venerdì 14 maggio 2010
Cinema a Cagliari
Questa mattina un caro amico che scrive nel sito "quelli del phous" (c'è un apposito link in questo blog per entrare direttamente) ha inserito un articolo che mi è piaciuto tantissimo. Un tuffo nel passato della nostra città. Ho deciso di riproporlo quì perché ritengo che la nostra storia sia costruita giorno per giorno, anche nel quotidiano. La città cambia aspetto, ma tutto succede sotto i nostri occhi occupati a essere condizionati dai media e dalle distrazioni che la società dell'usa e getta ci costringe a subire. Ho eseguito un copia-incolla totale, perché ogni parola, ogni virgola, ogni spazio sono da gustare.
Buona lettura.
Da...Mansardo.
Appresa la notizia dell'ormai prossima demolizione del cineteatro Alfieri e visto il perdurare dell'eterna diatriba sull'Anfiteatro romano (tribune sì tribune no) che ripropone il tema degli spazi cittadini destinati agli spettacoli, ho pensato di aggiornare il mio flashback sui cinema di Cagliari per riproporlo qui.
Dopotutto, la sezione si chiama L'ARENA e nessuno ne reclama la demolizione (per adesso).
Più che un'idea, un promemoria per la mia città.
Da qualche anno cinema a Cagliari è sinonimo di multisala.
Si oppongono – con alterne fortune – a questo trend soltanto alcuni cineforum e cineclub (Spazio Odissea, Alkestis, Greenwich, Namaste, S.Eulalia, i primi che mi vengono in mente), che tuttavia costituiscono luoghi di ritrovo quasi carbonaro, per non dire di nicchia (e non alludo soltanto alle dimensioni dei locali che li ospitano).
Ben vengano, comunque. Sono gli unici posti nei quali si possono vedere film non di cassetta e si respira ancora l’atmosfera dei cinema di una volta. Cioè di 20, 25 anni fa. Mica preistoria.
Però, che ci piaccia o no, questa è l’era dei multisala. Grandi spazi, fuori città, magari non lontani da centri commerciali, sale con la moquette, luci soffuse, poltrone ergonomiche e confortevoli, schermo panoramico, audio super-mega-dolby-surround-dts, immagini in 3D, occhiali speciali usa e getta (quelli riciclabili erano a rischio ziddicche o peggio), niente fumo, niente sacchetti di patatine, consumazioni (pop-corn o coca cola non fa differenza) soltanto in bicchierone di cartone, uso del cellulare durante la proiezione consentito solo ai buzzurri.
Per le strade di Cagliari, invece, dei cinema storici poche, tristi tracce. Soltanto qualche rudere, insegne rotte, serrande arrugginite. Oppure supermercati, uffici, negozi, locali.
Gli annunci delle società immobiliari hanno preso il posto delle locandine dei film. Nessun sopravvissuto, un solo resuscitato (ma per il teatro), molti monumenti alla memoria. Insomma, un’ecatombe.
Ma sino agli anni ’90 i cinema in città esistevano eccome.
Era un altro mondo. I film arrivavano in televisione solo dopo molti anni dalla programmazione cinematografica, non esistevano i dvd, internet non era ancora entrato nelle case, il noleggio di videocassette era solo un pallido surrogato. Non restava che andare al cinema.
Il film da vedere si sceglieva leggendo il giornale, alla pagina degli spettacoli.
Oggi invece si può andare, anche impreparati, in un multisala qualsiasi, dove sono proiettate tutte le novità simultaneamente. L’importante è entrare prima dei titoli di testa.
Una volta, invece, quando si decideva di andare al cinema all’improvviso, passeggiando per strada oppure dopo cena, appena usciti da una pizzeria, se il film era già al secondo tempo si guardava la fine poi si aspettava lo spettacolo successivo per tutto il resto. Una specie di montaggio analogico modello Corazzata Potemkin di Fantozzi.
Da ragazzino, negli anni ’70, io andavo spesso al Corallo, in piazza Michelangelo, perché era a 100 metri da casa. Me lo ricordo abbastanza ampio e gelido, con pizzetteria e bar attigui. Ovviamente tutti film di seconda visione. Nei primi anni ’90 conobbe il triste declino comune a molti altri cinema: pellicole a luci rosse come lenta agonia prima della chiusura definitiva. L’insegna rossa, miracolosamente intatta, è spenta da almeno 15 anni.
Nello stesso periodo, ho visto diversi film anche all’Alfieri, in via della Pineta. Ingresso importante, in lieve pendenza, sala non grande, adatta al teatro. E infatti oggi è soltanto un piccolo teatro, più che altro una pertinenza del Caffè omonimo, ma il suo destino è ormai segnato: è imminente la demolizione.
Il primo esempio di multisala ante litteram fu escogitato (con esiti abbastanza grotteschi) in via Grazia Deledda, dove c’erano l’Ariston e, nello scantinato, il Fiamma.
Il primo era un vero cinema, il secondo invece un ripostiglio umido e maleodorante, con le colonne in mezzo alle file di durissime poltroncine di legno sbiadito, lo schermo piccolo e l’audio che concedeva ampi spazi alla creatività, visto che anche la lettura del labiale al cinema ha poco senso.
Con un ardito guizzo di fantasia, negli anni ’80, il ripostiglio dal nome nostalgico fu ribattezzato Ariston 2. Cambiare nome alla muffa non ne rallentò la caduta e l’espediente fallì miseramente: dopo qualche anno furono rase al suolo entrambe le sale per far posto a uffici e parcheggi interrati.
Abbastanza vicino a casa era anche il Nuovo Odeon, via Vittorio Emanuele Orlando. Inaugurato pomposamente nel 1967, era uno dei pochi con galleria e platea, molto capiente e dignitoso.
Mi ha lasciato bei ricordi, è stato uno degli ultimi a gettare la spugna. Adesso è un cantiere polveroso, vuoto e desolato, con l'insegna rotta e le serrande inchiodate.
Solo una volta sono andato al Nuovocine, all’inizio di via Caboni. Non riesco a ricordare come era fatto, non doveva essere memorabile. Da parecchi anni è stato soppiantato da un più lucroso supermercato.
Una sola visita anche al mitico Massimo, all’inizio di viale Trento. Ero con la scuola (le medie, credo) e non proiettavano un film, ma ho il vago ricordo di una recita teatrale. Era molto bello, il più elegante di Cagliari, e conobbe stagioni leggendarie. Dopo tanti anni di completo abbandono (dalla fine degli anni ’70 sino a metà anni ‘90) in seguito a un devastante incendio, è rimasto un cantiere in attesa di identità sino al 2008, quando è stato riaperto. Completamente ristrutturato, oggi è adibito a teatro.
Del famoso Cine Giardino, proprio dietro il Massimo, ho visto soltanto rovine austere e sfregiate dal tempo e dagli uomini, prima che fossero piallate anche quelle per essere sostituite da un complesso residenziale signorile.
A maggior ragione, non ho alcun ricordo della prima sala cinematografica di Cagliari, l’Iris. So soltanto che sorgeva dove oggi c’è il palazzo della Rinascente.
Per ragioni anagrafiche non ho conosciuto nemmeno l’Odeon (in via Garibaldi, all’altezza della farmacia) e l’Eden (noto Pidocchietto), in via Roma, sulle cui ceneri è sorto a fine anni ’70 il Capitol. Quest’ultimo è stato il cinema più all’avanguardia che la città abbia mai avuto. Niente a che vedere con l’eleganza del Massimo, ovviamente, ma era comodo, con lo schermo vasto (allora non si usava dire panoramico) e con il volume forte e chiaro. Unico problema, nelle prime file potevamo guardare il film solo a patto che un ortopedico ci avesse preventivamente slogato le vertebre cervicali per disarticolare il collo.
Negli ultimi anni è diventato un tempio della movida cagliaritana poi una sala bingo. Oggi è un’anonima cubatura in cerca di destinazione.
Forse il cinema più maestoso di Cagliari è stato il Due Palme, nei locali della Manifattura Tabacchi in viale Regina Margherita. Spazioso ingresso imperiale con doppia scalinata avvolgente, alti soffitti, colonne, capitelli, marmi, platea ariosa con ampia galleria soprastante. Oggi, se non è stato sventrato del tutto, è una cattedrale buia e spettrale dove forse rimbombano solo i gemiti degli ultimi indecorosi anni dedicati esclusivamente ai film porno.
Visto che siamo in tema, non ho mai avuto il “piacere” di frequentare l’Astoria, zona S.Michele, e l’Adriano, locale del dopolavoro ferroviario, ritrovo abituale e insostituibile degli affezionati del cinema proibitissimo di seconda visione (o si dovrebbe dire di seconda mano?). Non li immagino molto diversi dal già citato Fiamma, ma forse con olezzi ancora peggiori e avventori non di primissima scelta. Eppure nei muri dell’Astoria, durante l’opera di demolizione, pochi anni fa, furono rinvenuti alcuni disegni su maiolica di un certo pregio, visibili anche dalla strada durante l’inevitabile fermata del cantiere per l’inatteso ritrovamento.
Ho ricordi generici e molto sfuocati anche del Nuovo 4 Fontane, in via Alagon. Penso di esserci stato pochissime volte. Forse all’ingresso c’era una scala, ripida e molto meno sfarzosa del Due Palme. Di fontane neanche l’ombra. Dopo la proiezione il pubblico defluiva in via Alghero, passando attraverso un lungo corridoio.
Insieme al Nuovo Odeon e all’Ariston, è stato uno dei cinema in cui era più alto il rischio di arrivare tardi per la difficoltà di parcheggiare l’auto in zona. Nel suo inevitabile crepuscolo è stato anche un ristorante cinese.
Sono stato spesso, invece, al Nuovo Olimpia, in via Roma. Un po’ piccolo l’ingresso, ma tutto sommato un cinema più che accettabile. Oggi è un esercizio commerciale. L'insegna è la stessa, ma sa tanto di lapide commemorativa.
Ultimi due ricordi per due punti di ritrovo tradizionali per i cinefili cagliaritani dei decenni passati, due posti agli antipodi in tutto: il cinema all’aperto di Marina Piccola e il Vicoletto.
Tra la prima fermata del Poetto e Marina Piccola, un enorme sterrato ghiaioso veniva adibito, nei mesi estivi, a cinema all’aperto. Molto economico, casereccio (c’era chi si portava la seggiola da casa), era un luogo dove si andava più per combattere l’afa che per gustarsi un film. A parte il cartellone ultra nazional-popolare, la visione era disturbata sempre (dico sempre) da: pellicola che si rompeva, schermo che ondeggiava, amplificazione affidata ai due altoparlanti dell’autoradio di una A112, vociare proveniente dai “caddozzoni” sulla strada e continuo sbattere delle cime sugli alberi delle barche a vela messe a dimora dietro lo schermo.
Il Vicoletto era l’esatto opposto, essendo ricavato da un angusto locale di via S. Giacomo, una strettissima via del quartiere di Villanova. Ovviamente in quel budello era quasi impossibile parcheggiare e la folla in attesa dell’apertura impediva persino il transito delle auto.
Il locale era spazioso quanto una modesta canonica, cabina, palco, schermo, biglietteria, pianoforte verticale e servizi igienici compresi. Era il classico cinema d’essai, con tessera sociale e prezzi abbordabili, ideale se ti rassegnavi a seguire un film in posizione fetale e con lo schermo più vicino di quanto non sia la tv nel salone di casa. Oggi non è più in attività, il proprietario ha scelto di dedicarsi esclusivamente alle due salette del Greenwich, in via Sassari.
Dei cinema di allora non mi mancano i bagni (quando andava bene erano solo sporchi e senz’acqua né salviette) e il fumo di sigaretta da tagliare a fette. Le maschere erano fioche presenze quasi ornamentali. Eppure, nel complesso, mi manca un po’ quell’andare al cinema con animo ingenuo e sperimentale, non tecnologico, non climatizzato. Mai anonimo, sempre un po’ avventuroso.
Buona lettura.
Da...Mansardo.
Appresa la notizia dell'ormai prossima demolizione del cineteatro Alfieri e visto il perdurare dell'eterna diatriba sull'Anfiteatro romano (tribune sì tribune no) che ripropone il tema degli spazi cittadini destinati agli spettacoli, ho pensato di aggiornare il mio flashback sui cinema di Cagliari per riproporlo qui.
Dopotutto, la sezione si chiama L'ARENA e nessuno ne reclama la demolizione (per adesso).
Più che un'idea, un promemoria per la mia città.
Da qualche anno cinema a Cagliari è sinonimo di multisala.
Si oppongono – con alterne fortune – a questo trend soltanto alcuni cineforum e cineclub (Spazio Odissea, Alkestis, Greenwich, Namaste, S.Eulalia, i primi che mi vengono in mente), che tuttavia costituiscono luoghi di ritrovo quasi carbonaro, per non dire di nicchia (e non alludo soltanto alle dimensioni dei locali che li ospitano).
Ben vengano, comunque. Sono gli unici posti nei quali si possono vedere film non di cassetta e si respira ancora l’atmosfera dei cinema di una volta. Cioè di 20, 25 anni fa. Mica preistoria.
Però, che ci piaccia o no, questa è l’era dei multisala. Grandi spazi, fuori città, magari non lontani da centri commerciali, sale con la moquette, luci soffuse, poltrone ergonomiche e confortevoli, schermo panoramico, audio super-mega-dolby-surround-dts, immagini in 3D, occhiali speciali usa e getta (quelli riciclabili erano a rischio ziddicche o peggio), niente fumo, niente sacchetti di patatine, consumazioni (pop-corn o coca cola non fa differenza) soltanto in bicchierone di cartone, uso del cellulare durante la proiezione consentito solo ai buzzurri.
Per le strade di Cagliari, invece, dei cinema storici poche, tristi tracce. Soltanto qualche rudere, insegne rotte, serrande arrugginite. Oppure supermercati, uffici, negozi, locali.
Gli annunci delle società immobiliari hanno preso il posto delle locandine dei film. Nessun sopravvissuto, un solo resuscitato (ma per il teatro), molti monumenti alla memoria. Insomma, un’ecatombe.
Ma sino agli anni ’90 i cinema in città esistevano eccome.
Era un altro mondo. I film arrivavano in televisione solo dopo molti anni dalla programmazione cinematografica, non esistevano i dvd, internet non era ancora entrato nelle case, il noleggio di videocassette era solo un pallido surrogato. Non restava che andare al cinema.
Il film da vedere si sceglieva leggendo il giornale, alla pagina degli spettacoli.
Oggi invece si può andare, anche impreparati, in un multisala qualsiasi, dove sono proiettate tutte le novità simultaneamente. L’importante è entrare prima dei titoli di testa.
Una volta, invece, quando si decideva di andare al cinema all’improvviso, passeggiando per strada oppure dopo cena, appena usciti da una pizzeria, se il film era già al secondo tempo si guardava la fine poi si aspettava lo spettacolo successivo per tutto il resto. Una specie di montaggio analogico modello Corazzata Potemkin di Fantozzi.
Da ragazzino, negli anni ’70, io andavo spesso al Corallo, in piazza Michelangelo, perché era a 100 metri da casa. Me lo ricordo abbastanza ampio e gelido, con pizzetteria e bar attigui. Ovviamente tutti film di seconda visione. Nei primi anni ’90 conobbe il triste declino comune a molti altri cinema: pellicole a luci rosse come lenta agonia prima della chiusura definitiva. L’insegna rossa, miracolosamente intatta, è spenta da almeno 15 anni.
Nello stesso periodo, ho visto diversi film anche all’Alfieri, in via della Pineta. Ingresso importante, in lieve pendenza, sala non grande, adatta al teatro. E infatti oggi è soltanto un piccolo teatro, più che altro una pertinenza del Caffè omonimo, ma il suo destino è ormai segnato: è imminente la demolizione.
Il primo esempio di multisala ante litteram fu escogitato (con esiti abbastanza grotteschi) in via Grazia Deledda, dove c’erano l’Ariston e, nello scantinato, il Fiamma.
Il primo era un vero cinema, il secondo invece un ripostiglio umido e maleodorante, con le colonne in mezzo alle file di durissime poltroncine di legno sbiadito, lo schermo piccolo e l’audio che concedeva ampi spazi alla creatività, visto che anche la lettura del labiale al cinema ha poco senso.
Con un ardito guizzo di fantasia, negli anni ’80, il ripostiglio dal nome nostalgico fu ribattezzato Ariston 2. Cambiare nome alla muffa non ne rallentò la caduta e l’espediente fallì miseramente: dopo qualche anno furono rase al suolo entrambe le sale per far posto a uffici e parcheggi interrati.
Abbastanza vicino a casa era anche il Nuovo Odeon, via Vittorio Emanuele Orlando. Inaugurato pomposamente nel 1967, era uno dei pochi con galleria e platea, molto capiente e dignitoso.
Mi ha lasciato bei ricordi, è stato uno degli ultimi a gettare la spugna. Adesso è un cantiere polveroso, vuoto e desolato, con l'insegna rotta e le serrande inchiodate.
Solo una volta sono andato al Nuovocine, all’inizio di via Caboni. Non riesco a ricordare come era fatto, non doveva essere memorabile. Da parecchi anni è stato soppiantato da un più lucroso supermercato.
Una sola visita anche al mitico Massimo, all’inizio di viale Trento. Ero con la scuola (le medie, credo) e non proiettavano un film, ma ho il vago ricordo di una recita teatrale. Era molto bello, il più elegante di Cagliari, e conobbe stagioni leggendarie. Dopo tanti anni di completo abbandono (dalla fine degli anni ’70 sino a metà anni ‘90) in seguito a un devastante incendio, è rimasto un cantiere in attesa di identità sino al 2008, quando è stato riaperto. Completamente ristrutturato, oggi è adibito a teatro.
Del famoso Cine Giardino, proprio dietro il Massimo, ho visto soltanto rovine austere e sfregiate dal tempo e dagli uomini, prima che fossero piallate anche quelle per essere sostituite da un complesso residenziale signorile.
A maggior ragione, non ho alcun ricordo della prima sala cinematografica di Cagliari, l’Iris. So soltanto che sorgeva dove oggi c’è il palazzo della Rinascente.
Per ragioni anagrafiche non ho conosciuto nemmeno l’Odeon (in via Garibaldi, all’altezza della farmacia) e l’Eden (noto Pidocchietto), in via Roma, sulle cui ceneri è sorto a fine anni ’70 il Capitol. Quest’ultimo è stato il cinema più all’avanguardia che la città abbia mai avuto. Niente a che vedere con l’eleganza del Massimo, ovviamente, ma era comodo, con lo schermo vasto (allora non si usava dire panoramico) e con il volume forte e chiaro. Unico problema, nelle prime file potevamo guardare il film solo a patto che un ortopedico ci avesse preventivamente slogato le vertebre cervicali per disarticolare il collo.
Negli ultimi anni è diventato un tempio della movida cagliaritana poi una sala bingo. Oggi è un’anonima cubatura in cerca di destinazione.
Forse il cinema più maestoso di Cagliari è stato il Due Palme, nei locali della Manifattura Tabacchi in viale Regina Margherita. Spazioso ingresso imperiale con doppia scalinata avvolgente, alti soffitti, colonne, capitelli, marmi, platea ariosa con ampia galleria soprastante. Oggi, se non è stato sventrato del tutto, è una cattedrale buia e spettrale dove forse rimbombano solo i gemiti degli ultimi indecorosi anni dedicati esclusivamente ai film porno.
Visto che siamo in tema, non ho mai avuto il “piacere” di frequentare l’Astoria, zona S.Michele, e l’Adriano, locale del dopolavoro ferroviario, ritrovo abituale e insostituibile degli affezionati del cinema proibitissimo di seconda visione (o si dovrebbe dire di seconda mano?). Non li immagino molto diversi dal già citato Fiamma, ma forse con olezzi ancora peggiori e avventori non di primissima scelta. Eppure nei muri dell’Astoria, durante l’opera di demolizione, pochi anni fa, furono rinvenuti alcuni disegni su maiolica di un certo pregio, visibili anche dalla strada durante l’inevitabile fermata del cantiere per l’inatteso ritrovamento.
Ho ricordi generici e molto sfuocati anche del Nuovo 4 Fontane, in via Alagon. Penso di esserci stato pochissime volte. Forse all’ingresso c’era una scala, ripida e molto meno sfarzosa del Due Palme. Di fontane neanche l’ombra. Dopo la proiezione il pubblico defluiva in via Alghero, passando attraverso un lungo corridoio.
Insieme al Nuovo Odeon e all’Ariston, è stato uno dei cinema in cui era più alto il rischio di arrivare tardi per la difficoltà di parcheggiare l’auto in zona. Nel suo inevitabile crepuscolo è stato anche un ristorante cinese.
Sono stato spesso, invece, al Nuovo Olimpia, in via Roma. Un po’ piccolo l’ingresso, ma tutto sommato un cinema più che accettabile. Oggi è un esercizio commerciale. L'insegna è la stessa, ma sa tanto di lapide commemorativa.
Ultimi due ricordi per due punti di ritrovo tradizionali per i cinefili cagliaritani dei decenni passati, due posti agli antipodi in tutto: il cinema all’aperto di Marina Piccola e il Vicoletto.
Tra la prima fermata del Poetto e Marina Piccola, un enorme sterrato ghiaioso veniva adibito, nei mesi estivi, a cinema all’aperto. Molto economico, casereccio (c’era chi si portava la seggiola da casa), era un luogo dove si andava più per combattere l’afa che per gustarsi un film. A parte il cartellone ultra nazional-popolare, la visione era disturbata sempre (dico sempre) da: pellicola che si rompeva, schermo che ondeggiava, amplificazione affidata ai due altoparlanti dell’autoradio di una A112, vociare proveniente dai “caddozzoni” sulla strada e continuo sbattere delle cime sugli alberi delle barche a vela messe a dimora dietro lo schermo.
Il Vicoletto era l’esatto opposto, essendo ricavato da un angusto locale di via S. Giacomo, una strettissima via del quartiere di Villanova. Ovviamente in quel budello era quasi impossibile parcheggiare e la folla in attesa dell’apertura impediva persino il transito delle auto.
Il locale era spazioso quanto una modesta canonica, cabina, palco, schermo, biglietteria, pianoforte verticale e servizi igienici compresi. Era il classico cinema d’essai, con tessera sociale e prezzi abbordabili, ideale se ti rassegnavi a seguire un film in posizione fetale e con lo schermo più vicino di quanto non sia la tv nel salone di casa. Oggi non è più in attività, il proprietario ha scelto di dedicarsi esclusivamente alle due salette del Greenwich, in via Sassari.
Dei cinema di allora non mi mancano i bagni (quando andava bene erano solo sporchi e senz’acqua né salviette) e il fumo di sigaretta da tagliare a fette. Le maschere erano fioche presenze quasi ornamentali. Eppure, nel complesso, mi manca un po’ quell’andare al cinema con animo ingenuo e sperimentale, non tecnologico, non climatizzato. Mai anonimo, sempre un po’ avventuroso.
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Grazie! Hai scritto una bellissima pagina sui cinema di Cagliari.
RispondiEliminaTranne i tre volumi di Podda non c'è quasi altro, che io sappia.
Grazie a te Stefano per aver partecipato attivamente al blog con questo commento.
RispondiEliminaSaluti
Ho scoperto questa pagina cercando qualche notizia del Cine Giardino del quale avevo solo il ricordo di lontani racconti...quanti altri ne sono venuti fuori nel leggerla!!! Grazie Mille
RispondiEliminaGrazie a te per la lettura.
EliminaLi ho visti tutti. All'Iris facevano anche spettacoli di teatro e venivano personaggi persino dalla Francia.
RispondiEliminaBei ricordi.
RispondiEliminacerco notizie e foto del vecchio cinema Odeon (in via Garibaldi, all’altezza della farmacia)..mio nonno fece il bigliettaio negli anni della 2 guerra mondiale..grazie
RispondiEliminainizialmente il cinema Fiamma si chiamava Arlecchino......chi mi sa fire quando cessò il cine giardino?
RispondiEliminadove ora c'e' la rinascente c'era il cinema Astra supercinema ,,,qui ci fu un periodo se si andava al penultimo spettacolo del sabato si poteva vedere gratis il film della settimana successiva (in genere venivano proiettati per una settimana ,,salvo film come " via con il vento"...e la domenica mattina meta' prezzo..altro cinema per studenti 60/80 lire ( gli altri costavano dalle 150 seconde visioni 350 le prime ...) il quattro fontane . si rischiava di vedere due volte lo stesso tempo....e giù fischi...150 lire l'adriano, il corallo , le due palme...e l'odeon di via garibaldi...il estate durante gli intervalli si apriva il soffitto... bei ricordi...
RispondiEliminaultimo ricordo il teatro massimo per anni aveva il più grande schermo ( cinemascope) d'europa...ora non ricordo l'anno ma ci fu anche una prima mondiale del film " la diga sul pacifico" e in sala l'attrice silvana mangano e dino de laurentis....
RispondiEliminaGrazie per le preziose informazioni.
RispondiEliminaBellissimo pezzo carico di ricordi per tutti. Manca però il Cinema Corallo di Piazza Michelangelo.
RispondiEliminaGrazie a tutti per aver risvegliato in me vecchi ricordi, ho memoria di una sala (piú che un cinema) presso i salesiani di viale Fra Ignazio, inoltre ricordo che uno dei cinema della cittá aveva il soffitto scorrevole che in estate si poteva aprire per rinfrescare l'ambiente.
RispondiEliminaRenato
Un post molto interessante. Ricordo che dopo il film, se si entrava al primo spettacolo, era "rituale" andare a mangiare una pizza o un panino con passeggiata finale in centro insieme agli amici per concludere in bellezza la serata; a volte entrare in un cinema era anche una scelta casuale, magari perché ci si passava davanti, e il film, dal titolo e dall'illustrazione della locandina sembrava intrigante. Per me, comunque, rimane ancora oggi una serata perfetta, quella in compagnia di amici, con cena in pizzeria e poi ultimo spettacolo al cinema: si spengono le luci... si accende il sogno! Grazie.
RispondiEliminail bello e' che giovanni merello vendette tutto per 200 lire milioni..assurdo.
RispondiEliminapuddu ha fatto 15 milioni di euro
e merello 100 mila euro..
affarista.
comunque pare che pyddu voglia vendere all avvicato luigi merello nuovamente per 2 milioni..
luigi vuole rifare il cinema..credo sia un cinema rotativa dove la gente vede scorrere letteralmente i fotogrammi stampati in grande che vengono fatti ruotare sando il senso di movimento..
il progetto e' anche brevettato da Cualbu..
speriamo bene!
a cagliari il cinema e' Luigi.
il cinema con il tetto apribile d'estate che ricorda il commentatore di sopra, era il sue palme, a me è capitato di vederlo. Ho anche avuto modo di recitare (a livello amatoriale di teatro universitario), al Massimo, ed era uno spettacolo, seppura già in degrado tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80. aveva sette sipari di sfondo intercambiabili a seconda delle esigenze e, dietro le quinte tantissimi camerini con diversi corridoi su più piani, addirittura si leggevano ancora le distinzioni tra camerini per le comparse, per il regista e per i primi attori ed era, fino al primo dopoguerra un teatro molto stimato e considerato anche a livello nazionale. Tanto è vero che arrivavano artisti di fama mondiale, come mi raccontavano i miei genitori, suffragando questi ricordi anche con foto e altre testimonianze...altri tempi. Concordo in pieno sulle considerazioni fatte sulla "diversità" di apprroccio al cinema di una volta, era proprio un piccolo evento. Anche io gradirei che qualcuno mostrasse delle foto dell'Arena Odeon di via Garibaldi, dove, peraltro, esisteva anche un'altro cinema oiù piccolo :l'Arena Lucciola (dai ricordi di una cara amica più grande di me). Chiunque avesse foto o notizie di questi cinema sono assolutamente gradite, anche a livello di E Mail o di Facebbook. Bravo Montalbano!
RispondiEliminaA proposito dl Cinema 4 Fontane di via Alafin, di proprietà della fam. Doglio, vorrei precisare che le 4 fontane che davano il nome al cinema e di cui l'autore dice non ci fosse traccia nel locale erano,due per parte, proprio nel lungo corridoio d'uscita verso la via Alghero, anche se erano più che altro "funtanelle" a sfioro, che sfruttavano la lieve discesa del lungo corridoio ed erano sottoilluminte.
RispondiElimina