martedì 18 maggio 2010
Sea People - I Filistei
I filistei
Ciò che conosciamo sui filistei è dovuto in gran parte alla ricerca del professor Garbini del 1997. La fonte principale delle notizie su questo popolo è la Bibbia che nel passo del profeta Amos dell'VIII a.C. recita: "non ho forse fatto uscire Israele dalla terra d'Egitto, i filistei da Kaftor e gli aramei da Qir?". Più sfumato è il testo di Geremia sulle origini filistee: il testo ebraico parla di "superstiti dell'isola di Kaftor", mentre quello greco recita "superstiti delle isole". Questa conferma biblica lascia ben comprendere l'entità del disastro che i testi egizi raccontano essersi abbattuto sull'Haou-Nebout. Mentre Creta dall’epoca dello stanziamento dei micenei aveva goduto di un'ottima salute, interrompendosi solo con la sovrapposizione dorica, la Bibbia ci conferma esplicitamente dei disastri delle isole Haou-Nebout. Secondo Garbini, dai testi più antichi dipende l'affermazione del Deuteronomio secondo cui “la regione da Gaza verso oriente era stata conquistata dai Kaftoriti usciti da Kaftor”. Dato che questa area era abitata dai filistei, continua Garbini, non vi è dubbio che a questi ci si volesse riferire. Il forte legame culturale con Creta, confermato anche dalla Bibbia, lascia supporre un radicamento dei filistei in tale isola, difficilmente compatibile con una permanenza provvisoria di pochi decenni. Ma ci si potrebbe chiedere come mai gli archeologi non abbiano trovato a Creta tracce dell'antica presenza filistea. La tradizione asserisce che furono i Dori a portare il ferro, ma la relazione di Garbini sullo strapotere bellico dei filistei si basa sul possesso del ferro: “dal punto di vista militare fu il carro da guerra la più importante acquisizione dei filistei in Palestina”. Resi ancora più temibili dagli accessori in ferro che i filistei vi introdussero, doveva trattarsi di un'arma terribile, specie per i poco equipaggiati israeliti se al tempo di Saul quelli che dovevano essere poche decine di carri apparvero a costoro come se fossero 30.000 (Samuele13.5) e se nell'insperata vittoria ottenuta presso Medio fu visto il diretto intervento di Dio, che fece straripare un torrente rendendo impossibili le manovre dei carri stessi (Giudici 5,21). Resta sottinteso che l'impiego di carri era limitato alle zone pianeggianti, e questo spiega come mai i filistei restarono sempre padroni della pianura costiera palestinese. Il 1200 a.C. segna per gli archeologi il passaggio al Ferro, ma questo metallo era già conosciuto in precedenza, introdotto nel vicino oriente probabilmente dai popoli del mare, visto che nella Bibbia c'è un passo che si riferisce al tempo di Saul (X a.C.) che recita: "in tutta la terra di Israele non si trovava un fabbro perché, dicevano i filistei, gli ebrei non si fabbricassero spada o lancia. Tutti gli israeliti dovevano recarsi dai filistei per affilare chi l'aratro o l’ascia o la zappa o la falce" (Samuele 13, 19-21). Se gli ebrei non erano in grado di fare il filo a una zappa, è evidente che non erano tecnicamente capaci di lavorare il ferro. I filistei, possessori delle nuove potenti armi, potevano facilmente dominare il paese. È proprio la mancanza del ferro da parte degli israeliti che viene sottolineata nel Cantico di Debora (Giudici 5), che celebra la vittoria sui carri filistei. I primi esemplari di questo metallo furono rinvenuti nell'area di insediamento filisteo oggi chiamato Beth-Shean, Tel Gemme, e risalgono al XI a.C. In Geremia 15,12 si parla di "ferro di settentrione che nulla può spezzare", e si asserisce che il costo pagato al fabbro filisteo per affilare una scure corrispondeva al valore di una pecora. Il ferro dunque era monopolio sia dei filistei che dei Dori, entrambi esponenti dei popoli del mare. I filistei parlavano una lingua indoeuropea strettamente imparentata al greco, e il credo religioso filisteo, come si può leggere nelle righe di Tell Miqne, si rivolgeva a divinità equivalenti sia al mondo greco che a quello semita, nonché a quello egizio, con quel concetto di assoluto sincretismo religioso per cui non era importante il nome della divinità, ma i suoi attributi. La religione si fondava su una triade divina con una presenza femminile che ereditava gli aspetti cultuali direttamente dalla dea madre, mentre Dagon, la divinità principale (da Flavio equiparato ad Apollo), percorre come Osiride la via dell'aldilà per poi arrivare alla resurrezione. Ciò è condiviso da molte divinità semitiche come ad esempio il Melkart di Tiro. Questa trinità è completata dalla figura tipica di Baal, che a Ekron (Tell Miqne, una delle cinque città della pentapoli filistea) acquisisce il nome di Baal-Zebul che significa "Signore della dimora", ossia l'aldilà. L'odio degli ebrei nei confronti della religione filistea lo fece divenire il noto Belzebù. Le arti magico divinatorie possedute dai sacerdoti di Dagon e Baal-Zebul esercitarono un potere enorme sugli ebrei, e la Bibbia ci racconta che lo stesso re del regno di Giuda mandò a richiedere responsi oracolari alle divinità filistee. Un altro dei popoli del mare che eccelleva nella magia e nella teurgia era quello dei Tursha, gli etruschi. Non va dimenticato che dalla fondazione di Roma a quando rimasero in vita, le ultime famiglie etrusche furono le sole a Roma a stabilire le leggi e i rituali del culto, osservati con assoluto rispetto ed estremo rigore. Anche l'arcano mondo etrusco in cui la figura dell'Aruspice troneggiava sulla figura stessa del Lucumone, derivava, insieme alla superba arte divinatoria filistea, dall'Haou-Nebout, dalle isole del Grande Verde. Alcuni classici affermavano che Dagon era l'equivalente dello Zeus nato a Creta, divinità dei Keftiou, oggetto di culti misteriosi nelle grotte del Monte Ida, dotato della peculiarità di essere un Dio che muore. Erodoto sostiene che il tempio più famoso di Afrodite nel Mediterraneo, a Pafo nell'isola di Cipro, era stato fondato dai filistei di Ascalona, e gli stessi avrebbero fondato l'altrettanto famoso tempio a lei dedicato sull'isola di Citera, di fronte al Peloponneso. Due posizioni particolarmente strategiche per traffici e commerci, che conferirono la massima notorietà, e due santuari che divennero patrimonio di tutto il mondo greco, antesignani di quei templi dedicati a Ercole-Melkart che i cosiddetti Fenici distribuirono in tutto il Mediterraneo. Queste notizie fanno comprendere di quale libertà di movimento e di insediamento godevano i filistei, un dominio marittimo che implicava una condizione di potere consolidato e in grado di realizzare grandi opere, anche molto lontani geograficamente dal loro insediamento palestinese. Il repertorio figurativo è indicativo di un identico credo religioso nell'aldilà e nello stesso concetto di vita e resurrezione del mondo egizio: scarabei, dischi solari alati, sfingi, il simbolo ank, falchi, serpenti, scimmie e figure di divinità completamente sovrapponibili alle immagini egizie, per terminare con i sarcofagi antropomorfi di terracotta dove la figura è rappresentata nell'identica postura di quella egizia. L'idea che i filistei abbiano derivato le loro concezioni escatologiche dal contatto con l'Egitto, durante l'invasione di Ramesse III, è errata in quanto non esiste esempio storico dove due nemici che si affrontano in battaglia siano poi disposti a modificare il proprio mondo religioso. Non dimentichiamo, inoltre, che si tratta di un popolo arrogante e bellicoso tanto da indurre, sostiene Garbini, altri popoli del mare come i Dani e i Tjekker ad allearsi e ad entrare nel contesto delle tribù d'Israele, tradizionali nemici dei filistei. La spiegazione del fatto che i filistei adottavano culti egittizzanti è che l'Haou-Nebout fu la loro patria originaria. È il luogo dove si svolge la stessa scena del mito egizio e dove dominano gli stessi dei dell'Egitto, vi si pratica l'imbalsamazione, l'arte magica e quella medica: è il regno di Seth.
Nell'immagine in alto il bronzetto di Decimoputzu.
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per me ifilistei non c'entrano niente con gli shardana, non sono dello stesso popolo
RispondiEliminaScusa se ti rispondo solo oggi ma ero impegnato in scavi in Spagna (Andalucia) e non avevo la connessione internet.
RispondiEliminaI filistei e gli Shardana hanno padri (antichi) comuni, nel senso che sono ramificazioni di un unico progenitore: i popoli del mare, pelasgi, Haou-Nebout che dir si voglia.
I filistei sono meglio attestati degli shardana perché le fonti in nostro possesso sono più numerose. Ritengo, ma è una mia personale opinione, che i filistei giunsero in Sardegna a seguito dei contatti che ebbero con gli shardana d'oriente. Arrivarono per commerciare e si insediarono, d'accordo con i residenti sardi, per sfruttare al meglio le miniere. Insieme, un paio di secoli dopo, si unirono in battaglia nella coalizione dei popoli del mare contro l'Egitto.
Mi sembra tutto troppo facile...I dati archeologici e di comparazione linguistica e di studi sulle antiche tradizioni rimasteci, non ci assicurano definitivamente sull'origine dei Peleset o Filistei, cui derivò il nome di Palestina. C'è chi dice da Creta intesa come passaggio per l'ulteriore balzo verso il mediterraneo orientale, (e qui al massimo, si è trovato un sigillo con l'immagine di un principe o capo o soldato, con penne sul capo, vagamente simili a quelle dei Peleset), c'è chi dice da Cipro, c'è chi dice dall'Anatolia con poi passaggio per Cipro. Insomma, probabilmente abbiamo troppo pochi elementi per capire da dove diavolo provenissero! C' è anche chi ad esempio, per giustificare l'improvvisa ricchezza di Micene ecc. ha sostenuto che gli Hiksos fossero sopravvenuti, tornando in un certo senso a casa loro, sul trono di Micene, e magari pongono riferimenti fra costoro e i Filistei successivi, data la loro conoscenza del carro da guerra e delle armature potenti, nonché delle lance di ferro. Tutto parte sempre dalla convinzione che i Filistei fossero quelli raffigurati dal trionfo di di Ramesses III°, con gonnellino a punta e copricapo a corona di penne. I Filistei si assimilarono con i Canaanei, alla fine, e già poco dopo i loro successi, molti loro nomi indicano un'ibridazione semitica. Circa il capo cananeo coi suoi carri, e non esattamente filisteo, con Deborah, qui io vedo un tuo errore che mi sconcerta e mi lascia dubbioso. E circa il fatto che i Tirreni o Etruschi fossero fra i popoli del mare, beh, non ci siamo proprio! I Villanoviani divennero gli Etruschi, che a loro volta seppero integrare da altri popoli, e qui si finisce nella narrazione troppo fantasiosa, circa la loro identificazione addirittura coi "pelasgi", fatta da qualcuno. Il fatto è che le rotte dei traffici e dei commerci erano veramente notevoli, e molte cose erano apprese da questo o quel popolo né più e né meno come avvenga oggi. Senza contare i "missionari" religiosi, che, come nel fenomeno del druidismo, giravano stati e contrade a convertire gli uomini. Quest'ultimo punto, si apparenta anche al fenomeno dei metallurgi e dei forgiatori di armi ed utensili, che riuniti in tribù vagavano per le nazioni insegnando la loro arte e creando opere dalle loro mani. E che poi nel neolitico esistessero intere tribù che vagavano anche armate, commerciando, per poi magari stabilirsi ove loro piacesse o fosse possibile, tale dato era già scontato sin dagli anni di questo secolo da parte degli studiosi. Ora, io dico ancora: da dove venivano esattamente i Filistei? Erano una sola stirpe, o più tribù di una stessa etnia? Erano sospinti da altri popoli, oppure erano solo alla ricerca di una nuova patria, per via della siccità e carestia e impoverimento della loro madrepatria? A questo punto potrebbero essere addirittura Lidi oppure dei Luvi che si lanciavano all'avventura nello sfacelo del loro mondo originario. Oppure un miscuglio di micenei, di traci, di altre tribù votate alla disperata missione di ricostruire una patria nuova in ambienti nuovi.
RispondiEliminaOppure, in un movimento culturale senza soluzione di continuità che si perpetua dalla notte dei tempi, con fusioni reciproche di popoli che non lasciano tracce evidenti delle loro origini.
RispondiEliminaL' Origine dei Filistei, segue l'origine degli Indoeuropei. Come evidenziato dai linguisti. Quindi un Background etnico, Anatolico e delle isole, proprio come dicevano i Faraoni, Il Grande Verde Egeo. Anche I Tursha hanno lo stesso contesto. Gli avi degli Etruschi, sono pirati e grandissimi navigatori. Nei movimenti dei Seapeoples, seguono il tour delle isole, Egeo. Creta, Cipro, ma anche Libia e Levante. I Villanoviani, popolazione di variegata etnia Urnfield, proveniente dall'Europa balcanica, non ha la tradizione nautica, delle mitiche Galere Elladiche dei Popoli del Mare, ma sappiamo, che gente Urnfield, era a bordo di quelle navi. Le spille a corredo in molte sepolture Egee, e le protomi aviare delle Galere,probabilmente dei Washasha, hanno background simbolico, nella culto solare nordico Urnfield.
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