Storia del commercio: Economia e traffici commerciali nell'antichità: la questione greca. (Parte terza).
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Prima parte: dono e baratto, i traffici economici primitivi. (clicca sul titolo per aprire)
Seconda parte: Il sistema dei traffici commerciali in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente. (Clicca sul titolo per aprire)
Le
fonti per studiare i traffici commerciali antichi, soprattutto quelli instaurati
dai greci, si ricavano
principalmente da Omero e da Esiodo. I paesi che si relazionarono economicamente
con l’antica Grecia erano la Tracia, l'Asia Minore, Cipro, le città costiere
libanesi e l'Egitto. Dalla Tracia erano importati vini, dal Libano i tessuti, legno
d’alto fusto, porpora, oggetti artigianali in avorio e metallici. Prodotti
esotici come l'ambra potevano essere importati dalle coste del Baltico, dal
Ponto Eusino e dall'Adriatico settentrionale. L'avorio non poteva giungere che
dall'Africa centrale e dall'India, lo stagno dalle isole Cassiteridi (posizionate
vicino a Bretagna e Cornovaglia). I Greci esportavano soprattutto bestiame:
pecore e buoi. Non essendoci ancora la moneta, per scambiare si utilizzava il
baratto con animali d’allevamento, oggetti artistici, asce e derrate
alimentari. Pastori e
agricoltori sono coadiuvati da commercianti che verso la
fine del II Millennio a.C. iniziano una serie di campagne di colonizzazione che
affiancano e rivaleggiano con quelle fenicie, con i secondi che si occupano
prevalentemente delle coste africane ad ovest della grande Sirti e delle zone
iberiche. Occorre sempre tener conto che per "Fenici" non si intende un popolo in particolare ma tutte quelle genti che praticavano rotte marittime ibternazionali trasportando merci e uomini appartenenti a varie etnie: sidoni, aramei, gibliti, cretesi, ciprioti, sardi, corsi, siculi e altri. I commerci nel Tirreno sono svolti da Greci, Cartaginesi ed Etruschi
che si spartiscono, non sempre pacificamente, le zone d’influenza. La cultura
greca è di alto livello, e attraverso questa superiorità accrescono le risorse delle
aree frequentate migliorandone l'agricoltura, l'allevamento del bestiame e le
industrie locali e agevolando i rapporti commerciali con genti lontane
estendendoli oltre l'Egeo, nel Ponto Eusino, in Libia, in Sicilia, nell'Italia
meridionale, sulle coste dell'Egitto e di Cipro, nelle Gallie e nell'Iberia
occidentale. I Greci si specializzano sempre più nelle attività marinaresche
perché all’epoca le vie marittime consentivano maggior sicurezza e facilità di
mantenere buoni rapporti con i popoli costieri, generalmente accentratori delle
risorse che giungevano dall’entroterra proprio per essere smerciate nei porti. Questo
sviluppo commerciale creava le condizioni per aumentare la produzione
industriale, e i greci riuscirono sia a soddisfare i bisogni dei locali, sia ad
alimentare il commercio mediterraneo a largo raggio con i loro manufatti di
lana, lino, metalli, legname, argilla, pelli e cuoio. Alcune regioni diventano
grandi centri produttori di prodotti agricoli, ad esempio la Sicilia, l'Italia
meridionale e la Cirenaica, e ciò avviene mentre dall’VIII a.C. troviamo già i
grandi centri commerciali. Sostanzialmente, mentre la massa del popolo greco si
dedica ancora al lavoro nei campi, il progresso industriale dell'antica Grecia
fa sì che l'agricoltura e la pastorizia perdano la loro importanza a vantaggio
della distribuzione commerciale. La spinta decisiva alle attività economiche fu
data dalla creazione della moneta che offrì al commercio greco un forte impulso
verso l’economia urbana e portuale, contrapposta all'economia naturale delle
comunità interne. Il commercio greco era prevalentemente marittimo di
cabotaggio, con il Pireo che diviene rapidamente il maggior porto del
Mediterraneo. Le navi mercantili a vela subordinano i loro percorsi secondo il
regime dei venti e delle correnti marine, con uno studio delle stagioni
favorevoli e dei periodi in cui non si doveva navigare. Oltre il Pireo, altri
floridi porti greci sono: Egina e Megara nel golfo Saronico, Corinto sull'Egeo
e sul golfo dell'Ionio, Calcide sull'Euripo, Delo nelle Cicladi, Samo, Chio e
Lesbo nella costa asiatica, Mileto e Focea, anch’esse sulla costa asiatica, i
porti dell'Ellesponto, della Propontide e del Bosforo, Abido, Cizico, Bisanzio;
Sinope e Trapezunte, sbocchi dell'Armenia; Dioscuriade di Colchide, Panticapeo,
Teodosia, Olbia, dove sboccano le vie della Scizia, degli Iperborei e
dell'interno dell'Asia. Nel Mediterraneo orientale avevano grande importanza
Cipro, Naucrati, sbocco di prodotti egizi e africani, Cirene, sbocco di
prodotti dell'Africa. Nell'Ionio troviamo Corcira, Taranto, Siracusa; Cuma nel
Tirreno, Marsiglia nel Mediterraneo occidentale. Come avviene ancora oggi, fra
i commercianti navali si distinguono i grossisti, i dettaglianti che vendono
piccole quantità, chi esercita il commercio su nave propria e quelli che vendono
utilizzando navi di altri. I più intraprendenti spesso utilizzano capitali
propri e accompagnano le merci sulla nave perché sono rari i veri contratti di
spedizione. A volte il commercio è
ostacolato dall’assenza di una giurisdizione che regola gli interessi reciproci
di venditori e acquirenti: conflitti politici, moratorie interne, confische e
atti di pirateria non giovano certo al commercio. Inoltre, le forti imposte
spingono i privati a occultare i beni destinati alla vendita e i proventi, perché
il commercio non è mai libero. Spesso le città, soprattutto per favorire la
popolazione povera, adottano bassi prezzi dei viveri, impediscono
l'esportazione di generi di prima necessità e praticano diritti doganali in entrata
e in uscita delle merci.
Come sempre, eccellente articolo!
RispondiEliminaEgr. Dott. Montalbano, so di essere O.T., la domanda che vorrei farLe potrà forse averLa già sentita ma mi incuriosisce leggere la Sua risposta a riguardo, le Sue riflessioni. In quanto archeologo, Lei mi sa dire che cosa differenzia l'edificio di Barnenez, o Bougon etc dai nostri tumuli e nuraghi, cronologicamente parlando? Perchè non riesco a capire come i tumuli francese possano essere più antichi dei nostri edifici (e parliamo di diversi millenni di differenza!), dato che sono anch'essi costituiti da semplici sovrapposizione di pietre! Esistono forse due metodi diversi per datare gli edifici, uno magari francese e uno italiano? La ringrazio e e Le invio cordiali saluti. Agostino
Buongiorno, per la datazione degli edifici (funerari, templare o altri) si utilizza un metodo che incrocia dati differenti: manufatti stratificati, fonti letterarie, resti ossei, residui carboniosi e tutto ciò che può aiutare la correzione degli errori. Un cumulo di pietre, anche se sovrapposte, non può essere datato con precisione anche se la forma può dare un'indicazione di massima del periodo.
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