tempi più fortunati, ché eravate schiavi o di stranieri o gli uni degli altri. Magari avessi potuto concedere questo dono quando l’Ellade era al culmine, affinché molti di più potessero godere del mio beneficio! Perciò io biasimo il tempo che ha sminuito la grandezza del mio beneficio. Ed ora, non per compassione ma per benevolenza, io vi faccio del bene e contraccambio i vostri dei, di cui sempre, per terra e per mare, ho sperimentato l’attenzione nei miei confronti: essi, infatti, mi hanno dato la possibilità di fare sì grandi benefici. Giacché anche altri governanti resero libere città, ma solo Nerone una provincia’.

Le motivazioni della concessione della libertà sono in relazione dinamica con il quadro storico della Grecia e si coglie il ruolo che hanno avuto la cultura greca e gli dèi greci che nell’epoca di Nerone hanno ricevuti culti molto partecipati. È chiaro, come si legge che la libertà concessa da Nerone ha rappresentato un atto importante per la Grecia e anche per l’Impero, ma per Holleaux7, colui che ha ritrovato l’iscrizione, è stato invece un atto senza alcun valore concreto: improvviso scoppio di generosità. Giudizio che è stato confermato anche dagli studi successivi tanto che Walter8 ha considerato che l’atto era stato senza alcun motivo politico e Hohl9 l’ha considerato un mero colpo teatrale. Il Cizek ritenendo che in quella fase dell’Impero si sia manifestato una disponibilità di Nerone verso una  bipolarità dell’Impero ritiene che la Grecia dovesse assumere un ruolo di base per tutto l’Oriente che era stato conquistato da Roma. Al riguardo, anche se non è documentato che Nerone avesse un nuovo progetto di gestione dell’Impero, realizzabile o meno, questo quanto meno era stato pensato da Nerone ed era mirato a governare l’Impero in modo diverso rispetto ai suoi predecessori, ecco come il Cizek sintetizza:

«La Grèce constituait pour lui la quintessence de l'Orient grécisé dont elle devenait le maître en obtenantb de cette manière un droit qui lui revenait naturellement.

La Grecia costituiva per lui la quintessenza dell'Oriente grecizzato di cui si faceva padrona ottenendo così un diritto che le spettava naturalmente»10.       

Su questa interpretazione Pavan ha preso spunto per un approfondimento:

«… vi trovo motivo di due quesiti che ritengo essenziali per un’interpretazione adeguata del decreto romano di Corinto. Le riflessioni da fare mi sembrano da porsi in due sensi. Il primo riguarda le aspettative dei Greci, aspettative che erano di lunga data, basate su effettive tradizioni storiche e sui fatti concreti. Il secondo riguarda l’atteggiamento romano verso la Grecia sia sul piano morale sia su quello degli atti politici»11.

Per il primo aspetto presenta il gesto di Antigono Gonata (che restituì la libertà agli Ateniesi), le vicende di T. Quinzio Flaminino alle quali Plutarco collegherà la proclamazione della libertà ai Greci di Nerone, e la scelta di Ottaviano che quando nel 27 a. C., riordinò il sistema provinciale dividendo le province fra senatorie e cesaree, tenne divisa la Grecia dalla Macedonia e dall’Acaia che entrambe vennero assegnate al Senato. Per il secondo si mette in evidenza che il Senato ha caratterizzato tutto il principato del I secolo alimentando e creando continue tensioni politiche  intorno a Tiberio, Germanico, Claudio, Nerone e poi in seguito anche su Domiziano.   

Ritengo che non sia più accettabile che l’atto di Nerone di concedere la libertà ai Greci sarebbe stato non in funzione di motivazioni politiche, anche se studiosi come Campanile e Pavan che hanno analizzato l’iscrizione presentano questo atto in maniera discorsiva più equilibrata soprattutto rispetto alle fonti letterarie. Oggi siamo in una fase di riflessione, e questa va fatta in maniera più approfondita rispetto a quella che si è fatta in passato sulla fase nella quale Nerone è stato Imperatore.

Si tenga conto che già gli storiografi antichi avevano difficoltà di giudizio su Nerone e se da una parte abbiamo la versione di Tacito, che, in generale, si coglie che tentò di attenersi ai fatti e in prevalenza a non demonizzarne troppo la figura, dall’altra abbiamo Svetonio (Vita di Nerone XXXVI.), che pur avendo un accesso a documenti di prima mano essendo stato il segretario di Adriano, quando iniziò la stesura della Vita dei Dodici Cesari non fu equilibrato e imparziale scrivendo di Nerone, forse perché nel 121 d.C. era stato licenziato dall’imperatore Adriano e poteva avere un risentimento generalizzato contro l’impero che si concretizzò maggiormente contro Nerone. Negli scritti di svetonio si tende a sottolineare aspetti scandalosi della vita degli imperatori in generale, ma per Nerone sono stati obiettivamente amplificati tanto da far sorgere legittimi dubbi e solo recentemente sono iniziati processi di revisione.

 
Liberazioni della Grecia: alcuni termini
Sono certo raffinate le analisi sulle interpretazioni dei significati di vari termini legati alle liberazioni della Grecia come ἐλευθερία (libertà), αὐτονομία (indipendenza), etc., che hanno molto interessato gli studiosi, per Campanile il messaggio di questi termini riferito all’iscrizione che si è presentata ha una interpretazione che riguarda tutti i greci senza distinzione e così spiega:
«Questa è, a mio parere, la sostanziale differenza rispetto alla liberazione di Flaminino, per esempio, ma anche rispetto a tutte le altre. Nelle nostre fonti sono elencate minuziosamente le città o le popolazioni che avrebbero fruito della libertà nel 196 a.C.; non si tratta certo di tutte le città della Grecia, di tutti i popoli di tutte le leghe. Lo stesso vale per gli altri casi: sempre sono menzionate città e mai la Grecia per intero, quella Grecia che non a torto Nerone dichiara non essere stata mai completamente libera , neppure nei suoi periodi migliori. A questa ἐπαρχία [Provincia, quella della Grecia che comprendeva all’epoca di Nerone l’Acaia e il Peloponneso], finalmente unita sotto la Pax Romana, Nerone rende , o meglio, dona ex novo (giacché prima non ne aveva mai completamente goduto) la libertà e l’esenzione delle tasse. È un atto, se così inteso, innovatore e degno del lato più idealista e filelleno di Nerone».
Sul tema delle liberazioni della Gracia Campanile ha fatto un lavoro complessivo e l’analisi che ha presentato, secondo me, ha importanza storiografica, ma per l’interpretazione del Mommsen che ha presentato merita un surplus di attenzione, al di là se Mommsen avesse visto e analizzato o meno l’iscrizione in quanto è importante proprio la sua analisi dei termini per avere un quadro a livello linguistico più generale delle liberalizzazioni della Grecia. Ecco il testo Mommsen che Campanile ha presentato:
«Die Bezeichnung der freien Stadt als αὐτόνομος tritt in der lateinische Terminologie nicht selbständig auf, obwohl in der städtischen Privilegien die neben den Einräumung der suae leges sie wiedergibt. Die αὐτονομία dec kt sich insofern mit der ἐλευθερία als die Rechtstellung bei der ἐλευθερία von Seiten der souveränen Gewalt der Buürgerschaft, bei der αὐτονομία von der des eigenen Volksrecht aufgefasst wird und beide werden daherb häufig combiniert. Aber es cmag wohl schon bei den Griechen die ἐλευθερία als Gegensatz des Königsregiment, die αὐτονομία als mit deme selben verträgliche communale selbstregiment gefasst wordensein.

La designazione del libero comune (città) come αὐτόνομος non compare indipendentemente nella terminologia latina, sebbene si rifletta nei privilegi cittadini, oltre che nella concessione delle sue leges. L'αὐτονομία coincide con l'ἐλευθερία come posizione giuridica nell'ἐλευθερία da parte del potere sovrano della cittadinanza, in cui l'αὐτονομία è intesa con quella del proprio diritto nazionale ed entrambe sono quindi spesso combinate. Ma i greci possono aver concepito l'ἐλευθερία come l'opposto del reggimento reale, l'αὐτονομία come un autogoverno comunale (cittadino) compatibile con lo stesso
»12.

Come si vede il tema era alquanto aperto per Mommsen e penso che a livello degli studi lo sia ancora. Quindi ἐλευθερία e αὐτονομία in generale, al di là della nostra iscrizione, possono convergere fino a identificarsi ma possono anche divergere e diventare «autogoverno comunale» e forse, umilmente, come penso, era quello che voleva Nerone.             
 
Eliminazione del governo provinciale della Grecia, una priorità?
L’interrogativo che si presenta, merita attenzione perché l’atto di Nerone di concedere la libertà ai Greci ebbe quest’effetto e fu devastante in quanto provocò fortissime critiche, ma queste avversioni non sono state approfondite in funzione di un possibile progetto politico di Nerone. Bisogna tener conto che l’atto di Nerone va anche complessivamente interpretato in relazione al viaggio che Nerone fece in Grecia e in generale, al riguardo, si racconta che non potendone più degli ambienti di corte (motivazione generica ma è quella che è stata divulgata) alla fine dell'estate del 66 si recò in Grecia tornandovi solo dopo un anno e mezzo ed è stata la prima volta che un imperatore si era allontanato dalla capitale per così tanto tempo, ma in realtà il viaggio in Grecia era in funzione del suo disegno politico che aveva in mente di realizzare. Quindi, come si è detto prima, gestire l’impero in modo diverso rispetto ai suoi predecessori era il suo obiettivo anche perché l’impero aveva vari focolari di rivolte in Grecia e in Oriente e coinvolgendo maggiormente la Grecia, essendo geograficamente tra l’Oriente e l’Occidente, si potevano determinare complessivamente processi politici e di economia più equilibrati, ecco che allora il governo provinciale della Grecia nominato da Roma doveva (o poteva) essere eliminato.

Il viaggio si svolse fra le isole della Grecia a bordo di una lussuosa galea (una nave comunque da guerra e anche da commercio azionata dalla forza dei remi e a volte anche dal vento grazie anche alla presenza di alberi e vele) sulla quale Nerone divertiva gli ospiti che erano con lui con prestazioni artistiche e partecipò come sportivo a quattro giochi panellenici: Olimpici, Pitici, Istmici e Nemei mentre a Roma Ninfidio Sabino che era prefetto del pretorio (62-68) nonché capo della guardia pretoriana (65-68) insignito degli ornamenta consularia da Nerone accanto a Gaio Ofonio Tigellino, andava procurandosi il consenso di pretoriani e senatori contro Nerone. In pratica queste avversioni erano l’effetto che il suo viaggio in Grecia aveva procurato. Al riguardo è da dire che la concessione della libertà ai Greci e anche di togliere i tributi  provocò proprio un movimento organizzato di avversione da parte dei nobili e dei Senatori, soprattutto per la perdita dei tributi.

Ecco che entra in gioco l’iscrizione con la parte III:

«Visto che il Signore di tutto il mondo Nerone, sommo imperatore, insignito della potestà tribunizia per la tredicesima volta, padre della patria, nuovo Sole che ha mostrato il suo volto agli Elleni, ha dichiarato di voler beneficiare la Grecia, ricambiando e venerando i nostri dei che gli sono sempre stati al fianco a sua protezione e salvezza, e unico e solo tra tutti gli uomini di tutti i tempi, imperatore massimo divenuto filelleno., Nerone Zeus Liberatore, ci ha dato e graziosamente concesso la libertà che da sempre è congenita e connaturata a noi Greci, ma che in precedenza ci era stata tolta, e ci ha reintegrato nell’antico stato di autonomia e di libertà, aggiungendo al grande ed inatteso dono anche l’esenzione dai tributi, che nessuno dei precedenti imperatori aveva dato integrale; per queste ragioni è piaciuto ai magistrati, ai componenti del sinedrio ed al popolo consacrargli subito l’altare vicino a Zeus Salvatore con questa dedica: ‘A Nerone Zeus Liberatore per l’eternità’ e consacrare, collocandole nel tempio di Apollo Ptonio accanto a quelle dei nostri dei padri, le statue di Nerone Zeus Liberatore e della divina Augusta Messalina, così che condotti a termine questi riti, sia palese che anche la nostra città ha espletato ogni atto di onore e venerazione verso la casa del nostro Signore Augusto Nerone. È stato poi deciso che una copia di questo decreto sia posta su una stele nell’agorà presso l’altare di Zeus Salvatore (un’altra) nel tempio di Apollo Ptonio».

Questo è stato l’effetto, obiettivamente positivo che l’atto aveva provocato in Grecia. Le statue di Nerone e Messalina sono una prova che Nerone aveva un culto personale, al di là che era, ovviamente, Imperatore ed era associato al preesistente e diffuso culto della Dea Roma o anche affiancato a divinità tradizionali o anche a culti locali, a volte in coppia con la moglie13.

Oltre ai culti per Nerone ci sono le opere pubbliche comprese quelle che almeno aveva intenzione di fare e, al riguardo, come è noto darà anche il via alla realizzazione del canale di Corinto che aveva l’obiettivo di incrementare notevolmente i commerci e di rendere la Grecia maggiormente libera a livello di economia facendo risparmiare circa 400 chilometri di navigazione per i traffici mercantili. Con questo atto, che non gli riuscì in quanto si scavarono soltanto, a quanto pare, un chilometro e mezzo, ma, ciò nonostante, in tutto l'oriente l'entusiasmo per quest’opera fu enorme e Nerone fu paragonato a Giove e ad Apollo. Certo è vero che Nerone era affascinato dalla cultura ellenistica e forse pensava di trasferire in Grecia la sede della corte, però è anche vero che a Roma l'aristocrazia la pensava in modo molto diverso e cominciò a non fronteggiare più il malcontento della plebe che cresceva peraltro senza la presenza dell'imperatore.

  
Un modo nuovo di governate l’Impero
Spettacoli e gare sportive sono al centro della storiografia su Nerone e anche le ricostruzioni delle sue performance artistiche, non sappiamo molto del suo ripudio della guerra. A parte la Britannia e l’Armenia non ci sono stati altri interventi militari promossi da lui.
Per la Britannia quando nel 54 Nerone divenne Imperatore, i governatori Quinto Veranio Nipote prima, e poi Gaio Svetonio Paolino scatenarono un'offensiva che portò nel 60 alla conquista dell'isola di Mona (Anglesey), centro della religione druidica. I Romani stroncarono la ribellione di Boudica, regina degli Iceni, per poi dedicarsi a quella di Venuzio, consorte della regina filo-romana Cartimandua, che fu sconfitta dal governatore Quinto Petillio Ceriale nei pressi di Stanwick soltanto nel 70. In pratica Nerone non si spinse oltre e preferì non fare altri scontri.
Diversamente per l’Armenia, l’intervento militare è stato un fatto importante e rappresenta una svolta nella storia dell’Impero in quanto essendo Nerone preoccupato che il re della Partia, Vologese I avesse posto sul trono del regno d'Armenia il proprio fratello Tiridate, decise di inviare un suo generale, Gneo Domizio Corbulone, a capo delle operazioni orientali. Com’è noto, questo generale, dopo aver riorganizzato l'esercito penetrò nel 58 in Armenia e giunse fino alla capitale Artaxata riuscendo ad impadronirsene dopo aver battuto lo stesso Tiridate. L'anno successivo fu la volta di Tigranocerta, ma al termine delle operazioni, nel 60, pose Tigrane VI sul trono di Armenia. Nel 62 scoppiata una nuova crisi, l'esercito del governatore della CappadociaLucio Cesennio Peto, fu battuto dalle forze partico-armene e Corbulone fu costretto ad intervenire e raggiunse un accordo definitivo con il "re dei re" nel 63, restaurando il prestigio di Roma, e concludendo con Tiridate I di Armenia (sostituitosi a Tigrane VI) un accordo di pace che riconosceva il protettorato romano e che rimase pressoché invariato fino al principato di Traiano (98-117).

Questi sono stati i conflitti bellici e Nerone in prima persona ha partecipato soltanto a quello dell’Armenia, e per questo, forse, non fu mai ben visto dai militari (Svetonio, op. cit., XVIII. La sua avversità per la guerra è riconosciuta dagli storici. La svolta della pace con lo stop a nuove conquiste è stata una caratteristica di Nerone e l’ha fatta in quanto ha governato in modo diverso rispetto ai suoi predecessori anche se non è possibile dire se siano state scelte di pace assoluto, e con il linguaggio moderno s’intende, ma è chiaro che aveva in mente una un suo progetto di governo dell’Impero obiettivamente innovativo anche se qui se ne sta presentando una ipotesi di ricerca .


Iconografie delle statue-ritratto

Già ho presentato il culto che Nerone ha ricevuto quando era in vita in e in relazione alla sua personalità14 e penso che sia importante presentare il finale dell’articolo della Lo Monaco, ecco il testo:

«La festa del culto imperiale è dunque occasione privilegiata di comunicazione, di esibizione sfarzosa e cerimoniale di immagini e valori, oltre che celebrazione di potere e di rapporti tra élite locale e famiglia imperiale: di grande impatto mediatico dovette essere senz’altro l’adozione dell’iconografia della statua loricata come celebrativa di una tradizione familiare da una parte e di pacificazione universale dall’altra, sulla scia di analoghi modi del comunicare selezionati nella primissima età augustea proprio in Oriente e con evidente e leggibile richiamo alle gesta di Alessandro Magno. Non a caso, solo qualche anno più tardi, sarà lo stesso Otone, desideroso evidentemente di distaccarsi dalle scelte filo-senatorie di Galba, a riproporre imagines e statue di Nerone, testimoni Svetonio e Tacito, anti-neroniani d’eccezione. Il respiro del messaggio neroniano, contestuale alla riforma fiscale e denunciato inoltre dalla frequente assimilazione di Nerone a Zeus Eleutherios, non è del resto scalfito dallo scorrere del tempo: segnali non “ancora normalizzati dalla tradizione letteraria filo-senatoria sono forniti infatti dalle molteplici storie riguardanti la comparsa di “falsi Nerone”; da subito dopo la sua morte fino a venti anni dopo, ancora in piena età flavia, questi fenomeni sembrano scandire il tempo della nostalgia, del consapevole distacco dal presente nel ricordo di anni ormai lontani. Un decennio più tardi, nelle parole di un filosofo greco-orientale, Trapela ancora questo anelito, forse non più solo popolare: “ancora adesso tutti si augurano che egli sia ancora in vita: in realtà molti credono che lo sia”»15.

Ecco, La festa, che ci presenta Lo Monaco, … esibizione sfarzosa e cerimoniale di immagini e valori, in pratica, rappresenta un’istantanea, scelta tra le sequenze disponibili nelle varie visioni documentabili dell’immagine del potere di Nerone che, nell’insieme hanno rappresentato, come dire, i canali di comunicazione attraverso i quali è stato presentato e rilanciato il suo progetto politico che al momento è ovviamente ipotizzato e che sarà stato probabilmente continuamente in evoluzione e possibilmente anche  aperto al cambiamento e cioè aperto verso  la realtà socioeconomica e, chiaramente, finalizzata per il bene di tutti, ma soprattutto dell’Impero, al di là della fase storica che è stata quella dello schiavismo, sia chiaro, con processi  certo di affrancamento e ritmata da quella figura che si andava affermando del liberto come ad esempio è ampiamente documentata a Pompei.

Un ruolo importante hanno avuto le sue statue ritratto. Ecco cosa dice la Vigna:

«Il fascino esercitato dall’immagine inquietante, ma per molti aspetti originali di Nerone, creata dalla propaganda negativa delle fonti antiche, ha prodotto dopo la morte, una grande diffusione dei suoi ritratti, durata nel corso dei secoli. Ha colpito la fantasia di molti la figura dell’imperatore che cantava dall’alto della torre di Mecenate mentre Roma bruciava nel 64 d.C. È stata l’immagine  maggiormente riprodotta, più adatta a rappresentare un personaggio descritto come privo di scrupoli e dissoluto, è sicuramente quella degli ultimi tipi, realistici e con lineamenti induriti e appesantiti, resa più appariscente da una voluminosa capigliatura riccioluta.

Dopo la damnatio, Otone tentò di riabilitare la memoria, consentendo che le sue statue fossero di nuovo esposte al pubblico. Vitelio proseguì con la politica del suo predecessore e questi due imperatori adottarono sulle monete la capigliatura in gradus formata, tipicamente neroniana»16.

L'impossibilità di cancellare effettivamente la memoria di Nerone e anche di altri imperatori ha portato gli studiosi a concludere che questo non fosse effettivamente l'obiettivo della damnatio. Ecco:

«…non tanto come tentativo di cancellare del tutto la memoria quanto per trasformare la commemorazione onorifica in una forma di visibile denigrazione. Cioè: il potere di un atto di damnatio si basa, almeno in parte, sul fatto che lo spettatore di un monumento sia in grado di integrare le lacune in un'iscrizione con la propria conoscenza di ciò che quelle lacune avevano una volta contenuto, e le ragioni per cui il testo era stato rimosso»17.

La damnatio memoriae è stata per Nerone molto dura e oltre a cancellare il suo nome dalle statue e dalle epigrafi ha attivato processi di rielaborazione delle sue statue. Al riguardo, in fig. 2, si presenta una statua ritratto di Nerone che, come si può notare, soltanto la parte superiore del viso è originale.

 

 

Fig. 2 Ritratto di Nerone,

«Su concessione del Ministero della Cultura - Parco archeologico del Colosseo»,

prot. n.6633 del 20-12-2022. Il ritratto è esposto al Museo Palatino di Roma, Sala IX, n.inv. 618.

 

Gli storici e archeologi hanno avuto difficoltà a determinare quando effettivamente ebbe luogo la damnatio memoriae. La cancellazione completa dell'esistenza di Nerone non è riuscita in quanto le sue azioni nei documenti continuano ad essere storicamente visibili nonostante che ci sia stata una rielaborazione delle sue statue. Ad aggravare le difficoltà di determinare la data della damnatio memoriae c'è il fatto che questa non è stata completa e non risulta come una piena e totale cancellazione dell’immagine originale di Nerone.

Appare chiaro che le difficoltà di attuazione ci furono anche se non vi fu un accordo pieno e duraturo per la punizione che Nerone doveva ricevere quando fu attuata la condanna dal Senato che portò a modificare molte delle sue statue, successivamente elusa con un grande funerale che gli fu celebrato da Vitellio. Allo stesso modo, è stato spesso difficile agli storici successivi di ricostruire anche il reale profilo politico di Nerone. Tutto questo potrebbe essere una motivazione del perché oggi non abbiamo un quadro iconografico completo e storicizzato di Nerone anche se al momento si registrano passi importanti per conoscere nelle varie fasi l’iconografia di Nerone. Ad esempio, guardando la foto della statua-ritratto, fig.3, che presenta il volto giovanile di Nerone si possono cogliere tratti di differenze iconografiche notevoli confrontandone i lineamenti con quelli che presenta la fig.4.

 


Fig. 3, Nerone giovane.

Ecco la scheda in sintesi, fig.3:

Ritratto di Nerone
Marmo bianco
Alt. 42 cm

Metà I d.C. La foto sta sul sito della Fondazione Sorgente Group ed è così presentata:

 

«L’opera della Fondazione ci mostra il volto dell’imperatore ancora giovanile, con appena accennate le corte basette, la capigliatura a calotta compatta scende sul viso con alcune ciocche parallele e ordinate che al centro della fronte si aprono a forcella. Gli occhi sono grandi e allungati lateralmente con cuscinetti sovraorbitali; le labbra sottili molto consunte sembrano chiuse. La tipologia del ritratto rientra, quindi, nel secondo tipo iconografico individuabile e collocabile cronologicamente al tempo della salita al trono. Un confronto persuasivo è possibile con un ritratto di Nerone nella collezione Ennetwies a Zurigo (H. Jucker – D. Willers, Gesichter, Griechische und römische Bildnisse aus Schweizer Besitz, Ausstellungskat, Bern 1983, 100 f. Cat. no. 40; I. Jucker, Skulpturen der Antiken-Sammlung Ennetwies, MAR 25, 1995, 23 f. Cat. no. 10 Pl. 21. 22). Altri esemplari si individuano nel Museo Archeologico di Mantova e al Musée du Louvre, che si differenziano però per la presenza delle basette più lunghe e alcuni elementi della frangia.

La superfice della scultura risulta corrosa, probabilmente per l’esposizione all’aperto, conservando comunque i tratti ben delineati del volto, il fascino dello sguardo e gli elementi caratteristici di questa tipologia di ritratto, di cui sono conosciuti ancora pochi esemplari antichi. Il ritratto della Fondazione Sorgente Group risulta, quindi, essere un valido contributo per conoscere l’evoluzione dell’immagine ufficiale dell’imperatore Nerone18».

Anche se il luogo di ritrovamento non è segnalato rappresenta un documento dell’iconografia giovanile di Nerone e si nota che è un’immagine obiettivamente alquanto semplice rispetto a quella della fig.4, ed in generale presenta una tipologia non molto dissimile da quella degli imperatori precedenti. Come si legge nella presentazione della Fondazione, …il fascino dello sguardo e gli elementi caratteristici di questa tipologia di ritratto, di cui sono conosciuti ancora pochi esemplari antichi, ci porta a considerare che era un modello iconografico diffuso.



Fig. 4, AA.VV. 2021, p.66.

 Un quadro iconografico diverso si è avuto con il riconoscimento di un ritratto di Nerone in una collezione inglese che ha dato l’avvio a una serie di indagini conoscitive anche con interventi di restauro. È stato un evento importante perché questo ritratto inglese di Nerone mostra l’iconografia dim Nerone negli ultimi anni della sua vita e si confronta con l’iconografia di monete e sculture. La foto e quella della fig. 4, della quale si è già citato prima. Come si vede mostra analogia con l’immagine della fig.2, ma essendo completa e senza alterazioni in quanto non presenta parti rifatte penso che sia  a livello iconografico maggiormente affidabile, ecco alcuni passi della, Descrizione e caratteristiche di Marina Mattei:

«La scultura, priva di sostegno, si presentava adagiata su un panno nero. Ben conservata, fino all’imposta della spalla sinistra, è di dimensioni maggiori del vero (alt. cm 44,40; largh. cm 28,97; prof. cm 27,73), priva del naso e della parte esterna dell’orecchio destro. Una frattura sul collo è conseguenza dello scasso praticato per l’inserimento di un perno in tempi recenti. L’impostazione è quasi del tutto frontale, con un leggero scarto verso sinistra. Il viso ha ovale squadrato e guance di proporzioni massicce; gli zigomi sono larghi ma non sporgenti. Gli occhi infossati, con orbite molto evidenziate, hanno l’indicazione del sacco lacrimale e sono segnati da “occhiaie” e dal gonfiore delle palpebre. Le sopracciglia, definite da una netta incisione a spigolo vivo, comunicano un’espressione pensosa, suggerita anche da due linee che attraversano la fronte in prossimità dell’attaccatura dei capelli, dai muscoli mimici separati da lievi, simmetriche infossature e da rughe leggere ai lati della bocca. Il naso, mancante, si riconosce possente dal tratto iniziale e dall’accenno delle narici alla base, dove si congiunge, con segnato prolabio, alle labbra ben disegnate e appena corrucciate. Una fossetta con peli all’interno caratterizza il mento sporgente e arrotondato, sotteso da un rigonfio doppiomento. La barba, come una corona intorno al prominente sottogola, si origina dalle lunghe basette ed è formata da incisioni a scalpello, più sottili nella parte bassa; scende dai favoriti alla mascella, lasciando scoperto quasi tutto l’ovale. Il sottogola è flaccido e rigonfio così come il collo che ha evidente il pomo d’Adamo. Queste caratteristiche, insieme al mascellare robusto e alla capigliatura imponente, tipiche dei ritratti di Nerone, rendono un aspetto severo e l’immagine fortemente espressiva19».

Il finale, … rendono un aspetto severo e l’immagine fortemente espressiva, ci dice che l’immagine di Nerone veniva mostrata obiettivamente in pubblico, ma si si legge anche : La barba, -è- come una corona intorno al prominente sottogola,-e- si origina dalle lunghe basette ed è formata da incisioni a scalpello, più sottili nella parte bassa; scende dai favoriti alla mascella, lasciando scoperto quasi tutto l’ovale. La barba come si vede rispetto alla fig.3 rappresenta un’innovazione importante nell’iconografia di Nerone in quanto nei ritratti delle fasi precedenti vi erano soltanto le basette, siamo nelle fasi finali della vita di Nerone e la barba rappresenta una caratteristica importante che evidenzia un Nerone che si mostra in pubblico e, chiaramente, si mostra perché è pienamente impegnato in un progetto di cambiamento dell’impero che voleva gestire diversamente, siamo nella fasi finali della sua vita e Nerone va oltre il suo ruolo naturale di imperatore: è, e vuole essere un artista e uno sportivo ma è, di fatto, anche un ambientalista e un intellettuale impegnato.            


Conclusioni

Nella terza parte dell’iscrizione si legge: … e consacrare, collocandole nel tempio di Apollo Ptonio accanto a quelle dei nostri dei padri, le statue di Nerone Zeus Liberatore e della divina Augusta Messalina. Chiaramente non sappiamo come erano queste due statue, però quella di Nerone poteva avere le caratteristiche della fig.4 in quanto doveva, visivamente, colpire i visitatori del tempio di Apollo Ptonio, e non è da escludere che potesse essere corredata anche da altre epigrafi non conservate.

La funzione di questa statua collocata nel tempio come l’iscrizione ci informa di cui ne conosciamo l’ubicazione e anche le fasi più antiche delle attività del tempio20, e quindi era sempre stato un luogo sacro, era quella di promozione facendo pubblicità e anche di lanciare con altre possibili epigrafi messaggi istituzionali e di propaganda formale o meno, ma poteva probabilmente anche far focalizzare l’attenzione su alcuni messaggi mirati forse redatti da Nerone in riferimento al suo progetto politico che aveva in mente o che forse aveva messo anche per iscritto e proprio per tale progetto, il suo discorso è stato in relazione e quindi pronunciato nello stadio d'Istmia presso Corinto il 28 novembre 67 d. C., cioè quando Nerone concesse la libertà ai Greci. Con questo discorso, parte del suo progetto venne  realizzato: fu stato un momento importante in quanto la Grecia con tutta la sua cultura ufficialmente s’integrò nell’Impero di Roma.   

L’iscrizione che si è presentata in quest’articolo è importante perché ci fa cogliere che Nerone considerava la Grecia un’area strategica e lo era naturalmente non solo a livello geografico ma era importante proprio per l’accumulo di cultura e non solo per le arti e gli sport ma soprattutto per le tradizioni delle gestioni istituzionali delle polis che erano state le basi della democrazia in Grecia.

Roma e la Grecia. Presentano a tutt’oggi relazioni complesse e nei processi storici hanno occupato uno spazio temporale che è andato al di là di quello dei noti conflitti bellici. Una sintesi21 sulla quale si è discusso molto e si continua a discutere è data dal valore e soprattutto dal significato della cultura greca che ha ispirato il poeta augusteo Orazio con il distico degli Epòdi (II, I, !56-157). Ecco il testo:

 

Graecia capta ferum victorem
cepit et artes intulit agresti Latio

«La Grecia conquistata [dai Romani], conquistò il selvaggio vincitore

e le arti portò nel Lazio agreste»


Analizzo brevemente. Gli Epòdi sono una raccolta di diciassette poesie composta dal poeta latino Quinto Orazio Flacco dedicate a Mecenate. Ecco alcuni tratti della presentazione di Fabio Cupaiuolo:

«Orazio chiamò queste poesie iambi, col che mostrava chiaramente di volersi richiamare ai modi, alle forme, ai metri di Archiloco e di Ipponatte. Il nome epòdo dapprima serviva ad indicare il secondo verso soltanto di un distico giambico, quello più breve: in seguito il termine fu adoperato per il distico stesso e per il componimento in quel metro. Nella raccolta oraziana, infatti, il sistema distico giambico è il metro prevalente ricorrendo e adoperato ben dieci volte. Non soltanto il metro ricollega il poeta romano al modello greco, ma anche lo schema tecnico e spesso il contenuto. Il colorito è costituito da un sentimento di violenza contro gli avversari, di scherno e di irrisione contro i nemici che vuol colpire, e talvolta di cieco furore»22.

Cupaiuolo in finale ci ricorda il, sentimento di violenza contro gli avversari, che naturalmente aveva varie componenti compresa quella di scontri tra greci e romani, ecco,  questa componente era un ostacolo per una pacificazione dell’impero e Nerone lo sapeva bene ed era un problema che doveva risolvere e il suo discorso tendeva anche ad offrire nuove spiagge sia ai greci che ormai si andavano romanizzando e sia ai romani che avevano lottato contro di loro.

Gli Epòdi furono scritti dopo il 42-41 a.C., e pubblicati intorno al 30. Sono in qualche modo testimoni di tensioni letterarie ma anche politiche comprese cronologicamente tra la guerra civile (battaglia di Filippi) e la definitiva affermazione di Augusto con la battaglia di Azio e nei decenni successivi saranno all’attenzione dei circoli culturali romani.

Mentre i temi fondamentali delle Odi di Orazio sono, equilibrio, serenità, distacco dalle passioni, gli Epòdi hanno secondo me un  ruolo diverso e anche fondamentale in quanto il poeta presenta la sua visione della vita, che, come dire, veniva certo analizzata con quelle filosofie che allora erano in prevalenza quelle dello stoicismo ed epicureismo, ma era indagata soprattutto con una ricerca a tutto campo sulle contraddizioni della società di allora e i contrasti tra greci e romani almeno dialetticamente erano un problema dell’impero. Quest’ultime avevano un peso alimentato dalla cultura greca che non era statica ma in continua evoluzione ed aveva componenti socioculturali aperte verso i processi storici. Si tenga conto che la composizione di questo distico avvenne dopo che i Romani avevano preso contatti diretti e, come ci ricorda Pavan, … addirittura sottomesso città greche della penisola italica, nella cosiddetta Magna Grecia23.

Nerone ha svolto un’opera di pace anche se è stato un imperatore non diverso dai suoi predecessori in quanto ha commesso anche crimini come omicidi, ma negli ultimi anni di regno è stato messaggero di una nuova cultura come Marina Mattei recentemente ha dichiarato24, e naturalmente siamo ad uno stadio non proprio iniziale di una revisione della figura di Nerone, ma certamente al di là di questo ritratto di Nerone, fig.4, la ricerca dovrà continuare, qui sono state presentate soltanto delle riflessioni su quest’iscrizione, e ringrazio Maria Domitilla Campanile, per avermi aiutato per posizionarla come base di quest’articolo.

Felice Di Maro

 

NOTE

1 Holleaux 1888, pp. 510-511; per Nerone, Imperatore, Nero Claudius Caesar Drusus Germanicus, le fonti principali sono Tacito, Annali, XIII-XVI (interrotto all'anno 65), Svetonio, Vita di Nerone; Dione Cassio, LXI-LXIII, in parte nei riassunti degli epitomatori. Questi tre autori risalgono probabilmente alle Storie di Plinio il Vecchio.

2 IG VII 2713 - PHI Greek Inscriptions

3 Campanile 1990, p. 193-194; per la localizzazione e l’importanza del tempio di Apollo Ptonio ad Acrefia s.v. Bestonso 2010, pp. 211.312; per, Il culto eroico di Ptoo ad Akrefia, Giovagnorio 2018 pp. 73-74.

4 Lo Monaco 2008, p. 46.

5  Campanile 1990, l’epigrafe presenta 3 testi in rigorosa connessione reciproca,

                               per l’analisi  linguistica:

                               in linee 1-6 si presenta il passo di un’epistola con cui Nerone invitava tutti i Greci a
                               recarsi a Corinto il quarto giorno delle calende di dicembre,

                               in linee 9-26 si presenta un passo del discorso tenuto da Nerone a Corinto, con cui

                               concedeva agli abitanti dell’Acaia e del Peloponneso la libertà ed esenzione totale da
                               oneri fiscali,

                               in linee 28-29 si presenta Epaminonda figlio di Epaminonda promotore del decreto

                               conclusivo,

                               in linee 27-57 si presenta il testo del decreto del popolo con cui il popolo ed il senato di

                               Acrefie esprimevano a Nerone la loro gratitudine con la consacrazione di un altare a lui

                               dedicato con l’erezione di statue di lui e di Statilia Messalina e che le copie per decreto

                               fossero collocate presso il santuario di Apollo Ptoio e presso l’altare l’ara di Zeus  

                               Salvatore, pp.194-202; 

                               per il commento, in generale: si comunica solo il mittente, l’ordine, il luogo e la data
                               della riunione, pp. 202-216;

                               per le liberazioni della Grecia: si presentano i precedenti dell’atto di liberazione di
                               Nerone a partire dall’annuncio di Alessandro Magno che per alcune città dell’Asia
                               Minore concede che saranno libere e autonome, seguono le concessioni delle libertà
                               fatte da Antigono e suo figlio Demetrio, Antigono II, Seleuco II, Antioco III, T. Quinzio
                               Flaminino, e si conclude con Nerone 216-224.

  6 Pavan 1982, pp. 150-152.

  7 Holleaux 1888 p.523.

  8 Walter 1955 p.231.

  9 Hohl 1918.

10 Cizek 1971, p. 219, s.v. anche p.41.  

11 Pavan 1982 pp.151-159.

12 Campanile 1990, 223; per la citazione di «Mommsen 1887, p. 658»: testo ripreso (senza traduzione) da Campanile 1990, p.2016; per la Provincia della Grecia: Campanile 2008, p.841.

13 Lo Monaco 2008, p. 63: Illuminante è il celebre caso di Akraiphie in Beozia (66-67), dove nel santuario di Apollo Ptoios, all’interno della cella del tempio sono affiancate alle divinità locali ἀγάλμάτα di Nerone, νέος Ἠλιος per i benefici concessi alla Grecia, nelle vesti di Zeus Eleutherios, e di Messalina, Thea Sebaste, s.v. per la bibliografia nota 92 e 93.

14 s.v. nota 13.

15 Lo Monaco 2008, pp.72-73: le fonti bibliografiche del testo sono da nota 134-140.

16 Vigna 2021, p. 53.

17 Polly Low 2020, p.245.
18 Per foto e testo fig.3, ecco il link:
(
https://fondazionesorgentegroup.com/collezione-darte/archeologia/ritratto-di-nerone/)

19 Mattei-Vigna 2021 p.25: la presentazione del libro citato è avvenuta a Roma, Parco Archeologico del Colosseo, 28 aprile 2022 (ore 16,30) «Dialoghi in Curia. Presentazione del volume "Nerone Nero Caesar. Un ritratto inedito recuperato"» ecco il video (https://www.youtube.com/watch?v=_S6b4sA9xoE).

20 Bestonso 2010, p. 211 nota n.3; Akraiphie è stata un’area importante a livello di attività religiose, si tenga conto che al riguardo, non distante dal santuario principale richiamato nella parte terza dell’iscrizione, a Nord-Est sulla collina di Kastraki c’era un altro santuario dedicato all’Eroe Ptoo: s.v. Giovagnorio 2018, 1. I Materiali votivi dal Santuario, pp. 75-77 che documentano le fasi più antiche del culto.

21 Nenci 1978, p. 1007-1009, s.v. nota 1 per la bibliografia: i versi citati sarebbero in riferimento alla presa di Corinto del 146 a.C., s.v. anche nota 23.

22 Cupaiuolo 1973, pp. CXLIX-CL.

23 Pavan 1983, p. 125.

24 s.v. nota 19 per il link della presentazione del libro, Un ritratto inedito recuperato, si ascolti, ultimo intervento (minuto 54 - 1:12).     

 

 

 BIBLIOGRAFIA

 

AA.VV. 2021 = Un ritratto inedito recuperato / A Newly Found Portrait edited, by Marina Mattei, Roma, Gangemi international, 2021, la presentazione del libro citato è avvenuta a Roma, Parco Archeologico del Colosseo, 28 aprile 2022 (ore 16,30) «Dialoghi in Curia. Presentazione del volume "Nerone Nero Caesar. Un ritratto inedito recuperato"» ecco il video (https://www.youtube.com/watch?v=_S6b4sA9xoE)

Campanile 1990 = Maria Domitilla Campanile, L’Iscrizione neroniana sulla libertà ai greci, in: Studi

ellenistici 3, Pisa, 1990, pp. 191-223.

Campanile 2008 = Maria Domitilla Campanile, Il mondo greco verso l'integrazione politica nell'impero, in Il mondo greco verso l'integrazione politica nell'impero, in Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, vol. 8, Milano, Il Sole 24 ORE, 2008, pp. 839-856.

Bestonso 2010 = Cinzia Bestonso, Acrefia, I santuari di Apollo Ptoo e dell’eroe Pyoo, Estratto in, “Città e

Territorio - La Liguria e il mondo antico” Atti del IV Incontro Internazionale di storia Antica, Genova 19

febbraio 2009, a cura di Maria Gabriella Angela Bertinelli e Angela Donati, Roma, Giorgio Bretschneider

2010. Pp. 211-215.

Cizek 1972 = Eugen Cizek, L'époque de Néron et ses controverses idéologiques, Leiden, 1972.

Hohl 1918 = Ernst Hohl, s.v. Domitius (Nero) in, «R.E.» Paulys Real-Encyclopadie der classischen Altertumswissenschaft Supplement b III, 1918 cl. 389, 1918.

Cupaiuolo 1973 = F. Cupaiuolo, Lineamenta Litterarum LatinarumProfilo letterario e antologian di pagine critiche, Firenze edito da Le Monnier 2a edizione 1973.  

Holleaux 1888 = Maurice Holleaux, Discours prononcé par Néron à Corinthe en rendant aux Grecs la

liberté: 28 novembre 67 J.-C, in Bulletin de correspondance hellénique, vol. 12, 1888 pp. 510-528.

Holleaux 1938 = Maurice Holleaux, Discours prononcé par Néron à Corinthe en rendant aux Grecs la

liberté, 28 novembre 67 A. D. n: Etudes d&#39;épigraphie et d&#39;histoire grecques I, Paris: E. de Boccard, 1938 pp. 165-185.

Giovagnorio 2018 = Francesca Giovagnorio, Il culto eroico di Ptoo ad Akrefia: riti e materiali dal santuario, in “Quaderni di Ozium” n.3 Collana di Studi e Archeologia diretta da Gianluca Grassigli, Perugia 2018, pp.

73-88.

Mattei 2021 = Marina Mattei, Nero Caesar un ritratto inedito / Nero Caesar: A Newly-Found Portrait, in AA.VV. 2021, pp. 65-88.

Mattei-Vigna 2021 = Marina Mattei - Laura Maria Vigna, Immagini Images in AA.VV. 2021, pp.25-52.

Lo Monaco 2008 = A. Lo Monaco, Il culto di Nerone in Grecia. Immagini e cerimoniale della festa, in    in A. Rizakis - F. Camia (a cura di), Pathways to Power. Civic Elites in the Eastern Part of the Roman Empire, Proceedings of the International Workshop held at Athens, Scuola Archeologica Italiana di Atene, 19 Dec. 2005 (Atene 2008), pp. 43-71.

Mommsen 1887 = T. Mommsen, Römisches Staatsrecht, Leipzig 1887, III.

Nenci 1978 = G. Nenci, Graecia capta ferum victorem cepit (Hor., Ep., 2, 1, 156), in Annali della Scuola normale superiore di Pisa. Classe di lettere e filosofia, Ser. 3., vol. 8,3.

Anno 1978 pp. 1007-1023.

Pavan 1982 = Massimiliano Pavan, Nerone e la libertà ai Greci, in: Atti Ce.R.D.A.C.» XII, n.s. II, 1982-

1983, Neronia III. Actes du IIIe Colloque International de la Société International d’Études Néroniennes,

Varenna, Juin  1982, Rom L’Erma» di Bretschneider, 1987, pp. 149-165, id. La Parola del Passato, 39, 1984,

pp.342-361.

Pavan 1983 = Massimiliano Pavan, Graecia capta, la cultura greca nel’Italia romana, in  Il Veltro, Rivista

della civiltà italiana, Anno XXVII, nn. 1-2, gennaio-aprile 1983, id. in Tra Classicità e Cristianesimo, a cura di Giorgio Bonamente, Roma Istituto della Enciclopedia Italiana1999, pp.125-137.

Polly Low 2020 = Polly Low, Remembering, Forgetting, and Rewriting the Past: Athenian Inscriptions and Collective Memory, in Histos Supplements 11, pp-235-268.

Serafin 2000 = Patrizia Serafin, Un inedito ritratto di Nerone: dalla gemma alla moneta, in XII. Internationaler Numismatischer Kongress - Berlin 1997, Akten 2000, pp. 617-621.  

Varner 2004 = F.R. Varner, Mutilation and Trasformation. Damnatio memoriae and Roman Imperial Portrait, Leoden-Boston 2004.

Vigna 2021 = L.M. Vigna, Le immagini nel tempo (Imagines Through the ages) in AA.VV. 2021, pp.53-63.

Walter 1955 = Gérard Walter, Néron, Paris, Hachette, c1955, traduzione dal francese di Giuseppe Crescenzi,

Milano, Dall&#39;Oglio, 1965 .

 

Referenze fotografiche

Fig.1, stele dell'iscrizione del discorso di Nerone del 28 novembre 67 d. C., IG VII, n. 2713, Museo di Tebe n. ΜΘ 319 su concessione del 27/12/2022 n. 631227, Repubblica Ellenica «Ministero della cultura e dello sport. Fondo per le risorse archeologiche. Museo Archeologico di Tebe» Direzione generale antichità & eredità culturale, Eforato delle antichità della Beozia.

 

Fig. 2 Ritratto di Nerone, «Su concessione del Ministero della Cultura - Parco archeologico del Colosseo»,

prot. n.6633 del 20-12-2022. Il ritratto è esposto al Museo Palatino di Roma, Sala IX, n. inv.618.

 

Fig. 3, Nerone giovane, già imperatore, la foto è sul sito della Fondazione Sorgente Group, ecco il link:
(
https://fondazionesorgentegroup.com/collezione-darte/archeologia/ritratto-di-nerone/)

 

Fig. 4, da AA.VV. 2021, p.66.

 

 

 

 

 

 

 

                                                                 

Nessun commento:

Posta un commento