lunedì 19 novembre 2018
Archeologia. Antiche tribù sarde il cui nome è legato a divinità: Cunusitani o Knumsitani? Riflessioni di Gustavo Bernardino
Archeologia. Antiche tribù sarde il cui nome è legato
a divinità: Cunusitani o Knumsitani?
Riflessioni di Gustavo Bernardino
A volte capita che tra le
pagine di un libro trovi la soluzione di un problema irrisolto che ti ha fatto
lambiccare il cervello e ti ha costretto a ore e ore di ragionamenti e
consultazione di testi.
Dopo aver scritto l'articolo
“Vi presento Knum signore di Sa sedda de sos Carros” pubblicato su Honebu in
data 18 ottobre restava, per me, irrisolto il problema relativo all'origine del
nome della tribù dei “Cunusitani” citati da Tolomeo (III, 3).
Era probabile, secondo il mio
ragionamento, che tale nome potesse discendere dalla divinità Knum nel senso
che chi ne era devoto e praticava il culto di quel dio-creatore, poteva essere
identificato proprio con tale nome. Seguendo questo istinto, ho consultato vari
autori i cui studi, speravo mi portassero alla soluzione dell'enigma.
E così è stato.
Devo premettere che le
ricerche che da qualche tempo conduco per dare risposte ai numerosi problemi
insoluti che riguardano la storia della nostra terra, mi hanno consentito di proporre
sotto una luce differente diverse questioni date per certe e storicizzate per
cui se, per esempio, capita di andare a visitare certi siti, si può
ascoltare
la guida, ufficialmente incaricata di esporre e descriverne la storia, fare una
narrazione che forse può essere letta diversamente. Un esempio per tutti, il
“modello di nuraghe” con cui è indicato il manufatto situato all'interno del
tempio lacustre di “Su Monte” di Sorradile di cui ho dato una diversa
interpretazione nell'articolo “I gioielli eliopolitani di Sorradile”,
pubblicato su Honebu in data 11 luglio e in quello dell’8 agosto “ La corona
della regina del fiume Mannu”. In entrambi gli articoli sostengo che sia il
manufatto di “Su Monte” che quello di “Su Mulinu” di Villanovafranca, possano
non essere “modelli di nuraghe” ma potrebbero invece rappresentare la corona
delle divinità che proteggevano il fiume Tirso da una parte, e il fiume Mannu
dall'altra.
La premessa è necessaria per
spiegare che tutte le mie ricerche partono dal presupposto che attraverso la
lettura di fenomeni religiosi riscontrabili in Sardegna e le diverse
manifestazioni sincretistiche connesse, si può ragionevolmente ricostruire
parte della storia antica di questa meravigliosa e amatissima terra sarda.
A tal proposito quindi, il
dio Knum che ritengo possa identificarsi con il bronzetto di Teti, può aver
dato il nome alle tribù allora esistenti che abitavano nel territorio
ricompreso tra Fonni e Teti che, in quanto credenti in tale divinità, venivano
chiamati Knumsitani e poi Cunusitani.
Di tale processo
interpretativo troviamo spiegazione nell'interessante lavoro compiuto da Mario
Cabriolu e Gabriele Vargiu che con il loro “Cercando Metalla” edizioni Envisual
gennaio 2005, raccontano nelle pagine 204/205 la storia dei “Cunusitani” citati
da Tolomeo (III, 3).
Nel loro libro, gli autori
fanno riferimento alla iscrizione trovata in un cippo confinario romano
rinvenuto presso Fonni, in cui vengono
citati i nomi dei “Cels” Celsitani e dei “Cnus” Cunusitani.
Per loro però il termine
Cnus, che ritengono mùtilo, viene interpretato come “Gonnos”. Per me invece è
naturale pensare che Cnus venga da Knum da cui il nome Knumsitani.
Della identità di tale
divinità e delle sue caratteristiche ho scritto nell'articolo citato del 18
ottobre in cui ho anche affacciato l'ipotesi di un rito in suo onore che
probabilmente si officiava nel tempio di Gremanu.
La mia ipotesi è che il
tempio di Gremanu di Fonni, al pari di quello di Romanzesu di Bitti costruiti
entrambi, sotto l'aspetto architettonico, a forma di fallo, dovevano essere
conseguentemente dedicati ad una divinità maschile che avesse il potere di
generare la vita. Secondo le mie ricerche in merito al sito di Romanzesu i cui
risultati ho riportato in un articolo pubblicato in data 28 marzo 2018 col
titolo “Una possibile interpretazione del “Culto dell'acqua” in Sardegna, ed il
ruolo dei santuari di Romanzesu e di S. Vittoria di Serri” il dio oggetto di
culto sarebbe potuto essere Min, potentissima divinità egizia con potere di
generare la vita. Allo stesso modo, a Gremanu il dio creatore sarebbe potuto
essere Knum anch'esso sorgente di vita. Pure in questo santuario come in quello
di Bitti, il rito religioso doveva essere legato ad eventi naturali riferiti
alla agricoltura come la semina ed il raccolto che a loro volta erano
condizionati dai solstizi ed equinozi. La semina era probabilmente
rappresentata da un evento cerimoniale che prevedeva l'accoppiamento dei
sacerdoti con giovani fanciulle durante il solstizio d'estate ed il successivo
raccolto (parto delle fanciulle rimaste gravide), nell'equinozio di primavera.
Anche in questo caso come in quello descritto nell'articolo del 28 marzo, le
due fasi si svolgevano in luoghi differenti. La semina di Romanzesu vedeva il
raccolto effettuarsi a S. Vittoria di Serri mentre la semina di Gremanu secondo
la mia ipotesi poteva aver luogo a Sa Sedda e sos Carros. Questa tesi trova le
sue ragioni nel fatto che la parentela tra i siti viene sostenuta dagli
archeologi che gli hanno indagati e vi hanno lavorato.
I Knumsitani secondo
Wikipedia, sono localizzati a Fonni ma essendoci un legame strettissimo tra
Knum e Teti, certificato dai testi egizi in cui Knum addirittura “plasma” Teti
(Sergio Donadoni “Testi religiosi egizi” pag.324- Garzanti Editore s.p.a. 1997)
ritengo plausibile che il territorio sotto l'influenza di questa o queste tribù
Knumsitane comprendesse sia Fonni che Teti.
Le tribù che adoravano divinità nilotiche
sarebbero potute essere costituite da comunità Shardana giunte nell'isola. Tale
fatto lo si può dedurre dalla lettura di un documento relativo alla donazione
ad un tempio egizio contenuto in una stele in cui è detto che ”L'anno XVI
sotto la maestà di ….Osorkon...alla festa di Ptah, suo buon signore...Questo fu
il giorno in cui fu dato un campo di ...arure nei dintorni della città
di....Totale....Totale:15. Totale complessivo:42 remen. Il confine meridionale
è la stalla di G'ed-amun-e.f-ankh figlio di Irswitef (quello
settentrionale....); quello orientale è il campo dello S'ardana sotto
l'amministrazione del sacerdote Ori;...” il testo si trova a pag. 301 del
citato libro di Donadoni.
Il forte legame tra gli
Shardana e la Sardegna è stato magistralmente illustrato da Giovanni Ugas con
la sua opera enciclopedica “Shardana e
Sardegna” Edizioni della Torre 2016.
Quindi potrebbero essere
stati gli Shardana, provenienti dall'Egitto, ad introdurre nella nostra isola i
culti ed i riti di origine nilotica. La presenza di comunità egiziane in
Sardegna, è un tema di vecchia data. Di tale evento ne dava notizia il canonico
Giovanni Spano, archeologo, linguista ed etnologo nel suo “Vocabolario
Sardo-Italiano e Italiano-Sardo del 1851. Nella parte introduttiva “Programma
dell'Editore” troviamo scritto che “....Qua Fenicj, Egizi, Tirreni, Iberi,
Umbri,Greci, Cartaginesi, Galli che posero stanza nelle nostre contrade,
recandovi ciascuno la sua lingua....” ed in data più recente un altro
“Grande” dell'archeologia come Sabatino Moscati con una relazione svolta al
Consiglio di Presidenza dei Lincei nel 1981, dal titolo “Dall'Egitto alla
Sardegna: il personaggio con ANKH”, da notizia del ritrovamento di un notevole
numero di stele definite “Stele del Sulcis”. Queste sono caratterizzate da un’iconografia
particolare relativa a un personaggio femminile che tiene con la mano destra
l'Ankh simbolo tipicamente egiziano. Nessuno si è posto il problema di scoprire
chi potesse essere così meritevole da essere effigiato in un numero elevato di
reperti rinvenuti. Nella relazione si parla di circa 150 stele tra grandi e
piccole. Io ho provato a dare una soluzione al problema e con il lavoro citato
del 28 marzo ho ipotizzato che la figura incisa nelle stele possa identificarsi
con la divinità egizia Neith regina di Sais ed ho indicato diverse ragioni che
rendono sostenibile la tesi.
Il cerchio potrebbe ritenersi
chiuso e tutto il ragionamento fin qui fatto ha un senso se si tiene anche
conto che Neith è la figlia di Knum (Mario Tosi -Dizionario delle divinità
dell'antico Egitto- pag. 77 – Kemet 2017).
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Io ritengo di non legare la divinizzazione autoctona con quella Egizia . Vada per il culto dell`acqua legata .. secondo me.. alla fertilita`in senso globale ma continuo a pensare da vari decenni che i Sardi ( Perlomeno sino alla fine del periodo nuragico ) abbiano sempre sviluppato e conservato una religiosita` autoctona e legata soprattutto a elementi reali quali la luna e il sole..L`avvento di altri popoli ha senza dubbio influenzato non poco questa religiosita`e alcune deita`non autoctone hanno creato un`orda di acoliti che ha cambiato "in parte" l`antica tradizione alla quale i Sardi sono stati sempre legati .Riguardo ai Shardana o Sharaden..ho ancora troppi dubbi e non mi esprimo . Cio` che voglio dire ..per finire ..e` che ..conoscendo i Sardi ..mi parrebbe difficile vedere questi cambiare le loro tradizioni religiose per abbracciarne altre invero non cosi` conosciute . Il movimento religioso radicato da millenni non trova mezzo che riesca ad oscurarlo o a sradicarlo ..a meno di azioni coercitive costrinzioni o imposizioni da parte appunto dei popoli approdati sulle coste isolane con intenti agressivi .
RispondiEliminaCondivido il ragionamento. Il periodo è intorno al 1180 e il 1100 a-C. I shardana di cui parlano le cronache egiziane del periodo, descrivono i Shardana come guerrieri "stranieri" che entrarono a far parte dell'esercito egiziano. Altri Shardana (il cui significato può essere I FIGLI DEI FORTI SIGNORI), ebbero terre nelle vicinanze di TIRO. Ora questi "stranieri" portano in Sardegna il culto del dio egiziano Knum figlio di Amon. Perchè in Sardegna? Semplicemente perchè i Shardana in Egitto erano Sardi. Così come i famosi Fenici altri non erano che i Shardana che ebbero Tiro dal Faraone.
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