Archeologia. Ipotesi surreale, immaginifica e metamorfica di un’Isola nell’Isola, al centro dell’Oceano “Mediterraneo”, lungo l'asse del 40° parallelo, che taglia esattamente a metà la Sardegna, e Sorgono ne è il suo perno Centrale, Terracqueo e Simbolico.
Articolo di Cesare
Crobu
Premetto: i denigratori, della prima, possibile, “Civiltà” del mondo Latino, in cui, potessero essere individuati negli antichi popoli Sardi, o meglio dire, i Nuragici, o Shardana, Sherdana o ancora, Popoli del Mare, come sono chiamati in diverse sfumature, ma che dovrebbero essere le stesse persone; a loro, chiedo di leggere attentamente, magari chiedere chiarimenti, perché il dubbio, non solo è lecito, ma indicativo d’interesse, chiedo anche collaborazione, a coloro che
trovano interessante, aprire un dialogo in tal senso, gli altri, i primi, sono pregati di affacciarsi e guardare.Visto che fin da piccolino,
ho sempre avuto il “sogno” come elemento basilare, da applicare durante i
giochi con gli amici coetanei, anche quando ho iniziato a giocare al calcio,
sempre con i compagni di squadra, specie durante gli allenamenti, e ci sfidavamo a creare un tocco
nuovo, un palleggio che confondesse l’avversario, insomma, la creatività non ci
mancava di certo.
A rafforzare questa mia
ipotesi fantastica sulla linea del 40° Parallelo, che fin dall’inizio che ho
pensato a questa teoria, non potevo tralasciare l’evidenza di questa linea che
spacca esattamente al centro la Sardegna, conseguentemente, allego a questo
scritto, una serie di foto, che partono dal mare di occidente, attraversandola,
si passa sempre attraverso l’acqua, fonti inesauribili, e seminate in quasi
tutta l’isola, che a detta di un esperto di risorse idriche (voci illuminanti e
illuminate spesso su Rai Radio3 Scienza), la Sardegna è il territorio, in base
alla sua superficie, che ha più fonti sorgive rispetto a qualsiasi altro
territorio che si affaccia nel bacino (un tempo chiamato “Oceano” per i
filosofi Greci), del Mediterraneo. Se me lo permettete, sarà fuori luogo, pero Sorgono,
si trova, anche al centro del Mediterraneo, partendo dalle coste vicino a Valencia
in Catalogna, per arrivare alle coste più occidentali dell’Albania, di fronte a
Otranto.
Continuando il filo
“acquatico” che lega questo itinerario, che sbuca, o approda alle sponde marine
orientali, in questo tragitto, in ogni punto di riferimento che mi soffermerò,
evidenziando, una, o più, foto significative, che rispecchi l’ambiente in cui è
situato, queste opere, si trovano entro un raggio di dieci chilometri a sud
della linea ipotetica intorno al 40° parallelo, e 10 chilometri a nord.
Ovviamente, esprimendo un
mio personale pensiero nel motivarlo, chiarisco che le foto, a parte la prima
che è una foto scattata da me una decina d’anni fa, le altre le ho riprese da
il grande serbatoio che è Internet, non credo di compiere un atto
defraduatorio, però, questa scelta la lascio agli amministratori, se posso
usufruirne o sono una forma illegale, grazie.
Il perché di questo
scritto è motivato dal momento in cui mi sono rimesso a studiare, o quanto
meno, a rileggere un po' di letterature, in questo caso, mi son dedicato alla
storia della Sardegna, in modo particolare a quella antica e comunque alle
radici di questa mia amatissima Sardegna.
La causa principale, per
l’interesse di questo piacevole argomento, e dato da una raccolta di volumi,
legati al quotidiano “La Nuova Sardegna”, nel 2010, in cui, con il quotidiano
veniva allegato un libro, di una serie di dieci testi, che discuteva dalla
nascita della Sardegna, circa 540 milioni anni fa (almeno il Corvo, spero, che
esistesse già, magari in forma di un dinosauro), fino alla seconda guerra mondiale.
Ogni volume s’interessava di un certo periodo significativo degli avvenimenti
svoltisi nell’isola.
Purtroppo, interessandosi
di ogni episodio, quello doveva essere espresso al massimo in due pagine, il
titolo principale racconta: La Sardegna, Tutta la Storia in mille domande;
curato con la sovrintendenza di Manlio Bragaglia, e a spiegare i Vari libri,
veniva interessata un’illustre personalità storica, più in auge in quel tempo.
Un esempio tipico e la
parte rilevante la preistoria, è intitolato: La preistoria e la civiltà
nuragica, sottotitolo (dalle origini al 650 a.C.), redato dalla “paleontologa
Luisanna Usai, e cosi di seguito i successivi volumi.
Inoltre, da poco più di un
anno, ho acquistato due volumi: Shardana e Sardegna, sottotitolo (I Popoli del
Mare, gli alleati del Nord Africa e la fine dei grandi Regni) XV – XII secolo a.
C.), scritto da Giovanni Ugas, edizioni della Torre; inoltre ho acquistato
l’ultima edizione di: La Civiltà dei Sardi, dal Paleolitico all’età dei Nuraghi,
scritto da Giovanni Lilliu, edizioni Il Maestrale.
Mentre i libri di “La
Sardegna – Tutta la storia in mille domanda”, ho letteralmente divorato e
riletto i primi 5 volumi, fino alla
conquista Catalana, in riferimento agli altri due volumi, ho letto la prima
parte della Civiltà dei Sardi, poi ho avuto problemi per un post operatorio al
ginocchio, oltre ad aver trovato difficolta a seguire una lettura più tecnica,
cioè legata alla metodicità di un tecnico appunto, dedito alla scoperta di
reperti storici che nel descrivere i fatti in modo scorrevole e non troppo
istituzionale.
Alcuni avvenimenti storici
riportati su questo scritto si avvalgono per lo più, a questi volumi, ma in
particolare ai testi de, La Sardegna in mille domande., oltre a questi libri, i
miei riferimenti si avvalgono di nozioni ascoltate alla radio, in particolare a
“Radio tre scienza”, alla rubrica “Fahrenight”, su la televisione Sarda:
Videolina, quando riesco a catturarla, seguo “40° Parallelo”, condotta da
Andrea Fenu.
Da questo punto, affronto
il viaggio legato al 40° parallelo. Man mano che descrivo, a modo mio, i punti
d’interesse legato a questa Teoria, metto in evidenza le foto più
significative, da me ritenute tali, e la descrizione di cui sono caratterizzate.
1) La prima foto è Torre del
Pozzo, sopra la così detta “Balena”, se qualcuno non lo sapesse, quando ci sono
mareggiate di maestrale, essendoci una grotta sotto il pelo dell’acqua, le onde
penetrano nella grotta, sbattono violentemente, forse, su una parete declinante,
e fuoriesce dalla bocca superiore della Torre, dando l’impressione appunto di
una balena, quest’inquadratura è ripresa dal lungo mare rialzato, esattamente a
metà dei due Bar-Pizzeria. Oltre a questa grotta e altre non citate, sempre a
S’Archittu. Mentre un po' più a nord, oltre Santa Caterina di Pittinurri, vi
sono alcune grotte, di cui una sotto il livello del mare, e sotto di un costone
levigato alto una decina di metri, e forse più. Risalendo il costone, per circa
3,5 chilometri, si trova la bellissima cascata “Istrampu de Iscala de
S’Atentu”, come evidenzia la 2^ foto, ricca di acque discendenti dal
Montiferru, specie nel periodo Inverno-Primavera.
4) Questo sito, si
riferisce alle acque sulfuree di Fordongianus, antico fortino di demarcazione
Romano, che era il limite massimo, a cui i Romani e le sue Truppe o aggregati,
potevano penetrare nel territorio verso la Barbagia, ecco, questo termine era
appunto definito tale, dagli stessi comandanti Romani, poiché oltre vi erano i
Barbari, nascosti in luoghi impenetrabili, questo territorio, proprio perché
era impenetrabile, trovarono riparo molti fuggiaschi Romani, perseguitati dai
potenti personaggi di alto lignaggio, della potente Roma, che di volta in volta
assurgevano al suo potere.
6) A circa 15 chilometri in linea d’aria, da Sorgono, ci sono le due cime della Sardegna, “Punta La Marmora”, alt, 1.834 metri s.l.m., e due chilometri più a nord c’è il “Bruncu Spina” 1.829 metri s.l.m. tipici speroni granitici del “Monolite” primitivo, Sardo.
12) Tomba dei Giganti di
Is Carcaredda, sempre a breve distanza dei precedenti e del successivo, qui
sotto rappresentato
Qui,
inizio il mio pensiero sulla teoria su intitolata.
Il tutto ha inizio quando su internet, mi sono
imbattuto sul testo di Sergio Frau: Le Colonne D’Ercole; in cui evidenziava la
variazione, riconosciuta anche dal Professor Andrea Carandini, della posizione
originaria delle Colonne D’Ercole, così definite dagli antichi Greci, per
delimitare i Mari, intorno al frastagliato regno Greco, isole comprese, che in
origine, le avevano posizionate, tra le coste sud occidentali della Sicilia e
Pantelleria, che a quei tempi, i fondali, in alcuni casi, affioravano a pelo
d’acqua.
Questa centralità della Sardegna in quel mare di
mezzo, chiamato (sempre dai Greci), appunto Oceano, era per me, una
illuminazione che mi riportava all’estate del 1993, che, come spesso mi
accadeva in quegli anni, prendevo in affitto un appartamento a S’Archittu e in
alternativa a Santa Caterina di Pittinurri.
Durante una battutina di pesca subacquea in apnea, più
che altro mi piaceva esplorare il mondo sottomarino, vedere la varietà del
paesaggio, in un fondale profondo 5 m. circa, rimasi colpito nella visione di
una struttura apparentemente metallica, rappresentata da dei cerchi con un
diametro di circa 130 cm., formato da 4 cerchi a degradare, legati tra loro con
delle barre che a scalare, teneva insieme il primo cerchio con il secondo,
spostato di circa 50 cm. un’altra barra teneva il 2° cerchio con il terzo, e
cosi di seguito, la cosa che mi ha lasciato ancor più perplesso, e che il tutto
era un unico stampo, le dimensioni dei cerchi e delle barre, avevano lo stesso
spessore quadrato di circa 4 cm. e ben levigate, inoltre, e qui sta la
stranezza, il tutto, era incastonato nella roccia di arenaria o tuffo che sia,
per circa una 30 di cm..
Se andiamo ad analizzare con una certa
approssimazione, quanto affermato poc’anzi, e ovvio, che una struttura di tal
fatta, immersa nella roccia per quel tanto, significa che li sotto il monolite
vi è da diversi secoli, o forse più, non ho esperienza in quanto possa
indurirsi e divenire roccia, dei granelli di sabbia con cui era sommersa tale
struttura metallica, tra l’altro, di colore giallo, almeno, questo era il
colore riflesso dai raggi solari di buon mattino, che sferzavano la superfice
dell’acqua.
Li per li non ho dato molta importanza alla cosa, però
mi ero preso la briga di immagazzinare nella mia mente, le coordinate per
individuare il punto esatto dove un giorno ricercarla.
Qui apro una parentesi “Mnemonica”: nella lettura di
un libro, titolato Il Circo, scritto da Alistair Maclean, edito nel 1975, parlava di una spia
Sovietica che lavorava in un circo, le sue facoltà mirabolanti, erano
nell’aprire una pagina qualsiasi di un giornale, farsi un’immagine fotografica,
memorizzarla nel suo cervello, e poi a richiesta del pubblico doveva ricordare
esattamente tutto quello che conteneva quella pagina, nella colonna tale, dalla
riga x alla riga y, e ribadirla ad alta voce a tutto il pubblico, in un passo
successivo del libro spiegava questo sistema ad un componente del circo: “riprendo
una specie di fotografia, stando attento di aprire con la massima espansione le
palpebre degli occhi in modo da fissare nella mente, ogni angolo dell’oggetto
interessato, poi formo una specie di archivio a cassetti, in ogni cassetto, ad
esempio, contraddistinto da una lettera, o un titolo, una foto ect., ect.,
quando mi serve faccio riferimento a quel titolo, e riporto alla luce tutto il
contenuto di quel cassetto”.
Ecco, questo ho fatto esattamente io, una volta
acquisito le teorie di Sergio Frau, e lì ho riportato alla mente quel
manufatto, pian pianino, ho utilizzato la metodologia dell’archivio a cassetti
e dell’immagine fotografica, andando a scavare su quei frammenti di memoria, di
cui, in seguito, riportavo alla luce dei particolari sin lì ignorati.
Una volta rimmersomi, mentalmente, in quel fondale
piatto, ho visionato le pareti che fiancheggiavano quella specie di canalone,
che solo adesso, posso ricostruirla come una parete lineare, scende dritta
verticalmente sulla base di quel pavimento, solo dopo aver risvegliato quelle
visioni, da una normalissima roccia, ora nel rivederla, incrostata di alghe e
quant’altro di vegetazione marina, mi dà la sembianza di una possibile e interessantissima
costruzione operata dall’uomo in tempi remoti, chissà, potrebbero aprirsi nuove
strade sulla storia dei Sardi e della Sardegna.
È ovvio che stia cercando un risveglio alla
divulgazione, dopo tante scoperte rielaborate, anche da voi, ricercatori sul
campo, che percorrete in lungo e in largo in ogni dove della nostra bella e
ricca terra, d’altronde, diverse volte la o/le storia/e hanno avuto
rivisitazioni e modifiche a quanto, precedentemente, ipotizzato.
Qua e là, o letto che, fino all’arrivo dei Punici,
poiché i Fenici, mi é parso, avessero interesse allo scambio di merce con
alcune popolazioni Indigene, saccheggiavano le tante ricchezze che custodiva la
Sardegna, come dicevo, dopo i Punici, é stata la volta dei Romani, un po' meno,
quando sono arrivati gli Arabi, che si limitavano a qualche saccheggio o depredazione
alle persone e/o cose che trovavano in superficie della Sardegna.
poi sono arrivati Genovesi e Pisani, quando per
investitura papale, nel XI Sec., erano incaricati nel liberare l’isola dal
dominio Arabo appunto, e al seguito dei Pisani, la Sardegna era invasa dai toscani
in genere, e come dice lo storico medievalista Alessandro Soddu, “RE in Sardegna,
Signori in Pisa”.
Dopo la caduta dell’ultimo Giudicato (D’Arborea),
hanno proseguito i Catalano-Aragonesi, dopo di loro, hanno calcato piedi e
mani, i Savoia, grazie anche ai trattati di spartizione compiuti dai potenti
d’Europa, infine, a depredare la Sardegna e i Sardi, col fargli abbassare la
testa, ora ci sono i capi partito Continentali, e noi?, quando pensiamo di
riprenderci quello che rimane di questa, ancora immensamente “Ricca” Sardegna?,
attenzione, non sono un “Pacifista” ne un “Guerrafondaio”, ma uno che desidera
immensamente che a decidere della Sardegna e dei Sardi dobbiamo essere NOI
SARDI, pacificamente e senza urlare.
Qualche anno fa, un ricercatore (che ora non ricordo
il nome), studioso del DNA dei Sardi, in particolare, gli abitanti Ogliastrini,
disse, in una trasmissione da me molto seguita, “Radio3 Scienza”, “mentre gli
Italiani, non sono Italiani, i Sardi sono Sardi!”.
In conclusione, se casualmente, dovessi suscitare una
certa curiosità, a qualcuno interessato (ricercatore), nonostante i miei
problemi, mi sento responsabilizzato in prima persona a organizzare un luogo
d’incontro e discutere operativamente degli eventi che ne potrebbero seguire.
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