Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
Every day a new article at the bottom of the 10 most visited and disclaimer for text and graphics.
History Archaeology Art Literature Events

Storia Archeologia Arte Letteratura Eventi

Associazione Culturale Honebu

Translate - Traduzione - Select Language

giovedì 13 marzo 2014

Atlantide, aveva ragione Platone?

Atlantide, aveva ragione Platone?
di Pierluigi Montalbano


Già nell'antichità classica, specialmente negli scritti di Platone Timeo e Crizia, si favoleggiava d'una grande isola Atlantide, più grande dell'Asia e della Libia prese insieme, situata innanzi alle colonne d'Ercole. Era abitata da un popolo forte e guerriero, che una volta si mosse per invadere l'Europa e l'Asia, ma era stato ricacciato dai Greci comandati dagli Ateniesi, finché, poi, si inabissò nel mare con tutta l'isola.
Il nome di Atlantide è stato poi adottato dai geologi per indicare un ipotetico continente, che avrebbe occupato fino da tempi geologicamente remotissimi l'Atlantico settentrionale, e del quale la Groenlandia, le Azzorre e forse le Canarie sarebbero gli ultimi territori visibili oggi.
L'ipotesi si appoggia da una parte sulla natura e sulla distribuzione dei sedimenti paleozoici nell'America del Nord e nella Scandinavia e sulla direzione delle catene montuose che si fronteggiano in queste regioni. Dall'altra, sulla forma del fondo attuale dell'oceano, con la sua vasta zona mediana relativamente poco profonda, accidentata, vulcanica, che si diparte appunto dalla Groenlandia.
Altri indizi sono la forma delle coste canadesi, irlandesi e bretoni, indicanti un rilievo recentemente sommerso; la distribuzione geografica di animali e piante attuali ed estinti, che accennerebbe a connessioni continentali e facilità di migrazione.
Lo sprofondamento sarebbe avvenuto progressivamente, in vari momenti, e gli ultimi sarebbero posteriori al Terziario. Tuttavia, l'opinione di taluni, che vorrebbero protrarre le fasi ultime dell'Atlantide a epoca antropozoica, fino a identificare gli ultimi brandelli dell'Atlantide dei geologi con quella di Platone, è fantastica e per nulla fondata. Se quella degli autori greci non è una pura leggenda, o per meglio dire, se a tale leggenda si vuole attribuire una base nella realtà, converrà supporre che le indicazioni di Platone circa l'estensione del paese, descritta dettagliatamente nel Crizia, si riferissero al regno, di cui l'isola scomparsa avrebbe rappresentato la capitale, e cercare quindi l'Atlantide sia nella Spagna meridionale, in un'isola posta alla foce del Guadalquivir, che alcuni autori identificano con l'emporio di Tartesso (per me, invece, da riferire a Tharros e altri territori costieri della Sardegna Occidentale) e con l'omerica isola dei Feaci (a mio avviso la Sardegna); sia nel nord dell'Africa e precisamente nella Tunisia, dove la sebkha di Melah, non lontana da Gabes, rappresenterebbe l'ultimo residuo del mare in cui sorgeva l'isola, come ho scrtitto nel mio libro Antichi Popoli del Mediterraneo – Capone Editore, nel 2011. Quest'ultima interpretazione, se conferma la presenza di elefanti selvatici nell'Atlantide, di cui è fatto cenno dagli autori, presuppone però profondi cambiamenti nel clima africano, cambiamenti che gli esperti accademici e i ricercatori più accreditati escludono possano essersi verificati in epoca tanto recente.
Secondo le dottrine dei moderni teosofi l'Atlantide sarebbe stato il teatro dell'evoluzione della quarta fra le razze madri dell'umanità attuale. Dai primi progenitori di questa, provenienti dal continente di Lemuria, ancor più antico di Atlantide e già in corso di sommersione, procedettero sette “sottorazze” (pur se le razze…non esistono), in seno alle quali si svolsero grandi civiltà. Ai cataclismi tellurici di Atlantide si accompagnarono grandi migrazioni di popoli sulle terre dei nuovi continenti, sicché dalle ultime sottorazze atlantidee derivarono i gruppi umani attuali. Pare che gli Atlantidi avessero naturalmente sviluppate facoltà occulte di chiaroveggenza e di dominio sulle forze sottili della natura, pertanto sono da considerarsi…stregoni.
C’è da aggiungere che per molti secoli la civiltà europea ha considerato l'Oceano Atlantico una barriera alla conoscenza del nostro pianeta, ma a partire dai viaggi di Cristoforo Colombo è stato sempre più conosciuto fino a divenire spazio di collegamento tra il continente europeo e quello americano.
Deriva il suo nome da Atlantis, un grandissimo oceano che si credeva circondasse interamente un'unica terra emersa. A lungo l'Atlantico ha rappresentato per l'Europa uno spazio sconosciuto e le Colonne d'Ercole la barriera più estrema, un limite mentale (nel senso tecnico del termine) che le esplorazioni spostarono geograficamente sempre più a occidente, fino appunto all’attuale Stretto di Gibilterra.

Immagine di www.virtuellife.centerblog.net

6 commenti:

  1. Belle riflessioni, se posso aggiungere anche le mie:
    -Quando si dice che Atlantide era più grande di Libia e Asia messe assieme, si intendeva, in quel periodo (prima del 5° sec.a.C.), cosa ormai notissima, per Libia una piccola fascia costiera dell'Africa e per Asia la zona costiera della Turchia nota ai Greci (queste aree messe assieme fanno mezza Sardegna..)
    -Gli Atlantidei erano contemporanei alla prima Atene, dato che lo stesso Platone disse che con questa città entrarono in guerra e ne furono sconfitti (1200-900 a.C.?)
    -Anche Avieno (antico navigatore-autore, considerato molto attendibile dagli studiosi) parla di Atlantide oltre a Platone e dice più o meno: " superate le colonne d'Ercole si arriva all'isola di Atlantide, se si continua a navigare verso nord, si arriva alla terra dei Liguri".. dove potrebbe essere questa Atlantide?
    -L'unico documento archeologico con la parola Tertesso è la stele sarda di Nora, dove sono riportate anche le parole Shardana e Nora (a prescindere da cosa significhino le altre parole). PS. Tertesso senza vocali si scrive si scrive come Tharros.
    ..e si potrebbe continuare per un bel pò, solo indizi naturalmente:)
    Davide

    RispondiElimina
  2. mah...veramente tertesso senza vocali si scriverebbe trtss, non tharros, che a sua volta senza vocali sarebbe scritto thrrs.
    sarebbe come dire che torta, sorta, storta in italiano siano equivalenti.

    P.S.: per inciso il tomponimo antico era tArtesso, con la A

    RispondiElimina
  3. Se proprio dobbiamo esaminare i toponimi...non scordiamoci del fiume Tirso (TRS) che sfocia proprio a Tharros, e della Tarsis (TRSS) biblica...che vari studiosi identificano proprio con Tartesso, tutti luoghi importanti per i metalli.

    RispondiElimina
  4. E allora perché non ci mettiamo in mezzo anche Tarso in Cilicia, la parola Torso di statua, il Tarassaco, il congiuntivo Trattassero, la musa Tersicore, i Tyrsenoi e la Tarsite?

    RispondiElimina
  5. Atlantide e' il Monte Prama. Purtroppo l' hanno trovata; spero non faccia la fine di Pompei. LANUOVASARDEGNA: gli scavi rimuoveranno la terra dalla zona di Mont ’e Prama. La Soprintendenza e le università di Cagliari e Sassari si apprestano a dare vita a una nuova campagna di ricerche archeologiche, che però non sarà un salto nel buio. Le prossime indagini degli archeologi sono state infatti precedute da un lavoro scientifico effettuato dall’équipe del laboratorio di Geofisica ambientale del dipartimento della facoltà di Ingegneria civile, ambientale e di architettura dell’università di Cagliari. Guidati dal professor Gaetano Ranieri, i ricercatori hanno compiuto un esame del sottosuolo con un mezzo all’avanguardia che ha già dato i suoi frutti nelle campagne condotte a Santa Maria di Neapolis a Terralba.
    L’università di Cagliari è l’unica al mondo a possedere questa apparecchiatura modernissima, fatta di sedici georadar, posizionati a una distanza di dodici centimetri l’uno dall’altro che vengono trascinati da un’auto a una velocità mai superiore ai venti chilometri orari. Questa strumentazione permette di esaminare il sottosuolo da una profondità che va dai cinquanta ai centottanta centimetri. Grazie ad essa, poi, un esperto è in grado di rilevare le anomalie nel sottosuolo e per anomalie si intendono elementi che non sono componenti naturali del terreno.

    Nella zona di Mont ’e Prama, di queste anomalie ne sono state rilevate ben 56mila. Sono pietre di dimensioni superiori a quelle che si dovrebbero trovare in quell’ambiente. Hanno un diametro che supera i quindici centimetri e quindi devono per forza essere elementi non “naturali”. Tanto più che, sebbene ancora nessuno voglia lanciarsi in ipotesi prima di avere davanti agli occhi la meraviglia del Sinis, spesso queste pietre o questi massi sono posizionati in maniera geometrica.
    È un disegno che la natura non può aver fatto. È qualcosa di umano, ....
    shardana

    RispondiElimina
  6. Allora ti suggerisco la lettura di questo articolo. http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2014/04/archeologia-in-sardegna-porti-e-approdi_3.html

    RispondiElimina