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martedì 7 settembre 2021

Archeologia. Ipotesi surreale, immaginifica e metamorfica di un’Isola nell’Isola, al centro dell’Oceano “Mediterraneo”, lungo l'asse del 40° parallelo, che taglia esattamente a metà la Sardegna, e Sorgono ne è il suo perno Centrale, Terracqueo e Simbolico. Articolo di Cesare Crobu

Archeologia. Ipotesi surreale, immaginifica e metamorfica di un’Isola nell’Isola, al centro dell’Oceano “Mediterraneo”, lungo l'asse del 40° parallelo, che taglia esattamente a metà la Sardegna, e Sorgono ne è il suo perno Centrale, Terracqueo e Simbolico.

Articolo di Cesare Crobu

Mi rivolgo principalmente a coloro che amano fantasticare, un po' sognando e un po' frugando nel proprio “IO” memoriale, immaginare, cosa poteva aver vissuto, se fosse stato in un tempo indefinito, forse anche prima dei nostri antenati Nuragici, e se poteva esserci stata, una civiltà diversa, da quelle finora conosciuta, come potenzialmente, si sarebbe comportato.

Premetto: i denigratori, della prima, possibile, “Civiltà” del mondo Latino,  in cui, potessero essere individuati negli antichi popoli Sardi, o meglio dire, i Nuragici, o Shardana, Sherdana o ancora, Popoli del Mare, come sono chiamati in diverse sfumature, ma che dovrebbero essere le stesse persone; a loro, chiedo di leggere attentamente, magari chiedere chiarimenti, perché il dubbio, non solo è lecito, ma indicativo d’interesse, chiedo anche collaborazione, a coloro che

trovano interessante, aprire un dialogo in tal senso, gli altri, i primi, sono pregati di affacciarsi e guardare.

Visto che fin da piccolino, ho sempre avuto il “sogno” come elemento basilare, da applicare durante i giochi con gli amici coetanei, anche quando ho iniziato a giocare al calcio, sempre con i compagni di squadra, specie durante gli   allenamenti, e ci sfidavamo a creare un tocco nuovo, un palleggio che confondesse l’avversario, insomma, la creatività non ci mancava di certo. 

A rafforzare questa mia ipotesi fantastica sulla linea del 40° Parallelo, che fin dall’inizio che ho pensato a questa teoria, non potevo tralasciare l’evidenza di questa linea che spacca esattamente al centro la Sardegna, conseguentemente, allego a questo scritto, una serie di foto, che partono dal mare di occidente, attraversandola, si passa sempre attraverso l’acqua, fonti inesauribili, e seminate in quasi tutta l’isola, che a detta di un esperto di risorse idriche (voci illuminanti e illuminate spesso su Rai Radio3 Scienza), la Sardegna è il territorio, in base alla sua superficie, che ha più fonti sorgive rispetto a qualsiasi altro territorio che si affaccia nel bacino (un tempo chiamato “Oceano” per i filosofi Greci), del Mediterraneo. Se me lo permettete, sarà fuori luogo, pero Sorgono, si trova, anche al centro del Mediterraneo, partendo dalle coste vicino a Valencia in Catalogna, per arrivare alle coste più occidentali dell’Albania, di fronte a Otranto.

Continuando il filo “acquatico” che lega questo itinerario, che sbuca, o approda alle sponde marine orientali, in questo tragitto, in ogni punto di riferimento che mi soffermerò, evidenziando, una, o più, foto significative, che rispecchi l’ambiente in cui è situato, queste opere, si trovano entro un raggio di dieci chilometri a sud della linea ipotetica intorno al 40° parallelo, e 10 chilometri a nord.

Ovviamente, esprimendo un mio personale pensiero nel motivarlo, chiarisco che le foto, a parte la prima che è una foto scattata da me una decina d’anni fa, le altre le ho riprese da il grande serbatoio che è Internet, non credo di compiere un atto defraduatorio, però, questa scelta la lascio agli amministratori, se posso usufruirne o sono una forma illegale, grazie. 

Il perché di questo scritto è motivato dal momento in cui mi sono rimesso a studiare, o quanto meno, a rileggere un po' di letterature, in questo caso, mi son dedicato alla storia della Sardegna, in modo particolare a quella antica e comunque alle radici di questa mia amatissima Sardegna.

La causa principale, per l’interesse di questo piacevole argomento, e dato da una raccolta di volumi, legati al quotidiano “La Nuova Sardegna”, nel 2010, in cui, con il quotidiano veniva allegato un libro, di una serie di dieci testi, che discuteva dalla nascita della Sardegna, circa 540 milioni anni fa (almeno il Corvo, spero, che esistesse già, magari in forma di un dinosauro), fino alla seconda guerra mondiale. Ogni volume s’interessava di un certo periodo significativo degli avvenimenti svoltisi nell’isola.

Purtroppo, interessandosi di ogni episodio, quello doveva essere espresso al massimo in due pagine, il titolo principale racconta: La Sardegna, Tutta la Storia in mille domande; curato con la sovrintendenza di Manlio Bragaglia, e a spiegare i Vari libri, veniva interessata un’illustre personalità storica, più in auge in quel tempo.

Un esempio tipico e la parte rilevante la preistoria, è intitolato: La preistoria e la civiltà nuragica, sottotitolo (dalle origini al 650 a.C.), redato dalla “paleontologa Luisanna Usai, e cosi di seguito i successivi volumi.

Inoltre, da poco più di un anno, ho acquistato due volumi: Shardana e Sardegna, sottotitolo (I Popoli del Mare, gli alleati del Nord Africa e la fine dei grandi Regni) XV – XII secolo a. C.), scritto da Giovanni Ugas, edizioni della Torre; inoltre ho acquistato l’ultima edizione di: La Civiltà dei Sardi, dal Paleolitico all’età dei Nuraghi, scritto da Giovanni Lilliu, edizioni Il Maestrale.

Mentre i libri di “La Sardegna – Tutta la storia in mille domanda”, ho letteralmente divorato e riletto i  primi 5 volumi, fino alla conquista Catalana, in riferimento agli altri due volumi, ho letto la prima parte della Civiltà dei Sardi, poi ho avuto problemi per un post operatorio al ginocchio, oltre ad aver trovato difficolta a seguire una lettura più tecnica, cioè legata alla metodicità di un tecnico appunto, dedito alla scoperta di reperti storici che nel descrivere i fatti in modo scorrevole e non troppo istituzionale.

Alcuni avvenimenti storici riportati su questo scritto si avvalgono per lo più, a questi volumi, ma in particolare ai testi de, La Sardegna in mille domande., oltre a questi libri, i miei riferimenti si avvalgono di nozioni ascoltate alla radio, in particolare a “Radio tre scienza”, alla rubrica “Fahrenight”, su la televisione Sarda: Videolina, quando riesco a catturarla, seguo “40° Parallelo”, condotta da Andrea Fenu.

Da questo punto, affronto il viaggio legato al 40° parallelo. Man mano che descrivo, a modo mio, i punti d’interesse legato a questa Teoria, metto in evidenza le foto più significative, da me ritenute tali, e la descrizione di cui sono caratterizzate.  

 

1) La prima foto è Torre del Pozzo, sopra la così detta “Balena”, se qualcuno non lo sapesse, quando ci sono mareggiate di maestrale, essendoci una grotta sotto il pelo dell’acqua, le onde penetrano nella grotta, sbattono violentemente, forse, su una parete declinante, e fuoriesce dalla bocca superiore della Torre, dando l’impressione appunto di una balena, quest’inquadratura è ripresa dal lungo mare rialzato, esattamente a metà dei due Bar-Pizzeria. Oltre a questa grotta e altre non citate, sempre a S’Archittu. Mentre un po' più a nord, oltre Santa Caterina di Pittinurri, vi sono alcune grotte, di cui una sotto il livello del mare, e sotto di un costone levigato alto una decina di metri, e forse più. Risalendo il costone, per circa 3,5 chilometri, si trova la bellissima cascata “Istrampu de Iscala de S’Atentu”, come evidenzia la 2^ foto, ricca di acque discendenti dal Montiferru, specie nel periodo Inverno-Primavera.

 
2) Le foto, qui di lato, sono l’evidenza della ricchezza delle tante sorgenti di cui il Montiferru è ricchissimo di acque purissime, la prima è la cascata de Sos Molinos, nelle vicinanze di Santu Lussurgiu, bellissima nel suo momento di massima piena, nella seconda foto, riprende le fonti di “Siete Fuentes”, nel bellissimo scrigno di San Leonardo.

 
3) Qui siamo nel pozzo sacro, di Santa Cristina, nel territorio di Paulilatino, e del suo complesso Nuragico, le cui acque ridiscendono da Rii e canalizzazioni sotterranee, direttamente dal centro del Montiferru (dopo l’ultimo Ferragosto, ho postato un pensiero poetico, sul Montiferru, di mia immaginazione, in lingua Sarda, ne ho cantato la sua ipotetica nascita e sviluppo). Non solo ho osservato attentamente la raffinatezza nella levigazione e posizionamento dei blocchi con cui è stato eretto questo sito “Sacro”, ho osservato che la scalinata va verso il centro della fonte, in direzione “Nord”, sarà un caso? Inoltre, a breve distanza, e sempre entro i dieci km. Dall’ipotetico asse del 40° parallelo, vi sono: il monumentale Nuraghe Losa, almeno una decina di nuraghe inferiori sia di costruzione, che d’interesse, le due tombe dei Giganti: di Nussiu e Mura Cuada; oltre, dentro Paulilatino, vi è la Domus de Janas Su Ladere.

 

4) Questo sito, si riferisce alle acque sulfuree di Fordongianus, antico fortino di demarcazione Romano, che era il limite massimo, a cui i Romani e le sue Truppe o aggregati, potevano penetrare nel territorio verso la Barbagia, ecco, questo termine era appunto definito tale, dagli stessi comandanti Romani, poiché oltre vi erano i Barbari, nascosti in luoghi impenetrabili, questo territorio, proprio perché era impenetrabile, trovarono riparo molti fuggiaschi Romani, perseguitati dai potenti personaggi di alto lignaggio, della potente Roma, che di volta in volta assurgevano al suo potere.

 
5)  Sorgono, cosa dire, in questo, centro assoluto, fisicamente, della Sardegna, e guardando la cartina geografica, sempre lungo l’asse, più o meno, del 40°è parallelo, l’o è anche del bacino del mediterraneo occidentale, sarà un caso? In questi d’intorni, pare che vi siano circa duecento Menhir, quelli nel parco archeologico di “Biru é Concas”, sono circa ottanta, e sono lì da almeno 4.000 anni circa, prima di Stonehenge, ci sono dubbi sulla sua importanza?


 6)  A circa 15 chilometri in linea d’aria, da Sorgono, ci sono le due cime della Sardegna, “Punta La Marmora”, alt, 1.834 metri s.l.m., e due chilometri più a nord c’è il “Bruncu Spina” 1.829 metri s.l.m. tipici speroni granitici del “Monolite” primitivo, Sardo.

 
7)  Sempre seguendo la line di mezzo, verso oriente, a circa 1500 m. si trova un sito, esattamente, non saprei a che epoca risale, la sua caratteristica, e che nei d’intorni, e di fianco, scorrono dei ruscelli d’acqua purissima, che da ristoro vitale a tutte le specie di esseri viventi che abitano quell’antico posto di approdo, i cui pastori, che lo gestivano, offrivano, delle leccornie e ospitalità, a chiunque si trovasse a passare di lì, rispecchiando l’antica e tipica “Ospitalità” degli uomini Sardi che custodivano tutto l’ambiente circostante, che, dove ammirar la volta celeste, è un incanto.

 
8) Da questo punto, in uno spazio di territorio, alquanto ravvicinato, si trovano una serie di siti di un interesse estremamente importante, di cui spesso, ne trovo traccia, pubblicati nel gruppo facebook “PREISTORIA SARDA”,  sia per il culto delle acque; delle pietre, che siano lavorate, come Nuraghe, Tombe dei Giganti, oppure pietre e/o rocce levigate e lucidate in variopinti e sgargianti colori, riprodotti, ovviamente, dai minerali contenuti sia nelle acque che nelle rocce stesse, che naturali, come blocchi che s’innalzano al cielo in modo verticale. Questa foto si riferisce al Complesso Nuragico, S'arcu e is Forros.

 
9 Sulla stessa linea verticale, a pochi chilometri d’aria, si trovano le Gole di Pirincanes e Cascate di Rio e Forru.

 
10) Questo Masso, si chiama: Perda e Liana, poco più giù delle cascate di Rio e Forru, il suo significato di sacralità, si spiega da solo, con l’orientamento verso il cielo, verso una costellazione, o forse un Dio, per questo venerato.

 
11) Davanti a queste meraviglie della natura si rimane estasiati, di foto interessantissime di questo luogo c’è ne sono una quantità notevole, una meglio dell’altra, possono essere viste comodamente su google map, digitando il nome: piscine naturali di Bau Mela, presso Villagrande Strisaili, sempre nel regno delle acque.

12) Tomba dei Giganti di Is Carcaredda, sempre a breve distanza dei precedenti e del successivo, qui sotto rappresentato

 
13) Le Cascate di Sothai, praticamente, situato sotto la periferia sud di Villagrande Strisaili, e sono diversi gli strapiombi e gole rigonfie di queste acque, nelle vicinanze del Salto del Flumendosa.   

 
14)  Un po' più su, nelle vicinanze di un piccolo borgo di nome “Triei”, si trova la Tomba dei Giganti di Ósono.

 
15) Per finire il filo del discorso, da me ipotizzato, si chiude con una delle diverse grotte che caratterizza la meraviglia di “Baunei” (c’è forse bisogno di andare in luoghi dispersi per gli oceani e ammirare bellezze naturali come i paradisi di questa località?), questo sito racchiude, sempre sulle sue coste, o costoni, molte rappresentazioni, come quella di massi verticali staccati dal resto del costone e ricadenti a strapiombo sullo smeraldo che è quella meraviglia di mare, e parlando di grotte, non ricordo bene quale fosse quella grotta che dopo tantissimi tentativi, scoprirono che era lungo una settantina di metri, almeno fino a quando non venga scoperto un nuovo e al momento, oscuro pertugio, che porti a nuove rivelazioni. E a mio parere, visto le tantissime sorgenti, credo ci sia una qualche continuità, con molte di esse.   

Qui, inizio il mio pensiero sulla teoria su intitolata.

Il tutto ha inizio quando su internet, mi sono imbattuto sul testo di Sergio Frau: Le Colonne D’Ercole; in cui evidenziava la variazione, riconosciuta anche dal Professor Andrea Carandini, della posizione originaria delle Colonne D’Ercole, così definite dagli antichi Greci, per delimitare i Mari, intorno al frastagliato regno Greco, isole comprese, che in origine, le avevano posizionate, tra le coste sud occidentali della Sicilia e Pantelleria, che a quei tempi, i fondali, in alcuni casi, affioravano a pelo d’acqua.

Questa centralità della Sardegna in quel mare di mezzo, chiamato (sempre dai Greci), appunto Oceano, era per me, una illuminazione che mi riportava all’estate del 1993, che, come spesso mi accadeva in quegli anni, prendevo in affitto un appartamento a S’Archittu e in alternativa a Santa Caterina di Pittinurri.

Durante una battutina di pesca subacquea in apnea, più che altro mi piaceva esplorare il mondo sottomarino, vedere la varietà del paesaggio, in un fondale profondo 5 m. circa, rimasi colpito nella visione di una struttura apparentemente metallica, rappresentata da dei cerchi con un diametro di circa 130 cm., formato da 4 cerchi a degradare, legati tra loro con delle barre che a scalare, teneva insieme il primo cerchio con il secondo, spostato di circa 50 cm. un’altra barra teneva il 2° cerchio con il terzo, e cosi di seguito, la cosa che mi ha lasciato ancor più perplesso, e che il tutto era un unico stampo, le dimensioni dei cerchi e delle barre, avevano lo stesso spessore quadrato di circa 4 cm. e ben levigate, inoltre, e qui sta la stranezza, il tutto, era incastonato nella roccia di arenaria o tuffo che sia, per circa una 30 di cm..

Se andiamo ad analizzare con una certa approssimazione, quanto affermato poc’anzi, e ovvio, che una struttura di tal fatta, immersa nella roccia per quel tanto, significa che li sotto il monolite vi è da diversi secoli, o forse più, non ho esperienza in quanto possa indurirsi e divenire roccia, dei granelli di sabbia con cui era sommersa tale struttura metallica, tra l’altro, di colore giallo, almeno, questo era il colore riflesso dai raggi solari di buon mattino, che sferzavano la superfice dell’acqua. 

Li per li non ho dato molta importanza alla cosa, però mi ero preso la briga di immagazzinare nella mia mente, le coordinate per individuare il punto esatto dove un giorno ricercarla.

Qui apro una parentesi “Mnemonica”: nella lettura di un libro, titolato Il Circo, scritto da Alistair  Maclean, edito nel 1975, parlava di una spia Sovietica che lavorava in un circo, le sue facoltà mirabolanti, erano nell’aprire una pagina qualsiasi di un giornale, farsi un’immagine fotografica, memorizzarla nel suo cervello, e poi a richiesta del pubblico doveva ricordare esattamente tutto quello che conteneva quella pagina, nella colonna tale, dalla riga x alla riga y, e ribadirla ad alta voce a tutto il pubblico, in un passo successivo del libro spiegava questo sistema ad un componente del circo: “riprendo una specie di fotografia, stando attento di aprire con la massima espansione le palpebre degli occhi in modo da fissare nella mente, ogni angolo dell’oggetto interessato, poi formo una specie di archivio a cassetti, in ogni cassetto, ad esempio, contraddistinto da una lettera, o un titolo, una foto ect., ect., quando mi serve faccio riferimento a quel titolo, e riporto alla luce tutto il contenuto di quel cassetto”.

Ecco, questo ho fatto esattamente io, una volta acquisito le teorie di Sergio Frau, e lì ho riportato alla mente quel manufatto, pian pianino, ho utilizzato la metodologia dell’archivio a cassetti e dell’immagine fotografica, andando a scavare su quei frammenti di memoria, di cui, in seguito, riportavo alla luce dei particolari sin lì ignorati.

Una volta rimmersomi, mentalmente, in quel fondale piatto, ho visionato le pareti che fiancheggiavano quella specie di canalone, che solo adesso, posso ricostruirla come una parete lineare, scende dritta verticalmente sulla base di quel pavimento, solo dopo aver risvegliato quelle visioni, da una normalissima roccia, ora nel rivederla, incrostata di alghe e quant’altro di vegetazione marina, mi dà la sembianza di una possibile e interessantissima costruzione operata dall’uomo in tempi remoti, chissà, potrebbero aprirsi nuove strade sulla storia dei Sardi e della Sardegna.

È ovvio che stia cercando un risveglio alla divulgazione, dopo tante scoperte rielaborate, anche da voi, ricercatori sul campo, che percorrete in lungo e in largo in ogni dove della nostra bella e ricca terra, d’altronde, diverse volte la o/le storia/e hanno avuto rivisitazioni e modifiche a quanto, precedentemente, ipotizzato. 

Qua e là, o letto che, fino all’arrivo dei Punici, poiché i Fenici, mi é parso, avessero interesse allo scambio di merce con alcune popolazioni Indigene, saccheggiavano le tante ricchezze che custodiva la Sardegna, come dicevo, dopo i Punici, é stata la volta dei Romani, un po' meno, quando sono arrivati gli Arabi, che si limitavano a qualche saccheggio o depredazione alle persone e/o cose che trovavano in superficie della Sardegna.

poi sono arrivati Genovesi e Pisani, quando per investitura papale, nel XI Sec., erano incaricati nel liberare l’isola dal dominio Arabo appunto, e al seguito dei Pisani, la Sardegna era invasa dai toscani in genere, e come dice lo storico medievalista Alessandro Soddu, “RE in Sardegna, Signori in Pisa”.

Dopo la caduta dell’ultimo Giudicato (D’Arborea), hanno proseguito i Catalano-Aragonesi, dopo di loro, hanno calcato piedi e mani, i Savoia, grazie anche ai trattati di spartizione compiuti dai potenti d’Europa, infine, a depredare la Sardegna e i Sardi, col fargli abbassare la testa, ora ci sono i capi partito Continentali, e noi?, quando pensiamo di riprenderci quello che rimane di questa, ancora immensamente “Ricca” Sardegna?, attenzione, non sono un “Pacifista” ne un “Guerrafondaio”, ma uno che desidera immensamente che a decidere della Sardegna e dei Sardi dobbiamo essere NOI SARDI, pacificamente e senza urlare.

Qualche anno fa, un ricercatore (che ora non ricordo il nome), studioso del DNA dei Sardi, in particolare, gli abitanti Ogliastrini, disse, in una trasmissione da me molto seguita, “Radio3 Scienza”, “mentre gli Italiani, non sono Italiani, i Sardi sono Sardi!”.

In conclusione, se casualmente, dovessi suscitare una certa curiosità, a qualcuno interessato (ricercatore), nonostante i miei problemi, mi sento responsabilizzato in prima persona a organizzare un luogo d’incontro e discutere operativamente degli eventi che ne potrebbero seguire.   

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