Archeologia. Il
Vino nell'Antichità: cerimoniali e rituali legati alla religiosità e alla
sfera del sacro.
Il vino, fin dell'antichità, è legato al sacro perché gli sono stati
riconosciuti poteri mistici, religiosi e rituali, collegati ai suoi effetti
inebrianti. La vitis vinifera era una pianta rampicante spontanea nelle
foreste, nelle zone corrispondenti all’Anatolia e alla Turchia orientale nella
zona del mar Caspio, già 300.000 anni fa. Le genti preistoriche apprezzavano il
frutto di questa pianta, consumandone i grappoli o il succo spremuto. Tutte le
civiltà antiche collegavano la scoperta del vino alle loro mitologie, e in queste storie la
coltivazione della vite avveniva dopo un grande diluvio, a seguito del quale la
divinità affidava agli uomini giusti, che si erano salvati, il dono del vino.
Ad esempio, nella
Bibbia, Noè, sceso dall’Arca dopo il Diluvio Universale,
piantò una vigna, e con l’uva di questa fece del vino e si ubriaco'. Il vino
era collegato a cerimonie e riti magici d’iniziazione e per questo
l’ubriachezza aveva un carattere sacrale perché l’uomo entrava in contatto con
il divino e l’aldilà.Il processo chimico di fermentazione, in base al quale lo
zucchero contenuto nel succo d’uva, grazie all’azione dei lieviti presenti
sulle bucce si trasforma in alcool, era misterioso, e si riteneva il vino una
bevanda di origine soprannaturale, magica. La scoperta del vino fu casuale: nel
Paleolitico finale, a seguito della fermentazione naturale del succo d’uva
avvenuta nei contenitori dove veniva riposto, i primi ominidi si accorsero che
il gusto della bevanda era diverso. Successivamente, attorno al 3.400 a.C.,
l’uomo iniziò la coltivazione della vite che da silvestris divenne sativa,
nelle zone dell’Egitto, Palestina, Giordania, Mesopotamia.
Gli Egizi furono forse
i primi viticoltori: in affreschi rinvenuti in alcuni siti funerari, sono
rappresentate tutte le fasi della vinificazione, dalla vendemmia al trasporto
del mosto sul Nilo, sino alla conservazione in anfore dal collo stretto e
allungato, chiuse da un tappo d’argilla. Gli egizi attribuivano a Osiride, dio
dell’agricoltura, quindi ad una divinità, la scoperta del vino ed Erodoto
riferisce che celebravano feste in onore della luna nuova ubriacandosi. Il vino
era presente anche nei corredi funebri: nella tomba del re Tutankamon (1339
a.C.) sono state ritrovate anfore che contenevano vino, con l’indicazione della
zona di provenienza e l’annata.
Ne parleremo venerdì 30
Novembre con l'archeologo Nicola Dessì nella sala conferenze Honebu
a Cagliari / Pirri, in Via Fratelli Bandiera 100. Vi aspettiamo alle 19, la
sala aprirà alle 18.30, ampio parcheggio libero alla fine di Via Cuoco.
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