lunedì 8 aprile 2019
Archeologia. Dall'Egitto all'Ogliastra: Selene e Scerì, due personaggi da conoscere meglio. Articolo di Gustavo Bernardino
Archeologia. Dall'Egitto
all'Ogliastra: Selene e Scerì, due personaggi da conoscere meglio.
Articolo di Gustavo
Bernardino
Sono certo che qualche
lettore storcerà il naso durante la lettura di quest’ articolo. E' di tutta
evidenza la difficoltà ad accettare certe tesi in mancanza di prove certe. Però
in una materia come l'archeoinvestigazione, è indispensabile avere del coraggio
e presentare le proprie considerazioni anche in presenza di indizi fragili.
Davanti a delle semplici intuizioni nate nel corso della lettura di testi
specifici dove la storia antica è trattata da studiosi di grande spessore, è
bene tentare di costruire delle tesi che potrebbero stimolare l'approfondimento
e l'arricchimento dell'argomento individuato, centrando quindi un duplice obiettivo:
interessare il lettore e invitarlo a contribuire con le sue conoscenze ad
allargare il campo della ricerca.
Data per acquisita la
rispondenza degli Shardana con la popolazione presente in forma maggioritaria
in Sardegna (G. Ugas- Shardana e Sardegna, Edizioni della Torre, 2016), in
relazione alla dimensione del
fenomeno legato al megalitismo e più in generale
alla cultura nuragica di cui questa etnia ne rappresenta l'essenza, si può
ragionevolmente affermare che l'arco temporale in cui rappresentanti di questo
popolo sono presenti ufficialmente in Egitto, va dal 1350 a.C. (lettere di
Amarna) al 854 a.C. (atto di donazione ad un tempio- Donadoni “Testi religiosi
egizi”, Garzanti Editore s.p.a. 1997). Quindi circa 500 anni di permanenza
nella terra dei Faraoni che non possono non aver avuto una ricaduta in termini
di interscambio di carattere economico, sociale e religioso con la madrepatria.
In questa logica, è lecito
pensare che siano stati introdotti in Sardegna elementi caratterizzanti aspetti
cultuali di origine nilotica. Questo tema, che ho trattato in precedenti
articoli, consente di dare una diversa interpretazione a certi reperti che
assumono quindi un significato più coerente con l'ambiente circostante.
Faccio l’esempio dell’
“Altare lacustre” di “Su Monte” di Sorradile, la cui interpretazione ufficiale
accreditata è che si tratti di un “Modello di Nuraghe” mentre il buon senso
dovrebbe portare a riscontrare in quel magnifico manufatto le caratteristiche
di un altare dedicato ad una divinità legata al fiume Tirso (vedi al riguardo
l'articolo “I gioielli eliopolitani di Sorradile” del 11/07/2018).
Rientrano in questo
ragionamento i due personaggi citati nel titolo Selene e Sherì.
La prima, Selene, è una
divinità amata dagli Egiziani che le dedicano una festa come viene raccontato
da Erodoto e riferito da Sergio Donadoni nel volume citato a pag. 384 “ Sacrificar
maiali agli dei gli Egiziani non lo considerano lecito, se non a Selene e a
Dionisio contemporaneamente con la luna piena; e allora, sacrificati i maiali,
ne gustano le carni.
Perché proscrivano i
maiali nelle altre feste, e in questa li sacrifichino, c’è una leggenda sacra a
questo proposito che gli Egiziani raccontano, e che io so, ma non mi si addice
riferire. Questo sacrificio di maiali si fa per Selene. Quando la vittima sia
sacrificata, si riunisce la punta della coda, la milza e l’omento tutti
insieme, e si nascondono con il grasso dell’animale attorno al ventre, e poi si
consumano col fuoco. Le altre carni son mangiate nel plenilunio in cui compiano
il sacrificio; ma in altro giorno non se ne mangerebbe. I poveri fra di loro,
che non han di che scialare, plasmano dei maiali di pasta, e, dopo averli
cotti, quelli sacrificano…..” per i Greci era la dea della Luna (la personalizzazione della
luna piena, la risplendente) ed è ipotizzabile che in origine questa divinità,
proveniente dalla Mesopotamia, fosse conosciuta come Inanna/Ištar divenuta
Astarte per i Fenici.
Ugas nel suo lavoro
enciclopedico sopra menzionato, a pag. 444, dopo aver trattato l'argomento
inerente “ I templi e i luoghi sacri” par. 15.2.3, afferma che “...in questi
templi, aerei, celesti, era venerata una dea lunare, tramandata dalla
letteratura popolare come Orgia o Urxia o Luxia”.
Nel sito del MIBAC (Ministero
per i Beni e le Attività Culturali) il complesso archeologico del Selene viene
descritto in poche righe tra le quali troviamo scritto che :”..... il
notevole interesse scientifico è dato dalla non comune concentrazione di
strutture di difesa e controllo del territorio (nuraghe), di strutture civili
(villaggio), di monumenti eretti in funzione di memoria e celebrazione dei
defunti (tombe dei giganti) e di culto (fonti sacre). Tale ricchezza di resti
archeologici, unite al prezioso ambiente naturale che li circonda, giustifica
la denominazione di “Parco archeologico”.
Quindi, secondo gli esperti, il
nuraghe risulta essere “struttura di difesa” non si comprende da chi o da cosa, escludendo quindi l'ipotesi più
logica che vede nel nuraghe una struttura polivalente dedicata anche al culto
che, in questo specifico caso, doveva essere dedicato proprio alla dea Selene
dea della luna.
Il secondo personaggio Scerì
lo troviamo citato a pag. 37 del vol. I di “Storia Antica” dell'Università di
Cambridge, pubblicato da “Il Saggiatore” nel 1972.
Shery (così viene indicato
nel lavoro curato da: I.E.S Edwards, C.J.Gadd, N.G.L. Hammond tradotto da:
Paolo Emilio Pecorella e Chiara Pecorella Longo) era un importante sacerdote
della IV dinastia, responsabile del rito funebre di due faraoni Peribsen e
Sened. Gli autori del volume di Cambridge ritengono Paribsen il fondatore del
culto di Seth a Heliopolis. Si può dedurre pertanto che il nostro personaggio
Shery abbia frequentato Heliopolis e inoltre che, in relazione all'importante ruolo
rivestito, fosse responsabile di una scuola sacerdotale.
Le informazioni fin qui
raccolte, consentono di ipotizzare un possibile collegamento tra questo
personaggio egizio e il nome del sito archeologico ogliastrino.
Sono presenti in Sardegna
tracce del culto heliopolitano dedicato a Ra (barca solare di Sorradile,
bronzetti con disco solare) quindi ne consegue che siano esistiti dei sacerdoti
che avevano la responsabilità del culto e ne curavano la somministrazione e la
diffusione. Se il ragionamento è valido, comporta nuove riflessioni sulla
compatibilità del periodo storico di appartenenza del sito nuragico di Scerì
che sarebbe databile dal neolitico medio e recente (IV- III millennio a.C.)
fino al Bronzo medio e ultimo (XV-XII secolo a.C.) con quello del sacerdote
faraonico. Le informazioni contenute nella tomba di costui si riferiscono alla
IV dinastia che abbraccia un periodo che va dal 2.575 a.C. al 2.467 a.C. Quindi
un arco temporale che può giustificare la possibilità che nel sito ogliastrino
sia arrivato un personaggio, professionalmente abilitato a svolgere una
funzione a carattere religioso, la cui formazione potrebbe discendere dalla
scuola heliopolitana guidata dal sacerdote Shery da cui, in sua memoria, il
nome del sito. Una ricostruzione fantasiosa? Può darsi, ma perché non
approfondire?
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