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giovedì 11 dicembre 2014

Le chiese antiche, e quelle moderne, non sono tutte orientate a est

Le chiese antiche, e quelle moderne, non sono tutte orientate a est
di Angelo Saba


Il 22 ottobre 2014, sul sito Quotidiano di storia e archeologia diretto da Pierluigi Montalbano, è stato pubblicato l’articolo Perché le Chiese più antiche sono orientate astronomicamente verso est?”, redatto dallo stesso Pierluigi Montalbano.
L’articolo tratta un argomento di grande interesse per l’opportunità che offre di poter indagare su uno degli aspetti più significativi dei monumenti del passato, fortemente inferente con la cultura delle genti che li hanno costruiti. Personalmente conduco da anni studi e ricerche sull’architettura e l’arte quale espressione di una specifica civiltà o popolo o gruppo umano, e i collegamenti con la “cultura” che li sottende (intesa quali modelli articolati su idee, simboli, azioni), in particolare attraverso la chiave di lettura propria delle rappresentazioni simboliche.
In tale ricerca trova spazio anche l’orientamento dei monumenti, compresi gli edifici di culto o comunque sacri, e così vorrei riprendere l’argomento citato estendendo i riferimenti temporali dal periodo Paleocristiano sino all’era moderna, ricomprendendo lo stesso contesto medioevale già affrontato da Pierluigi Montalbano. Per l’occasione fornire anche degli indirizzi sulle metodologie d’indagine finalizzate alla definizione degli orientamenti, a beneficio di chi volesse intraprendere autonomamente simili ricerche.

L’orientamento degli edifici di culto: genesi.
Nella maggior parte delle religioni, la posizione che si assume nella preghiera e nell’orientamento dei luoghi sacri è determinata da una “direzione sacra”.
La direzione sacra dell’ebraismo era verso Gerusalemme o, più precisamente
, verso la presenza del Dio trascendente “shekinah” nel Sancta Sanctorum del Tempio, come si legge in Daniele 6,11.
Anche dopo la distruzione del Tempio, l’uso di rivolgersi verso Gerusalemme è rimasto nella liturgia della sinagoga, ed è così che gli ebrei hanno espresso la loro speranza escatologica per l’arrivo del Messia, e per il rientro del popolo di Dio dalla diaspora.
I primi cristiani non si volgevano più verso la Gerusalemme terrena, ma verso la nuova Gerusalemme celeste. La loro ferma convinzione era che con la seconda venuta, nella gloria, il Cristo risorto avrebbe radunato il suo popolo per costituire questa città celeste. Essi vedevano nel sorgere del sole un simbolo della Risurrezione e della seconda venuta e questa visione escatologica è stata trasposta, oltre che nella preghiera, in una formulazione simbolica architettonica “orientata” che consentiva la professione del credo coerente a tale visione (e così il sole che era adorato anche nelle religioni pagane, diventa la continuità “ancestrale” nel passaggio tra paganesimo e cristianesimo).
L'edificio ecclesiastico com’è ora inteso non si è potuto sviluppare prima dell'Editto di Milano del 313, anno in cui è stata concessa la libertà di culto ai cristiani. Fino allora i cristiani usavano riunirsi in edifici privati, chiamati ecclesia domestica prima e domus ecclesiae in un secondo tempo (II-IIIsec d.c.).
Con la libertà di culto si pose anche il problema di come costruire gli edifici necessari per la liturgia cristiana, e inizialmente fu adottato il modello basilicale, come la preesistente tipologia architettonica romana (che aveva però la funzione di edificio pubblico, non legato alla religione).
L'edificio basilicale, nella rielaborazione cristiana, subisce delle trasformazioni non solo funzionali ma anche estetiche. La percorrenza diviene prevalentemente longitudinale, con lo spostamento della porta principale su di un lato corto e la localizzazione dell'altare sul lato opposto, spesso dotato di abside. Tra la navata e l'altare (il cui spazio circostante è denominato presbiterio) spesso è posta una navata minore trasversale, chiamata transetto, che rende la pianta dell'edificio simile a una croce.
Costruzione e orientamento.
Definita la tipologia architettonica di riferimento (quella basilicale) già dall’inizio però sorse il problema di come “orientare” tali edifici.
Orientare tali edifici significava costruirli in modo che i fedeli pregassero nella “direzione sacra” ovvero, come detto prima, verso oriente (Est): ”Conversi ad Dominum”. Rivolti al Signore. Questo è l’incipit dell'orazione con la quale sant'Agostino invitava l'assemblea a volgersi verso Oriente per la preghiera eucaristica.
Tale orientazione, esemplificato dall’asse ingresso-abside, fu conformato di conseguenza con l’abside rivolto a oriente lungo la direzione equinoziale Est-Ovest (il presbitero celebrante rivolto inizialmente verso i fedeli, rivolgeva le spalle a Est). L’orientamento è definito astronomicamente con l’Azimut, in altre parole con l’angolo compreso tra la direzione nord lungo il meridiano locale e l’asse della chiesa come nello schema grafico allegato, tratto da uno studio di Adriano Gaspani I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica.
Nelle Costituzioni Apostoliche (II,7) del IV e V secolo era raccomandato ai fedeli di pregare dirigendosi verso l’est e lo stesso celebrante, come detto fronte ai fedeli, durante l’”Actio Liturgica” doveva parimenti essere rivolto in quella direzione; le Costituzioni Apostoliche, pur non risalendo agli stessi Apostoli, riflettono sicuramente le usanze e le consuetudini più antiche in questo senso.
Molte chiese paleocristiane però sembrano non rispondere a tale regola, ma piuttosto a esigenze di opportunità locale.
 L’esempio più emblematico è rappresentato dalla Basilica di S. Pietro, fatta costruire da Costantino intorno alla tomba di San Pietro, iniziata nel 324 ultimata nel 329 d.c.: è orientata a Ovest verosimilmente per ragioni legate alla morfologia del sito (vedere immagine di archivio a lato di A. Frazer). Analogo orientamento si riscontra per il Laterano, così come per gran parte delle chiese paleocristiane per tutto l’IV-V sec. d.C.
Contestualmente all’orientazione a est, e con l’abbandono progressivo del tavolo-altare comunitario fronte fedeli e l’introduzione dell’altare addossato al corpo dell’abside o in fondo al transetto, anche il presbitero celebrante (con le spalle ai fedeli) veniva a trovarsi rivolto a Est.
Solo dopo il VI-VIII secolo l'orientazione a est si afferma in modo decisivo, mentre dopo il Mille e per tutto il medioevo diventa norma di riferimento costante (sino al XV sec. con l’architettura romanica e gotica), e solo “tendenziale” in seguito, con progressivo distacco dai criteri astronomici, fino agli anni 60 del novecento, data del Concilio Vaticano II, che ha reintrodotto l’altare comunitario col celebrante in posizione frontale all’assemblea dei fedeli di modo chè, gli stessi continuano a volgere lo sguardo a Est, mentre il celebrante a Ovest (ovviamente negli edifici di culto orientati a Est). 
Le norme di tracciamento sul terreno di tali allineamenti obbedivano a criteri semplici ma efficaci, ed è possibile riepilogare sinteticamente il seguente sviluppo temporale:

-dal IV sino al X sec. d. C., periodi paleocristiano, Bizantino, primo romanico, i criteri erano ispirati alle indicazioni di Vitruvio riportate nell’Opera “De Architectura”, e comunque riferiti a sistemi gnominici.

-dal X sec. furono seguite principalmente le indicazioni Gerberto D’Aurillac (Papa Silvestro II-999dc), sicuramente una delle personalità più notevoli che contribuì a diffondere l’idea e l’abitudine di orientare i luoghi di culto verso direzioni solari astronomicamente significative. Tra il 983 e il 997, scrisse il “Tractatus de Astrolabio” e anche il “Geometria” in cui riportò e descrisse un centinaio di soluzioni di vari problemi geometrici e molte loro applicazioni pratiche, con l’ausilio dell’astrolabio che contribuirono alla diffusione dell’uso di questo particolare strumento ai fini di stabilire linee e proporzioni astronomicamente significative nelle chiese cristiane medioevali. Fino al 1400-1500, attraverso il romanico, il gotico e il rinascimentale questo testo fu il riferimento ufficiale adottato dai progettisti e costruttori di chiese e cattedrali, e le misurazioni hanno confermato orientazioni molto accurate. In una delle sue bolle papali è raccomandato esplicitamente il criterio “Versus Solem Orientem”, e in particolare il criterio “Sol Aequinoctialis”, che utilizza il punto di levata dell’astro diurno quando la sua declinazione è pari a zero, cosa che avviene solamente agli equinozi.

-dal 1500, periodo d’introduzione della bussola magnetica, si fece progressivamente ricorso a tale strumento di per sé impreciso e improprio, essendo gli orientamenti astronomici (i n.ri 1-2-3 elencati) riferiti al nord Geografico.
Così le chiese costruite prima del 1500 sono caratterizzate da un’orientazione molto accurata, mentre da 1500 in poi, l’orientazione diviene meno precisa fino ad arrivare al 1700 in seguito al quale i luoghi di culto tendono a essere orientati in maniera tendenzialmente casuale, o condizionate da esigenze topografiche, comunque “non astronomicamente orientate”. Questo è evidente soprattutto nei centri urbani, mentre le chiese isolate nel territorio rimangono ancora abbastanza ben orientate.

Altri orientamenti, misurazioni e classificazioni
Come ricordato prima, già durante i periodi Paleocristiano, Bizantino e Medioevale, e in particolare da quello rinascimentale in poi, il canone equinoziale non fu il solo utilizzato per l’impianto chiesastico, molte chiese, infatti, presentano, com’è possibile osservare con appositi rilievi, un orientamento assai diversificato. Salvo rari casi non siamo a conoscenza dei criteri di orientamento utilizzati allora dai costruttori, e in merito si è sviluppata una notevole bibliografia che ha coinvolto diversi studiosi e discipline, dalla storia delle religioni, all’antropologia culturale, alla semiotica, e ovviamente all’astronomia e all’architettura strettamente correlate.
La base di tali studi è costituita da specifiche misure che consentono di determinare l’orientamento delle chiese oggetto di studio, in altre parole i rispettivi Azimut (l’angolo compreso tra il nord geografico e l’asse ingresso-abside).
In merito possono essere formulate le seguenti ipotesi:
1)-Orientamento secondo la direzione equinoziale, in altre parole secondo l’osservazione del sorgere e tramontare del sole nei giorni di equinozio (Azimut 90°);
2)-Orientamento secondo la direzione osservata dal sorgere e dal tramontare del sole nel giorno della festività del santo cui la chiesa era dedicata, o nei giorni solstiziali (Azimut 90°±d);
3)- Orientamento secondo la direzione osservata dal sorgere (o dal tramontare del sole) nel giorno in cui erano tracciate le fondamenta (Azimut 90°±d);
4)- Orientamento quale risultato di condizionamenti topografici, senza tener conto di criteri astronomici;
5)- Orientamento quale risultato di condizionamenti localistici, senza tener conto di criteri astronomici;

Ipotesi 1)-2)-3). La misurazione può esser eseguita con una bussola magnetica, o geografica, ma in ogni caso per le difficoltà operative di tali misurazioni e per le prestazioni intrinseche di tali strumenti già poco precisi, i risultati sono grossolani, ottenendosi errori fino a 2-3° che potrebbe render problematica la classificazione.
Migliore, quando possibile, l’uso di strumenti topografici di precisione che consentono l’appoggio a punti trigonometrici di 1° e 2° livello, e anche la determinazione dell’angolo di declinazione rispetto all’orizzonte locale.
Oggi è possibile ricorrere alla consultazione di ortofoto georeferenziate, che consentono di determinare le deviazioni, rispetto ai riferimenti geografici (Nord geografico, ed Est), con valori affetti da un errore non superiore al mezzo grado sessagesimale, errore eventuale originato da una non sempre facile individuazione dellasse della chiesa.
Eseguite comunque le misurazioni si passa alla ricerca delle possibili correlazioni tra le date in cui il sole sorge o tramonta con lo stesso azimut dell’asse della chiesa, e alcuni giorni caratteristici per l’edificio religioso, come per esempio la festa del santo patrono o altre ricorrenze di carattere religioso, sempreché si appuri un orientamento astronomico perché diversamente si ricade nei casi n° 4-5.
In tale “ipotetica” ricostruzione occorre tener  conto:
- della riforma del calendario gregoriano del 1582, che aveva lo scopo di riportare e mantenere il 21 marzo come la data dellequinozio, e fu necessario passare da giovedì 4 ottobre direttamente al venerdì 15 ottobre, saltando quindi 10 giorni. La differenza media tra il calendario Giuliano (Giulio Cesare, I sec. a.C.), in vigore prima del 1582 e il calendario Gregoriano (Gregorio XIII, papa, 1582) è di tre giorni ogni 400 anni. In definitiva immaginando la costruzione di una chiesa nel XII sec., per la determinazione del suo allineamento, 400 anni prima della riforma, dovremo retrodatare lattuale data del calendario con un valore di circa sette giorni (10 tolti dalla riforma meno 3 corrispondenti allintervallo tra i due calendari).
-del fatto che diverse festività di santi sono state spostate nel corso dei secoli e non corrispondono più alle date riportate sui calendari odierni.
-dell’evidenza, da appurare, che alcune chiese hanno subito nei secoli ristrutturazioni molto consistenti con possibili variazioni di orientamento o addirittura del santo protettore;
-della variazione degli angoli azimutali solstiziali nel tempo, da cui la necessità di costruire specifiche carte solari riferite al presumibile periodo di costruzione per affrontarle con quelle attuali;
-infine, il tracciamento di allora potrebbe essere stato condizionato dalle particolari condizioni della sfera di visualizzazione la quale per essere attendibile, deve presupporre alla base un “orizzonte libero” (ovvero situato sul piano dell’orizzonte locale), che non sempre era verificato per la presenza di costruzioni o rilievi al contorno; sicché già in origine avvenivano errori di tracciamento che occorre tener conto nella ricerca con opportuni interventi di correzione angolare.
Lo stesso angolo visuale poteva essere inferiore al piano dell’orizzonte libero locale (angolo di elevazione negativo) o superiore (angolo di elevazione positivo), e in definitiva oltre alla misurazione dell’Azimut è necessario misurare anche detto angolo di elevazione, possibile solo con strumenti topografici.
 4)-Un esempio d’impianto chiesastico con condizionamento topografico.
Il riferimento è il centro storico di Pavia, tratto da uno studio di Luciano Agnes e Silvio Magnani (Lorientamento delle chiese medievali di Pavia).
Pavia è un’antica città fondata dai romani nel I secolo a.C. col nome di Ticinum (dal fiume Ticino che la bagna) e il centro storico tuttora conserva limpronta del castrum romano con gli assi fondamentali, cardo e decumano massimi, ancora ben distinguibili. Il decumano è inclinato di 17° rispetto alla direzione Est-Ovest (Azimut +107°.)
La parte di città, compresa nel tracciato delle mura romane, evidenzia una struttura urbanistica costituita da una magliatura con lati aventi dimensioni caratteristiche e ripetitive e sempre paralleli al cardo e decumano massimi.
Questa situazione è stata quasi sicuramente determinante nel posizionamento e orientamento degli edifici civili e religiosi, succedutisi nel tempo, i quali si dovevano inserire coerentemente nel tessuto urbano preesistente (vedere figura).

Gruppo di chiese, entro le mura romane del centro storico di Pavia, orientate visibilmente secondo la tessitura del decumano.

5)-Esempi d’impianti chiesastici con orientamento quale risultato di condizionamenti localistici.
In Sardegna è il caso delle chiese facenti parte dei novenari campestri, staccatosi progressivamente dal canone equinoziale dopo il X sec. periodo dei primi impianti. Un caso emblematico è rappresentato dai novenari presenti nel bacino della media valle del tirso (regioni storiche del Guilcier e del Barigadu), con le chiese che presentano orientamenti i più disparati nonostante l’omogeneità culturale che li accomuna, verosimilmente costruite da maestranze locali prive delle conoscenze teologiche escatologiche necessarie o requisito assente negli stessi committenti, o forse e meglio perché edificate nei punti d’immediato arrivo al novenario.
In alcuni di tali impianti chiesastici è stato rilevato l’orientamento i cui valori, al pari della data dei festeggiamenti (possibile riferimento per la verifica di un orientamento astronomico), sono riportati nella seguente tabella:
Osservando i dati della Tabella è proprio difficile trovare una corrispondenza astronomica singolare con le date di riferimento di ogni singola chiesa, almeno in prima lettura, salvo successivi approfondimenti.
Fanno eccezione la chiesa di S. Cristina, S. Maria Turrana, S. Maria de Ossolo tutte equinoziali Est.

Esempi di orientamento riferiti ai diversi periodi storici (Sardegna).
I periodi di costruzione ipotetici o certi riportati nelle tabelle, fanno in genere riferimento al primo impianto chiesastico o a quello più significativo in termini di orientamento. Com’è noto la costruzione abbraccia in genere più periodi storici di riferimento.

1)-Periodo IV-VI sec. d.C. – Architettura Paleocristiana
Di questo gruppo sono astronomicamente orientate solo le chiese di S. Giovanni di Sinis e S. Antioco, orientate a Est nella direzione equinoziale, e una delle tre basiliche paleocristiane di Columbaris orientata al solstizio estivo con un piccolo margine d’imprecisione.

2)-Periodo VI-XI sec. d.C. (Alto medioevo) – Architettura Bizantina
Di questo gruppo sarebbe astronomicamente orientata solo la chiesa di S. Sabina.

3)-Periodo X-XIII sec. d.C. (medioevo)– Architettura Romanica/Giudicale
In questo gruppo si ha un numero rilevante di chiese astronomicamente orientate, precisamente n. 13 su 45 chiese esaminate sono equinoziali est, giusto il riferimento all’applicazione delle indicazioni di Gerberto D’Aurillac prima richiamate.
Per il resto si rileva n. 1 orientamento solstiziale NE (solstizio estivo), n. 4 orientamenti solstiziali SE (Solstizio invernale), n. 1 è orientata S-N (abside a nord), n. 3 sembrerebbe siano orientate al sorgere del sole nel giorno del festeggiamento del santo. Per le altre 24 non si è individuato allo stato attuale della ricerca alcun orientamento astronomico di cui ai punti 1), 2), 3).

4)-Periodo XIV-XVI sec. d.C.– Architettura Gotica/italiana/aragonese
Si ha un numero assai esiguo di chiese astronomicamente orientate, e precisamente  n. 1 su 40 chiese esaminate sono equinoziali est, Per il resto si rileva n. 1 orientamento solstiziale NE (solstizio estivo), n. 8 orientamenti solstiziali SE (Solstizio invernale),  n. 1 è orientata equinoziale Ovest (abside a Ovest), n. 3 sembrerebbe siano orientate al sorgere del sole  nel giorno del festeggiamento del santo. Per le altre non si è individuato allo stato attuale della ricerca  alcun orientamento astronomico di cui ai punti 1), 2), 3).

4)-Periodo XVII-XIX sec. d.C.– Architettura Barocca /manieristica/neoclassica

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