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venerdì 14 febbraio 2025

Cartografia Nautica. Da Dante Alighieri a Cristoforo Colombo. Articolo di Rolando Berretta

Cartografia Nautica.  Da Dante Alighieri a  Cristoforo Colombo

Articolo di Rolando Berretta


Dante, a proposito di Ulisse e della montagna del Purgatorio, scrisse:

 "…ma misi me per l'alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto. L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna,fin nel Morrocco, e l'isola d'i Sardi, e l'altre che quel mare intorno bagna. Io e ' compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov'Ercule segnò li suoi riguardi, acciò che l'uom più oltre non si metta: da la man destra mi lasciai Sibilia, da l'altra già m'avea lasciata Setta. "O frati", dissi "che per cento milia perigli siete giunti a l'occidente, a questa tanto picciola vigilia d'i nostri sensi ch'è del rimanente, non vogliate negar l'esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". Li miei compagni fec'io sì aguti, con questa orazion picciola, al cammino, che a

pena poscia li avrei ritenuti; e volta nostra poppa nel mattino, de' remi facemmo ali al folle volo, sempre acquistando dal lato mancino. Tutte le stelle già de l'altro polo vedea la notte e 'l nostro tanto basso, che non surgea fuor del marin suolo. Cinque volte racceso e tante casso lo lume era di sotto da la luna, poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo, quando n'apparve una montagna, bruna per la distanza, e parvemi alta tanto quanto veduta non avea alcuna. Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto, ché de la nova terra un turbo nacque, e percosse del legno il primo canto. Tre volte il fé girar con tutte l'acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com'altrui piacque, infin che 'l mar fu sovra noi richiuso".

 

Su questo Blog, in data 27, 28 e 30 gennaio 2012 (divisa in  tre parti causa lunghezza), è riportata la Lettera Rarissima scritta da Cristoforo Colombo: Lettera data alle stampe e divulgata.

Colombo descrive il suo III viaggio. Ne riporto un piccolo pezzo:

Tolomeo e gli altri dotti che scrissero su questo mondo pensarono che l'emisfero occidentale fosse sferico come quello in cui essi abitavano. Questo ha il suo centro nell'isola di Arin posta sotto la linea equinoziale (cfr. prima) tra il Golfo d'Arabia e il Golfo di Persia; il circolo passa per il capo San Vincenzo, in Portogallo, dal lato di ponente, e per Cangara (Catigara, nel Cabai) e Seri (il nome dato alla Cina da Tolomeo) dal lato orientale. Per quanto riguarda quest'emisfero non c'è nessuna difficoltà, da parte mia, a ritenere che esso sia rotondo come essi affermano. Ma quest'altro, a mio parere, è come la metà d'una pera ben tonda che abbia il picciolo alto - come ho detto - o come una palla rotonda con sopra un capezzolo di donna. Tolomeo e gli altri che hanno scritto su questo mondo opinarono che era rotondo non sapendo nulla di questa sua parte che era sconosciuta e basandosi solo sull'emisfero in cui essi vivevano e che è certamente - come ho detto e ripeto - sferico. Ma ora che le Maestà Vostre hanno ordinato di navigarlo, di esplorarlo e di scoprirlo, la mia affermazione si dimostra evidentissima. Quando, infatti, durante questo viaggio, io mi trovavo a 20 gradi a nord della linea equinoziale (cfr. prima) ero all'altezza di Hargin e di quelle terre dove la popolazione è nera e il suolo è riarso dal sole. Dopo io passai per le isole di Capo Verde dove la gente è ancora più nera. Quanto più abitano al sud tanto più quelle genti sono di carnagione scura. Cosicché all'altezza in cui io stavo, quella cioè della Sierra Leone, dove la stella polare all'imbrunire si alza di cinque gradi, la popolazione è nera al massimo E quando da lì navigai a occidente il calore era estremo. Ma, oltrepassata la linea di cui ho parlato, la temperatura cominciò ad addolcirsi progressivamente, tanto che quando arrivai all'isola di Trinità, dove la stella polare si alza di nuovo, sul far della sera, di cinque gradi, e anche nella terra di Grazia, trovai un clima mitissimo e la terra e gli alberi verdissimi e belli come in aprile gli orti e i frutteti di Valenza. La popolazione di qui è di statura molto buona e ha la carnagione più bianca di tutte le altre che io ho visto nelle Indie; gli uomini hanno i capelli lunghi e lisci, sono più astuti e più intelligenti, e non sono codardi. In quel momento il sole stava sulla Vergine sia sulle nostre sia sulle loro teste. Tutto ciò ha come spiegazione la mitezza del clima, il quale, a sua volta, è conseguenza del fatto che queste terre sono le più alte del mondo e le più vicine al cielo, come ho detto. E così io mi confermo nella mia idea che il mondo non è perfettamente sferico ma ha l'elemento di diversità di cui ho detto in questo emisfero e precisamente nel punto in cui le Indie s'incontrano con l'oceano e l'estremità di quest'ultimo è situata sotto la linea dell'equinozio (Equatore). Dà una forte consistenza a questa teoria il fatto che il sole, quando fu creato da Dio, comparve nel punto più lontano dell'Oriente (o, almeno, la sua prima luce risplendette qui in Oriente) dove si trova la punta più alta di quest'emisfero. È vero che Aristotele suppose che fosse il polo antartico o la terra ad esso sottostante la parte più alta del mondo e quella più vicina al cielo. Ma altri scienziati espressero opinione contraria e sostennero che, invece, fosse più elevata la terra che sta sotto il polo artico. Da ciò risulta evidente che sia l'uno sia gli altri immaginarono una parte del mondo più alta e più vicina al cielo dell'altra. Nessuno, però, suppose che essa si potesse trovare sotto la linea equinoziale (cfr. prima) e questo per i motivi che ho analizzato sopra. Di ciò non bisogna meravigliarsi perché in questo emisfero non si erano ancora avute notizie certe ma solo vaghe e ipotetiche, giacché nessuno vi si era mai recato né vi era stato inviato a cercarlo fino ad ora, cioè fino a quando le Vostre Maestà ordinarono che esso venisse esploralo e che si scoprissero il mare e la terra. Stabilii che i due stretti, come ho già detto diametralmente opposti da nord a sud, distano l'uno dall'altro 104 miglia e il dato è certo perché ho eseguito la misurazione con il quadrante. Da questi due stretti, a occidente, al golfo di cui ho parlato prima e che io denominai delle Perle c'è una distanza di 68 leghe di quattro miglia, come le calcoliamo in mare. L'acqua esce da questo golfo e si precipita in continuazione e con molta forza verso oriente: lo scontro tra acqua dolce e acqua salata avviene, dunque, in questi due stretti. Nello stretto meridionale, che io denominai della Serpe, osservai che la stella polare all'imbrunire era alta quasi cinque gradi; in quello settentrionale, da me chiamato del Drago, saliva su fino a quasi sette gradi. Osservai pure che il golfo delle Perle è situato a poco meno di 3900 miglia a ovest di quello di Tolomeo: c'è, cioè, una differenza di 70 gradi equinoziali, calcolando per ciascun grado 56 miglia e due terzi. La Sacra Scrittura afferma che Nostro Signore fece il Paradiso Terrestre e vi collocò l'albero della vita da cui scaturisce una sorgente che dà vita ai quattro fiumi principali del mondo: il Gange, in India, il Tigri e l'Eufrate che dividono la catena di montagne, formano la Mesopotamia e scorrono quindi nella Persia e il Nilo che nasce in Etiopia e sbocca in mare ad Alessandria. Io non trovo né ho mai trovato un documento scritto di autore latino o greco in cui venga indicata con certezza la posizione geografica del Paradiso terrestre nel mondo; né l'ho mai visto situato in un mappamondo tranne che sulla base di criteri teorici. C'era chi lo collocava nel luogo in cui nascono le sorgenti del Nilo in Etiopia: ma chi ha percorso tutte quelle terre non vi ha riscontrato né il clima né l'altezza delle terre da cui si potesse dedurre che esso si trovasse in quel punto, né ha trovato indizi del fatto che le acque del diluvio vi fossero arrivate, dato che esse si alzarono al di sopra e così via. Alcuni pagani tentarono di dimostrare con varie argomentazioni che esso si trovava nelle isole Fortunate, che corrispondono alle Canarie ecc.; Sant'Isidoro, Beda, Strabone, il maestro della Storia Scolastica, Sant'Ambrogio e Scoto e tutti i sapienti teologi affermano che il Paradiso Terrestre si trova in Oriente... ecc.

Proseguiamo parlando del  Golfo del Bengala.

 


I due capolavori della letteratura pongono il Paradiso Terrestre a Occidente e sopra un altissimo monte che, per Dante, è il Purgatorio mentre Colombo si dilunga a spiegare il perché non è a Oriente. Siamo arrivati al nòcciolo del problema.

Ci fu un periodo che  il Golfo del Bengala, roteato di 90gradi, completamente fuori scala, finì a Ovest portandosi dietro, anche, le mitiche isole  Molucche.  Errore di 180° precisi. In illo tempore il meridiano 0 passava su Alessandria; sono sempre 180°. Basterebbe osservare la carta di Juan de la Cosa e tutte quelle carte che raffigurano le varie isole leggendarie, mitiche e misteriose che vengono raffigurate nel Nord/Europa. Esempio non casuale è, anche, il Rio delle Amazzoni.

Ho ricordato Dante, solamente,  per la cronologia.

Secondo me i Romani avevano cartografato anche parti dell’Australia e delle coste asiatiche; vedere la carta di Nicolò Caveri, la Cantino e similari

Avevano cartografato anche il centro/America con tanto di penisola dello Yucatan: vedere il planisfero di Pesaro. Nellla carta di Piri Reis, quella più famosa,  si vedono Antigua/Barbuda e Shikoku. 

 


Per non parlare di Cuba , da  CUBITUS (gomito).

Basterebbe cambiare mentalità e... avere tanta pazienza.



Per me hanno fatto un po’ di confusione con le carte. Però le carte c’erano.

Aggiungo:

Caboto e Vespucci avevano già toccato terra. La Spagna deve dimostrare che Colombo aveva toccato terra per primo, nel nuovo continente,  facendo stampare questo capolavoro letterario.

Nell’articolo del 30 gennaio 2012 , misi questa nota nei commenti:

 ( Fernando Colombo, storia dell’Ammiraglio, cap LXV) Al mezzodì del 31 luglio un marinaio di Huelva, Alonzo Perez Nizzardo, famiglio dell’ammiraglio, salito a caso in cima all’albero maestro, vide spuntar all’occidente tre cime di montagne che parevano unite alla base. Era la terra tanto desiderata! Essa pareva lontana circa quindici leghe e, per una prodigiosa singolarità, sembrava a tale distanza presentare misteriosamente l’emblema della Trinità, di cui l’ammiraglio aveva fatto il voto d’imporle il nome. Le strane circostanze di questa scoperta, le tre vette uscenti dalla medesima base, e ricordanti in maniera così precisa il voto dell’Ammiraglio, hanno percosso di stupore i cronisti contemporanei e gli storiografi regi.

Pietro Martire, nel raccontare l’avvilimento degli equipaggi oppressi dai più gran timori, e tormentati dalla sete, descrive la gioia che suscitò la vista improvvisa di quelle tre cime elevatissime (…quidem speculator tres montes altissimos sublatis prae laetitia ad coelum vocibus se conspicere proclamat. – Oceanae- Prima Decade . Lib. sextus ).

Oviedo riferisce che l’isola di Trinità fu così chiamata dall’Ammiraglio perché aveva deliberato di nominare quella che scoprirebbe in quel modo, e aggiunge che tre montagne in una medesima ora, molto vicine le une alle altre...(Oviedo Valdes, Storia naturale e generale delle Indie Lib III cap III ).

In due suoi scritti sulle Indie occidentali,

Herrera prova questa strana coincidenza tra il voto dell’Ammiraglio e l’apparizione di quella terra sconosciuta: ”Il marinaio della gabbia vide tre punti di terra, in modo che il nome dell’isola si riferì interamente al voto dell’Ammiraglio”

( Herrera – Descrizione delle indie occidentali che oggi chiamansi Nuovo Mondo cap VII pag 16 – edizione Amsterdam 1622).

Munzon, il quale ebbe sott’occhi relazioni e documenti che dopo si smarrirono, c’insegna che Colombo attribuì quella scoperta a un benefizio segnalato di Dio, considerava quasi miracolose le

circostanze di tempo, di luogo, e l’aspetto delle tre cime, apparizione in così intimo accordo col suo disegno di consacrare alla santa Trinità la prima terra di cui farebbe scoperta.

 A volte succedono queste cose strane. Uno parte invocando la SS Trinità e facendo voto di consacrargli, ribattezzandola con il Suo nome, la prima isola che sarà scoperta.

Quale combinazione: ecco che si avvistano tre alti monti di un’isola.

E l’isola fu ribattezzata Trinità; TRINIDAD.

 Oggi si dispone di un potente strumento per andare direttamente sopra Trinidad e controllare quelle tre montagne che furono avvistate da 80 kilometri. Chi se la sente di fare la verifica ???

Avete google/maps?   

  La superficie del paese è pari a 5128 km²; le due isole principali sono Trinidad e Tobago , alle quali si aggiungono una ventina di isole minori. Le isole alternano zone pianeggianti ad aree più montuose: infatti, il punto più elevato del paese è El Cerro del Aripo (940 m s.l.m. (wikipedia)

 

 

 

 

 

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