Archeologia della Sardegna.
Modelli di nuraghe.
Articolo di Pierluigi Montalbano
In Sardegna, 3000 anni fa, la rappresentazione in pietra e bronzo di nuraghi, figure umane, animali e oggetti, segna un deciso cambio di passo nel mondo dei vivi e in quello dei morti, con la fine della costruzione dei nuraghi e delle sepolture nelle suggestive tombe di giganti, e l'inizio di una nuova fase che vede l’urbanizzazione dei villaggi con la costruzione di ambienti destinati all’immagazzinamento di
derrate alimentari e alla tesaurizzazione di beni pregiati, soprattutto metalli. Proprio nel Bronzo finale l’esigenza di raffigurare nuraghi e guerrieri è funzionale alla legittimazione e al rafforzamento del prestigio e del potere politico delle nuove classi sociali egemoni. Si distinguono due categorie artistiche principali: i piccoli modelli in pietra, ceramica e bronzo, e i modelli posizionati su altari in pietra che si rinvengono nelle sale per le assemblee adiacenti i nuraghi, come al Palmavera di Alghero. A protezione della necropoli monumentale di Mont’e Prama, in associazione con le grandi statue, sono stati trovati 15 modelli di nuraghe, assimilabili a totem, ossia icone per evocare il passato e per manifestare la propria identità e unità sociale, emblemi che simboleggiano il gruppo dominante. L'elemento caratterizzante dei modelli di nuraghe è la componente comunicativa, evidenziata da motivi decorativi come i mensoloni e il parapetto decorato con motivi a zig-zag e a spina di pesce. Le raffinate sculture poste sopra l'altare, al centro degli edifici santuariali, diventano simboli di protezione divina, costituiscono l'ombrello sotto cui la comunità può ripararsi per stare al sicuro.Abbiamo parlato di questi argomenti con l'archeologa Valentina Leonelli, venerdi 20 gennaio, alle ore 19.00, nell'ambito della rassegna culturale organizzata dall'Associazione Honebu.
Nessun commento:
Posta un commento