lunedì 7 agosto 2017

Archeologia della Sardegna: L'arca di Noè, una nave votiva in bronzo che racconta il mondo dei nuragici. Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Archeologia della Sardegna: L'arca di Noè, una nave votiva in bronzo che racconta il mondo dei nuragici.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano




I rapporti tra nuragici ed etruschi sono intensi fin dal IX secolo a.C. Ecco allora che diventa intrigante riscoprire alcuni interessanti materiali provenienti da tombe etrusche di Populonia e Vetulonia, i centri maggiormente in contatto con i naviganti Sardi. Perché mai troviamo in Etruria navicelle nuragiche e bronzetti provenienti dalla Sardegna? E perché così numerosi? Per meglio capire l’intensità dei contatti tra Sardegna e Toscana, tracciamo un quadro della situazione nel Primo Ferro, un periodo in cui la disponibilità di metalli sulle coste toscane e sull’Isola d’Elba spinge i sardi a stringere strette relazioni con le aristocrazie etrusche. Il processo che porta alla formazione di grandi agglomerati di popolamento a Populonia, direttamente sul mare, e a Vetulonia, sulla collina che domina la laguna costiera del Prile, è legato alle straordinarie ricchezze minerarie controllate dalle
popolazioni locali sulle Colline metallifere e sull’Isola d’Elba. Il richiamo esercitato da questi centri di approvvigionamento del minerale spiega la loro apertura verso l’esterno, documentata anche dalla presenza di una notevole quantità di materiali in metallo prodotti dai nuragici. Conosciamo i passi della tradizione letteraria che lega Sardi ed Etruschi, in particolare secondo lo storico Timeo, Tirreno, il fondatore del popolo etrusco, sarebbe giunto dalla Lidia, nei pressi dell’attuale Smirne, con la moglie, chiamata Sardò, nome da cui discenderebbe quello della grande isola ricca di argento.

I nuragici sono ricordati dalle fonti antiche come abili navigatori ed è interessante sottolineare la presenza di piccoli nuclei di materiali di manifattura etrusca, in particolare rasoi e fibule, in siti sardi di cultura nuragica. La massima concentrazione dei materiali sardi si registra a Vetulonia e a Populonia, con navicelle nuragiche, oggetti di ornamento personale, armi, pendagli e vasellame. Fra questi manufatti, le navicelle nuragiche sono quelle che più colpiscono l’immaginazione, trattandosi di pregiati oggetti artistici caricati di valore simbolico e sacrale. Rappresentano la nave ed il gruppo sociale che facevano dei commerci e della marineria le principali attività economiche delle comunità costiere. In Etruria questi oggetti si ritrovano nei corredi funerari di personaggi d’alto lignaggio, valga per tutti il ricchissimo corredo della tomba del Duce di Vetulonia che comprende proprio la navicella nuragica oggetto di questo articolo, la più decorata tra gli esemplari conosciuti. L’arte nuragica espressa nei bronzetti e nelle navicelle era apprezzata dai principi etruschi, e questi li utilizzavano come preziosi oggetti di dono tra leader, come simbolo degli scambi commerciali e come simboli di legami matrimoniali di genti nuragiche che si trasferivano nelle coste etrusche.

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