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lunedì 26 novembre 2018

Archeologia. Il Vino nell'Antichità: cerimoniali e rituali legati alla religiosità e alla sfera del sacro.

Archeologia.  Il  Vino  nell'Antichità: cerimoniali e rituali legati alla religiosità e alla sfera del sacro.



Il vino, fin dell'antichità, è legato al sacro perché gli sono stati riconosciuti poteri mistici, religiosi e rituali, collegati ai suoi effetti inebrianti. La vitis vinifera era una pianta rampicante spontanea nelle foreste, nelle zone corrispondenti all’Anatolia e alla Turchia orientale nella zona del mar Caspio, già 300.000 anni fa. Le genti preistoriche apprezzavano il frutto di questa pianta, consumandone i grappoli o il succo spremuto. Tutte le civiltà antiche collegavano la scoperta del vino alle loro mitologie, e in queste storie la coltivazione della vite avveniva dopo un grande diluvio, a seguito del quale la divinità affidava agli uomini giusti, che si erano salvati, il dono del vino. Ad esempio, nella
Bibbia, Noè, sceso dall’Arca dopo il Diluvio Universale, piantò una vigna, e con l’uva di questa fece del vino e si ubriaco'. Il vino era collegato a cerimonie e riti magici d’iniziazione e per questo l’ubriachezza aveva un carattere sacrale perché l’uomo entrava in contatto con il divino e l’aldilà.Il processo chimico di fermentazione, in base al quale lo zucchero contenuto nel succo d’uva, grazie all’azione dei lieviti presenti sulle bucce si trasforma in alcool, era misterioso, e si riteneva il vino una bevanda di origine soprannaturale, magica. La scoperta del vino fu casuale: nel Paleolitico finale, a seguito della fermentazione naturale del succo d’uva avvenuta nei contenitori dove veniva riposto, i primi ominidi si accorsero che il gusto della bevanda era diverso. Successivamente, attorno al 3.400 a.C., l’uomo iniziò la coltivazione della vite che da silvestris divenne sativa, nelle zone dell’Egitto, Palestina, Giordania, Mesopotamia.
Gli Egizi furono forse i primi viticoltori: in affreschi rinvenuti in alcuni siti funerari, sono rappresentate tutte le fasi della vinificazione, dalla vendemmia al trasporto del mosto sul Nilo, sino alla conservazione in anfore dal collo stretto e allungato, chiuse da un tappo d’argilla. Gli egizi attribuivano a Osiride, dio dell’agricoltura, quindi ad una divinità, la scoperta del vino ed Erodoto riferisce che celebravano feste in onore della luna nuova ubriacandosi. Il vino era presente anche nei corredi funebri: nella tomba del re Tutankamon (1339 a.C.) sono state ritrovate anfore che contenevano vino, con l’indicazione della zona di provenienza e l’annata. 
Ne parleremo venerdì 30 Novembre con l'archeologo Nicola Dessì nella sala conferenze Honebu a Cagliari / Pirri, in Via Fratelli Bandiera 100. Vi aspettiamo alle 19, la sala aprirà alle 18.30, ampio parcheggio libero alla fine di Via Cuoco.

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