lunedì 14 agosto 2017
Archeologia. Cosa è l'archeologia? Qual è il compito dell'archeologo? Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia. Cosa è l'archeologia? Qual è il compito dell'archeologo?
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
L’archeologia è una disciplina scientifica che si occupa di
ricostruire le società e il modo di vivere degli uomini nelle ere passate. Ci
sono vari percorsi che uno studioso può intraprendere nel suo lavoro, e il sistema
più sicuro per ridurre il margine di errore è di cercare informazioni da fonti diverse
per poi incrociarle, elaborarle, approfondirle e, infine, proporre un’interpretazione
dei dati. Dopo l’invenzione della scrittura, i popoli antichi ci hanno lasciato
tanti documenti, tuttavia non è facile leggere i testi dell’antichità. Riuscire
a leggerli significa ascoltare le parole che vengono dal passato. Tutti gli antichi
documenti sono fonti letterarie, ma un posto di rilievo spetta all’interpretazione
delle immagini che gli uomini primitivi ci hanno lasciato. Ad esempio, abbiamo le
fonti iconografiche: pitture in grotte, statuine della Dea Madre, vasi
decorati, rilievi incisi o scolpiti e tanto altro. Per ricostruire una società
antica queste fonti sono molto importanti, e ogni archeologo ne tiene conto, ma
non sempre sono disponibili testi scritti e immagini da analizzare. La
disciplina archeologica è nata proprio per questo, e gli studiosi sono
specializzati nel cercare le tracce lasciate dagli uomini antichi nella loro
vita quotidiana: i resti dei pasti, gli utensili e le stoviglie buttate via, i ruderi
di un edificio crollato, i corredi funerari, i relitti affondati. L’archeologo
è quindi specializzato nell’interpretare le
fonti materiali, chiamate appunto fonti
archeologiche. Le tracce della frequentazione antica dei luoghi si trovano quasi
sempre, sotto terra. Ciò accade per vari motivi, ad esempio i fiumi nell’antichità
straripavano dal loro corso naturale e travolgevano i villaggi trasportando
materiali nel loro percorso. Anche il vento, lentamente, accumula sabbia e
terra sugli edifici. E infine l’uomo, costruendo strutture negli stessi luoghi solleva
il livello del terreno sovrapponendo terra e materiali, arrivando a realizzare delle
vere e proprie colline artificiali. Per queste ragioni, le unità stratigrafiche
(u.s.) si accumulano una sull’altra, proprio come gli strati di una torta.
Compito dell’archeologo durante lo scavo è riconoscere le unità stratigrafiche,
numerarle e scoprire quali informazioni racchiudono. Lo scavo inizia,
ovviamente, dalla u.s. più in alto, la più recente, e procedere verso le u.s.
più in basso, quelle più antiche. Purtroppo scavare significa distruggere e, una
volta scavata, l’u.s. non si potrà più ricostruire, quindi è importante che l’archeologo scriva,
fotografi e disegni tutto ciò che trova. In ogni scavo si fa proprio così: si
misurano i punti più significativi, poi si uniscono disegnando ciò che si vede per
far apparire muri, tombe, armi e utensili. La sequenza stratigrafica, invece, è
il disegno della successione delle unità stratigrafiche. È molto importante
perché aiuta a capire quale u.s. si è formata prima e come sono collegate tra
loro. Utilizzando i disegni in pianta, le sequenze stratigrafiche e le
informazioni che provengono dalle fonti scritte e iconografiche si può ricostruire,
ad esempio, un edificio di cui si sono ritrovate solo le fondamenta. In ogni
unità stratigrafica nascosta sotto terra ci sono anche altre informazioni
importanti: pollini e semi, ossia gli elementi con cui le piante si riproducono,
frutti e frammenti di carbone. Difficilmente tutti questi materiali si
conservano ben leggibili nei secoli, ma una volta ritrovati sono molto utili
perché ogni pianta ha il suo polline, i suoi semi e il suo carbone
caratteristici. In questo modo si può capire con quali piante l’uomo ha
convissuto e si possono ricostruire il clima e l’ambiente antichi, e capire quali
piante l’uomo coltivava. I resti vegetali sono molto piccoli, e per trovarli in
mezzo alla terra si usano tecniche particolari. Anzitutto bisogna conservare la
terra raccogliendola in sacchetti, almeno uno per ogni u.s., da portare in
laboratorio per consentire all’archeobotanico l’analisi al microscopio. Anche ossa
e resti animali sono importanti: l’archeozoologo può studiarli, individuare a
quali animali appartenevano e ricostruire l’ambiente, il clima e il modo di
vivere degli uomini: quali animali cacciavano, quali allevavano e per quale
scopo. I resti della cultura materiale, cioè anfore, armi e utensili, sono, naturalmente,
fondamentali per capire il modo in cui si viveva, ossia il livello tecnologico.
La ceramica, ad esempio, varia nei periodi e nei luoghi, e studiarla aiuta a
capire in quale periodo e a quale popolazione risale l’u.s. in cui è stata
ritrovata. Ogni archeologo incontra nel suo lavoro i resti delle costruzioni realizzate
dall’uomo: capanne, edifici, pozzi, strade, canali, e i buchi nei quali erano
piantati i pali che sorreggevano le strutture. Straordinarie miniere
d’informazioni sono i resti delle sepolture: Dall’analisi delle ossa e dei
denti si possono studiare l’alimentazione e le malattie di cui hanno sofferto. Inoltre,
con l’analisi del DNA si possono ricostruire le famiglie e gli spostamenti. Le
antiche tombe forniscono anche informazioni sulla religione e sulla società
degli uomini che le hanno costruite.
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