Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
Every day a new article at the bottom of the 10 most visited and disclaimer for text and graphics.
History Archaeology Art Literature Events

Storia Archeologia Arte Letteratura Eventi

Associazione Culturale Honebu

Translate - Traduzione - Select Language

giovedì 31 ottobre 2019

Archeologia in Sardegna. Gli insediamenti della Civiltà Nuragica nel Sinis Riflessioni di Alessandro Usai

Archeologia in Sardegna. Gli insediamenti della Civiltà Nuragica nel Sinis.
Riflessioni di Alessandro  Usai

Gli insediamenti nuragici del Sinis accompagnano il periodo d’oro dei nuraghi, corrispondente alla fase di maturità sopra descritta (Bronzo Medio 3 e Bronzo Recente), e caratterizzano primariamente il periodo che seguì l’interruzione dei nuraghi, cioè le fasi di trasformazione, crisi e degenerazione-dissoluzione (Bronzo Finale e Primo Ferro). In questo campo d’indagine si può disporre di dati apprezzabili, grazie agli scavi  nell’abitato di Su Murru Mannu sotto il tofet di Tharros e grazie alle ricerche territoriali sistematiche. Inoltre informazioni utili vengono dai primi studi sull’insediamento di Sa Osa – Cabras, situato in prossimità della sponda destra del Tirso e quindi al di fuori dell’area geografica del Sinis. Secondo i miei conti, nel Sinis si conservano i resti di almeno 71 insediamenti nuragici grandi e piccoli, con una densità complessiva di quasi 0,6 insediamenti per chilometro quadrato. Tuttavia le conoscenze sono assai lacunose e  l’impressione che se ne ricava è probabilmente molto riduttiva. La vegetazione sull’altopiano basaltico ostacola la visibilità delle
strutture non monumentali, mentre gli spietramenti e gli scassi profondi nelle zone agricole, dopo aver comportato la distruzione dei ruderi, consentono appena di riconoscere le aree di  dispersione dei materiali ceramici e litici. In queste condizioni, i problemi maggiori consistono nel definire l’estensione degli insediamenti e individuare le diverse fasi di occupazione. Le notizie finora edite non danno indicazioni sul primo punto, che tuttavia è di primaria importanza per valutare almeno approssimativamente la densità demografica, anche in confronto con altre regioni dell’Isola. Riguardo al secondo punto si può ritenere che le fasi più antiche siano insufficientemente rappresentate, in quanto gli strati e materiali ad esse pertinenti potrebbero essere stati dispersi oppure coperti da quelli delle fasi più recenti. Le relazioni tra insediamenti e nuraghi suscitano utili considerazioni. Schematizzando, in entrambi i sistemi insediativi del Sinis centro-settentrionale e di quello centro-meridionale si possono distinguere tre gruppi di insediamenti in base alla relazione coi nuraghi. Il primo gruppo è formato dagli abitati adiacenti o circostanti ai nuraghi. Fino ad oggi sono stati segnalati resti di nuclei insediativi accanto ai nuraghi Su Cunventu, Sa ‘e Procus, Abilis, Nurachi ‘e Mesu, Sorighis, Bidda Maiori, Nuracheddu Biancu - San Vero Milis; Francisca Perra, Istani - Riola; Tziricottu, Mont’e Prama, Cannevadosu, Molas, Sa Tiria A, Barrisi A, Barrisi B, Sianu Mannu, Sianeddu, Conch’e Illonis, Mont’e Corrigas, Nuracheddu ‘e sa Canna, Piscina Arrubia, Cadalanu A, Sa Gora ‘e sa Scafa A, Sa Gora ‘e sa Scafa B, Marghini Grutzu, Su Nuraxi, Sàrgara, Santu Sadurru, S’Arruda, Figu de Cara, Crichidoris, Maimoni, Angius de Corruda, Matta Tramontis, Giuanni Nieddu, Su Murru Mannu e Mal di Ventre - Cabras. È probabile che molti altri analoghi abitati non siano stati ancora individuati o siano stati irrimediabilmente distrutti. In questo primo gruppo, il classico tipo di insediamento nuragico oristanese, quello che si sviluppa tutt’intorno al nuraghe, sembra poco rappresentato nel Sinis; a parte le labili tracce degli abitati ormai distrutti sulle piane agricole, i migliori esempi di questo tipo sono offerti dall’insediamento di Mont’e Corrigas e forse da quello di Sàrgara, che sembrerebbe circondare il nuraghe sulla spianata sommitale di un rilievo isolato. Generalmente, soprattutto sui margini dell’altopiano ma anche in altre situazioni morfologiche analoghe, gli insediamenti tendono a disporsi sullo stesso costone, a fianco del nuraghe (Sa Tiria A, Barrisi A, Su Murru Mannu) o su una gobba del pianoro retrostante (Sianeddu, Marghini Grutzu, Figu de Cara). Il secondo gruppo è formato dagli abitati prossimi ma non proprio adiacenti ai nuraghi: ad oggi sono noti i siti di Serra ‘e is Araus, Costa Atzori – San Vero Milis; Muras, Tziricottu, Su Pranu de Sianu Mannu, Serra ‘e Cresia, Piscina Arrubia, Cadalanu A, Giuanni Nieddu – Cabras. In questo gruppo si potrebbe inquadrare l’insediamento di Nuracheddu ‘e su Procu, in realtà disteso sull’ampia gobba a Sud del “piccolo nuraghe” e ad Est del nuraghe Cannevadosu. La distanza tra gli insediamenti del secondo gruppo e i nuraghi più vicini può variare da circa 50 a 150 metri. A seconda della situazione morfologica, questi insediamenti possono collocarsi su gobbe arretrate e sovrastanti i nuraghi (Nuracheddu ‘e su Procu, Su Pranu de Sianu Mannu), ai margini dei pianori (Serra ‘e Cresia), sulle pendici (Piscina Arrubia, Cadalanu A) o sulle piane sottostanti (Serra ‘e is Araus, Muras). La distinzione tra gli insediamenti del primo e del secondo gruppo dipende in certa misura dalle condizioni di conservazione e visibilità dei resti mobili e immobili, per cui si può ammettere la possibilità di un certo scambio tra l’uno e l’altro. Alcuni siti compaiono in entrambi gli elenchi, per cui sembra possibile ipotizzare l’esistenza di nuclei abitativi distinti, spesso di piccole dimensioni. Il rapporto topografico tra gli insediamenti e i nuraghi vicini potrebbe consistere in un semplice ritorno sui luoghi precedentemente occupati, qualora i secondi fossero stati già abbandonati durante la fase di vita degli abitati, oppure nel caso dei “piccoli nuraghi” verosimilmente incompiuti, come Serra ‘e is Araus, Costa Atzori, Muras e Nuracheddu ‘e su Procu. Il terzo gruppo è costituito dagli abitati che occupano aree distanti dai nuraghi. Tra questi sono noti i siti di Pauli Naxi, Riu Maiori o Pischina ‘e Preidi, Su Pirastru – San Vero Milis; Sa Conca ‘e s’Omini - Riola; Sa Chea ‘e sa Feurra, Maillonis, Sa Mulargia, Arriu Urchi, San Salvatore, Crescentinu Sulas, Cuccuru ‘e is Cassonis, Cuccuru ‘e Giuanni Spanu, Sa Canudera, Sa Perdera, Terreno Camedda, Cuccuru ‘e Feurras, Funtana Meiga, Murru Zoppu, Sa Costa ‘e su Forru - Cabras. L’abitato individuato da Salvatore Sebis sul pianoro a Sud di Sa Gora ‘e sa Scafa, a circa 300-400 metri dai due nuracheddus omonimi, è indiziato solo da un cumulo di spietramento, mentre a Pranu ‘e Cannas di San Vero Milis non si rinvengono materiali nuragici. Alcuni dei siti citati sono di estensione molto limitata; ad essi si possono aggiungere altri piccolissimi nuclei o capanne isolate, come suggeriscono frammenti ceramici in superficie a Is Aieddus e Putzu Idu – San Vero Milis, Mont’e Trigu – Riola, Sianu Mannu, Is Arutas e Su Portu – Cabras, oppure una possibile struttura circolare affiorante tra i nuraghi Barrisi A e Sa Tiria B. Rispetto ai nuraghi e agli insediamenti dei primi due gruppi, quelli del terzo gruppo mostrano una maggior propensione per l’utilizzo delle risorse del mare e dello stagno, soprattutto nelle fasi più avanzate (Bronzo Finale e Primo Ferro), almeno a giudicare dalla dislocazione di alcuni nuovi nuclei abitati che sorgono in prossimità delle coste settentrionali (Is Aieddus), occidentali (Putzu Idu, Is Arutas) e meridionali (Funtana Meiga) e in prossimità dello stagno di Cabras (Su Portu), aggiungendosi agli insediamenti preesistenti. Infine si distinguono alcuni edifici circolari apparentemente isolati, simili a grandi capanne ma forse di carattere non semplicemente abitativo. Uno di questi sorge presso la necropoli di Mont’e Prama, ma non sembra appartenere a un vero e proprio insediamento, poiché nell’area, pur intensamente spietrata e coltivata, sono noti fin dagli anni ’70 solo altri due ruderi visibili o almeno intuibili, intorno ai quali i reperti ceramici in superficie si diradano rapidamente (uno è indicato da un cumulo di blocchi di pietra circa 200 metri a Sud, l’altro da un dosso con conci di basalto e arenaria circa 60 metri a Nord-ovest). Un edificio apparentemente simile al primo di Mont’e Prama, analogamente collocato su un leggero pendio, si trova in località Sa Bingia; altri due, distinti anche dalla posizione elevata e dominante, sorgono sulla cima di Mont’e Trigu e sul costone del pianoro tra i nuraghi Sa Tiria A e Sianu Mannu (edificio da me indicato come Sa Tiria C). Almeno in apparenza, la maggior parte degli insediamenti dei tre gruppi descritti sembrano avere dimensioni molto ridotte, cui potrebbe corrispondere una durata assai breve. In confronto con numerosi altri casi oristanesi del Campidano Maggiore, del Montiferru e del Guilcier, in situazioni apparentemente comparabili di altopiano basaltico, è sconcertante la scarsità delle strutture abitative o dei reperti ceramici in prossimità di nuraghi imponenti come Molas, Sianu Mannu, Piscina Arrubia, Marghini Grutzu e Figu de Cara, per citare solo alcuni intorno ai quali il suolo sembra in buone condizioni di conservazione. Le capanne isolate o in piccolissimi gruppi individuate accanto ad alcuni di essi o a nuracheddus come Costa Atzori e Sa Gora ‘e sa Scafa A e B, non possono essere propriamente definite insediamenti. Anche le aree di dispersione dei frammenti ceramici sono generalmente limitate. Solo in pochi casi dei primi due gruppi sembra possibile proporre degli indici approssimativi di estensione: a Su Murru Mannu l’area scavata non supera l’estensione di 0,10 ettari e quella ipotetica complessiva non dev’essere molto maggiore; a Tziricottu, Barrisi A e Sianeddu i ruderi affioranti consentono di calcolare superfici insediative comprese tra circa 0,2 e 0,3 ettari; a Serra ‘e Cresia i pochi ruderi e i frammenti ceramici coprono un’area inferiore a 1 ettaro; a Sa Tiria A i ruderi affiorano su una superficie di circa 1 ettaro; a Sàrgara, in assenza di ruderi evidenti, la morfologia del terreno suggerisce una delimitazione corrispondente a un’area di 1 ettaro o poco più. In questo quadro si distinguono da un lato l’insediamento che circonda il nuraghe di Mont’e Corrigas, apparentemente esteso su circa 3 ettari, dall’altro l’insediamento del secondo gruppo di Su Pranu de Sianu Mannu, esteso per circa 3 ettari su una gobba del pianoro nettamente distinta e più elevata del nuraghe complesso omonimo e comprendente anche un’appendice più a Sud. Un’estensione di un paio di ettari è proponibile anche per l’insediamento a Sud di Nuracheddu ‘e su Procu, pur gravemente alterato dalle occupazioni successive e sconvolto dai lavori agricoli. Resta indeterminato in tutti i casi un altro parametro significativo, che è la densità dei resti mobili e immobili rapportata alla superficie d’insediamento. In attesa di rilevamenti più accurati o di nuovi rinvenimenti, per sfuggire alla contraddizione tra il numero e la mole dei nuraghi e l’insufficiente documentazione degli abitati, possiamo solo ipotizzare un popolamento ancora più parcellizzato e capillarmente disperso di quanto noto nelle aree oristanesi adiacenti, quindi anche più difficile da rintracciare. Pertanto dovremmo immaginare un gran numero di piccoli nuclei insediativi, molti dei quali temporanei, pertinenti a tutti i tre gruppi sopra distinti e soprattutto al terzo, fin dal periodo di costruzione e di più intenso utilizzo dei nuraghi del Sinis.  Gli insediamenti dei tre gruppi descritti sembrano distinguersi in due classi per il fatto di essere costituiti da edifici in pietra oppure da strutture deperibili impostate su fosse incavate nel terreno. Probabilmente, nella realtà si devono supporre numerosi casi di integrazione dei due tipi di strutture. Certo gli edifici in pietra denotano un investimento molto maggiore e quindi implicano un carattere tendenzialmente permanente. Le strutture a fossa, individuate anche presso il nuraghe Conch’e Illonis147, richiamano quelle indagate nell’abitato di Sa Osa, tra cui sono state distinte cavità più o meno ampie e profonde, destinate ad abitazione e a funzioni produttive, di conservazione e discarica. Oltre agli edifici isolati sopra ricordati, resti di strutture in pietra sono stati osservati nei siti di Serra ‘e is Araus, Pauli Naxi, Costa Atzori, Riu Maiori- Pischina ‘e Preidi, Cannevadosu, Molas, Sa Tiria A, Barrisi A, Su Pranu de Sianu Mannu, Sianu Mannu, Sianeddu (Tav. V: 1), Serra ‘e Cresia, Mont’e Corrigas, Cadalanu A, Sa Gora ‘e sa Scafa A-B, Marghini Grutzu, Sa Mulargia, Su Nuraxi, Figu de Cara Mannu, Funtana Meiga, S’Arruda, Terreno Camedda, Matta Tramontis, Giuanni Nieddu, Su Murru Mannu, Mal di Ventre. Tra gli insediamenti con strutture in pietra, l’unico indagato nel Sinis è l’abitato di Su Murru Mannu, emerso parzialmente sotto i ruderi del tofet, dell’anfiteatro e delle mura romane di Tharros (Tav. V: 2). A stretto contatto col nuraghe, un isolato costruito in basalto con riprese in arenaria è composto da almeno tre case complesse (di cui quella orientale molto incompleta) che comprendono un cortile centrale, edifici circolari di formazione primaria e edifici per lo più “ad imbuto” che si innestano sugli stretti interstizi esistenti tra i primi. Quasi tutte le strutture circolari hanno gli ingressi aperti sul quadrante sud-orientale protetto dal maestrale, quindi solo vagamente convergenti verso spazi comuni; pertanto devono aver costituito per un certo tempo altrettante abitazioni unicellulari autonome, prima di essere inglobate nella formazione delle case pluricellulari via via più complesse. I singoli edifici circolari richiamano il caratteristico tipo oristanese privo di nicchie, ben esemplificato dagli insediamenti di Pìdighi di Solarussa e Santa Barbara di Bauladu, ai margini nord-orientali del Campidano Maggiore. Invece le case ad anello con cortile centrale richiamano non tanto quelle ben più elaborate presenti nei due insediamenti appena citati, quanto quelle dell’abitato di Bruncu Maduli di Gesturi, ugualmente raggruppate in isolati e composte solo da edifici primari circolari, da edifici secondari spesso “ad imbuto” e da muri di raccordo. Poichè la formazione degli isolati di Bruncu Maduli non sembra antecedente al Bronzo Finale, si pone qualche problema all’inquadramento di quelli di Su Murru Mannu nel Bronzo Medio 3, come sembra attestare il contesto ceramico associato; peraltro, questo risulta essere stato recuperato e studiato sistematicamente solo in un piccolo saggio stratigrafico adiacente al nuraghe, mentre le diverse strutture abitative si presentavano per lo più quasi prive di materiali mobili. D’altra parte, almeno un frammento di “fiasca del pellegrino” in ceramica grigia attesta la presenza nuragica a Su Murru Mannu durante il Primo Ferro. Per questo si è ipotizzato che l’insediamento sia stato gravemente manomesso dall’impianto del tofet, con l’asportazione degli strati archeologici del Bronzo Recente e del Bronzo Finale-Primo Ferro: cosa non facile in sé e anche ardua da dimostrare. In attesa di verifiche, le case di Su Murru Mannu si pongono problematicamente come le più antiche abitazioni pluricellulari conosciute della Sardegna nuragica. La collina di Su Murru Mannu ha restituito anche alcuni sporadici ma preziosissimi elementi d’importazione dal Mediterraneo orientale. Ciò deve dipendere non solo dal fatto che si tratta dell’unico insediamento nuragico indagato nel Sinis, ma soprattutto dalla sua posizione a ridosso della sponda del Golfo di Oristano. Un frammento miceneo del Tardo Elladico IIIA2/IIIB (XIV-XIII sec. a. C.) si accorda bene col contesto nuragico del Bronzo Medio 3, mentre alcuni frammenti ciprioti del Cipro-geometrico I-II (XI-IX sec. a. C.) confermano l’occupazione del sito anche durante il Bronzo Finale e il Primo Ferro. Per quanto fuori contesto, gli elementi d’importazione documentano i contatti dell’insediamento di Su Murru Mannu coi naviganti egeo-orientali tra le età del Bronzo e del Ferro. Ciò da un lato conferma l’importanza del miglior approdo protetto del Sinis già nell’età d’oro dei nuraghi, dall’altro indizia una certa continuità dei rapporti e delle rotte di navigazione attraverso i secoli, dalle antiche imprese micenee alla più sistematica rete commerciale fenicio-cipriota. Negli abitati del Bronzo Finale e del Primo Ferro si può ipotizzare l’esistenza di ambienti specializzati, assenti a Su Murru Mannu e a Bruncu Maduli ma presenti a Pìdighi di Solarussa e a Santa Barbara di Bauladu. In particolare alcuni bacili rotondi monolitici (due piccoli da lungo tempo conservati nell’ipogeo di San Salvatore, uno simile da località sconosciuta del Sinis, un altro più grande ma molto lacunoso nella vasca recuperato presso il nuraghe Su Cunventu) indicano l’esistenza di piccoli vani rotondi con sedili alle pareti, forse con funzioni di culto domestico, analoghi a quelli ben noti nell’abitato di Su Nuraxi di Barumini. Inoltre alcuni modelli di nuraghi in pietra, descritti nel paragrafo 8, indicano l’esistenza di sale per assemblee o di edifici per il culto. Negli insediamenti nuragici del Sinis hanno particolare rilevanza le strutture destinate all’approvvigionamento idrico. A parte i pozzi e le fonti con prevalenti funzioni di culto descritti nel paragrafo 8, si conoscono in primo luogo diversi profondi pozzi cilindrici scavati nell’arenaria e talvolta rivestiti con incamiciature murarie, simili a quelli indagati nel sito di Sa Osa ma non sempre sicuramente distinguibili da analoghi pozzi più recenti: almeno tre nell’insediamento a Sud di Nuracheddu ‘e su Procu (Tav. VI: 1), due a Terreno Camedda, altri a Riu Maiori-Pischina ‘e Preidi, Maillonis, Arriu Urchi, accanto al nuraghe Maimoni e forse nell’area di Procaxius, più quelli di incerta natura e datazione di Su Portu164. Inoltre si conoscono alcune ampie depressioni artificiali ricavate nel pianoro basaltico, interpretabili come bacini per la conservazione dell’acqua piovana: le più evidenti si trovano all’interno dell’insediamento di Su Pranu de Sianu Mannu, a Sud-ovest dell’insediamento di Sa Tiria A e circa 65 metri a Est del nuraghe Piscina Arrubia (Tav. VI: 2). Altre cavità di minori dimensioni si trovano sull’isola di Mal di Ventre, anche in prossimità del nuraghe, ma potrebbero risalire a diverse epoche più recenti. Simili depressioni utilizzate come riserve d’acqua piovana sono ben note nel Sulcis, in associazione con insediamenti nuragici e romani. Al fine di mettere a fuoco gli aspetti peculiari del Sinis nuragico è utile soffermarsi non solo sulle manifestazioni obiettivamente rilevate ma anche su significative assenze. A questo proposito si osserva, in entrambi i sistemi insediativi distinti sul territorio, la mancanza di resti di strutture di fortificazione degli abitati, sia adiacenti ai nuraghi che separati da essi. In altre parole, non sembrano esistere massicce muraglie recintorie analoghe a quelle ben note sulle pendici del Montiferru, sugli altipiani basaltici del Guilcier e ai margini nord-orientali del Campidano Maggiore. Questa mancanza si accoppia a quella degli antemurali, cui si è fatto cenno in precedenza. Solo raramente si osservano resti di strutture perimetrali, che secondo i casi sembrano più di delimitazione o terrazzamento che di fortificazione. Intorno al nuraghe Sàrgara si intuisce la presenza di uno o più muri di recinzione, che almeno in parte seguono i margini del pianoro isolato. A valle di alcuni nuraghi eretti su speroni dell’altopiano, come Sianeddu e forse Sa Tiria A (Tav. VII: 1), si notano brevi tratti di robusti muri forse destinati ad ampliare gli spazi utilizzabili su terreni in marcata pendenza, che scompaiono sul pianoro, cioè sui lati meno protetti naturalmente. Analogamente, i margini di insediamenti come Su Pranu de Sianu Mannu e Barrisi A appaiono segnati sui fronti rivolti verso valle, cioè sui gradoni morfologici delle colate basaltiche, da allineamenti discontinui di grossi blocchi prevalentemente naturali ma forse anche integrati a tratti da inserti artificiali. Ancora intorno al nuraghe Tziricottu, su terreno perfettamente pianeggiante, si nota un muro apparentemente piuttosto esile di incerta datazione, che sembra circondare l’area d’insediamento sopraelevata rispetto al terreno circostante. A parte queste e forse poche altre eccezioni, la maggioranza degli insediamenti non sembra avere alcuna delimitazione o protezione. Naturalmente la mancanza di muraglie e antemurali non esclude che anche nel Sinis possa essersi instaurato, tra le fasi finali dell’Età del Bronzo e gli inizi dell’Età del Ferro, un clima di insicurezza e forse di conflittualità, come si è ipotizzato nelle regioni caratterizzate dal fenomeno degli insediamenti fortificati. A parte gli scavi di Su Murru Mannu, solo raccolte di superficie e recuperi fortuiti di reperti mobili consentono di ordinare attraverso le diverse fasi archeologiche la vasta materia degli insediamenti nuragici del Sinis. Reperti ceramici riferibili alla fase nuragica di formazione (Bronzo Medio 2) sono stati rinvenuti solo a Su Pallosu, ma è incerto se siano pertinenti a un insediamento o al deposito votivo descritto nel paragrafo 8. La fase successiva (Bronzo Medio 3) è attestata a Su Murru Mannu, nelle fosse adiacenti al nuraghe Conch’e Illonis e a Cuccuru ‘e is Cassonis. Materiali del Bronzo Recente vengono da Cuccuru ‘e is Cassonis, da Cuccuru ‘e Giuanni Spanu e dagli ambienti più prossimi al nuraghe di Mal di Ventre. Frammenti ceramici di questi periodi sono presenti anche a Sa ‘e Procus, Riu Maiori-Pischina ‘e Preidi, Su Pirastru, Francisca Perra, Porcu Silva, Mont’e Trigu, Muras, Maillonis, Tziricottu, Angius de Corruda, Sa Costa ‘e su Forru e Sa Canudera. Nella maggior parte dei siti citati l’occupazione prosegue nei periodi successivi; solo a Conch’e Illonis, Su Pirastru e Sa Canudera la facies del Bronzo Medio-Recente appare in forma esclusiva, mentre a Su Murru Mannu la questione resta aperta per le ragioni già esposte. Ben maggiore è la diffusione dei materiali della caratteristica facies centro-occidentale attribuibile al Bronzo Finale (soprattutto al momento terminale) e alla Prima Età del Ferro. Questa facies, per la quale è del tutto improprio l’aggettivo “pregeometrico”, è contraddistinta da ceramiche con impasti uniformi a degrassante sabbioso, di colore grigio chiaro, talvolta grigio scuro, beige-nocciola o rossastro, e con superfici ingubbiate e lisciate, sovente abrase, degli stessi colori. Le pareti sottilissime e le striature sulle superfici interne dei vasi chiusi evidenziano l’uso del tornio lento, mentre la colorazione chiara e uniforme indica una cottura in forni ad alta temperatura con aerazione costante. Le decorazioni sono costituite quasi esclusivamente da tacche oblique impresse a spina di pesce sulle anse delle brocche, profondi punti sulle anse dei boccali e degli scodelloni, linee incise in schemi semplici o complessi, cordoncini plastici semplici o modellati sulle pareti delle ciotole e sui colli delle brocche; sono rarissimi i cerchielli semplici o concentrici, ancora sulle anse e sui colli delle brocche. Questi materiali compaiono in quasi tutti gli insediamenti nuragici del Sinis, di carattere tanto permanente quanto temporaneo: Is Aieddus, Putzu Idu, Su Cunventu, Sa ‘e Procus, Serra ‘e is Araus, Riu Maiori-Pischina ‘e Preidi, Sorighis, Bidda Maiori, Nuracheddu Biancu, Istani, Mont’e Trigu, Sa Conca ‘e s’Omini, Sa Chea ‘e sa Feurra, Muras, Is Arutas, Maillonis, Mont’e Prama (presso il nuraghe e presso la necropoli), Nuracheddu ‘e su Procu, Cannevadosu, Tziricottu, Barrisi A, Barrisi B, Piscina Arrubia, Arriu Urchi, Sianeddu, Serra ‘e Cresia, Maimoni, Funtana Meiga, S’Arruda, Crescentinu Sulas, Cuccuru ‘e is Cassonis, Cuccuru ‘e Giuanni Spanu, Crichidoris, Cuccuru ‘e Feurras, Terreno Camedda, Su Portu, Angius de Corruda, Murru Zoppu, Giuanni Nieddu, Sa Costa ‘e su Forru, Tharros. A questi materiali si aggiungono pochi reperti sporadici detti provenire dal Sinis, conservati nell’Antiquarium Arborense di Oristano, come brocchette askoidi, due “fiasche del pellegrino” e alcune pintadere. Infine scarsi frammenti riferibili al Bronzo Finale-Primo Ferro vengono dalle scarpate adiacenti al nuraghe di Mal di Ventre, intorno al quale sono stati segnalati anche elementi fenici dell’VIII sec. a.C. in condizioni contestuali da verificare. Senza considerare i reperti di provenienza ignota o incerta, frammenti con decorazione geometrica sono stati recuperati solo nell’insediamento di Funtana Meiga e nel cortile del nuraghe Sianeddu, oltre che nel secondo deposito votivo di Su Pallosu che descriverò nel paragrafo 8. La facies ceramica documentata nel Sinis si manifesta compatta e coerente anche nel Campidano Maggiore e si estende, pur con differenti impasti e trattamenti delle superfici, agli altipiani del Guilcier e del Marghine, fino al Mandrolisai e alla Giara di Gesturi, tra il Bronzo Finale terminale e la fase antica della Prima Età del Ferro. In queste regioni, come anche nel Sinis, alcuni elementi denotano anche un momento leggermente più avanzato, corrispondente alla fase recente della Prima Età del Ferro. Nonostante la scarsità dei tipici elementi decorativi geometrici, generalmente molto rari in tutta la Sardegna centro-occidentale, l’inquadramento proposto è confermato, nell’intreccio delle forme vascolari più diffuse, da alcune forme altamente indicative, dalla connessione con distinti elementi metallici e dalle associazioni con materiali fenici e greci che si moltiplicano oltre mare, dalla penisola italiana alla Sicilia, dalla Tunisia alla Spagna. Considerata la diffusione capillare di questa facies nel Sinis e tenuto conto che la documentazione finora raccolta non può ritenersi esaustiva, ritengo azzardato ipotizzare una concentrazione insediativa durante la Prima Età del Ferro, o addirittura un assetto urbano. Naturalmente ciò non esclude che alcuni insediamenti permanenti possano essersi ampliati accogliendo gli abitanti di altri nuclei temporanei abbandonati durante questa fase, così come nelle fasi precedenti, prima di estinguersi anch’essi.

Fonte: Le sculture di Mont’e Prama: Contesto, scavi e materiali.

Alle origini del fenomeno Mont'e Prama. La Civiltà Nuragica nel Sinis, di Alessandro Usai.

Nessun commento:

Posta un commento